31 gennaio 2017 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Coppa Italia, Quarti di finale - inizio ore 21.00
INTER: Handanovic, D’Ambrosio, Murillo, Miranda, Ansaldi (58' Medel), Brozovic, Kondogbia, Candreva, Banega (46' Joao Mario), Perisic, Palacio (46' Icardi). A disposizione: Carrizo, Andreolli, Santon, Eder, Nagatomo, Gagliardini, Biabiany, Gabriel Barbosa, Pinamonti. Allenatore: Pioli
LAZIO: Marchetti, Patric, de Vrij, Hoedt, Radu, Parolo, Biglia, Murgia (78' Wallace), Felipe Anderson (74' Milinkovic-Savic), Immobile, Lulic (74' Lukaku). A disposizione: Strakosha, Vargic, Basta, Bastos, Folorunsho, Luis Alberto, Djordjevic, Rossi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata) - Assistenti Sigg. Meli e Cariolato - Quarto uomo Sig. Celi.
Marcatori: 20' Felipe Anderson, 56' Biglia (rig), 84' Brozovic.
Note: espulso al 54' Miranda per fallo su chiara occasione da gol e al 76' Radu per doppia ammonizione. Ammonito al 45' Radu e D’Ambrosio, al 45+1' Lulic, al 52' Parolo, al 79' Patric, al 91' Brozovic. Angoli: 13-4. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t
Spettatori: 31.757, incasso non comunicato.
La Gazzetta dello Sport titola: "L’Inter si è fermata. Lazio straripante ma spreca e rischia. Non basta Brozovic. Anderson e Biglia su rigore, il croato fa 2-1 in dieci (rosso a Miranda). Espulso anche Radu e finale rovente".
Continua la "rosea": C’era aria di luci a San Siro, di festa annunciata. La voce dello speÂaker poi, che celebrava il capodanno cinese che si svolge in questi giorni, sembrava sancire in modo definitivo il cambio di passo dell’Inter, lanciato verso traguardi insperati fino a poco tempo fa, e sogni di gloria. Invece non è arrivata la decima sinfonia, la Pioli band non riesce a suonarla e s’inceppa. Niente semifinale di Coppa Italia, il trofeo resta terreno fertile per la Lazio (tre semifinali negli ultimi 5 anni) che si regala un assai probabile derby in piĂą con la Roma. E’ Coppa Italia, appunto, per il campionato in risalita ardita cambia nulla per l’Inter. Ma non è un bel segnale, questo è certo. Galeotto fu il turnover, in buona parte. Ma c’è stato un passo indietro anche a livello di gioco. L’Inter è riuscita a far rinascere una Lazio tramortita da due sconfitte di fila in campionato e che all’alba della sfida confermava le recenti insicurezze. E’ piaciuta la reazione dell’Inter, che ha giocato meglio in inferioritĂ numerica dopo l’espulsione di Miranda (e il conseguente rigore del 2Â-0) e che ha spinto a fondo trovando il gol speranza una volta riequilibrato il conteggio degli uomini per il rosso a Radu.
Ma la sconfitta poteva essere piĂą pesante, senza gli incredibili errori sottoporta di Anderson, Immobile e Parolo. L’Inter è partita bene, ha preso in mano la partita con la Lazio costretta a modificare in corsa il suo 4Â-3Â-3 in un piĂą prudente 4Â-1Â-4Â-1 con Biglia tornato a ottimi livelli davanti alla difesa. La crescita di Kondogbia si è notata anche stavolta. Il francese era ottimo in fase d’interdizione e di costruzione, ovviando anche alla pigrizia di Brozovic, ben controllato da Murgia, alla prima da titolare con la Lazio. Buon lavoro anche sugli esterni ma solo in fase offensiva, problema che si è accentuato alla metĂ del primo round, quando l’Inter si è allungata e la Lazio partiva spesso e volentieri in contropiede in superioritĂ numerica per il poco filtro di Candreva e Perisic. Prima era evidente la mancanza di profonditĂ , e la conseguente ariditĂ di occasioni. Palacio non è Icardi, gioca di rado da centravanti puro e non ha i movimenti per stare nel mezzo del tridente, per tacere della freschezza atletica. Con de Vrij e Hoedt di testa, ovvio, non ne ha presa una, ma si è proposto poco anche con i tagli. Pian piano la manovra si è fatta meno fluida e alla fine Brozovic, Candreva e Banega (che non trovava la posizione) si pestavano i piedi. Così La Lazio da timida si è fatta piĂą aggressiva nelle ripartenze e ha colto il frutto con Anderson su bel cross di Lulic.
A quel punto la Lazio, con l’Inter sbilanciata, poteva anche raddoppiare con Immobile, egoista al tiro (doveva darla a Lulic libero che si è infuriato) e Anderson che imbeccato da Radu tutto solo ha tirato addosso a Handanovic. Della serie il possesso palla spesso significa nulla se non c’è efficacia. Pioli allora è tornato sui suoi passi. Dentro subito dopo l’intervallo Icardi e Joao Mario per Palacio e un apatico Banega ma la Lazio è stata subito pericolosa con Parolo che si è mangiato un gol fatto a porta spalancata. Il rigore firmato da Biglia, per un errore difensivo di Miranda che poi ha calpestato (forse involontariamente, ma tant’è) il piede di Immobile, pareva decretare la parola fine. Ma proprio nel momento in cui poteva dilagare, la Lazio, dopo un’altra occasione sprecata da Anderson, si è spenta. Pioli aveva inserito Medel per coprirsi in difesa, con gli esterni ad aggiungersi in caso di necessità . Perisic è salito in cattedra, ha spinto come un forsennato e una volta espulso Radu, a spazi larghi è diventato devastante. Con la Lazio già in difficoltà e in 10, è toccato a Inzaghi cercare coi cambi una reazione che non c’è stata. Ormai la squadra era schiacciata dietro e l’Inter lanciata nel tentativo di recuperare. Brozovic ha regalato la speranza di riuscirci, con un pallonetto di testa al colpevole Marchetti su torre di Perisic. Ma nei restanti 10 minuti scarsi l’Inter ha stazionato nell’area laziale senza più essere pericolosa. E in fondo, era giusto che finisse così.
Il Corriere dello Sport titola: "Spettacolo. Lazio padrona. Lezione all’Inter. Felipe Anderson e Biglia (su rigore) piegano l’ex Pioli. I nerazzurri si svegliano tardi, inutile il gol di Brozovic".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Fantastica, orgogliosa e infinita Lazio. S’è rialzata nella notte più complicata e ha sbancato San Siro, eliminando l’Inter di Candreva e del suo vecchio allenatore Pioli. Simone Inzaghi, re di Coppa Italia perché ne ha vinte tre da giocatore e due sulla panchina della Primavera, ha centrato l’ingresso in semifinale dove quasi certamente troverà la Roma in un doppio derby da urlo. Questa è un’impresa vera, ieri sera ha sofferto sino al 95’ solo perché la partita si è riaperta nel finale, dopo l’espulsione di Radu e il gol di Brozovic. Tante, troppe occasioni fallite per segnare il terzo e chiudere il conto. Pioli ha due squadre e forse ha esagerato in partenza, lasciando fuori pedine chiave come Gagliardini e Icardi. Inzaghi è arrivato con il fiato grosso in fondo alla partita perché non possiede grandi risorse in panchina, ma a San Siro ha avuto almeno la conferma di poter contare su un centrocampista di grande prospettiva come Alessandro Murgia: partita perfetta sino al pallone perso che poi ha provocato la seconda ammonizione di Radu. Era stremato ed è uscito per i crampi, lasciando il posto a Wallace, terzo difensore centrale. Dieci contro dieci, il combattimento non è bastato all’Inter per acciuffare il pari e portare la sfida ai supplementari. Ora Pioli si concentrerà sulla Juve, Inzaghi potrà preparare la trasferta di Pescara con un bel sorriso. Dopo due sconfitte di fila, il risveglio: la Lazio c’è e continuerà a correre per l’Europa.
E’ stata una partita entusiasmante, quasi da calcio inglese. La furia di Perisic nei contrasti, la fisicità di Kondogbia, i ricami di Brozovic, i raddoppi di D’Ambrosio. La Lazio ha impiegato una decina di minuti ad assorbire i muscoli e l’aggressività dell’Inter, che non è riuscita a trovare subito il gol. Palacio non ha inquadrato lo specchio sul passaggio filtrante di Candreva, Kondogbia ha scheggiato la base del palo dopo la palla rubata a Biglia. Su quel tiro Marchetti non ci sarebbe arrivato. Sembrava l’annuncio del crollo, invece le luci di San Siro si sono accese sulla Lazio. Gioco verticale, appena Murgia e Parolo hanno cominciato a vincere qualche contrasto la partita si è aperta, sbloccata da un gol bellissimo di Felipe. Il brasiliano ha segnato di testa, non proprio la sua specialità . Bravo perché, per una volta, si è mosso senza palla. Era il ventesimo e la Lazio si è sbloccata, ha cominciato a correre, si è lanciata nelle praterie lasciate da Kondobgia e Brozovic. Murillo e Miranda non avevano più coperture e giocavano altissimi, sulla linea di centrocampo. Al 32', nel giro di un minuto, la squadra biancoceleste ha mancato due occasioni clamorose per il raddoppio. Immobile ha sparato alto. Subito dopo è stato Felipe a presentarsi solo davanti ad Handanovic. Il portiere sloveno ha murato il brasiliano. Sono passati venti minuti prima che l’Inter riuscisse a tirare di nuovo. Inzaghi all’intervallo si sarebbe potuto ritrovare con due o tre gol di vantaggio. Pioli ha mandato a scaldare Icardi e Joao Mario.
Il doppio cambio non ha spaventato la Lazio, rientrata in campo ancora con più rabbia. Respinta di Handanovic sul colpo di testa di Hoedt e Parolo si è divorato da tre metri un gol fatto. Il raddoppio, però, è arrivato subito dopo. Lancio di Murgia, Immobile lanciato a rete e steso da Miranda. Rosso per il brasiliano e rigore trasformato da Biglia. Mossa della disperazione: Pioli ha sganciato Medel e ha tolto Ansaldi, così è passato al 3-4-1-1. Mossa giusta, perché l’Inter in inferiorità ha concesso una sola palla-gol a Felipe. Il brasiliano ha mancato di nuovo il colpo del ko. Perisic a sinistra faceva il terzino e aveva la forza per attaccare Patric. La partita si è trasformata in una bolgia, in un corpo a corpo. La Lazio si era chiusa, Inzaghi ha tolto Felipe e Lulic per Milinkovic e Lukaku, subito dopo è rimasto in dieci, ha ridisegnato con Wallace la squadra a specchio con l’Inter. Brozovic l’ha riaperta, scavalcando Marchetti di testa. Palla lunga e mischioni, ma era troppo tardi per fermare questa Lazio di eroi.
Il Messaggero titola: "Colpo grosso a San Siro. Coppa Italia, una Lazio super manda lo l'Inter con le reti di Anderson e Biglia su rigore, inutile il gol finale di Brozovic. Decisive le micidiali ripartenze del brasiliano e di Immobile. I biancocelesti in semifinale dove stasera aspettano la Roma".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio torna a riveder le stelle. E lo fa, forse, nella notte piĂą complicata. I biancocelesti sul tavolo verde di San Siro vanno all in e in un colpo solo battono l'Inter per 2-1 conquistando le semifinali di Coppa Italia, sfatano il tabĂą che in questa stagione non li aveva mai visti vincenti contro una big e soprattutto quello che non la vedeva esultare in coppa al Meazza addirittura dal 1961. Un toccasana per una squadra che veniva da due brutti stop in campionato: quello meritato con la Juve e quello maturato ingenuamente con il Chievo. Sorride Inzaghi dopo un pomeriggio non proprio semplice con il caso Keita e un mercato senza colpi. Un successo che risolleva il morale dei biancocelesti e che li proietta verso un doppio ipotetico derby contro la Roma, impegnata stasera con il Cesena. Si ferma invece la corsa a folle velocitĂ dell'Inter che non centra il decimo successo di fila e soprattutto dopo l'Europa League vede sfumare la Coppa Italia, altro obiettivo stagionale.
L'inizio non è dei più semplici perché l'Inter preme forte sull'acceleratore riversandosi tutta nella metà campo della Lazio. Gli uomini di Pioli hanno un gioco fluido grazie ai continui scambi nello stretto. Faticano invece i biancocelesti soprattutto a centrocampo dove non riescono ad intercettare i palloni e ad interrompere le azioni di gioco nerazzurre. I pericoli laziali nascono da azioni individuali soprattutto con Immobile e Anderson, anche se a quest'ultimo gli manca sempre quel briciolo di cattiveria. Quando ce la mette la differenza si vede, perché da un suo inserimento preciso nasce il vantaggio della Lazio. Palla dentro di Lulic e spiazzata di testa di Felipe che sfugge ad un Ansaldi a dir poco svagato, il tutto nel momento migliore dell'Inter. Avrebbe anche una palla per il raddoppio ma sarebbe chiedere troppo e così la spara su Handanovic. Poco prima ci aveva pensato Immobile a calciare alle stelle a tu per tu col portiere nerazzurro. Kondogbia giganteggia in mezzo al campo, così come aveva fatto in campionato. E' lui a far spellare le mani ai tifosi di San Siro con un bolide di destro che per pochi centimetri finisce sul palo. L'Inter macina gioco ma la strategia della Lazio non fa una piega perché è tutta improntata sulle ripartenze che i nerazzurri fanno fatica ad arginare perché troppo spesso sbilanciati in avanti. Il problema è sempre la mancanza di cinismo perché i ragazzi di Inzaghi potevano avere un vantaggio più consistente alla ?ne del primo tempo.
La ripresa si apre sulla falsa riga del finale dei primi 45 minuti: Lazio di rimessa e Inter alla ricerca del pareggio. Stesso copione, compresi gli errori anzi orrori sotto porta dei biancocelesti. Stavolta è Parolo a divorarsene uno. Ma la Dea bendata prende per mano Biglia e compagni. Ed è proprio il capitano a raddoppiare su rigore concesso per fallo su Immobile di Miranda, espulso nell'occasione. Esultanza rabbiosa dopo il gol come a voler cancellare il brutto episodio avvenuto con il tifoso al termine della sfida con il Chievo: "Mi spiace per i miei figli che hanno visto quella scena. Il mio futuro è alla Lazio, metteremo a posto la mia situazione". L'uomo in meno non ha fermato l'Inter che ha continuato a rendersi pericolosissima e ha sfiorato la rete in un paio di occasioni, soprattutto con Icardi. La Lazio però stavolta è stata brava a resistere agli assalti compattandosi da squadra (anche i biancocelesti in 10 per il rosso a Radu). Soprattutto dopo il 2-1 di Brozovic, al minuto 84, che ha incendiato San Siro. Ma alla fine il risultato va stretto ai biancocelesti che potevano benissimo chiudere con due o tre gol di più. Una vendetta servita alla grandissima agli ex Pioli e Candreva che avevano vinto in campionato prima di Natale. Ora per i nerazzurri testa solo al campionato alla sfida di domenica contro la Juventus capolista. Per la Lazio, come detto, il fascino di un possibile doppio derby con la Roma (andata il primo marzo, ritorno il 5 aprile), che diventerebbero tre in due mesi con quello di campionato in programma il 30 aprile. Ora però è tempo di festeggiare.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Lezione di calcio. Un’impresa vera. Inzaghi ha sbancato San Siro ed è volato in semifinale di Coppa Italia, dove troverà quasi certamente la Roma. La Lazio ha piegato l’Inter di Pioli e di tanti campioni, una corazzata. "Qualificazione meritata. Dovevamo fare più gol e chiuderla prima, il vantaggio poteva essere più ampio, ma contro l’Inter è difficile. Adesso siamo in semifinale, dobbiamo continuare così anche in campionato. Avremmo dovuto chiuderla prima. I tre davanti sono stati bravissimi, hanno sofferto insieme alla squadra e può essere normale perdere lucidità " ha raccontato Simone, pensando al doppio derby con Spalletti. "Per la semifinale ci sarà tempo e se sarà contro la Roma avremo altri due derby in Coppa Italia. Sappiamo quanto è affascinante e sentito in città , sarà bello poterlo vincere, ma adesso abbiamo davanti il campionato. Poi dovremo cercare di farci trovare pronti per la Roma". Mica semplice. Radu espulso, Lulic e Patric (diffidati) sono stati ammoniti. Tutti e tre salteranno la semifinale di andata. Inzaghi dovrà preservare Basta e Lukaku, gli unici due terzini disponibili, per la sfida del primo marzo.
Simone a San Siro ha abbracciato Biglia, uscito dal tunnel. "E’ il mio capitano, c’è stata una lite che nel calcio non è bello vedere, ma lui vuole trascinare la Lazio e voleva venire qui a Milano con la squadra per fare un’impresa. Ci è riuscito: venire qui e fare una prestazione del genere con l’Inter non è da tutti. Dispiace aver sofferto negli ultimi minuti". Nel finale ha sofferto davanti alla panchina. Il quarto uomo lo ha richiamato più volte. "Gli arbitri? Sono stati bravi, ma è normale che quando sei 2-1 e in quel contesto rischi di uscire dall’area tecnica". Benissimo la coppia olandese in difesa. "Hoedt e de Vrij hanno fatto una grande partita, così come Felipe che alla fine era stanco e ho voluto sostituirlo. Dopo settanta minuti potevamo avere tre o quattro gol di vantaggio. Sono state fallite occasioni clamorose, ottima Lazio, abbiamo battuto la squadra più in forma in Italia dimostrando grandissima personalità . Onore a questi ragazzi".
La Lazio si è rialzata dopo due sconfitte consecutive. "Alla ripresa degli allenamenti dopo il Chievo ho fatto i complimenti alla squadra: il calcio è spietato, ma io ero fiducioso. Avevo visto anche sabato una squadra affamata, bisognava fare un’impresa e ci siamo riusciti. Sono contentissimo dei miei ragazzi, ora bisogna riprenderci i punti persi in campionato". Le luci di San Siro su Alessandro Murgia, per la prima volta titolare. Promosso. E’ una creatura di Inzaghi. "E’ un ragazzo che ho visto crescere, non ho mai dubitato delle sue qualità . Ha fatto una grande partita e un solo errore, ma è stato bravissimo. Ha la testa giusta per rimanere in alto, è un ragazzo serio, lavora tanto". Perdonati gli attaccanti. "Ci sono state le occasioni di Immobile e Felipe, quella di Hoedt. E poi Parolo. Se ci prova dieci volte, segna sempre. Ma era sbilanciato e non è riuscito a far gol da due metri. Ci sta di soffrire. L’Inter alla fine aveva messo tutta la rosa disponibile".
Inzaghi ha preparato bene la partita, puntando sulle ripartenze. "Sapevamo la filosofia di Pioli e l’intenzione dell’Inter di venire ad aggredirci alti. Ma anche prima di Natale avevamo giocato una partita analoga, due volte parò Handanovic e D’Ambrosio salvò un gol sulla linea, altrimenti poteva finire in modo diverso. Questa volta siamo stati più bravi". L’ultimo pensiero è relativo al mercato. E’ stato ceduto Kishna. Inzaghi ha spiegato: "L’olandese, come Leitner e Cataldi, aveva espresso il desiderio di partire. L’ho già detto. Gente scontenta alla Lazio non la voglio, Kishna giocava poco e questa situazione faceva fatica a viverla ancora. Ieri abbiamo parlato e assieme alla società abbiamo deciso perché finisse la stagione dove potrà avere più spazio. Con il rientro di Keita, Felipe, Lombardi, Luis Alberto e il jolly Lulic sono coperto nei ruoli di attacco e ho dato il mio assenso".