4 novembre 2018 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XI giornata - inizio ore 12.30
LAZIO: Strakosha, Wallace, Acerbi, Radu, Patric, Parolo, Cataldi, S. Milinkovic (74' Berisha), Lulic (62' Lukaku), Caicedo (59' Correa), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Luiz Felipe, Caceres, Bastos, Durmisi, Marusic, Murgia, Luis Alberto. Allenatore: S. Inzaghi.
SPAL: V. Milinkovic, Bonifazi (46' Cionek), Vicari, Felipe, Lazzari, Everton (80' Dickmann), Valdifiori, Missiroli, Costa, Petagna, Antenucci. A disposizione: Gomis, Thiam, Simic, Nikolic, Vitale, Viviani, Floccari, Moncini, Paloschi. Allenatore: Semplici.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata - NA) - Assistenti Sigg. Passeri e Fiore - Quarto uomo Sig. Piccinini - V.A.R. Sig. Ghersini - A.V.A.R. Sig. Longo.
Marcatori: 26' Immobile, 28' Antenucci, 35' Immobile, 59' Cataldi, 70' Parolo.
Note: ammonito al 19' Acerbi, al 57' Everton, al 69' Felipe, al 76' Cionek tutti per gioco falloso. Angoli 8-4. Recuperi: 1' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 28.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Immobile vede azzurro. E la Lazio mette la quarta. La banda Inzaghi contro una fragile Spal segna 4 reti e resta agganciata al Milan 4°. E il centravanti si scatena davanti al c.t.".
Continua la "rosea": No, questa Lazio non conosce proprio le mezze misure. Piccola con le grandi, sempre e comunque. Ma implacabile quando la grande è lei. Sempre e comunque. Archiviato l’ennesimo big-match finito male (quello con l’Inter di lunedì scorso) ecco la banda Inzaghi tornare subito famelica, spietata e vincente al cospetto di una squadra di caratura inferiore. Quella Spal che tuttavia, appena due settimane prima, aveva sbancato l’Olimpico romanista. E dunque così piccola non è. La Lazio la rende tale con una prova degna di una delle tante che, nella passata stagione, le consentirono di chiudere il campionato con l’attacco più prolifico della Serie A. Quattro reti, tutte italiane, e potevano essere di più, palle-gol a getto continuo e qualche rischio in difesa che è l’effetto collaterale della massiccia produzione in fase offensiva. Una macchina da gol che continua ad avere il suo front-man in Immobile. Era a secco da due partite il Ciro "lazionale", un’eternità per i suoi ritmi da quando indossa il biancoceleste. E così il centravanti pensa bene di rimettere le cose a posto con una doppietta che è la sintesi del suo repertorio.
Il primo gol è un'esecuzione perfetta di tecnica e potenza, nella seconda marcatura c’è invece tutta la testardaggine del bomber di razza. Il tris non arriva solo perché il palo (prima) e Vanja Milinkovic (dopo) dicono che non è giorno per portarsi il pallone a casa. Il tutto avviene sotto gli occhi di quel Mancini con cui, in Nazionale, il feeling non è (ancora?) scattato. Il legame di Ciro con Inzaghi, invece, è sempre più stretto, ai limiti della simbiosi. Con una Lazio in ambasce (più psicologica, per il k.o. con l’Inter, che tecnica) l’allenatore sa che deve puntare tutto sul suo bomber. Così, invece del desaparecido Luis Alberto o dell’emergente Correa gli piazza affianco l’apriscatole Caicedo, con cui l’attaccante di Torre Annunziata quest’anno si trova a meraviglia. Proprio perché gli apre gli spazi e gli porta via difensori. Il secondo gol, costruito in tandem dai due, è il "manifesto" di questa nuova Lazio. Nella quale torna a brillare pure la stella di Cataldi.
Privo di Leiva e Badelj, il tecnico affida all’ex capitano della Primavera scudettata il ruolo di play. Il romano lo ripaga con una prova convincente, santificata da un gol e da un assist. Della sua regia illuminata beneficia pure Parolo, di nuovo in gol come ai bei tempi. Di fronte a questa Lazio sicura di sé e capace di tenere i ritmi alti dall’inizio alla fine (non sempre era accaduto in precedenza) la Spal prima vacilla, restando comunque in partita, poi crolla del tutto. Una resa censurata alla fine dal presidente Mattioli. In effetti il k.o. dei ferraresi all’Olimpico sa un po’ di sconfitta da "pancia piena". A centrocampo gli uomini di Semplici perdono tutti i confronti diretti e così, senza filtro, per il trio difensivo diventa impossibile contrapporrsi alla forza d’urto laziale. Solo sulla fascia destra, con il solito iperattivo Lazzari, la Spal riesce a combinare qualcosa. Non a caso il gol che riapre la gara appena 130 secondi dopo il primo vantaggio laziale arriva da lì. Ma è un’illusione che dura poco.
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, Champions possibile. Conserva il quarto posto e stacca la Roma. Inzaghi si rialza dopo il tonfo con l’Inter: bel poker alla Spal, crollata dopo 60 minuti. La chiave Caicedo".
Prosegue il quotidiano sportivo romano:
Inzaghi fa bene a crederci, l’invito a togliere il freno era in questa direzione, non esistono gap con Roma e Milan, magari il campo lo dimostrerà il 25 novembre, dopo la sosta, quando all’Olimpico arriveranno i rossoneri di Gattuso. Simone, che aveva perso il derby, ha staccato Di Francesco di cinque punti. Alla Lazio, quarta e in piena corsa Champions, ora manca un colpo con le grandi per riacquistare totale fiducia e piena consapevolezza delle proprie risorse. Quattro gol alla Spal, crollata di schianto dopo sessanta minuti. Doppietta e palo di Immobile, vero trascinatore e regista d’attacco sotto gli occhi del ct Mancini, a dimostrazione di come sappia duettare con una punta d’appoggio e non essere solo un bomber spietato. Ha scavalcato Insigne, Mertens e Cristiano Ronaldo: si trova a quota 8, a ridosso del polacco Piatek. Festa azzurra, cinque gol italiani, inserendo nel conto il pareggio provvisorio di Antenucci. Il presidente Mattioli era infuriato nella pancia dell’Olimpico, chiedeva una reazione dopo lo 0-3 con il Frosinone: la resa dell’ultima mezz’ora è stata indecorosa e Vanja Milinkovic, fratellone del laziale Sergej, ha evitato che il passivo diventasse più pesante dopo gli squilli di Cataldi e di Parolo. La panchina di Inzaghi è assai più ricca e profonda di quanto si pensi. Ieri ha giocato senza Leiva e Badelj, Luis Alberto non si è alzato dalla panchina e Milinkovic (in progresso) non è ancora tornato protagonista.
La Lazio ha finito la partita con tre nuovi acquisti (Acerbi, Berisha, Correa), un gradito ritorno (Cataldi), Lukaku (al debutto stagionale) e Patric, altro titolare riscoperto. Lo spagnolo non ha il fisico di Marusic, ma gioca meglio a calcio, sa inserirsi e crossare. Caicedo, vera chiave tattica, era già stato sostituito. I margini di miglioramento sono enormi in prospettiva. La Spal è troppo fragile. La differenza, tecnica e di muscoli, è diventata insostenibile quando il serbatoio era vuoto e i tre centrocampisti non riuscivano più a correre e vincere i duelli. Poco Missiroli, ancora meno Valdifiori. Everton ha provato a contrastare Milinkovic con il suo passo corto, ma è esploso alla distanza, non aveva più lucidità. Due palloni regalati a Cataldi e Parolo e partita chiusa con due gol presi da fuori area, ma erano state tante, troppe, le occasioni concesse alla Lazio. Semplici ha perso Bonifazi nell’intervallo. Solo un’illusione il pareggio trovato da Antenucci, sulla solita discesa di Lazzari, due minuti dopo il primo gol di Immobile, una stupenda volée sull’angolo di Cataldi. Simone ha lanciato il suo terzo regista, tornato più maturo a Formello. Danilo è stato bravo a sfruttare l’occasione, si è rimesso in discussione, accettando la concorrenza. Ha caratteristiche diverse rispetto a Leiva e Badelj, calcia lungo, non corto.
Cambi di gioco, geometria: ieri è partito fortissimo, ha avuto qualche pausa, si è esaltato dopo aver pescato l’eurogol del 3-1, a dimostrazione di quanto servano fiducia e campo per emergere. Nella ripresa ha trovato un alleato prezioso in Milinkovic, più mediano che incursore, votato alla fatica: forse ieri era condizionato dal fratello Vanja tra i pali della Spal, di sicuro gli sta mancando il fraseggio con Luis Alberto. L’anima della Lazio, capace di trasformarsi e ribellarsi alle critiche dopo il tonfo con l’Inter, è stata incarnata da Immobile, scatenato nel ruolo di seconda punta. Partiva da lontano ed è arrivato a concludere. Funziona la formula del doppio centravanti. Premiato il coraggio di Inzaghi, convinto a insistere su Caicedo. L’ecuadoriano fallisce i gol facili, ma gioca benissimo, è il pivot intorno a cui si sviluppa la manovra d’attacco. Con un’azione da vero centravanti di sfondamento, portando su il pallone di peso, ha chiuso il doppio scambio con Immobile e ha servito l’assist per il 2-1, su cui è entrato Costa con una deviazione. Inzaghi, pensando al Marsiglia, l’ha tolto a mezz’ora dalla fine. Felipao è uscito tra gli applausi. L’Olimpico lo adora.
? Il Messaggero titola: "Lazio, spallata Champions. I biancocelesti travolgono la squadra di Semplici, cancellano la sconfitta contro l’Inter e blindano il quarto posto in classifica. Doppietta di Immobile, vanno in gol anche Cataldi e Parolo. Inzaghi può sorridere pensando alla sfida contro il Marsiglia".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio si tiene stretta il quarto posto. Settimo successo in undici gare di campionato. Con le medio piccole non c’è storia, i biancocelesti le vincono tutte o quasi. E poco importa a questo punto che le big siano un tabù perché così facendo in Champions ci si arriva lo stesso. Una strada più lunga ma comunque redditizia. Spal travolta per 4-1. Nessun problema. Applausi anche dal ct dell’Italia, Roberto Mancini che in tribuna si è gustato lo show di Immobile. Già, Ciro. Un trascinatore. Implacabile. Infallibile. Doppietta e otto centri in campionato. Addirittura 76 in 102 gare in biancoceleste. In Europa nessuno ha fatto meglio di lui: 7 gol nelle ultime 7 gare. Superato Van Basten tra i bomber di tutti i tempi di serie A, Valentino Mazzola è a -1. Bella la reazione dei ragazzi di Inzaghi sei giorni dopo il pesante ko in casa contro l’Inter. Le nubi che si stavano nuovamente addensando dalle parti di Formello sono state squarciate dai graffi di Ciro e dai bolidi di Cataldi e Parolo. Pesante passo indietro per la Spal, soprattutto dal punto di vista del gioco. I ferraresi speravano in un altro blitz dopo la vittoria contro la Roma.
Niente da fare la Lazio è stata più squadra. Una sola distrazione, fatale. Quella sul momentaneo pareggio di Antenucci. Altro blackout difensivo. Stavolta però non ha avuto contraccolpi. I biancocelesti hanno reagito con rabbia e orgoglio ribaltando immediatamente il risultato. Il campo reso pesante dalla pioggia battente induce il tecnico laziale a cambiare formazione: dentro Caicedo e non Correa in avanti. Un attacco più pesante che dà subito i suoi frutti. Felipe si divora una chance incredibile ma è bravo a duettare con Immobile in occasione della seconda rete di Ciro (decisiva la deviazione di Costa). Applausi di tutto lo stadio. Il bomber biancoceleste è sempre più il leader di questa squadra: "Con l’Inter non siamo entrati da Lazio, dopo le critiche questo lo interpreto come un segnale di maturità. Adesso è importante guardare dentro di noi, mantenere la continuità, al di là della classifica. Ci manca la vittoria con le big, pesano perché ne abbiamo perse quattro, serve uno step mentale in più". Nessun messaggio al ct ma la dedica è per la sua Jessica: "Mancini mi conosce, mi stima e mi ha sempre convocato. Ha dovuto fare delle scelte, mi farò sempre trovare carico. Dedico i miei due gol a mia moglie che mi segue sempre, anche in trasferta. La amo". Già ma chissà cosa avrà pensato il ct per la prima rete di Ciro, un gol alla Mancio verrebbe da dire.
Ma lo sguardo lo hanno rubato anche Cataldi, partita bellissima condita da un gol spettacolare (l’ultima marcatura con la maglia biancoceleste risale addirittura a 805 giorni fa: Atalanta-Lazio 3-4 del 21 agosto 2016) e Parolo un motorino inarrestabile. Corsa e volontà premiate con la rete del definitivo 4-1, bellissima tanto che Inzaghi ha mimato il gesto di togliersi il cappello. Esultano i tifosi, ruggisce la curva Nord che rende omaggio a Gigi Buffon che in settimana aveva confidato di aver pensato di trasferirsi proprio alla Lazio: "Saluti laziali". Meno avvincente, invece, il duello tra i fratelli Milinkovic. Sergej fa il lavoro sporco e in avanti si fa vedere molto poco mentre Vanja sbaglia due uscite clamorose e non para mai. Male anche l’arbitro Guida che non tira fuori il rosso per il fallo da ultimo uomo di Vicari su Immobile lanciato a rete. La Lazio stavolta è stata più forte di tutto. Un’iniezione di fiducia importantissima in vista della gara di Europa League di giovedì contro il Marsiglia (un successo spalancherebbe le porte della qualificazione con due turni d’anticipo) e la sfida di domenica prossima in casa del Sassuolo prima della sosta. Alla ripresa lo spareggio Champions con il Milan. Un’altra grande sul cammino. Vietato sbagliare.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
È la reazione che voleva. Quella che serviva. Dopo il tonfo con l’Inter, Simone Inzaghi aveva chiesto ai suoi ragazzi una prova d’orgoglio, per rialzare subito la testa e restare incollati alla corsa per la Champions League. Il 4-1 sulla Spal è stato il modo migliore per esaudire il suo desiderio: "La volevamo vincere, perché sapevamo quanto fosse importante per la classifica. Mi è piaciuto l’atteggiamento della squadra, in particolare dopo il gol del pareggio di Antenucci. I ragazzi si sono dati subito da fare per ritornare in vantaggio. Questo è lo spirito che voglio vedere sempre, per ripartire e crescere". Sì, perché il 3-0 subito dall’Inter ha rischiato seriamente di minare le certezze: "Sconfitte come quelle possono fare male sul momento, ma devono stimolarci a migliorare. Le critiche costruttive sono ben accette, possono aiutare il sottoscritto e la Lazio a crescere. Io le ho sfruttate e lo stesso hanno fatto i miei giocatori. Abbiamo analizzato i nostri errori per evitare di ripeterli e abbiamo fatto una grande gara. Non dimentichiamoci che abbiamo vinto contro gli stessi che si erano imposti sulla Roma due settimane fa e avevano messo in difficoltà l’Inter nel turno precedente". E la situazione di classifica resta positiva, in attesa di ospitare il Marsiglia giovedì in Europa League, per la terza partita consecutiva allo Stadio Olimpico: "Siamo al quarto posto in campionato, abbiamo vinto 7 partite e siamo secondi nel girone europeo. Il momento è positivo".
Così come lo sono le risposte arrivate dai giocatori scesi in campo, tra cui Cataldi, alla prima in stagione da titolare: "Si è meritato tutto questo per come si allena e si è presentato in ritiro. Lui sa di avere molta concorrenza, ma è voluto fortemente rimanere con noi e si è messo sempre a completa disposizione. Adesso sta raccogliendo quanto seminato negli ultimi mesi". Ottimi i segnali arrivati anche da Caicedo e Patric, inseriti a sorpresa nell’undici iniziale: "Devo fare sempre delle scelte e sono felice di poter decidere di volta in volta. In attacco ho preferito l’ecuadoriano, anche se Luis Alberto e Correa hanno lavorato benissimo in settimana. Mi serviva la sua fisicità e si è reso protagonista di una buona prestazione, così come Patric. Su di lui so di poter contare sempre: è un giocatore affidabile, con ottime doti tecniche e l’ha dimostrato sul campo. Sa di avere la mia stima, l’ho voluto premiare perché si era impegnato moltissimo negli ultimi giorni". Chi ha brillato di meno rispetto al previsto è Milinkovic, ancora lontano dai livelli della scorsa stagione: "Per me la sua gara è stata comunque buona, così come quelle di Parma e Marsiglia. Ha garantito quantità e qualità. È chiaro che dopo l’anno scorso ci si aspettino da lui tanti gol, ma anche se finora ha segnato meno, il suo apporto è stato molto importante in fase di non possesso". L’importante d’altronde era rialzarsi subito. Reagire. Per i gol di Milinkovic Inzaghi può anche aspettare, soprattutto dopo un 4-1.
Ricominciamo. E’ il figlio ritrovato: "Ci tengo a fare bene, la Lazio è casa mia e voglio ripagare la fiducia che mi viene data". Svezzato, cresciuto dai 12 anni in su, coccolato, lanciato. Bocciato, prestato, contestato, rinnegato, riaccolto. Danilo Cataldi è riapparso all’Olimpico nelle fattezze da uomo. E’ stato un gol per riunire. E’ stato un gol per dimenticare delusioni, errori, gli strappi con Inzaghi e con i tifosi. "Nella Lazio, per uno come te, non c’è più posto. Arrivederci e grazie", con queste parole la Curva Nord l’aveva salutato. Era l’aprile 2017 e Cataldi, in prestito al Genoa, dopo un gol rifilato da Pandev alla Lazio, si lasciò coinvolgere dall’esultanza. Diventò il traditore. Il calcio toglie, ma sa anche restituire. Lo fa con chi ha pazienza, carattere, orgoglio, umiltà, con chi ci crede e ci tiene. Cataldi ieri è stato applaudito fortemente dalla Nord. In estate, ad Auronzo, c’era stato un chiarimento. Danilo ha giurato sulla sua lazialità, non l’ha mai rinnegata. La punizione è diventata premiazione. L’ultima rete in A l’aveva segnata con il Benevento proprio alla Lazio su punizione, proprio sotto la Nord, il 31 marzo scorso. L’ultimo gol con la Lazio risaliva al match di Bergamo del 21 agosto 2016. Danilo Cataldi ha colpito in maglia biancoceleste 805 giorni dopo.
Bella la sua folgore: "Sul gol ho pensato a tante cose belle, in primis alla fatica fatta da luglio per mettere in difficoltà Inzaghi, lo ringrazio per l’opportunità concessa. E’ molto bravo a mettere tutti in discussione, coinvolge, fa amalgamare il gruppo. Mi ha dato la possibilità di dimostrare qualcosa, sono contento della mia prova". Danilo Cataldi sogna una nuova vita biancoceleste. Per la prima volta era andato via nel gennaio 2017 perché si sentiva chiuso, non considerato da Inzaghi: "Sono cresciuto qui - ha detto ieri il centrocampista - sentire pronunciare il mio nome dopo il gol è stata una cosa stupenda. Sono contento di esser uscito dal tunnel in cui mi sono ritrovato, speriamo sia un nuovo inizio. Credo di essere cresciuto tanto professionalmente, ma anche umanamente. Le esperienze fatte nell’ultimo anno e mezzo sono state negative però mi hanno dato un qualcosa in più. Mi auguro sia un trampolino di lancio verso qualcosa di bello nella Lazio". Cataldi, dopo il gol, è andato incontro a Murgia, amico di sempre, oggi è lui chiuso in panchina. E ha dedicato il gol alla moglie Elisa: "Il cuore era per mia moglie, mi è sempre stata vicino, anche nei momenti difficili. In questo anno e mezzo fuori da casa siamo cresciuti molto. Il pensiero va ai miei genitori, a tutta la mia famiglia, ai miei suoceri. C’è un grande gruppo di persone che mi sostiene. Non è facile stare lontani da casa, fa parte del mestiere. Ho sempre avuto una famiglia molto unita e a questo mi ispiro".
Cataldi ha raccontato l’azione che l’ha portato a far festa: "La palla è partita bene. Ho visto uno spiraglio e fortunatamente è andata alla grande. Alla fine, per il mal di gola, facevo un po’ di fatica a giocare, per fortuna c’era solo da gestire il vantaggio". Fuori Leiva e Badelj, così è nata la sua occasione: "Imparo da loro. Il ruolo del play è particolare, ci sono tanti compiti da svolgere. Più che andare in pressione ho preferito coprire. E’ andata bene, sono molto contento". Cataldi rigiocherà fino alla pausa: "Contro Marsiglia e Sassuolo ci aspettano due gare complicate, servirà molta attenzione. I francesi verranno qui con il coltello tra i denti, dobbiamo essere bravi a gestire la partita e a fargli "male". La Lazio è senza dubbio una squadra forte. Dobbiamo limare qualche errore contro le grandi, ma stiamo crescendo".