24 aprile 2016 - Campionato di Serie A - XXXV giornata - inizio ore 15.00
SAMPDORIA: Viviano, Diakite, Silvestre, Cassani, De Silvestri, Fernando, Krsticic (74' Soriano), Barreto, Dodò (92' Skriniar), Muriel (66' Correa), Quagliarella. A disposizione: Puggioni, Brignoli, Sala, Pereira, Palombo, Christodoulopoulos, Rodriguez. Allenatore: Montella.
LAZIO: Marchetti, Basta, Hoedt (46' Mauricio), Gentiletti, Konko (83' Morrison), Onazi, Biglia, Lulic, Candreva (63' Felipe Anderson), Djordjevic, Keita. A disposizione: Berisha, Guerrieri, Mattia, Braafheid, Cataldi, Milinkovic, Mauri, Rossi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Rizzoli (Bologna) - Assistenti Sigg. Tonolini e Tegoni - Quarto uomo Sig. Barbirati - Assistenti di porta Sigg. Gervasoni e Candussio.
Marcatori: 3' Djordjevic, 20' Fernando, 78' De Silvestri.
Note: al 44' Candreva fallisce un calcio di rigore parato da Viviano. Ammonito al 22' Hoedt, al 32' Candreva, al 38' Keita, al 44' Dodò, al 55' Konko, all'81' Gentiletti, all'84' Mauricio, al 93' Skriniar. Esordio in serie A per Skriniar. Angoli: 4-12. Recuperi: 0' p.t., 5' s.t.
Spettatori: paganti 1,446 per un incasso di Euro 28.860,00. Abbonati 19.114 per una quota di Euro 152.366,13.
La Gazzetta dello Sport titola: "Viviano & De Silvestri, premiata ditta salvezza. Lazio, addio all'Europa. La Samp soffre i biancocelesti ma Fernando aggancia Djordjevic, il portiere para un rigore e l'ex decide in mischia. Montella al sicuro".
Continua la "rosea": "L'ha buttata dentro il nostro pubblico". Vincenzo Montella dà una spiegazione verosimile al gol con cui la sua Sampdoria ha battuto la Lazio, per tre punti che valgono una salvezza ormai quasi garantita. Su quel pallone che ballonzola davanti alla porta - rimasto incredibilmente in campo dopo che Marchetti aveva deviato la testata di Silvestre sulla parte alta della traversa - sembra quasi che la curva doriana, proprio lì dietro, trattenga il respiro risucchiando l'aria quel tanto che basta ad attivare la goal-line technology. La spiegazione vera non è meno fantasiosa, perché l'ultimo tocco di De Silvestri determina il gol più involontario della storia: l'esterno blucerchiato, un ex, era stato infatti "abbattuto" dall'irruzione a gomito alto di Diakité, altro ex, che più di tutti aveva incarnato, in quella situazione, la voglia e la determinazione che hanno permesso alla Samp di vincere. L'altro protagonista è Emiliano Viviano, che ferma il secondo rigore in 5 giorni dopo quello con il Sassuolo, stavolta addirittura bloccando la conclusione di Candreva. Portiere migliore in campo e gol della vittoria fortunoso: facile intuire che nelle dichiarazioni del dopopartita (Montella: "Abbiamo meritato", Inzaghi: "Ha visto un'altra partita") la ragione sia più dalla parte dell'allenatore biancoceleste.
La Lazio è spigliata e crea, segna subito con Djordjevic, tiene i tre uomini d'attacco davanti costringendo al difficoltoso uno contro uno la linea a tre della Samp, accorcia il gioco portando molti uomini in zona-palla. Però sbaglia tanto, troppo: la copertura che porta all'1-1 (uscita bucata da Gentiletti, Lulic non segue l'inserimento di Fernando) e soprattutto gol. Candreva controlla male da solo davanti alla porta, Keita saggia l'estensione di Viviano, ancora Candreva fallisce il rigore dell'1-2, Djordjevic liscia clamorosamente davanti al portiere nella ripresa. Praticamente, il riassunto della stagione della Lazio: tante occasioni - a Marassi l'ultima per tentare l'aggancio alla zona Europa League - tutte sprecate. La Samp, invece, non si avvicina minimamente alle convinzioni filosofico-calcistiche di Montella. Baricentro molto arretrato, nel primo tempo sembra totalmente disorganizzata - male il sistema di scalature sulla propria destra, dove imperversa Keita - poi nel secondo recupera le distanze ma perde ancora di più nel possesso palla, già basso, che invece dovrebbe essere la cifra del gioco montelliano (43,8% e 37,6%). Al presidente Ferrero va benissimo così: "Vittoria da Oscar", ha detto, in onore al figlio appena nato. Appropriato.
Il Corriere dello Sport titola: "Pesante ko. Lazio, addio all'Europa. Segna Djordjevic di testa, poi rigore sprecato da Candreva: alla fine è la Samp a fare festa".
Continua il quotidiano sportivo romano: Troppe piroette e colpi di tacco, pochi contrasti, bella e inconcludente, piena di presunzione. Così non si vince e non si può salvare l'onore. Addio Europa. La Lazio, nel segno di una stagione balorda, si è consegnata e ha buttato via una partita che avrebbe potuto e dovuto chiudere nel giro di un quarto d'ora e anche alla fine del primo tempo, quando Viviano ha parato il rigore del possibile raddoppio di Candreva. Ha vinto in rimonta la Samp, perché l'ha voluto con tutte le proprie forze e ci ha messo il cuore, l'agonismo e il coraggio, valori sconosciuti al gruppo consegnato da Lotito a Inzaghi dopo l'esonero di Pioli. Giocare bene non basta. Ci vuole qualcosa di più. Seconda sconfitta consecutiva in trasferta e ora la Lazio dovrà lottare per l'ottavo posto con il Chievo. Montella potrà andare al Barbera con un margine di otto punti sul Palermo: salvezza quasi sicura. Ha deciso un gollonzo di De Silvestri, ex laziale avvelenato, convalidato dalla goal line tecnology. Il pallone aveva superato la linea di porta, ma la moviola non ha chiarito se sia stato proprio il romano (come certificato dalla Lega in serata dopo tutto il pomeriggio in cui il gol era stato assegnato a Diakite) l'ultimo a toccarlo prima di entrare a capo di una mischia furibonda. Colpo di testa di Silvestre, intervento di Marchetti, traversa e poi in tre (De Silvestri, Konko e Diakite) in attesa di un rimbalzo finito in rete.
Sorpasso a dodici minuti dalla fine maturato grazie ad un calcio piazzato conquistato con furbizia da Soriano, appena sganciato da Montella. La Samp giocava con furore, correva e duellava. La Lazio si guardava allo specchio: s'è perso il conto delle azioni di contropiede sciupate. Promesse non mantenute, come è accaduto quasi in ogni partita di una stagione senza continuità. La Lazio dovrà guardarsi e riguardarsi questa partita per i prossimi due o tre mesi se vorrà imparare a crescere. E' stata uguale a tante altre. Felice l'impatto. Al terzo minuto era già in vantaggio. Doppio dribbling di Candreva su Dodò, cross al bacio. Silvestre fermo come una statua. Djordjevic, che in campionato non segnava da inizio ottobre, ha schiacciato di testa. Funzionava la catena di sinistra, un'altra intuizione di Inzaghi. Konko chiudeva e impostava, il movimento e la corsa di Lulic combinata agli scatti di Keita provocavano il panico da quella parte, nonostante De Silvestri ci mettesse tanta corsa per ripartire. Tre occasioni di fila in dieci minuti senza segnare il secondo gol. Keita, a porta quasi vuota, ha messo fuori. Candreva s'è fatto murare da Dodò, Lulic ha fallito l'assist. Difficile custodire il risultato con i difensori della Lazio. Un altro regalo e la Samp al ventesimo ha pareggiato. Il passaggio innocuo di Krsticic è diventato un assist. Buco di Gentiletti su Quagliarella. Lulic ha lasciato partire Fernando, che si è trovato solo davanti a Marchetti, destro in corsa e gol.
La Lazio ha ripreso a manovrare, concedendo solo un'altra occasione a Dodò. Keita, invece, s'è divorato il possibile raddoppio prima di provocare il rigore a un soffio dall'intervallo. Candreva, forse rinunciando in extremis al cucchiaio, ha calciato senza convinzione. La Lazio aveva dominato il primo tempo nel possesso e nelle occasioni, ma la Samp sradicava il pallone dal terreno (65% dei duelli vinti all'intervallo) e così ha continuato a giocare, aumentando il ritmo nella ripresa. La squadra di Inzaghi, che aveva perso Hoedt, invece cominciava a calare. Inefficace la sostituzione di Candreva con Felipe. Djordjevic per un soffio non è arrivato a chiudere un contropiede di Keita, Lulic ha tirato alto e nel momento in cui la Lazio era riemersa e stava aumentando la pressione è arrivato il raddoppio. Non c'è stato più niente da fare. Marassi in festa. La Samp con lo spirito di sacrificio, l'orgoglio e il cuore si era andata a prendere la salvezza. La Lazio, come tante altre volte, era annegata.
Il Messaggero titola: "Lazio, troppi errori. I biancocelesti battuti dalla Samp dopo esser andati in vantaggio e aver sbagliato un rigore. Il ko mette fine ai sogni europei della società e alle ambizioni di Inzaghi. Decisivo De Silvestri".
Prosegue il quotidiano romano: E' la dura legge del gol dell'ex: fai un gran bel gioco ma se non segni, alla fine la rete vittoria va agli altri. Per la precisione gol di De Silvestri, figlio biancoceleste mai troppo amato e andato via da Formello con qualche strascico velenoso. Si racchiude tutta qui la sfida tra la Lazio e la Sampdoria che vince per 2-1 e si porta a casa 3 punti fondamentali che mettono una pietra tombale sul discorso salvezza. La Lazio incappa nella tredicesima sconfitta stagionale abbandonando di fatto la labile speranza di recuperare il Milan e centrare un posto in Europa. Un ko che chiude ogni discorso, probabilmente anche quello legato ad una riconferma di Inzaghi in panchina. La Lazio è padrona del campo per il primo quarto d'ora di gioco. Dopo il vantaggio lampo di Djordjevic, terzo gol stagionale (non segnava da ben 4 mesi), e poi ha almeno altre tre occasioni per chiudere la partita: due di Keita e una clamorosa di Candreva. Ma, come sottolineato da Inzaghi più volte, è mancata la giusta cattiveria per fare gol e archiviare una pratica che sembrava semplicissima. Ma la testa della Lazio è troppo ballerina.
Quell'interruttore che più volte ne ha condizionato le partite è tornato a spegnersi all'improvviso e così una palla ballerina e un errore di Gentiletti, l'ennesimo, consentono a Fernando di recuperare il risultato. Una rete che restituisce morale alla Samp che comincia a macinare gioco sfruttando l'abilità di Muriel che s'inserisce tra le linee biancocelesti creando scompiglio. Si gioca a ritmi vertiginosi, almeno 8 palle da gol nei primi 45 minuti. La Lazio tiene bene sotto il profilo atletico arginando l'impeto di una Sampdoria che cerca a tutti i costi i punti-salvezza. La differenza sta nella testa perché se ti divori certe occasioni, compreso un calcio di rigore, diventa difficile pensare di andare lontani. Quarto rigore stagionale parato da Viviano che lancia un messaggio al ct Antonio Conte in vista degli Europei in Francia. La ripresa si apre come il primo tempo, le due squadre corrono tanto ma a fare la partita è la Sampdoria che si presenta spesso davanti a Marchetti senza trovare il giusto guizzo. Atteggiamento che fa innervosire anche il presidente blucerchiato Ferrero che segue la gara in piedi in tribuna sbraitando contro i suoi e contro l'arbitro che, a suo dire, avrebbe sbagliato alcune decisioni. Si sbraccia Inzaghi in panchina che vede i suoi troppo molli sul pallone. Da attaccante si mette le mani nei capelli quando Djordjevic cicca un pallone a tu per tu con Viviano.
A centrocampo la Lazio fa fatica, Onazi corre ma spesso a vuoto, Biglia detta i ritmi ma predica nel deserto e Lulic si danna l'anima ma le sue incursioni sono spesso arginate dalla Sampdoria. La Lazio sbaglia troppo e la regola non scritta del calcio che vuole che se ti divori tanti gol alla fine ti segnano, unita a quella dell'ex, è una sentenza che si abbatte implacabile sui biancocelesti. L'eroe di giornata diventa De Silvestri che in un mischione piazza il tocco decisivo. Gol convalidato anche con l'aiuto della tecnologia. Inzaghi incassa la sua seconda sconfitta: una sentenza sulla stagione della Lazio e sulle speranze di Simone di essere riconfermato anche il prossimo anno.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Anche l'ultimo sogno è volato via. A Marassi servivano i tre punti per tenere accese le speranze di Europa League. Contro la Sampdoria, invece, è arrivata la seconda sconfitta della gestione Inzaghi. Praticamente, il capolinea della stagione della Lazio. Nel modo più beffardo, quasi a voler rispecchiare sino alla scene conclusive il copione di un'annata amara. Le due vittorie contro Palermo ed Empoli, che avevano avviato il nuovo corso tecnico, sono state vanificate nel giro di quattro giorni con gli stop nelle trasferte contro Juventus e Sampdoria. "Una partita assurda, non mi era mai capitato di perdere in questo modo", dichiara senza mezzi termini Simone Inzaghi. Descrive la sua rabbia. "Dopo aver dominato una partita così, non si può perdere. Nel primo tempo abbiamo avuto sei occasioni, poi nella ripresa quella di Djordjevic...". Il tecnico, subentrato a Pioli, ammette però il mea culpa che affiora in casa Lazio. Il 2-1 subito a Marassi pone diversi capi di accusa. "Avremmo dovuto essere più cinici". Perché fanno male le occasioni sciupate, compreso il rigore fallito da Candreva. Andare in vantaggio all'intervallo avrebbe dato una spinta diversa alla Lazio. Inzaghi spiega: "Ma dovevamo chiudere la partita già prima. E bisognava gestirla diversamente". Tre gare alla fine, a cominciare da quella con l'Inter del primo maggio. "Ora occorre metterci il cuore". Anche se non si vedono più obiettivi da raggiungere.
Tuttavia, Simone Inzaghi coltiva il progetto di essere confermato per la prossima stagione sulla panchina della Lazio. "Sto lavorando per questo. I ragazzi mi seguono". Intanto, il d.s. Igli Tare, prima della gara, ha dichiarato sulla guida tecnica. "Abbiamo le idee chiare. Al momento opportuno, diremo chi sarà l'allenatore. Inzaghi? Ha grandi possibilità". In pratica, il suo nome resta in pole. Tra i candidati, ci sarebbe anche Vincenzo Montella, l'avversario di ieri, ma il tecnico della Sampdoria nel dopo partita ha dichiarato: "Io alla Lazio? Non ci ho pensato. Nessuno mi ha chiamato". Tanta amarezza pure tra i giocatori. Ha parlato Dusan Basta, al rientro in campo da titolare. "Ci è mancata la cattiveria sotto porta. Assurdo non aver segnato il secondo o il terzo gol". Il difensore serbo guarda alle radici di questa annata. "Quando parti male, perdendo la Supercoppa e i preliminari di Champions, psicologicamente rischi di compromettere tutta la stagione". Domenica arriva l'Inter, domani la ripresa degli allenamenti. Da verificare le condizioni di Hoedt, uscito a fine primo tempo dopo uno scontro con Diakité: per lui contusione alla coscia.