Domenica 16 marzo 2014 - Cagliari, stadio Sant'Elia - Cagliari-Lazio 0-2 16 marzo 2014 - Campionato di Serie A - XXVIII giornata - inizio ore 15.00
CAGLIARI: Avramov, Dessena, Rossettini, Del Fabro, Pisano, Vecino, Conti, Ekdal (75' Sau), Cossu (46' Ibraimi), Ibarbo, Nenè (57' Pinilla). A disposizione: Silvestri, Perico, Oikonomou, Eriksson. Allenatore: Lopez.
LAZIO: Marchetti, Konko, Biava, Novaretti, Radu, A. Gonzalez (81' Onazi), Ledesma, Biglia, Keita, Klose (91' Mauri), Lulic (89' Felipe Anderson). A disposizione: Berisha, Strakosha, Ciani, Cavanda, Pereirinha, Kakuta, Lombardi, Minala. Allenatore: Reja.
Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Iannello e La Rocca - Quarto uomo Sig. Vivenzi - Assistenti di porta Sigg. Di Bello e Ghersini.
Marcatori: 19' Lulic, 69' Keita.
Note: espulso Conti al 77' per doppia ammonizione (doppio gioco scorretto). Al 68' Pinilla ha calciato fuori un rigore. Ammoniti Rossettini, Pisano, Alvaro Gonzalez e Pinilla per gioco scorretto e Radu per proteste. Angoli 3-3. Recuperi 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 5.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lulic più Keita. È una Lazio pirata".
Continua la "rosea": Chissà se Lotito proverà a chiedere una modifica al regolamento. Quale? Far giocare la Lazio sempre in trasferta. Sarebbe la quadratura del cerchio per il presidente. Eviterebbe le contestazioni e gli insulti dell’Olimpico e potrebbe contare su una Lazio che non conosce ostacoli. La banda di Reja sbanca infatti pure Cagliari dopo essere passata a Udine, Verona (col Chievo) e Firenze: è il quarto successo nelle ultime 5 partite giocate fuori casa dai biancocelesti, messi sotto solo dal Catania. Vittoria meritata, anche se fortunata negli episodi-chiave, quella dei romani. Pur privi del loro uomo migliore, lo squalificato Candreva, i biancocelesti allungano le mani sul match sin dalle battute iniziali. Lo sbloccano con Lulic, lo controllano agevolmente, sfiorano varie volte il raddoppio e concedono al Cagliari solo un paio di opportunità. Una, però, è enorme: il rigore che, a metà ripresa, il subentrato Pinilla manda fuori (fallo di Biglia su Vecino: penalty ineccepibile; il cileno a fine gara chiederà scusa per lo sbaglio). Errore che invece non commette Keita un minuto dopo. Il suo è un rigore in movimento che il giovane spagnolo capitalizza al meglio. Nel giro di 60 secondi si passa così dal possibile 1-1 allo 0-2. Uno scherzo del destino che tuttavia si sposa con l’andamento del match. Il Cagliari è troppo rinunciatario per poter reclamare migliore sorte. Gioca sotto ritmo la formazione di Lopez, forse condizionata anche dallo sciopero del tifo per tutto il primo tempo (nel finale gli ultrà sardi se la prenderanno invece con l’ex Marchetti: un applauso ironico la risposta). E il Cagliari, il cui margine-sicurezza torna ad assottigliarsi, tradisce pure un preoccupante nervosismo, tanto da finire in 10. Il rosso è per Conti che, già ammonito, becca il secondo giallo per una gomitata a Biglia.
Così la partita, già chiusa dopo il 2-0 di Keita, va in archivio. La Lazio va all’incasso grazie soprattutto alla verve del suo inedito trio d’attacco. Lulic, che non segnava da settembre, per un giorno torna l’eroe "lazionale" dell’ultima Coppa Italia. Ma è soprattutto il K2 (Klose+Keita) a fare la differenza. Il vecchio e il giovane cominciano a funzionare come coppia, anche perché – col ragazzino spagnolo là davanti – il tedesco può divertirsi a fare il regista offensivo anziché l’ariete. E così invece di farli, i gol li propizia. Con la spizzata che prolungata da Gonzalez manda in porta Lulic per l’1-0 e poi con la palla filtrante che consente a Keita di firmare il 2-0. Reja sorride e ringrazia. Qui al Sant’Elia 4 anni fa partì la sua rimonta-salvezza, qui inizia ora la rincorsa all’Europa League. Se solo si giocasse sempre fuori casa...
Il Corriere dello Sport titola: "Luce Keita. Buio Pinilla".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Quarto colpo, in trasferta sa solo vincere la Lazio di Reja, più leggera e spensierata lontano dall’Olimpico, dove infuria la contestazione a Lotito. Troppo poco Cagliari, Cellino era a Miami e chissà se avrà visto lo spettacolo (si fa per dire) in tv: di sicuro, dall’altra parte dell’Oceano, non avrà ascoltato l’invito dei suoi tifosi, che chiedevano a gran voce un nuovo presidente. La curva, però, si è segnalata anche per gli insulti e per i cori vergognosi all’indirizzo di Marchetti, l’ex portiere che se n’era andato dopo una stagione da fuorirosa e passata a correre sulla spiaggia del Poetto. Il resto del Sant’Elia, stadio improponibile e indecoroso per la serie A, non ha gradito e ha fischiato gli ultras: nel calcio malato di questi tempi c’è ancora chi prova a usare l’intelligenza e l’educazione. La partita stava finendo ma per la squadra di Lopez non era mai iniziata, perché la Lazio ha dominato dal primo all’ultimo minuto, rischiando solo perché è ancora incapace di chiudere il conto in anticipo e dal caso era nato a metà ripresa il rigore del possibile pareggio. Pinilla ha tirato fuori e subito dopo è arrivato il raddoppio timbrato da Keita, ancora una volta migliore in campo. Chissà se a Roma si saranno accorti di quale talento sia riuscito a scoprire la Lazio: oggi vale 20-25 milioni e ha gli occhi addosso della Premier, ma Lotito lo ha blindato. Reja, nel momento più complicato della stagione per motivi ambientali, ha reagito dopo il ko con l’Atalanta, ha scavalcato il Verona, salendo al settimo posto: la rincorsa all’Europa League resta complicata, perché Parma e Inter volano, ma non è ancora finita. Per sperare, servirebbe l’appoggio dell’Olimpico nei confronti diretti. Questa è diventata una squadra da trasferta: 21 punti in 11 giornate, di cui 13 fuori casa, il ruolino di Edy. Sorpassato Petkovic: venne esonerato alla diciassettesima, aveva solo 20 punti e in trasferta era andato quasi sempre al tappeto.
Questa è un’altra Lazio. Rischia pochissimo in difesa e dimostra carattere, prendendo subito in pugno il gioco. Così è andata anche al Sant’Elia. Mancava la solita spinta di Candreva, Reja ha piazzato Keita a destra e il talento ex Barcellona si scambiava spesso di fascia con Lulic. La manovra in avvio era forse troppo lenta, Klose rientrava a centrocampo per tirare su la squadra, emersa con prepotenza quando è cresciuto il ritmo di Biglia, protetto da Ledesma. Il Cagliari rispondeva solo con i lanci lunghi dalla difesa nel tentativo di pescare in profondità gli scatti di Ibarbo. Nenè cercava di portare Novaretti fuori dalla linea, Biava in copertura non sbagliava un intervento. Il giochino non è quasi mai riuscito. Alla Lazio mancava sempre l’ultimo passaggio, ma al 19' Lulic ha squarciato la difesa di Lopez alla vecchia maniera, con uno strappo dei suoi. Lancio lungo, spizzata di Klose, tocco di Gonzalez: il bosniaco, imprendibile per Dessena, si è involato e ha castigato Avramov con una fiondata di sinistro sotto la traversa. Lopez nell’intervallo ha tolto Cossu e ha inserito Ibraimi, chiedendo a Ibarbo di allargarsi sulla sinistra, poi è entrato anche Pinilla per Nenè, così davanti si è formato il tridente. La pressione della Lazio, tutta protesa alla ricerca del raddoppio, stava crescendo. Ancora più convinta e intraprendente, la squadra di Reja ha fallito due comode occasioni con Klose (sinistro fuori bersaglio) e con Keita, stoppato da Avramov. Quando sembrava nell’aria il colpo del ko, il Cagliari ha avuto l’opportunità per pareggiare e raddrizzare la partita. Da una percussione di Ibarbo, sfuggito a Konko anche grazie a un tocco di mano, è nata una mischia: Biglia, nel tentativo di rinviare, ha preso in pieno Vecino e lo ha atterrato. Rigore ineccepibile e fallito da Pinilla: Marchetti era sulla traiettoria, il tiro neppure ha inquadrato lo specchio. Secondo errore consecutivo del cileno dagli undici metri.
La paura ha finito per svegliare la Lazio e due minuti dopo è arrivato il raddoppio di Keita. Il pallone, riconquistato da Biglia, è finito sui piedi di Klose. Il tedesco è stato rapidissimo e ha servito in profondità per lo scatto di Keita. Il numero 14 non ha perso tempo, ha puntato la porta, appena un tocco e ha scaricato un rasoterra di destro nell’angolo, fulminando Avramov. Quarta prodezza in serie A e abbraccio a Klose, quasi un passaggio di consegne tra il campione ritrovato e l’enfant prodige su cui Lotito e Reja costruiranno il futuro della Lazio. Quel gol ha fatto perdere la testa a Daniele Conti. Era già ammonito e aveva rischiato il secondo giallo per un intervento su Konko. Pressato da Biglia, ha risposto con una gomitata e Irrati lo ha espulso. Nell’ultimo quarto d’ora altre due occasioni sono state sprecate da Keita, altrimenti sarebbe stata goleada. Vittoria limpida, meritata, testimoniata dai numeri: due gol, 17 tiri in porta, 18 cross in area. Un dominio totale della Lazio.
Il Messaggero titola: "Lazio, riprende la corsa".
Prosegue il quotidiano romano: Edy Reja rovescia il trend di Vladimir Petkovic, incapace di vincere in trasferta. Con il ritorno in panchina dell’allenatore goriziano la squadra raccoglie fuori casa quei punti che lascia all’Olimpico. E succede così anche al Cagliari, dove arriva la quarta vittoria esterna, al culmine di una sfida giocata con alfieriana concretezza e dominata senza soluzione di continuità. Partita subito impugnata nel verso giusto, agitata con incursioni veloci lungo le corsie esterne, grazie ai guastatori Keita e Lulic e portata in porto con agio assoluto. Il rigore calciato fuori da Pinilla, sullo zero a uno, non intacca la legittimità dell’affermazione biancoceleste, mai in discussione, al cospetto di un avversario deludente, incapace di fare gioco, troppo bloccato nella prima frazione e senza smalto nella seconda. Gli artefici del brillante pomeriggio isolano sono il giovane rampante Keita, talento allo stato puro, imprendibile e incontenibile nei suoi dribbling, nonostante Lopez lo affidi al brevilineo Pisano. Questo ragazzo, una delle poche note liete della deludente stagione, merita un posto fisso da titolare, perché ha qualità tecniche notevoli, personalità di un veterano e l’argento vivo addosso. Parte a destra, svaria a sinistra, torna a destra, scodella in area una serie di palloni che non vengono finalizzati per la latitanza di Klose, troppo innamorato di arretrare a giocare palla. Invece di presidiare quello che dovrebbe essere il suo naturale luogo di caccia.
Insieme a Keita si rivede il ritrovato Lulic, forse pungolato dalle recenti critiche sul rendimento. S’impadronisce subito della fascia sinistra e la donima con continuità, come ai bei tempi, offrendo una prova di grandi contenuti e siglando una rete di pregevole fattura. Se Keita e Lulic possono considerarsi gli eroi del Sant’Elia, quasi tutta la squadra si dimostra all’altezza dell’impegno, sfoderando una prestazione decisamente importante: per atteggiamento, organizzazione e capacità di gestire la situazione. La Lazio parte aggressiva, chiude ogni varco e disorienta un Cagliari spento, che non riesce a ragionare, lento nella circolazione, evanescente in attacco. Lopez sbaglia la scelta delle punte, che corregge parzialmente nella ripresa, e questo incide sulla qualità di una manovra troppo asfittica per garantire risultati. Marchetti è ben protetto dai difensori e da Ledesma che assicura un filtro efficace e costante. Il fallo di Biglia su Vecino, che determina il rigore sbagliato rappresenta l’unica sbavatura dell’intero pomeriggio. Ironia della sorte, nemmeno dopo 60 secondi dall’errore, arriva il raddoppio di Keita, a colorare una gara da protagonista assoluto.
Il 2-0 mette fine alle residue velleità dei sardi che perdono Conti per doppia ammonizione (seconda espulsione nelle ultime 4 giornate). Marchetti, oltre agli insulti, continui e beceri, della curva, riceve soltanto un tiro dalla distanza di Ibraimi, alzato in corner. Dopo la clamorosa sconfitta interna contro l’Atalanta arriva l’immediato riscatto per riprendere l’inseguimento alla zona Europa League. Il distacco resta comunque importante, perché vincono in trasferta anche Inter e Parma, formazioni in grande condizioni. Per lottare alla pari la Lazio dovrà dare continuità ai risultati, senza concedersi altre amnesie. Intanto il tecnico Reja ha un elemento in più sul quale puntare per il gran finale, il gioiellino Keita, già diventato una pedina decisiva della Lazio. Riportarlo in panchina sarebbe un delitto.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Ha trasformato la Lazio, facendola diventare una squadra da trasferta. Sta mantenendo aperta la rincorsa all’Europa League, impresa ancora complicata, ma non impossibile. Lavora alla costruzione del nuovo progetto e si gode con Bollini, il mago della Primavera, l’esplosione di Keita. Quattro gol in serie A, la rivelazione del campionato, un piccolo fenomeno in evoluzione. E’ stato ceduto Hernanes. Sta nascendo una stella, guidata con saggezza da Reja. Carezze e scudisciate. Il friulano ha chiesto di non esaltare il ragazzino spagnolo. "Roma è troppo facile con i giovani, si perde la misura. Keita ora deve mantenere un equilibrio psicologico". Il suo talento, però, lo ha conquistato. "Ha 19 anni, dimostra grande personalità, è migliorato fisicamente. Recupera palloni, rincorre gli avversari, sta maturando. Deve lavorare bene come ha fatto durante le ultime settimane. Ha tutte le doti, l’importante è che non si perda per la strada. Per esempio, quando cade, vorrei che si rialzasse subito e rincorresse invece di contestare. Nel calcio si fa presto a perdere le posizioni. Qualche crestina, qualche orecchino, qualche berretto di traverso se lo mette anche lui. Sono libertà che concediamo, ma con i ragazzi bisogna vigilare. A Cagliari è riuscito a mantenere la prestazione per novanta minuti. Quando lavora bene, è piacevole e facile farlo giocare".
La Lazio, lontana dalle pressioni dell’Olimpico, si esprime meglio. Ora sarebbe fondamentale ricucire il rapporto con la piazza. La caduta di otto giorni fa con l’Atalanta è stata rovinosa per la classifica e non solo. "Se ci fosse la vicinanza dei tifosi, la Lazio potrebbe ottenere qualcosa in più. Con il Milan sarà una partita determinante, mi auguro che la gente ci stia vicino. Perché la squadra lo merita" ha spiegato Edy, mantenendo uno spirito positivo. Intravede degli spiragli. "Con un po’ di calma, le cose si stanno sistemando, bisogna avere buon senso. Ci si deve avvicinare. Penso che Lotito capisca il malumore dei tifosi, è disponibile al dialogo, ma serve ci sia la stessa disponibilità dall’altra parte. Il muro contro muro non serve". Lui e la squadra ci stanno provando. "Attraverso i risultati possiamo riportare i tifosi all’Olimpico. Se c’è il popolo biancoceleste si può fare l’impresa. Con l’Atalanta abbiamo perso perché non è stata giocata una buona partita, dispiace per l’occasione persa, forse anche il clima ci ha penalizzato. Ora guardiamo avanti. Ce la giocheremo fino in fondo". La contestazione è pesante. "La società lavora per il futuro, per costruire una squadra più forte l’anno prossimo. Ci può stare una stagione storta, ora proviamo a recuperare. Lotito e Tare stanno setacciando il mercato".
Le distanze restano. "La squadra sta crescendo, da tempo giochiamo bene. Non ci voleva il ko con l’Atalanta, potevamo essere più vicini all’Europa League". Era contento Reja. "Più che emozione, provo soddisfazione. Ci voleva questa vittoria. Mi conforta la prestazione, l’aspetto caratteriale espresso dal gruppo, il gioco, i movimenti. Dovevamo chiuderla prima. Se va dentro il rigore di Pinilla, non so neppure se pareggiamo questa partita. Per giocarci qualcosa da qui alla fine del campionato non bisogna sbagliare neppure una partita". Ora dovrà provare a battere Seedorf per lanciarsi verso il confronto diretto del 30 marzo con Donadoni. "Il Milan cercherà di riscattarsi, il Parma sta viaggiando alla grande, l’abbiamo visto in Coppa Italia. Ha valori e rosa adeguata. Non sarà facile. Non dipende solo da noi. Ma ci siamo. Questa Lazio sta facendo cose egregie, mi auguro di continuare così". La Lazio ha trovato una fisionomia precisa. "La squadra sta crescendo in consapevolezza. Prima, con la gestione precedente, prendevamo tanti gol, non è stato facile trovare l’assetto. Ora c’è questa soluzione del 4-3-3. I centrocampisti si inseriscono, Ledesma fa il guardiano davanti alla difesa, gli altri due interni hanno la possibilità di attaccare. Attacchiamo con cinque giocatori, ma dietro bisogna avere sempre delle garanzie". E’ mancato l’ultimo passaggio. "L’unico aspetto negativo è non aver chiuso prima la partita, però la squadra ha dimostrato personalità e ha sofferto pochissimo, pensavo Ibarbo ci creasse difficoltà. Dal punto di vista tattico, grande partita. Bene Keita e Klose nella ripresa. Lulic lo conosciamo. Se davanti si muovono, diventa più facile arrivare in porta. Bene nei tagli. La fase difensiva mi ha soddisfatto. Novaretti ha dimostrato buonissime qualità nell’impostazione e nelle chiusure: rendimento ottimo di tutta la squadra".
Quando segna sembra sempre il 26 maggio. Ma il mondo è andato avanti e Lulic, in quella rete, s’era impigliato. Quando pensa al futuro non sa che dire perché la gloria può essere infinita, ma la vita cambia e il destino è diventato un rebus: "Che devo dire? Non posso dire niente sul futuro tranne che faccio il mio, che sono un calciatore della Lazio e darò tutto sino all’ultimo giorno per questa maglia. Ho un contratto, vedremo a fine anno". Lulic, mister Coppa Italia, non sa che farà, potrebbe restare, potrebbe partire. Nella rete del 26 maggio è rimasto intrappolato, ha pagato lo scotto dell’impresa, del gol eroico e storico. E le critiche non gli sono piaciute: "Ho avuto alti e bassi? Questo lo dite voi. Io parlo sempre con il mister, succede ogni giorno. Se dice che non faccio ciò che mi chiede ne prendo atto e lavoro per migliorare, ma non è successo. E’ lui che deve giudicare come sto andando". Lulic, l’uomo di quel gol per sempre, ha il dente avvelenato con la critica e non lo nasconde. Ha tradito un po’ di nervosismo durante le interviste, non gli sono andati giù certi giudizi. Prima ha risposto piccato, poi ha aggiustato il tiro: "Dico sempre che bisogna dare il meglio, sempre di più, anche se sei il primo. Cerco sempre di dare il massimo per la squadra, a volte si dà di più, altre di meno, l’importante è giocare per il gruppo". Ha lasciato lo stadio bofonchiando, Mediaset lo aspettava per intervistarlo, non si è presentato.
Gol di Lulic, non segnava dal 25 settembre. Alè, alè, hanno cantato i tifosi a Cagliari. Gol di Lulic, un gol per liberare un urlo, per dare un senso ad una stagione difficile, condizionata (forse) dal peso del successo. Cagliari gli porta bene, aveva fatto centro nella stessa porta, era l’ottobre 2011: "Ma conta il risultato – ha detto a Lazio Style Radio – siamo scesi in campo determinati, volevamo la vittoria e l’abbiamo ottenuta". E’ stato il colpo del riscatto dopo la sconfitta contro l’Atalanta: "La vittoria è stata fondamentale dopo la sconfitta con l’Atalanta, siamo ancora in corsa per l’Europa, possiamo accorciare la classifica ancora di più. I primi posti, quelli che ci interessano, non sono così lontani. L’amarezza è dovuta a quella caduta registrata all’Olimpico una settimana fa, fu un passo indietro". La lezione è servita? Si spera di sì, non si può ripetere lo stesso errore all’infinito: "Abbiamo vinto a Cagliari, ma avevamo vinto anche a Firenze ed è arrivato il passo falso contro l’Atalanta. Ora sarà importantissimo vincere contro il Milan, non dobbiamo sbagliare, non dobbiamo più commettere quell’errore. Da qui alla fine dobbiamo restare concentrati, affronteremo tanti scontri diretti, servirà arrivare pronti agli appuntamenti, è la strada da percorrere".
Gol di Lulic, il terzo stagionale dopo quelli rifilati a Chievo e Catania in casa, è arrivata la prima perla esterna. Un colpo secco, sotto la traversa, un colpo rabbioso, uno schema provato in settimana: "Abbiamo provato spesso certi tagli in allenamento, in settimana avevamo lavorato bene sui movimenti, il gol è nato da situazioni simili testate durante le sedute di lavoro". Lulic a sinistra e a destra, Lulic "scambista" di ruolo, s’è alternato con Keita sulle corsie: "Sono partito a sinistra come sempre, ma spesso ho cambiato fascia con Keita, a volte succede in partita. E’ andata bene, siamo contenti per la vittoria, andiamo avanti così". E ora sotto col Milan, la squadra contro cui Lulic esordì a S.Siro con la maglia biancoceleste. Lì iniziò la sua cavalcata, partì dopo una prestazione deludente, dopo quell’ingresso in corsa: "Il Milan? Saranno arrabbiati dopo la gara persa contro il Parma, ma noi non possiamo fare calcoli, dobbiamo vincere".