26 aprile 2021 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXXIII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Reina, Marusic, Acerbi, Radu, Lazzari, Milinkovic, Leiva (88' Cataldi), Luis Alberto (88' Akpa Akpro), Lulic (67' Fares), Correa (76' Pereira), Immobile (88' Muriqi). A disposizione: Strakosha, Alia, Musacchio, Patric, Hoedt, Parolo. Allenatore: S. Inzaghi
MILAN: Donnarumma, Calabria (69' Dalot), Kjaer (73' Romagnoli), Tomori, Theo Hernandez, Kessie, Bennacer (69' Tonali), Saelemekers (63' Diaz), Calhanoglu, Rebic, Mandzukic (63' Leao). A disposizione: Tatarusanu, Gabbia, Kalulu, Krunic, Meité, Castillejo, Hauge. Allenatore: Pioli
Arbitro: Sig. Orsato (Schio) - Assistenti Sigg. Carbone e Preti - Quarto uomo Sig. Sacchi - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Paganessi.
Marcatori: 2' Correa, 51' Correa, 87' Immobile.
Note: ammonito al 19' Acerbi, al 57' Milinkovic. Angoli . Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
? La Gazzetta dello Sport titola: "E il Milan non c'è più... Lazio e Correa show. I rossoneri crollano e adesso sono fuori dalla Champions. Seconda sconfitta di fila per Pioli, ora quinto. Grave errore di Orsato sul gol del 2-0. Doppietta dell'argentino, in gol pure Immobile. Inzaghi in lizza per un posto tra i 4".
Continua la "rosea": Capolista fino a inverno inoltrato, agli sgoccioli di aprile il Milan si scopre quinto, fuori dalla Champions League, perché, per la differenza reti (non si sono ancora giocati tutti gli scontri diretti), oggi è dietro Napoli e Juventus, squadre con cui condivide quota 66 punti. Restano cinque giornate, nulla è ancora deciso, direbbe lo chef Borghese, ma la sconfitta di ieri sera contro la Lazio è stata brutta perché a un certo punto il Milan si è liquefatto. È successo sul 2-0 laziale, all’inizio della ripresa. Un gol viziato da un fallo all’origine dell’azione, un episodio da cui l’arbitro Orsato non è uscito vincitore, tutt’altro, però non esiste che si alzi bandiera bianca a 40 minuti dalla fine per un torto arbitrale. La Lazio rivede il trenino del quarto posto, deve recuperare una gara e i suoi attuali 61 punti ne valgono potenzialmente 64. Grande protagonista Carlos Joaquin Correa, argentino di talento, discontinuo come ogni genio un po’ compreso e un po’ no, ma incantevole nei giorni in cui accende la sua lampada. Ha segnato due gol bellissimi: sul primo è quasi entrato in porta con il pallone, sul secondo ha fatto ballare qualche passo di tango a Tomori.
Se il gioco non basta. La partita è stata subito elettrica, tipo ping-pong, con palla a viaggiare veloce da una parte all’altra. Nemmeno il tempo di capire come abbia fatto Calhanoglu a sciupare l’1-0 a venti secondi dal fischio d’inizio e la Lazio ha segnato con Correa, abile a scambiare con Immobile e a infilarsi nel corridoio vuoto creato da una uscita scoordinata della linea milanista, su una respinta maldestra di Bennacer. Correa è volato via e ha dribblato Donnarumma, il gol manifesto di un argentino che con i piedi fa ciò che vuole. Il Milan ha sbandato e rischiato un paio di volte il 2-0, poi si è riorganizzato e si è installato nella metà campo della Lazio. Il pallone circolava bene e i movimenti a entrare e a uscire dei tre dietro Mandzukic creavano spazi, aprivano varchi. Mancava il tiro risolutore. Nella prima parte il Diavolo ha inquadrato per quattro volte lo specchio della porta di Reina, ma lo ha fatto con conclusioni senza nerbo. Mezz’ora di dominio milanista, nessun frutto. E per somma beffa la Lazio, a pochi attimi dall’intervallo, ha imbroccato il contropiede in cui confidava, anche se la rete di Lazzari è stata annullata per un fuorigioco di pochi centimetri. Un primo tempo abbastanza emblematico della stagione del Milan. Bel calcio, bella presenza, belle trame, la prevalenza dell’estetica sulla pratica. Il contrario della Lazio, squadra mossa dalla concretezza.
La verticalità vince. All’inizio della ripresa la Lazio ha rigoduto di un contropiede perfetto, Luis Alberto ha levigato una palla profonda per Correa nello spazio e l’argentino ha ingaggiato un frontale "bailado" contro Tomori. Qualche passo di danza, il difensore fuori tempo, la sassata sotto la traversa sul primo palo, inappellabile anche per un portiere come Donnarumma. Tutto molto bello, se non fosse che l’azione è stata irregolare perché la Lazio aveva recuperato palla con un’entrata fallosa di Leiva su Calhanoglu. Dalla sala Var hanno consigliato a Orsato di dare un’occhiata al monitor, l’arbitro l’ha fatto, ma misteriosamente non ha cambiato idea, anche se la scorrettezza era evidente. Presunzione? Abbaglio? Ci piacerebbe che Orsato spiegasse il perché, magari lo farà tra un paio d’anni in tv. Sul 2-0 la partita è diventata un tiro al piccione. Il Milan attaccava – anche se non aveva la convinzione del primo tempo – e si esponeva alle micidiali ripartenze della Lazio. Simone Inzaghi non è un cultore del possesso palla, il suo calcio è intessuto nella verticalità, si esalta negli spazi e nella profondità. Immobile, su invito di Luis Alberto, ha colpito la traversa, e verso la fine ha "piombato" la partita con una botta notevole, 3-0 e amen. Vittoria con record, per la terza volta nella sua storia la Lazio ha vinto dieci partite di fila in casa. Era successo soltanto nel 1937 e nel 1974.
E ora, vecchio Milan? Momento delicato, non sarà facile per Pioli rimettere insieme i pezzi di una squadra che forse dava per acquisita la qualificazione alla Champions e che oggi, dopo due sconfitte consecutive, sembra in caduta libera. Il calendario aiuta nell’immediato, Benevento a San Siro il 1° maggio, ma non in assoluto, scontri diretti contro Atalanta e Juventus in trasferta. La squadra ha dalla sua la forza del gioco, sempre riconoscibile e funzionale, però tanti giocatori sembrano non avere più la gamba, paiono sgonfi, faticano a reggere le due fasi. I posti sono tre per cinque squadre, tutto è ancora possibile. Basterà Ibrahimovic, inquisito dall’Uefa, per tirare su il vecchio Milan?