Domenica 27 aprile 2014 - Livorno, stadio Armando Picchi - Livorno-Lazio 0-2 27 aprile 2014 - Campionato di Serie A - XXXV giornata - inizio ore 15.00
LIVORNO: Bardi, Valentini (79' Bruzzi), Rinaudo, Emerson, Castellini (63' Piccini), Biagianti, Duncan, Greco (53' Belfodil), Siligardi, Mesbah, Paulinho. A disposizione: Anania, Aldegani, Gemiti, Coda, Bartolini, Mosquera, Benassi, Tiritiello, Borja Hernandez. Allenatore: Nicola.
LAZIO: Berisha, Pereirinha, Ciani, Cana, Lulic, Onazi (71' A. Gonzalez), Ledesma, Biglia, Mauri, Candreva (81' Felipe Anderson), Keita (88' Perea). A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Biava, Cavanda, Serpieri, Crecco, Minala, Kakuta. Allenatore: Reja.
Arbitro: Sig. De Marco (Chiavari) - Assistenti Sigg. Giachero e Liberti - Quarto uomo Sig. Crispo - Assistenti di porta Sigg. Giacomelli e Aureliano.
Marcatori: 15' Mauri, 51' Candreva (rig).
Note: ammoniti Rinaudo, Mesbah e Pereirinha per gioco scorretto. Angoli: 14-7. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 8.608 con 1.725 paganti e 6.883 abbonati per un incasso complessivo di 146.847 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, colpo da Europa; Livorno: k.o. e lacrime. Mauri e Candreva firmano il 5o successo esterno dall'arrivo di Reja. Paulinho piange dopo un duro confronto con i tifosi a fine partita".
Continua la "rosea": La Lazio rivede la luce. E il sogno Europa League, che sembrava ormai un’utopia, torna d’attualità. Il Livorno vede invece spalancarsi il baratro. Perde, e male, la quarta partita di fila. E subisce pure la pesante contestazione degli ultrà che, a fine partita, chiedono e ottengono un "confronto" con i giocatori, nel corso del quale ci sono momenti di forte tensione. Viene preso di mira in particolare il capitano Paulinho (uno dei pochi, peraltro, a salvarsi contro la Lazio) che a un certo punto è strattonato da alcuni ultrà (alla fine verserà lacrime di rabbia). Ci pensa il nuovo-vecchio tecnico Nicola a riportare la calma, ma la situazione resta tesa. Così come si fa sempre più complicato il progetto-salvezza. Che resta vivo solo grazie alle sconfitte di tutte le altre pericolanti (ma il Sassuolo deve ancora giocare). Chi fa invece un bel passo in avanti verso il proprio obiettivo è la Lazio. Che scavalca in un colpo solo Milan e Parma e si piazza al sesto posto, l’ultimo utile per l’Europa League, che condivide con Torino e Verona (e lunedì all’Olimpico c’è lo scontro diretto con i veneti). È la prima volta quest’anno che la Lazio sale così in alto in classifica. Ci riesce grazie alla quinta vittoria esterna ottenuta da Reja (con Petkovic, invece, neppure una). Lontano da Roma, dove viene ignorata se non bistrattata dai propri tifosi in perenne conflitto con Lotito, la Lazio appare più sciolta e convinta dei suoi mezzi.
È anche una questione tattica, non solo mentale. Giocando di rimessa, e potendo contare su esterni veloci e ispirati come Candreva e Keita e con un Mauri di nuovo convincente nella veste di "falso nueve", la squadra di Reja può esprimersi come più le piace. I gol che decidono la gara arrivano proprio da Mauri e Candreva. Apre il capitano con una volée sulla quale Bardi tenta goffamente di intervenire, chiude l’azzurro dagli 11 metri (12° gol, record per un centrocampista laziale). Il penalty è concesso da De Marco (su segnalazione dell’arbitro d’area Aureliano) per un mani di Rinaudo che sul tiro di Mauri colpisce la palla con il braccio attaccato al corpo. Rigore molto generoso. Un’attenuante che tuttavia non cambia il giudizio sulla prova deludente dei padroni di casa. Il ritorno di Nicola non produce la scossa che Spinelli auspicava. A un atteggiamento più propositivo (anche se il 4-3-3 è in realtà un 4-5-1) fanno da contraltare una eccessiva fragilità difensiva e una evanescenza offensiva che tocca l’apice poco prima dell’intervallo. Quando Siligardi divora il regalo che gli confeziona Biglia ritardando sia il tiro sia l’assist a Paulinho e favorendo il salvataggio di Ciani.
Il Corriere dello Sport titola: "Mauri-Candreva show e Reja rivede l’Europa. La Lazio vince a Livorno e torna in corsa per il passi continentale".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Nello stadio di Ardenza, dove quattro anni fa aveva timbrato la salvezza della Lazio, Reja ha piazzato il quinto colpo in trasferta della sua gestione e ha di nuovo lanciato la volata verso l’Europa League. A Natale, quando maturò l’esonero di Petkovic, la squadra biancoceleste era stata travolta al Bentegodi e aveva nove punti di ritardo dal Verona, sesto in classifica. Ora Reja e Mandorlini dividono (in condominio con il Torino) la stessa posizione, l’ultima buona per qualificarsi ai preliminari europei, e lunedì all’Olimpico si giocheranno in uno spareggio l’occasione di continuare a rincorrere un sogno. Per il Livorno, invece, le possibilità di salvezza ieri si sono trasformate in un miraggio. La B è dietro l’angolo, non è bastato richiamare Nicola per provocare la scossa e gli ultras amaranto alla fine hanno lungamente contestato Spinelli, il presidente della serie A dopo 55 anni, invitandolo a tornare a Genova. Questa volta si sono di fatto "gemellati" con un centinaio di tifosi della Lazio, che hanno intonato i consueti cori di dissenso per Lotito, piombato venerdì negli spogliatoi di Formello per stimolare il suo gruppo. Sono arrivate risposte convincenti sotto il profilo dell’orgoglio e dell’impegno, un po’ meno per la personalità e la capacità di gestire una partita dove è subito apparsa la differenza di qualità tra le due squadre.
Sono stati decisivi i colpi dei giocatori più bravi e la Lazio farebbe bene a trattenere Mauri, il capitano in scadenza di contratto. Dopo due mesi di rodaggio, è tornato su livelli d’eccellenza e si è trasformato in un trascinatore: falso centravanti o trequartista di regia è lo stesso, produce assist e gol. Le sue giocate sono sempre determinanti, così come si è rivelato il suo piattone sinistro, da posizione impossibile, a infilare Bardi nell’unico spiraglio in cui sarebbe potuto passare il pallone. Si è sfilato dalla marcatura di Castellini e ha colpito al volo, raccogliendo il cross di Lulic e sorprendendo il portiere del Livorno. Lazio in vantaggio al 15' dopo aver ballato molto ai limiti dell’area di rigore. C’è chi ha rimproverato a Nicola un assetto troppo difensivo, in realtà aveva indovinato quasi tutto, con Mesbah esterno alto per creare apprensioni a Pereirinha e Siligardi a destra. Duncan era la sentinella davanti alla difesa: 4-1-4-1 e tanta intensità in mezzo al campo hanno prodotto 5 angoli in un quarto d’ora (all’intervallo diventeranno 10) e due occasioni buone (Biagianti di testa e sinistro dal limite di Siligardi) per sbloccare il risultato. La Lazio stava giocando su ritmi troppo blandi e, trovato il gol con Mauri, ha cercato di gestire invece di continuare ad attaccare, rischiando di beccare il pareggio. Durante il recupero del primo tempo, Ciani è stato bravissimo ad allungarsi in tackle evitando il tiro di Siligardi, che aveva soffiato il pallone a Biglia e saltato Cana in dribbling.
Sono bastati sei minuti della ripresa alla Lazio per chiudere il conto. Palla rubata da Candreva, percussione di Pereirinha, destro di Mauri, respinto con il gomito da Rinaudo. Rigore concesso da De Marco, tra le proteste del Livorno, dopo la segnalazione di Aureliano, arbitro d’area. Dagli undici metri ha segnato Candreva, che ha potuto firmare nel suo vecchio stadio dell’Ardenza il dodicesimo gol in campionato, stabilendo il nuovo record di centrocampista più prolifico nella storia della Lazio davanti a Hernanes e Nedved. Nicola, a cui mancava Emeghara, ha sganciato Belfodil e tolto Greco. Troppo tardi, ma si è capito bene il motivo delle sue scelte iniziali. Passando a una sorta di 4-2-4, gli amaranto hanno perso consistenza e il centrocampo è stato preso dalla Lazio: la partita si è trasformata in un torello. Mauri era imprendibile e solo per un puro caso la squadra di Reja non ha trovato il terzo gol. Keita, Onazi e ancora Candreva sono stati respinti da Bardi, a cui era mancata la prodezza giusta in partenza per spingere il destino dalla parte del Livorno.
Il Messaggero titola: "La Lazio non scende dal treno".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio vince nettamente all’Ardenza e infiamma la corsa all’Europa League, il Livorno cade pesantemente ed è vicino alla serie B. Soltanto una situazione accomuna le due tifoserie, storicamente nemiche: le forti contestazioni nei confronti dei rispettivi presidenti, Lotito e Spinelli. Il successo biancoceleste assume un alto valore specifico, perché coincide con le sconfitte di Milan e Parma, scavalcate in classifica, e perché consente di tenere il passo del Torino e del Verona atteso lunedì prossimo allo scontro diretto all’Olimpico. In coda perdono tutte e per i toscani non cambia niente, però, con una giornata in meno, la sconfitta ha il sapore di un amaro verdetto di condanna. Nonostante i gol arrivino da un grave incertezza del portiere e da un calcio di rigore generoso, il successo della Lazio è ampiamente meritato e mai in discussione. Troppo evidente il gap qualitativo tra le formazioni quello che, in partite decisive, diventa fondamentale. La pochezza degli amaranto è disarmante, protagonisti di nefandezze tecniche da rabbrividire, incapaci di organizzare un’azione con almeno tre passaggi di fila, di scodellare un cross decente. Metà dei calciatori non hanno le qualità per giocare in serie A e anche quelli più accreditati, come Paulinho, mostrano la corda in troppe situazioni. Così, dopo una partenza confortante, almeno sotto il profilo agonistico, il Livorno si spegne in fretta e la Lazio comanda la gara con personalità e agio assoluto. L’allenatore Nicola, in una partita da vincere assolutamente per sperare nella salvezza, schiera una formazione troppo prudente, con una sola punta. Un errore che pesa come un macigno. Poi preferisce lasciare il campo agli avversari, puntando solo sulle veloci ripartenze che non scattano quasi mai. Berisha corre un paio di brividi ma l’unico vero pericolo arriva allo scadere del primo tempo quando, su una palla persa da Biglia in uscita, Siligardi vola verso la porta: sembra fatta per il pareggio che viene sventato da un prodigioso recupero di Ciani.
La Lazio è brava nel tenere palla, controllare la situazione, abbassare i ritmi, cercare le corsie esterne senza concedere spazi. Mauri, galleggia tra le linee e sblocca il punteggio, finalizzando un cross di Lulic. Ma l’errore di Bardi, sul suo palo, è da frillo e spiana la strada a un pomeriggio in discesa. Reja, arretra Lulic a fare il terzino e opta per un trio di centrocampo di incontristi e cursori, indovinando le scelte perché Onazi, Ledesma e Biglia corrono chilometri e coprono bene ogni zolla di terreno, assicurando un filtro costante e produttivo alla difesa. Agli avversari restano soltanto prevedibili cross e qualche mischia sui tanti calci d’angolo. La Lazio, riveduta e corretta causa le assenze, si dimostra più squadra, si muove compatta, è bene collegata tra i reparti, detta i tempi alla partita, ha sempre la linea di passaggio libera. Tutto il contrario del Livorno dalla manovra farraginosa, asfittica, scontata e senza sbocchi offensivi. Nicola spera di pescare dalla panchina qualche risorsa ma i sostituti steccano clamorosamente, perché Belfodil e Piccini sbagliano tutto. Nella ripresa la squadra toscana smarrisce anche i contenuti agonistici e sparisce dai radar. La Lazio, dopo il raddoppio firmato dall’ex Candreva, che sfrutta un rigore concesso dall’arbitro di porta Aureliano per un mani di Rinaudo (vicino al corpo), su tiro del capitano, sfiora più volte il terzo gol mentre il Livorno, che appare spento e rassegnato, conclude in porta una sola volta. È la vittoria delle seconde linee: da Pereirinha, all’esordio da titolare con Reja, a Cana, Ciani, Onazi. Tre punti fondamentali per affrontare il Verona e l’incerta volata per l’Europa, che vede 5 squadre racchiuse nello spazio di un solo punto. Vincerà chi avrà più gambe e freddezza.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Non molla il generale Reja, sta portando la Lazio a un passo dalla missione impossibile e dopo un inseguimento lungo quattro mesi per la prima volta è salito, seppur in condominio con Verona e Torino, al sesto posto. E’ in volata per l’Europa League a 270 minuti dal traguardo di fine campionato. A Livorno ha piazzato il quinto colpo in trasferta. "Ottima prestazione, abbiamo vinto, era quello che cercavamo per giocarci sino in fondo l’Europa. Sarebbe un traguardo importantissimo, purtroppo il pari con il Toro ci ha penalizzato, ma la squadra è in salute e sta lavorando benissimo. Siamo tutti con le stesse percentuali. Dipende da come arriveremo con la condizione fisica e mentale. Noi avremo un calendario più duro rispetto alle altre" ha raccontato il friulano, esaltando il suo tridente. Paradossale ma vero. Ha trovato i gol dopo l’infortunio di Klose. "Non diamo riferimenti in fase offensiva. Candreva e Keita si scambiano spesso, a Mauri viene naturale inserirsi, l’importante è che mantengano tutti e tre le posizioni per la copertura del campo. Stiamo facendo risultati. Ma se recupero Klose o Perea, la Lazio potrebbe avere un rendimento ancora migliore. Anche la Fiorentina e la Roma giocano senza centravanti di ruolo, conta avere i giocatori adeguati, sinora ci siamo adattati".
Segnali fondamentali in chiave futura. Reja attende il riscatto di Candreva. "Per quanto mi riguarda è il primo riconfermato, Antonio sta benissimo a Roma, a livello di trattativa non so, sono problemi societari, non entro nel merito". La rifondazione, almeno nelle idee, è stata concordata. "Siamo in sintonia con la società, stiamo lavorando in prospettiva e non dipende dalla qualificazione o meno in Europa. La volontà è quella di portare giocatori da Lazio. Tare sta monitorando in Italia e all’estero, vogliamo dare alla tifoseria una squadra da prime posizioni, diciamo tra le prime quattro o cinque. E’ finito un ciclo, bisogna rinnovare, mettendo vicino a questi altri giocatori di spessore importante". Intanto ha indovinato l’assetto giusto con il 4-3-3. "Ho trovato la soluzione con Ledesma centrale e Biglia 10-20 metri più avanti, perché è più portato a partecipare all’azione. In quella posizione sta avendo un rendimento eccezionale. Quando giocano vicini, si annullano". C’è stata qualche sofferenza. "Ora sembra facile, ma non è stato così, il Livorno si giocava le ultime speranze di salvezza. Trovato il gol con Mauri, abbiamo rallentato il gioco, ci siamo abbassati troppo, come succede spesso".
Reja è già concentrato sul prossimo impegno. "Questa vittoria sarà inutile se non battiamo il Verona. Vincendo, li elimineremmo". E’ stata la domenica in cui la difesa si è riscattata. Tutti promossi. "Pereirinha si è mosso con grande autorità nonostante non giocasse da tempo, ha tecnica, è diligente. E’ ritrovato, lo avevo trascurato. Konko aveva infilato 10-12 gare consecutive, è già un successo. Poi ho provato con Cavanda, ho dato le opportunità a tutti. Sono importanti le risposte per essere premiati. Hanno giocato bene anche Cana e Ciani, il francese ha piazzato un bel salvataggio. Lulic si è adattato al ruolo di terzino, c’è stata una bella parata di Berisha. Qualcosa nel primo tempo abbiamo concesso. Sono contento di non aver preso gol dopo averne incassati 7 in due partite".
Lavora, studia acquisti, viaggia, effettua blitz, prepara i colpi e dovranno essere quelli giusti. Igli Tare ricostruirà la difesa, è una delle priorità del prossimo mercato: "Se stiamo dando priorità al mercato difensivo? Sì, sicuramente in estate interverremo in questo reparto. L’Europa League per noi sarebbe importantissima, ma di sicuro non cambierà nulla rispetto ai nostri piani". Tare ha parlato della stagione in corso e di quella che verrà: "Il nostro è un processo iniziato lo scorso anno, si concluderà la prossima estate con nuovi ingressi per iniziare un nuovo ciclo". Un nuovo ciclo, è questo il progetto pensato da Lotito e Tare, lo affideranno a Reja, era ed è l’uomo scelto per ripartire. Fu Edy, durante la sua prima era laziale, a permettere il rilancio, quel mercato funzionò. La società lavora, la squadra pensa al campo. Lorik Cana s’è goduto il successo di Livorno: "Non è mai facile giocare fuori casa, non lo è soprattutto in Italia, le squadre che devono salvarsi si chiudono. Abbiamo giocato bene, abbiamo meritato la vittoria. Prima del nostro vantaggio Berisha ha fatto una grande parata, nel secondo tempo siamo stati bravi ad amministrare il match, peccato non aver fatto il terzo gol, Bardi in due-tre occasioni ha fatto ottimi interventi". Cana ha fatto due calcoli: "Ci sono nove punti a disposizione, giocheremo due partite in casa, ma dobbiamo pensare prima di tutto a battere il Verona, è il primo obiettivo". Finale riservato alla moviola, il terzo gol l’avrebbe potuto segnare Keita, è stato fermato perché in fuorigioco: "Il fuorigioco di Keita? L’arbitro ha detto che erano in due ad essere partiti. Secondo lui uno era oltre la linea, l’altro no".