18 marzo 2018 – Roma, Stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXIX giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Strakosha, Wallace (46' Bastos), de Vrij, Luiz Felipe, Felipe Anderson (83' Caicedo), Parolo, Leiva, Luis Alberto, Marusic, Nani (46' Lukaku), Immobile. A disposizione: Guerrieri, Vargic, Caceres, Basta, Di Gennaro, Murgia, Milinkovic, Jordao, Neto. Allenatore: S. Inzaghi.
BOLOGNA: Mirante, De Maio (59' Mbaye), Gonzalez, Helander, Torosidis (76' Romagnoli), Donsah, Pulgar, Dzemaili, Masina (85' Krejci), Verdi, Palacio. A disposizione: Santurro, Ravaglia, Krafth, Di Francesco, Crisetig, Nagy, Falletti, Destro. Allenatore: Donadoni.
Arbitro: Sig Damato (Barletta - BAT) - Assistenti Sigg. Peretti e Di Meo - Quarto uomo Sig. Piccinini - V.A.R. Sig. Maresca - A.V.A.R. Sig. Vivenzi.
Marcatori: 3' Verdi, 16' Leiva.
Note: ammoniti Wallace, De Maio, Bastos per gioco falloso, Mirante per comportamento non regolamentare. Angoli 6-2. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 20.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio non regge il ritmo. Bologna, ci pensa Verdi. Secondo pareggio di fila per Inzaghi. RossoblĂą in gol poi segna Leiva. I biancocelesti ora sono quinti".
Continua la "rosea": Stop. La Lazio si ferma sul più bello e saluta (almeno per il momento) la zona Champions. Contro un Bologna ordinato e combattivo (che nel finale va pure vicino alla vittoria) la banda di Inzaghi stecca ancora, lasciando sul terreno altri 2 punti, dopo quelli di Cagliari. Punti che alla lunga potrebbero costare carissimi nella volata Champions. Secondo pari consecutivo in campionato per i biancocelesti, ma soprattutto continua il "grande freddo" iniziato a metà gennaio, con appena due vittorie (di fila, tra l’altro), conquistate in otto giornate di campionato. Stavolta a complicare il volo dell’aquila ci si mette anche colui che è stato il principale artefice della sua straordinaria stagione. A sorpresa, infatti, Inzaghi vara una Lazio a trazione anteriore che più anteriore non si può. Il tecnico mette contemporaneamente in campo Immobile, Anderson, Luis Alberto e Nani, andando addirittura oltre il progetto di schierare simultaneamente i primi tre con Milinkovic (il serbo è in panchina, non al meglio) che già suonava temerario.
La conseguenza dell’azzardo è spietata, come solo nel calcio succede. Dopo 3’ il Bologna è giĂ in vantaggio. Lazio spezzata in due tronconi, Dzemaili è tutto solo nella trequarti e inventa una conclusione delle sue che Strakosha respinge sui piedi di Verdi: l’1Â-0 è inevitabile. Gli inzaghiani provano a riorganizzarsi, la formazione ultraÂoffensiva è un "vorrei ma non posso" che fa intravedere cifre di calcio molto spettacolare. Ma resta, appunto, lettera morta. Buon per i padroni di casa, però, che almeno in una circostanza qualcosa produce: l’imbucata di Luis Alberto per Leiva viene sfruttata alla perfezione dal brasiliano per il gol dell’1Â-1. Inzaghi corregge la squadra nella ripresa: fuori uno dei 4 attaccanti, Nani, e dentro un esterno, Lukaku (oltre all’avvicendamento Wallace-Bastos in difesa). Ma poco cambia. Il Bologna occupa militarmente la propria metĂ campo e nel frattempo monta la stanchezza tra i padroni di casa (solo due i cambi iniziali rispetto a giovedì a Kiev). E così le recriminazioni sono ancora una volta legate a una decisione arbitrale dubbia: il contatto in area bolognese tra Donsah e Anderson sembra da rigore, ma Damato lascia proseguire. Episodio che, però, nulla toglie alla bella prestazione della squadra di Donadoni.
Che non solo merita ampiamente il pari, ma che giustamente può recriminare per almeno 3 occasioni non capitalizzate sull’1Â-1 (in due circostanze Luiz Felipe salva a Strakosha battuto). Reduce da 2 k.o. di fila che avevano creato parecchio malumore nell’ambiente, la squadra emiliana gioca con orgoglio e grande saggezza tattica. Donadoni infoltisce il centrocampo togliendo alla Lazio metri e idee ed azzecca la coppia giusta davanti: Verdi e Palacio creano apprensioni ogni volta che possono innescarsi. Il Bologna è tornato.
Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio si inceppa. Un superlativo Leiva risponde al gol di Verdi poi solo un assalto sterile. Frenata evidente nel girone di ritorno, Inzaghi scivola al 5° posto. Dopo la prova d’autorità in Europa League, i biancocelesti non riescono a ripetersi. Un Bologna ordinato, illuminato dal suo fantasista, porta via un punto meritato".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: La corsa Champions si è trasformata in una ripida salita. La Lazio fatica, non riesce più a correre e tenere il ritmo delle rivali e anche ieri è stata bloccata all’Olimpico. Il Bologna, dopo due sconfitte, ha strappato il pareggio con pieno merito. Difesa ordinata, pungenti ripartenze, i rossoblù non hanno mai rinunciato a giocare e alla resa dei conti hanno persino creato le occasioni più limpide senza concedere niente a Immobile, bomber stanco e senza turnover. Inzaghi è stato scavalcato da Spalletti e ora è quinto con una partita in più rispetto a Inter e Milan, di nuovo sotto. Al netto del Var e degli evidenti torti arbitrali che molto hanno tolto alla classifica (anche ieri un probabile rigore tolto per la spinta di Donsah su Felipe) è chiara la flessione della Lazio. Nelle prime 10 giornate del ritorno appena 13 punti conquistati, 12 in meno rispetto all’andata. Non è una marcia da Champions a cui ieri si sono aggiunte le scelte discutibili di Inzaghi. Aggiungere attaccanti dentro un modulo che non li contiene è un errore. Perché, in certi casi, non passare a quattro? Così la Lazio ha regalato un tempo intero e nella ripresa, dopo le fatiche di Kiev, non aveva più sprint per fare la differenza.
Inzaghi non aveva Milinkovic e Lulic, ha perso anche Radu nell’imminenza della partita e ha inserito Nani accanto a Immobile. Felipe in partenza "quinto" a destra e dopo un quarto d’ora scambiato con Marusic perché da quella parte Masina affondava con troppa facilità . Funzionava la formula del doppio regista con Luis Alberto a dialogare con Leiva, ma non si vedeva molta compattezza e il Bologna scivolava bene, puntando sugli inserimenti di Dzemaili e Donsah, aveva più gamba. Proprio lo svizzero-turco ha piegato subito il risultato a favore dei rossoblù. Era stato lasciato solo, non aveva nessuno davanti e ha sparato un tiro potentissimo dai 25 metri. Il pallone, pieno di effetto, ha ingannato Strakosha. Respinta centrale e senza copertura dei tre difensori. Comodo l’appoggio in rete di Verdi. Inzaghi ha invertito gli esterni. Marusic a destra teneva Masina, Felipe attaccava Torosidis e cercava di sacrificarsi. Dietro, però, ballava. Il Bologna mandava Palacio o Verdi a turno alle sue spalle, cercava e trovava gli spazi. La Lazio ha reagito, trascinata da un gigantesco Leiva. L’ex Liverpool, decisivo a Kiev, ha sorpreso la difesa rossoblù con un inserimento in area. Bravo Luis Alberto a pescarlo nel corridoio libero. Il brasiliano ha saltato Helander e ha battuto Mirante proprio mentre gli Irriducibili entravano ad occupare la Curva Nord dopo un quarto d’ora di protesta nei confronti del Var e degli arbitri. Primo gol nel campionato italiano di un centrocampista straordinario. La spinta della Lazio si è esaurita intorno alla mezz’ora. Non riusciva a penetrare. Troppo morbido Nani.
Sprecato Felipe Anderson in quella posizione, tanti cross erano preda di Helander e Gonzalez. L’Olimpico rumoreggiava per le incertezze ripetute di Wallace. All’intervallo 8 tiri, di cui solo 2 in area, 51% nel possesso palla. Il Bologna stava continuando a giocare e due volte ha sfiorato il raddoppio con Palacio e Verdi. Inzaghi nell’intervallo si è corretto, inserendo Lukaku per Nani e riportando avanti Felipe. Era inevitabile. La mossa ha aiutato la Lazio a non perdere. Bastos ha sostituito Wallace (ammonito) e ha preso subito il giallo. Se nel primo tempo era stata esasperata la ricerca del cross, ora la squadra biancoceleste puntava troppo ai lanci lunghi. Il Bologna sembrava più fresco, era pericoloso e veloce a ribaltare l’azione, salendo a rimorchio e mettendo sotto pressione i tre centrali. Mbaye ha dato il cambio a De Maio, poi è uscito anche Torosidis. I rossoblù non si sono mai disuniti, gestivano la partita con attenzione. Luiz Felipe ha salvato su Donsah. Ci ha provato al volo Felipe prima di essere sostituito con Caicedo. Erano gli ultimi, disperati tentativi della Lazio, mai davvero pericolosa. E’ finita così e sorrideva soltanto Donadoni, anche se ora dovrà trovare un portiere per affrontare la Roma. Fuori Da Costa, Mirante era in diffida e verrà squalificato. Questo è punto buono per garantirsi un finale di campionato sereno.
Il Messaggero titola: "La Lazio frena al quinto posto. Contro il Bologna arriva soltanto un pari in rimonta: l’Inter è quarta. Gol di Verdi su errore di Strakosha poi prima rete in campionato di Leiva".
Prosegue il quotidiano romano: Un passetto. Un altro. Troppo poco per restare tra le prime quattro. La Lazio, dopo Cagliari, pareggia anche contro il Bologna (1-1) e scivola al quinto posto in classifica scavalcata di un punto dall'Inter. C’è un po’ di tutto nel passo falso della Lazio di ieri: formazione sbagliata, stanchezza fisica e mentale e il solito errore arbitrale (netta la spinta in area di Donsah a Anderson). Stavolta Inzaghi deve recitare il mea culpa per le scelte iniziali fatte e corrette in corso e poi per il cambio finale Felipe Anderson-Caicedo. Il brasiliano era l’unico in grado di saltare l’uomo e aprire il muro alzato dal Bologna. Il pareggio è una mezza sconfitta viste le poche velleità dimostrate dai rossoblù. Un po’ per necessità ,un po’ per accontentare tutti Inzaghi "stravolge" la formazione. C'è Nani, diventato un oggetto misterioso, dietro Immobile. Il portoghese chiede spazio anche per riconquistare la maglia della Nazionale (non è stato convocato per le amichevoli contro Egitto e Olanda). Peccato che l’apporto dato nei 45 minuti giocati è praticamente nullo. Luis Alberto come previsto fa la mezzala, la novità è Felipe Anderson che torna sulla linea dei cinque di centrocampo. Un segnale importante da parte del brasiliano anche se decisamente sacrificato in quel ruolo. L’impatto sulla gara non è dei migliori perché dopo appena 3 minuti i biancocelesti sono già sotto.
Dzemaili calcia da fuori, Strakosha pasticcia e Verdi, nell’occasione dimenticato da Luiz Felipe, ribadisce in rete. Il gol sveglia i ragazzi di Inzaghi partiti in sordina: prima Parolo (tra i migliori in campo) e poi Luis Alberto impegnano Mirante da lontano. Ma a caricarsi tutti sulle spalle è ancora una volta Leiva. Il brasiliano si traveste da Immobile e firma il pari proprio mentre la Nord, lasciata vuota 15 minuti per protesta, fa il suo ingresso nello stadio. Secondo centro di fila tra coppa e campionato, il terzo stagionale per Lucas. Il Bologna è compatto tra le linee e sfrutta il palleggio di Dzemaili per innescare Verdi e Palacio che fanno un grande movimento in avanti. Inzaghi cambia gli esterni dirottando Anderson sulla sinistra dove va via con più facilità e ha meno pensieri di copertura rispetto alla corsia destra dove Wallace non brilla e Marusic deve restare più basso. Ad inizio ripresa Inzaghi ripara agli "errori" della formazione iniziale togliendo il disastroso Wallace per Bastos e inserendo Lukaku per un Nani sempre fuori dal gioco. Felipe Anderson si alza così nel ruolo di seconda punta. Cambi obbligati, quelli di Simone, visto che l’undici iniziale invece di dare fantasia ha solo squilibrato l’assetto tattico. Parolo è il più attivo, s’inserisce continuamente e sfiora più volte il vantaggio.
Il Bologna gioca catenaccio e contropiede e la strategia si rivela spesso vincente visto che portano pericoli alla porta di Strakosha. Prodigioso Luiz Felipe in scivolata su tiro a botta sicura di Donsah. Protestano subito dopo i biancocelesti per un clamoroso rigore non concesso a Felipe Anderson spinto in area dallo stesso Donsah. L’arbitro Damato rimproverato a fine gara da Inzaghi e da Immobile. Lazio troppo svagata. Tante le ripartenze concesse al Bologna. L’impressione è che i biancocelesti giochino su ritmi troppo lenti e prevedibili nella manovra. Soprattutto i singoli non riescono a trovare la giocata giusta. Immobile corre senza sosta ma né Luis Alberto né Felipe lo servono mai in maniera precisa risultando assai prevedibili. Troppo facile per i difensori rossoblù chiudere le linee di passaggio. Un pareggio che lascia tanti, troppi interrogativi. La Lazio deve ricominciare immediatamente a correre. Nulla è perduto.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Nella lista è entrato anche l’arbitro Damato. Certe partite, se non sei al top, si possono vincere con un episodio o con un rigore. Alla Lazio, però, gli arbitri li concedono solo se cade un meteorite in area e figuriamoci se dalla regia televisiva arriva una segnalazione del Var, come ci poteva stare sulla spinta di Donsah a Felipe. L’Olimpico ha protestato, Inzaghi si è rassegnato. "Senza Var quanti punti avremmo? Ci sono tanti episodi che potremmo elencare. Mi hanno detto che c'era un altro rigore per noi e ho detto: "No, vi prego, stasera non me lo fate rivedere, non lo voglio commentare". Nel pomeriggio ho visto partite dove gli arbitri stanno più davanti al monitor che in campo, questo non è più calcio. I punti persi dalla Lazio sono tantissimi. I nostri tifosi hanno manifestato perché c'è qualcosa che non va. Noi però dobbiamo andare avanti. Quest'anno vedendo le partite non mi sono divertito come gli scorsi anni. Ci dobbiamo abituare, ma sono anche passati tanti mesi". Al netto del Var, la Lazio è stanca. Non corre più come prima. E ieri non ha giocato una bella partita. Simone ne era consapevole. "Abbiamo dato tutto, tirato fuori ogni energia e meritavamo di più. Ci prendiamo questo risultato. Meritavamo la vittoria, ma quando non si vince si deve accettare il pari. Ci abbiamo provato, segnando un solo gol, è mancato l’ultimo passaggio. Non sono preoccupato, vogliamo rimanere in alto e ci saremo sino alla fine. Ora con la sosta ci riposeremo e ripartiremo nel migliore dei modi". Le scelte di partenza giustificate dalle assenze. "Ho dovuto fare la conta in mattinata. Abbiamo giocato giovedì a Kiev. Lulic, Radu, Patric e Milinkovic non potevano giocare. A Felipe ho chiesto un sacrificio, perché Lukaku non era al meglio. Il gol subito in avvio ci ha messo subito la partita in salita".
Formazione offensiva senza ritoccare il modulo ma nell’intervallo Inzaghi si è dovuto rimangiare le scelte. "Bisognava mettere in campo chi stava bene, ho inserito giocatori offensivi, ma nel primo tempo abbiamo rischiato sulle ripartenze del Bologna, davano la sensazione di poterci dare fastidio. Nel secondo invece ci siamo messi bene in campo e non abbiamo subito nulla. Nani e Wallace? Non è una bocciatura. Wallace già ammonito, mentre per Nani erano motivi tattici. Dovevo togliere un attaccante e ho preso questa decisione. Ho scelto di farlo scendere in campo perché sta dando il massimo". A centrocampo lo sta sostenendo super Leiva. "Sapevo che era forte, sta andando oltre le aspettative. Vorrei fargli tirare il fiato, ma nel nostro gioco è indispensabile". Solo 2 vittorie nelle ultime 8 giornate di campionato. La Lazio sta pagando l’Europa League e la rosa asimmetrica (più punte che centrocampisti) consiglierebbe il turnover dei moduli, ma Inzaghi rispetto alla passata stagione ha preso una strada e non intende mai cambiarla. "Le altre corrono tanto ma noi vogliamo restare aggrappati al gruppo. Abbiamo giocato 44 partite. Dal 21 gennaio scendiamo in campo ogni tre giorni. Abbiamo voluto con tutte le nostre forze l’Europa League, sapevamo sarebbe stato complicato ma vogliamo andare avanti. Le partite con il Salisburgo verranno prima del derby. Giovedì a Kiev abbiamo speso tanto. Non giocando giovedì avrei avuto a disposizione tutti, ma questi rischi ce li prendiamo volentieri".
? Il sit-in di protesta dei tifosi biancocelesti prima della gara contro gli errori arbitrali
Dal Corriere dello Sport del 19 marzo 2018:
Protesta pubblica. Il sit-in dei tifosi biancocelesti davanti alla Figc: i torti arbitrali al centro della manifestazione. Tutto si è svolto pacificamente ma sotto gli occhi della polizia.
I tifosi della Lazio hanno alzato la voce. A modo loro. Come avevano annunciato in un comunicato, ieri pomeriggio alle 18 è partito il sit-in a pochi passi dalla sede della Figc per protestare pacificamente contro i torti arbitrali. Niente scontri, niente lacrimogeni, niente guerriglia urbana. Via Gregorio Allegri era comunque blindata dalle forze dell’ordine: quattro camionette della polizia e una trentina di agenti schierati proteggevano il palazzo del calcio dal lato di Via Pinciana, mentre dal lato di Via Po il traffico andava in tilt e il passaggio nella elegante e piccola strada era consentito fino a metà , solamente a piedi e non fino a sotto all'ingresso della Figc. Erano circa un migliaio i tifosi presenti, forse 800. Non esiste un dato ufficiale in questi casi. In prima fila spazio agli ultras, ma anche a famiglie, studenti, donne e diversi bambini, accompagnati da papà -tifosi. E’ stato permesso a un gruppetto di Irriducibili di oltrepassare la fila di agenti e di appendere tre striscioni sulla ringhiera della Figc:"“C’avete rotto er c...o", "Vargogna" e "Rispetto o guerra". Quest’ultimo era la coda di un altro striscione più lungo che recitava: "Eccoci qui come 18 anni fa: rispetto o guerra". Chiaro riferimento alla protesta che andò in scena nel medesimo quadrante della città prima della vittoria dell’ultimo scudetto della Lazio.
Correva l’anno 2000: Cragnotti, Eriksson e Nesta inseguivano il sogno. Gli Irriducibili hanno distribuito un volantino con su scritto: "Adesso basta! Fiorentina, Torino, Milan, Juve, Cagliari, senza contare le partite portate a casa comunque, nonostante clamorosi errori. Siamo qui come 18 anni fa, quando ci prendemmo uno scudetto, a difesa della Lazio. Ora ci riprenderemo quel che ci spetta. Stanchi di assistere ad evidenti errori di una certa classe arbitrale ridicola e in malafede. Chi tocca un laziale...". Con il calare del buio sono stati accesi i primi fumogeni di colore bianco e blu notte. E le parole contro il sistema, intervallate da cori da stadio, sono andate avanti fino alle 19: nel mirino la Lega di A e Giovanni Malagò, definito un "romanista che ha in mano il calcio" da un megafono accesso sulla folla. Poi il rompete le righe. Con gli appuntamenti in zona a Ponte Milvio per una birra e la promessa (rispettata) di entrare in Curva Nord con 15 minuti di ritardo per continuare una protesta pacifica ma dai toni accessi. Prima dell’inizio del sit-in, Riccardo Rastelli, uno degli esponenti della Curva, ha parlato di fronte alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti: "Quello che è successo è un insulto alla nostra intelligenza, addirittura siamo riusciti a subire una rete di mano con la tecnologia (quella di Cutrone). Un gol così l’aveva segnato Maradona quando non c’era il supporto del Var. I tifosi della Lazio sono stufi di farsi prendere in giro, di questi giochetti di potere, quindi non vogliamo essere complici e siamo qui pacificamente. Siamo stanchi. Diciamo basta a una classe arbitrale ridicola, a una gestione del gioco calcio poco chiara. Siamo qui per sensibilizzare l’opinione pubblica che volontariamente si gira dall'altra parte perché altrimenti non c’era bisogno di tutto questo. I tifosi della Lazio sono stati sempre abituati ad andarsi a prendere le cose, come è avvenuto nella stagione 1999/2000 proprio su questa strada, nell'anno del titolo. Pretendiamo rispetto, ci troviamo qui per essere trattati con normalità dopo tutti gli episodi negativi che si aggiungono settimana dopo settimana".
La differenza tra l’assenza e l’essenza del tifo è tutta qui. Falsa partenza, Curva Nord vuota per 15 minuti, per sciopero, Olimpico silenziato, gol di Verdi dopo 3 minuti, svantaggio della Lazio. Improvvisamente la scossa. Il minuto 15 è appena iniziato, i tifosi della Nord sono apparsi, stanno scendendo le scalette della Curva, non fanno in tempo ad accomodarsi che saltano di gioia. Luis Alberto ha servito Leiva, ha già dribblato Helander, ha fatto 1-1. Con una luminosa e perfetta coincidenza l’ingresso della Nord è coinciso col pareggio della Lazio. E’ iniziato tutto al minuto 15, s’è concluso tutto al minuto 16. E ha segnato il brasiliano, razza combattente, come i tifosi. Forse era un patto d’amore, forse è stato solo un caso. Il cuore del popolo e il cuore della squadra battono all'unisono. "Forza Lazio alé, siamo qui per te", hanno gridato dalla Nord mentre s’apprestavano a riempire la Curva, la discesa era un’onda avvolgente. La protesta inscenata in via Allegri è proseguita all'Olimpico. La Nord ha scioperato per 15 minuti. E’ stato uno sciopero delle presenze, delle voci, dei cori, delle bandiere: "Un’assenza contro indifferenza, malafede e incompetenza". L’assenza, vistosa, è stata spiegata con queste parole. Gli Irriducibili, dopo il sit-in di via Allegri anti-sistema, anti-Var, hanno lasciato la Curva vuota, sono entrati allo scoccare del 15º minuto di Lazio-Bologna. Sono arrivati al momento giusto. La protesta è stata doppia, in piazza e allo stadio. Ed è stata pacifica, nessun coro minaccioso all'Olimpico. Metà Curva è rimasta disabitata in segno di protesta contro i soprusi subiti. E’ stato chiesto "rispetto per la SS Lazio 1900". E alla Lazio, attraverso uno striscione, è stato chiesto di tornare a ruggire: "Oltre torti e strane situazioni vogliamo ancora undici leoni". Doppia delusione finale. E’ mancato un altro rigore, sono mancati anche i leoni.