6 marzo 2021 – Torino, Allianz Stadium - Campionato di Serie A, XXVI giornata - inizio ore 20.45
JUVENTUS: Szczesny, Cuadrado (69' Arthur), Danilo, Demiral, Alex Sandro, Chiesa (82' Bonucci), Rabiot, Ramsey (69' McKennie), Bernardeschi, Kulusevski (90'+2' Di Pardo), Morata (69' Ronaldo). A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Dragusin, Fagioli, Peeters, Ake, De Marino. Allenatore: Pirlo.
LAZIO: Reina, Marusic (82' A. Pereira), Hoedt, Acerbi, Lulic (55' Patric), Milinkovic, Leiva (55' Escalante), Luis Alberto (82' Caicedo), Fares, Correa, Immobile (82' Muriqi). A disposizione: Strakosha, Gabriel Pereira, Musacchio, Cataldi, Parolo, Akpa Akpro, Shehu. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti Sigg. Meli e Alassio - Quarto uomo Sig. Piccinini - V.A.R. Sig. Di Bello - A.V.A.R. Sig. Peretti.
Marcatori: 5' Correa, 39' Rabiot, 57' Morata, 60' Morata (rig).
Note: ammonito all'80' Acerbi per gioco falloso. Angoli 4-4. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: partita a porte chiuse per emergenza Covid 19.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Ci pensa Alvaro. Correa illude, rimonta Juve. Morata da il Ronaldo. Lazio travolta e ora il Porto. Biancocelesti avanti con l'argentino, Rabito pareggia e nella ripresa si scatena lo spagnolo (due gol). Squadra pronta per la Champions".
Continua la "rosea": Non c’è Ronaldo, ci pensa Morata. La Juve rimane attaccata al terzo posto e alla corsa scudetto, a meno 7 dall’Inter e con una partita in meno, in attesa che la capolista giochi domani, e sfratta la Lazio dai piani alti. L’incontro di ieri serviva a prendere la pressione alla Signora in vista del ritorno di martedì contro il Porto in Champions. È andata bene per il risultato e per la dimostrazione di carattere, però il successo in rimonta è arrivato attraverso vie un po’ tortuose. Difficile fare previsioni per l’euro-match di martedì, quando la formazione iniziale della Juve sarà diversa e sarà differente l’avversario, meno svagato e più abbarbicato. Due cose però vanno dette. La Juventus ha vinto senza Ronaldo, entrato a cose fatte, sul 3-1. Non pensiamo che CR7 abbia gradito il "panchinamento", scelta conservativa in vista del Porto, ma la squadra ha dimostrato di cavarsela senza di lui, anche se per ribaltare l’1-2 con il Porto non si prescinderà da Cristiano, sarebbe clamoroso il contrario. E poi la Juve ha vinto "nonostante" o "grazie" al gioco di Pirlo, che resta di difficile decrittazione e che però una sua funzionalità comincia a mostrarla. Bocciare in toto l’allenatore per un’eventuale eliminazione dalla Champions sarebbe sbagliato, arrivati a questo punto è giusto spingersi in fondo. Non è detto che non abbia ragione lui, Pirlo.
Toto-sistema. Non solo Ronaldo in panchina, nella Juve un’altra novità ha rubato l’occhio, Danilo centrocampista. Un difensore in mediana ed è stato inevitabile pensare a Guardiola, al Cancelo terzino-regista del City. E soltanto un rimando, non c’è nulla di Cancelo in Danilo, più propenso quest’ultimo a replicare le funzioni di Casemiro, guardiano del faro nel Real Madrid. Probabile che la mossa sia stata dettata dall’emergenza, troppi assenti tra i centrocampisti bianconeri. Di sicuro è stato diff?icile venire a capo del sistema. Juve ad assetto variabile, difesa a quattro, poi un girotondo di spostamenti che autorizzano ogni lettura: 4-1-4-1, con Danilo perno davanti alla difesa; 4-2-3-1, con Ramsey trequartista dietro Morata; 4-3-3, modulo che però abbiamo visto poco, perché Ramsey non si allineava a Danilo e a Rabiot. Pirlo è forse il primo allenatore italiano che dimostra con i fatti di non partecipare al giochino dei pref?issi. E per il superamento dei sistemi e delle gabbie che i sistemi per natura impongono. Insegue un calcio libero, di spostamenti. Lo choc e il rock. I primi 20-25 minuti della Juve sono stati scioccanti, spaesamento puro. La squadra girava a vuoto, senza orientamento né giuste distanze, e qui la Lazio ha avuto la colpa di non approf?ittarne.
Soltanto un gol, quando avrebbe potuto segnarne almeno un paio. La rete dello 0-1 è nata da un macroscopico errore di Kulusevski, un passaggio alla cieca intercettato da Correa che è f?ilato via verso la gloria. Forse Kulusevski pensava di trovare lì Danilo, ma il brasiliano non c’era. Un momento emblematico di quel che la Juve pirlesca vorrebbe essere e ancora non è. Qui la Lazio si è acquietata, quando avrebbe dovuto scatenarsi per tramortire l’avversario. La Juve ha risalito la corrente della sua vaghezza e ha tirato fuori un’anima rock. L’arbitro Massa le ha negato un rigore clamoroso per un mani vistoso di Hoedt e i giocatori, più dei dirigenti e dello staff a bordo campo, sono stati bravi a tirar dritto. Bernardeschi ha fatto il percorso inverso di Cancelo, da centrocampista si ritrova oggi terzino, e un esterno basso come lui, con visione di campo, disegna diversità. Suo, di Bernardeschi, il pallone profondo per Morata che ha azionato le leve di Rabiot, f?ino al tiro liberatorio del francese per l’1-1. Un’azione in cui si è visto il superamento dei ruoli bramato da Pirlo. Il terzino che fa il centrocampista (Bernardeschi), il centravanti che si traveste da trequartista (Morata), il centrocampista che evolve in attaccante (Rabiot). I mutanti di Pirlo.
Scosse e riscosse. Al principio della ripresa la Juve ha preso due scosse, la traversa colpita di testa da Milinkovic e l’azione personale di Correa disinnescata da Szczesny. Qui si è accesa l’elettricità di Chiesa, sempre più calato nella parte di juventino predestinato. Chiesa aveva costretto Reina a un grande intervento appena risaliti dall’intervallo, poi, dopo i due scampati pericoli, ha rubato la palla del contropiede per il 2-1 di Morata. Pochi attimi più tardi Milinkovic ha ceduto alla tentazione di spingere Ramsey in area e Morata dal dischetto ha incanalato la gara verso un destino ineluttabile. La Lazio ha molto da rimproverarsi, aveva la partita in pugno e l’ha buttata via. La Juve è la Juve, mai darla per f?inita prima del tempo. Fino alla f?ine, e anche oltre.