9 febbraio 2020 - Parma, stadio Ennio Tardini - Campionato di Serie A, XXIII giornata - inizio ore 18.00
PARMA: Colombi, Darmian, Iacoponi, Alves, Gagliolo (79' Pezzella), Kucka, Brugman (61' Kulusevki), Hernani, Kurtic, Cornelius, Caprari (67' Sprocati). A disposizione: Radu, Corvi, Dermaku, Regini, Laurini, Grassi, Barillà, Karamoh, Siligardi. Allenatore: D'Aversa.
LAZIO: Strakosha, Patric, Luiz Felipe, Acerbi, Marusic (57' Lazzari), Parolo, Leiva (82' Cataldi), Luis Alberto, Jony, Caicedo (62' Correa), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Vavro, D. Anderson, Minala, Lukaku, A. Anderson, Adekanye. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. Liberti e Prenna - Quarto uomo Sig. Minelli - V.A.R. Sig. Banti - A.V.A.R. Sig. Valeriani.
Marcatori: 41' Caicedo.
Note: osservato un minuto di raccoglimento per ricordare il trentesimo anniversario della scomparsa dell'ex Presidente del Parma Ernesto Ceresini. Ammonito al 35' Kucka, al 58' Leiva, al 67' Caprari, al 90'+1' Alves tutti per gioco falloso, al 28' il tecnico gialloblù D’Aversa ed al 56' Caicedo per proteste, al 63' il tecnico biancoceleste Inzaghi per uscita dall'area tecnica. Angoli: 7-6. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 17.859 di cui 13.102 abbonati per un incasso di Euro 238.459,71 (rateo abbonati Euro 133.215,71).
? La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio sei lì. I sogni scudetto li culla Caicedo. -1 dalla vetta ma è ira Parma. Inzaghi non si ferma e "vede" il primato. Rabbia emiliana: "Mancano due rigori".
Continua la "rosea": La Lazio si arrampica fino a un punto dalla vetta della classifica, inanella la 18ª partita utile consecutiva (record per la società biancoceleste) e, anche se lo fa con fatica e sudore, dimostra di poter contendere lo scudetto alla Juventus e all’Inter, appaiate in vetta appena poco più sopra. Il gol, al tramonto del primo tempo, realizzato da Caicedo è lo spartiacque di una partita a tratti molto emozionante. A testimoniarlo ci sono persino i numeri, che di solito vanno presi con le molle e interpretati con l’ausilio della saggezza: in questo caso, però, siamo di fronte a una sfida nella quale sono stati prodotti 31 tiri verso la porta (14 del Parma e 17 della Lazio), e non c’è mai stato un attimo di tregua, in alcuni momenti il duello è sembrato molto simile a un match di tennis: un tiro da una parte, una rasoiata dall’altra, un diritto passante e una risposta di rovescio. Mai il tempo di respirare. Errori arbitrali. Il Parma esce sconfitto nella sostanza, cioè nel risultato, ma non certo nella forma. Battaglia fino all’ultimo minuto, lotta su ogni pallone, non molla mai la presa su un avversario che qualitativamente è decisamente superiore. Eppure, nonostante ciò, ha la capacità di restare in partita grazie al coraggio e alle mosse tattiche preparate in settimana da D’Aversa.
Inoltre, e questo non va dimenticato, il Parma deve fare i conti con due gravissime disattenzioni arbitrali. Nel secondo tempo, al minuto 10, Marusic frana su Bruno Alves in piena area di rigore: fallo netto, ma l’arbitro Di Bello, peraltro ben posizionato, giudica normale il contatto. Ben più plateale ciò che accade al 45’ del secondo tempo: cross dalla sinistra sul quale si avventa Cornelius che viene strattonato (tanto che la sua maglia si allunga visibilmente) e buttato a terra da Acerbi. Pare davvero un rigore sacrosanto, ma anche in questo caso l’arbitro Di Bello fa finta di nulla. E qui commette due errori con una sola decisione: 1) non vede ciò che a 40 metri di distanza, cioè dalla tribuna, era evidente data la dinamica dei movimenti dei giocatori; 2) è talmente presuntuoso da non chiedere l’intervento della tecnologia che potrebbe aiutarlo a correggersi. Per questi episodi l’allenatore del Parma Roberto d’Aversa si arrabbia molto: "C’erano due rigori per noi. C’è la tecnologia e va usata. Se l’arbitro non è andato a rivedere l’episodio alla Var è perché altrimenti avrebbe dovuto dare il rigore". Partita appassionante. È davvero un peccato che una partita tanto appassionante debba ridursi a una questione arbitrale, ma in Italia ormai ci siamo abituati.
Tornando alle questioni strettamente tecniche, va detto che la Lazio, che aveva giocato a metà settimana contro il Verona, è parsa un tantino sotto ritmo. Ma ciò, molto probabilmente, è anche dovuto al fatto che il Parma ha alzato, e di parecchio, il pressing, non consentendo ai tre difensori laziali di impostare tranquillamente l’azione. La squadra di Inzaghi è sempre pericolosa quando riparte con improvvise e veloci verticalizzazioni, e lo dimostra con Immobile e, soprattutto, con il gran lavoro sulle fasce di Marusic e di Jony. Errori di mira. Prima del gol di Caicedo, tuttavia, il portiere del Parma non deve compiere grandi interventi. E nella ripresa sono più i ragazzi di D’Aversa a cercare il pareggio che quelli di Inzaghi a inseguire il raddoppio. Gli errori di mira di Caprari, Gagliolo, ancora Caprari, ancora Gagliolo, Kucka (due volte) sono la testimonianza che il Parma è sempre rimasto dentro la partita. Non mette punti in cassaforte, ma può dire di aver affrontato a testa alta una squadra che fino alla fine lotterà per lo scudetto.
? Il Corriere dello Sport titola: "Brilla Caicedo. Lazio da scudetto. Diciotto risultati utili consecutivi: mai così nella storia biancoceleste. Adesso la vetta è solo a un punto. Il Parma ci prova fino alla fine: contestato l’arbitraggio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Sì, lo scudetto è possibile. Orgogliosa, infinita e irriducibile Lazio. Ballano e cantano i quattromila in delirio al Tardini, terra di conquista. Meno 1 dalla Juve e dall’Inter, in arrivo domenica all’Olimpico. Simone Inzaghi, vent’anni dopo, ha riacceso il sogno del popolo biancoceleste e ora può gettare la maschera. A Parma ha blindato la qualificazione Champions, salendo a +14 sul quinto posto della Roma, e si è iscritto a pieno titolo alla corsa per il tricolore con Sarri e Conte. Un altro colpo griffato Caicedo, il record strappato a Eriksson, diciotto risultati utili consecutivi come non era mai accaduto nella storia. Sembrava un sogno inimmaginabile. Si sta trasformando in una galoppata senza precedenti. Dopo il pareggio nel recupero con il Verona, la Lazio ha superato l’ultimo ostacolo della settimana più dura dell’inverno e ora, fuori dalle Coppe, potrà concentrarsi solo sul campionato, preparando una partita alla volta. Mancano quindici giornate al traguardo, diventeranno quindici finali da cuore in gola. Come ieri con il Parma, domato in fondo a 98 minuti (compreso recupero) tiratissimi. Successo limpido e meritato, nonostante la rabbia incontenibile di D’Aversa. Proteste per due rigori non concessi nella ripresa dall’arbitro Di Bello per gli interventi di Marusic su Bruno Alves e di Acerbi su Cornelius. Ha deciso il gol del Panterone, convalidato dopo il controllo Var. Il Parma avrebbe potuto riacciuffare il pari, ma è rimbalzato sul muro alzato davanti a Strakosha. Monumentale il terzetto formato da Patric, Luiz Felipe e Acerbi e nell’ultimo quarto d’ora tante, troppe occasioni per il raddoppio, sono state fallite, mantenendo il risultato sul filo dell’equilibrio sino al tentativo disperato di Kulusevski.
Pazienza. Senza Milinkovic, Radu e Lulic, con Lazzari e Correa in panchina, la Lazio ha dimostrato di essere più forte dell’emergenza e ha piegato la partita dalla propria parte con intelligenza. Tutti gli allenatori ora si ispirano al copione tattico ideato da Fonseca nel derby, ma la pressione dei tre attaccanti del Parma (Kucka su Acerbi, Cornelius su Luiz Felipe, Caprari su Patric) e la marcatura a uomo di Hernani su Luis Alberto hanno funzionato solo nei primi venti minuti. La squadra di Inzaghi ha avuto maturità e precisione per venirne a capo con pazienza. Dopo un avvio sofferto, ha ripreso a impostare da dietro e ha preso campo, sorretta da Leiva e da Acerbi, traslocato a sinistra per sostituire Radu e proteggere Jony, bravo nel palleggio. Il difensore azzurro si è quasi trasformato, per quanto spingeva, in un esterno a tutta fascia ma è stato soprattutto Luis Alberto a trovare la chiave per ribaltare il controllo in dominio. Parolo dava equilibrio accanto a Leiva, lo spagnolo andava a ricevere palla sul centro-destra (dietro a Kurtic) per sfilarsi dalle caviglie di Hernani. Se il Parma era stato pericoloso solo grazie a una punizione dell’ex Spal, la Lazio ha costruito quattro o cinque occasioni nitide prima di passare in vantaggio, grazie a un’intuizione di Luis Alberto. Il Mago ha portato palla sino a trovare lo spazio per inserirsi e crossare. Rapidissimo Caicedo a girare in rete, bruciando Darmian, il pallone sbucato dal sandwich tra Immobile, Iacoponi e Alves.
Equilibrio. Calci piazzati, gioco aereo, sfruttando una freschezza superiore nel corpo a corpo. Il Parma ha prodotto il massimo sforzo tra il 9' e il 25' della ripresa. Provvidenziale Luiz Felipe, Strakosha attento. Inzaghi chiedeva ampiezza, ma i suoi giocatori faticavano a tenere palla, perdevano i duelli, non riuscivano più a scattare. D’Aversa ha sganciato Kulusevski e ha arretrato Kucka, accentrando Hernani al posto di Brugman. Simone ha inserito Lazzari e Correa. Due cambi di livello hanno permesso alla Lazio di ripartire e ritrovare di colpo pericolosità. Radar Leiva, nonostante il giallo, contrastava. Immobile si sbatteva. Luis Alberto illuminava, creando superiorità con dribbling e cambi di passo. Il Tucu si è divorato l’ultimo passaggio per chiudere un contropiede facile più altre due occasioni, Parolo murato al tiro. Niente raddoppio. Ultime mischie da brivido. D’Aversa è esploso per la trattenuta di Acerbi su Cornelius, la parabola di Kulusevski ha sorvolato la traversa. Un altro segnale. È l’anno della Lazio.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E' un sogno immenso. È tutto verissimo. Inzaghi non sta nella pelle, vede la Juve e l’Inter a meno uno, tocca il cielo con un dito, grida la sua pazza felicità: "La classifica è sempre più bella, dice questo, che ci sentiamo all’altezza di Juve e Inter! I ragazzi stanno facendo qualcosa di incredibile". Simone ha appena stritolato di abbracci i suoi eroi davanti ai 3.500 laziali del Tardini, scatenatissimi. È sempre più l’uomo dei sogni della Lazio: "Scudetto o Champions? Abbiamo meritato di essere lì, così in alto. Mi sento di dire che stiamo tenendo il passo di Inter e Juve, se non le avessimo trovate così forti saremmo in testa noi. Ma prima di tutto voglio parlare di un’altra grande partita vinta contro un avversario non semplice". Non può più nascondersi dietro alla parola Champions e Lazio-Inter di domenica sarà una notte leggendaria: "È una vittoria che rimarrà, questa di Parma. Abbiamo avuto tanti tifosi al seguito, il primo pensiero va a loro, e con questa compattezza di squadra si va avanti. Con l’Inter sarà una grande partita, da affrontare con la serenità giusta sapendo che la cornice sarà uno spettacolo bellissimo". La Juve e l’Inter a un passo, Inzaghi rimette paura a Sarri, mette paura anche a Conte: "Siamo stati bravi a vincere la Supercoppa contro la Juve, contro l’Inter abbiamo perso all’andata, vedremo al ritorno. Affronteremo un’ottima squadra, abbiamo dimostrato di non essere da meno". Simone, dopo il gol di Caicedo, è saltato addosso al Panterone: "L’ho ringraziato, gli ho detto che dovevamo fare più attenzione su Brugman. C’è una grande alchimia con tutti i ragazzi altrimenti non avremmo potuto fare questo percorso. Stiamo facendo qualcosa di sensazionale, è merito dei giocatori e della nostra gente, non sembrava di giocare trasferta, ci hanno seguiti in massa, non ci hanno fatto sentire soli negli ultimi 10 minuti. Abbiamo un grande spirito, ce l’ha chi gioca e chi no, questo ci ha permesso di conquistare 53 punti in 23 partite. I ragazzi sono fantastici, dobbiamo continuare così". Temeva le fatiche post-Verona: "È stata la settimana più intensa da quando alleno questa squadra". Domenica sera può iniziare un nuovo campionato: "No, dovremo dare seguito a queste ottime prestazioni. Avevamo fuori 4-5 giocatori importanti, temevo il Parma". Nel finale è andato incontro a D’Aversa: "Schermaglie? No. Roberto è un amico. C’era un rigore su Correa per fallo di Darmian. Per loro c’era rammarico per la sconfitta".