31 gennaio 2019 – Milano, stadio Giuseppe Meazza - Coppa Italia, Quarti di finale - inizio ore 21.00
INTER: Handanovic, D'Ambrosio, Skriniar, Miranda, Asamoah, Gagliardini (46' Vecino), Brozovic, Joao Mario (81' Lautaro Martinez), Politano (106' Cedric), Icardi, Candreva (106' Nainggolan). A disposizione: Padelli, Berni, Ranocchia, Dalbert, Perisic, Borja Valero, Salcedo. Allenatore: Spalletti.
LAZIO: Strakosha, Wallace (70' Bastos), Acerbi, Radu, Marusic, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto (101' Parolo), Lulic (79' Durmisi), Correa (88' Caicedo), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Zitelli, Kalaj, Berisha, Badelj, Neto. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Abisso (Palermo) - Assistenti Sigg. Vuoto e Manganelli - Quarto uomo Sig. Calvarese - V.A.R. Sig. Banti - A.V.A.R. Sig. Vivenzi.
Marcatori: 108' Immobile, 120'+2' Icardi (rig).
Sequenza rigori: Brozovic (I) gol, Immobile (L) gol, Martinez (I) parato, Durmisi (L) parato, Icardi (I) gol, Parolo (L) gol, Cedric (I) gol, Acerbi (L) gol, Nainggolan (I) parato, Leiva (L) gol.
Note: espulso 90'+4' il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi, al 120'+2' Radu. Ammonito al 44' Gagliardini, al 68' Wallace, al 73' Radu, all'82' Vecino, all'86' Marusic, all'87' Milinkovic, al 96' Leiva, al 109' Immobile, al 110' Brozovic, al 118' Asamoah. Angoli 6-8. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t., 1' p.t.s., 2' s.t.s.
Spettatori: 23.408, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Sbaglia il Ninja, Lazio in semifinale. Inter brutta e senza scuse. Soffre e s'arrende ai rigori. Svanito un altro obiettivo. I nerazzurri vanno sotto ai supplementari ma recuperano al 125° minuto. Dal dischetto Strakosha para il tiro di Nainggolan, poi chiude Leiva".
Continua la "rosea": E sono tre. Le prime tre del campionato fuori da questa Coppa Italia folle ma emozionante. Dopo Juve e Napoli tocca all’Inter uscire, meritatamente come le altre due, anche se all’ultimo rigore e dopo 125’ minuti incredibili. Non poteva che essere così anche quest’ultimo quarto di finale. Sempre nel nome del centravanti: non c’è Piatek a San Siro con le sue prodezze, ma i due "9", Immobile e Icardi, protagonisti nei supplementari. La Lazio crede di aver chiuso il conto al 108’ con Immobile, Icardi la riprende al 125’ su rigore, poi dal dischetto Martinez e Nainggolan non hanno il sangue freddo e la precisione del capitano. Così è Leiva a battere l’ultimo tiro e a conquistare la semifinale con il Milan. Niente derby, ma è più giusto così. La Lazio ha cercato di vincere, aveva almeno un progetto. L’Inter no, ha solo replicato alle idee e alla migliore condizione dei rivali, s’è anche mangiata due occasioni incredibili con Candreva e Martinez, ma in realtà ha sofferto e subìto. Non è dai rigori, da questi particolari direbbe De Gregori, che si giudica un allenatore. Ma la realtà è che l’Inter ha perso anche il treno della Coppa Italia. Spalletti adesso traballa e, se c’è un fondo di verità nella passeggiata milanese di Conte, può cominciare a preoccuparsi: essere tra le prime quattro potrebbe non bastare.
La Lazio sfata il tabù delle grandi contro cui non riusciva ancora a vincere. Sono servite dieci partite. Ma chissà se l’Inter è una grande. Quella di ieri sicuramente no. Quella di ieri era l’Inter degli ultimi tempi, incompiuta, svogliata, senza idee. Entra in partita soltanto dopo un’ora, quando Joao Mario scarica il primo tiro su Strakosha. Prima, soltanto Lazio. Niente di speciale, anche perché il ritmo è più basso che contro la Juve e quindi il senso della posizione di Skriniar basta per evitare pericoli. Ma è la Lazio a comandare. E come contro la Juve tutto comincia a centrocampo, dove la differenza è abissale. Da un lato un reparto che gioca a calcio, con due registi, Leiva più arretrato e Luis Alberto che con i suoi scatti crea i break, più Milinkovic che non è continuo ma a volte ricorda quello stravalutato da Lotito. Dall’altro c’è soltanto Brozovic che deve fare per tre: Joao Mario è monotono e impreciso, Gagliardini trasparente. L’aggressione sulle fasce di Marusic e Lulic crea sempre superiorità in mezzo. Tatticamente, poi, è anche peggio: mentre Inzaghi ordina il pressing alto, l’Inter si limita ad aspettare con due linee davanti all’area, lasciando l’iniziativa. Scelta ponderata o incapacità? Il fatto è che la Lazio ha un problema simile a quello dell’Inter. Il gol. Con Icardi versione mummia, fuori dalla manovra e fuori da qualunque azione d’attacco fino al 125’, per i nerazzurri è quasi impossibile avvicinarsi a Strakosha per un’ora.
Icardi si rifà naturalmente con il rigore da capitano vero: sbagliare in quella situazione avrebbe fatto venir giù San Siro. Ma non basta. La Lazio fa di più, spesso in contropiede, ma anche Immobile – fino al gol almeno – non è in serata e soprattutto c’è un Handanovic che prende tutto. Un sussulto nerazzurro arriva dopo un’ora e qualcuno ripensa, ancora, alla Juve, quando l’uno-due di Cancelo ribaltò una partita che sembrava segnata. Ma nell’Inter non c’è nessuno che abbia gli stessi colpi, così la manovra si affida a un giropalla lento e impreciso. Candreva ha qualche spunto, Politano neanche quelli. Oltre al problema del gol la Lazio ha anche quello della resistenza. Non ha una panchina lunga, Luis Alberto non regge tutti i 90’ e senza il suo movimento qualcosa s’inceppa nella manovra. Non che l’Inter ne approfitti, ma almeno comincia a farsi più pericolosa, a costruire gioco, anche se la mira resta fallace. Luis Alberto e Immobile sono fermati da Handanovic che si supera all’89’ su Caicedo arrivato da solo al tiro. Se l’Inter arriva ai rigori è merito del suo portiere. La partita sembra non finire mai, Inzaghi perde ancora la testa e si fa espellere, i cambi fanno saltare qualunque logica nella scacchiera ma, per l’Inter almeno, incidono negativamente: gli errori di Martinez e Nainggolan la condannano. Resta l’Europa League, mentre la Lazio è alla terza semifinale consecutiva. Ora però c’è Piatek.
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio da impazzire. Ai supplementari vantaggio di Immobile, a un secondo dal termine il pari di Icardi su penalty. Alla fine decisivo un errore dagli 11 metri di Nainggolan. A San Siro si arriva fino i rigori: biancocelesti in semifinale".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: L’urlo di Leiva al decimo e ultimo rigore. Rabbia, cuore e orgoglio in una notte da romanzo. Inter gelata e piegata a San Siro. La Lazio vola in semifinale di Coppa Italia per il terzo anno consecutivo. Inzaghi, espulso per proteste ai supplementari, si regalerà la rivincita con il Milan di Gattuso. Un’impresa vera, un grande colpo, spezzato il sortilegio con le grandi dopo più di un anno di sconfitte e di delusioni. L’ha vinta con personalità e coraggio prima ai supplementari e poi ai rigori, frutto solo di un’ingenuità di Milinkovic all’ultimo secondo, in pieno recupero, quando il serbo ha provocato il rigore del pareggio firmato da Icardi. La Lazio avrebbe meritato di passare il turno già nei novanta minuti, in cui ha creato di più e cercato con ostinazione il gol, trovato solo al terzo minuto del secondo tempo supplementare con un guizzo di Immobile. Fatale l’errore dal dischetto dell’ex romanista Nainggolan. Spalletti eliminato. Gli resta l’Europa League per provare a regalare all’Inter un trofeo che manca da otto anni. Altro che turnover. Inzaghi ha recuperato Marusic e Acerbi puntando sulla formazione migliore. Formula fantasia con Luis Alberto e Milinkovic protetti da Leiva, Correa e Immobile davanti. Quando la Lazio mette tutta la sua qualità, ruba l’occhio e fa girare palla con eleganza.
Spalletti aveva perso Borja Valero nel riscaldamento e lo ha sostituito con Joao Mario. Il portoghese si alzava di più rispetto a Gagliardini per andare a disturbare Leiva, ma tutta l’Inter era raccolta dietro la linea della palla. Più 4-5-1 che 4-3-3 nonostante l’ampiezza cercata dai due esterni d’attacco. Candreva galleggiava tra Marusic e Wallace, Politano a destra sbatteva a ripetizione su Lulic. Brozovic, vertice basso, sembrava preoccupato dagli allunghi di Correa, bravo a puntare l’area. La Lazio ha dimostrato personalità, ma è quasi sempre mancato l’ultimo passaggio per arrivare davanti ad Handanovic. Luis Alberto cuciva bene il gioco, Milinkovic godeva di una certa libertà senza sfruttarla a dovere, Marusic non si vedeva, Leiva dava equilibrio e sicurezza. L’Inter faceva densità in mezzo, invitando a scaricare la palla su Lulic. Il bosniaco è andato su e giù per il campo una ventina di volte, ma sui suoi cross Skriniar non si faceva sorprendere. Spalletti lo aveva invertito di posizione con Miranda (ieri sul centro-destra). Icardi in attacco era isolatissimo, mai assistito. Ci ha provato, si fa per dire, una sola volta Brozovic da fuori (tiro alto): nei primi 45' neppure un’occasione interista. Spalletti ha provato a scambiare per una decina di minuti gli esterni e Politano, portato a sinistra, ha dato la sensazione di poter incidere. Intorno alla mezz’ora, prima con Luis Alberto e poi con Immobile, la Lazio aveva fallito due palle gol. La terza, in avvio di ripresa, è stata sventata da Handanovic.
La partita si è aperta. Spalletti aveva cambiato Gagliardini con Vecino. Inzaghi ha perso Wallace per un probabile stiramento. E’ entrato Bastos, ma stava cominciando ad affiorare la stanchezza dei centrocampisti. Su un destro di Joao Mario respinto da Strakosha, è arrivata la prima occasione nerazzurra, divorata da Candreva. L’Inter cominciava a crederci. Aveva più forza, più rabbia, più cattiveria nei contrasti. Si sono moltiplicati gli errori nel fraseggio della Lazio, costretta a rallentare il gioco per ragionare. Leiva formidabile anche in apnea a dettare i tempi. Spalletti aveva sganciato Lautaro Martinez (4-3-2-1), Inzaghi ha inserito Durmisi per Lulic e poi ha perso Correa, sostituito da Caicedo. Doppio brivido a un soffio dai supplementari. Proprio l’ecuadoriano si è divorato il colpo del ko in pieno recupero, cercando l’angolo sbagliato. Prodezza di Handanovic. La Lazio, però, è rimasta in piedi, graziata dal Toro argentino. Palla sopra la traversa dopo la respinta di Strakosha su Politano. Ai supplementari Inzaghi ha rinforzato la linea mediana con Parolo per Luis Alberto, stanco e ammonito. Spalletti aveva ancora due cambi, se li è giocati nell’ultimo quarto: Cedric per Politano e Nainggolan al posto di Candreva. Gelato da Immobile, doppio scambio con Caicedo e destro nell’angolo. L’Inter non si è arresa, ci ha creduto sino al rigore trasformato da Icardi. Sforzo inutile. Questa notte era solo della Lazio.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Eroica Lazio. Una notte infinita e da romanzo. Una partita pazzesca, giocata alla grande nei tempi regolamentari e diventata un corpo a corpo nei supplementari. Contrasti, tackle, ripartenze. Coraggio, personalità e anche un gioco bellissimo. La squadra di Inzaghi ha combattuto su ogni pallone, doveva vincerla prima, è risorta quando sembrava potesse finire al tappeto, stremata dalla stanchezza. E invece no. Il gol di Immobile, a capo di un doppio scambio con Caicedo, le ha restituito energie. La Lazio ha entusiasmato, non si è arresa neppure dopo il pareggio di Icardi sul rigore contestatissimo, quando erano scaduti o quasi i due minuti di recupero del secondo tempo supplementare. Era il centoventiduesimo. Nessuno ha avuto paura dal dischetto, neppure Durmisi, respinto da una prodezza super di Handanovic. Lo sloveno si era già superato più volte durante la partita. Simone era stato espulso per essere entrato in campo al gol fallito da Caicedo e aveva raggiunto il ds Tare e il club manager Peruzzi in tribuna, lasciando il suo vice Max Farris in panchina. Da lassù ha seguito con il cuore in gola supplementari e rigori. Eroe Strakosha, ma non solo. "Thomas ha fatto dei grandi interventi ai rigori, ma sono stati tutti bravi. Qualificazione meritatissima. Un applauso ai ragazzi. Negli spogliatoi ho fatto i complimenti a tutti, a uno a uno, compreso chi non è entrato e avrebbe meritato. La squadra ha dato e ha messo tutto quello che aveva, è stata benissimo in campo".
E’ la terza semifinale consecutiva per la Lazio di Inzaghi, specialista in Coppa Italia. Piegata finalmente una big dopo oltre un anno. "E’ una vittoria importante, pesante. Tre semifinali in prima squadra, ne avevo fatte tre anche con la Primavera. La Coppa Italia mi piace. E’ un bel traguardo. Ora però pensiamo al campionato, più avanti ci concentreremo sul Milan". E si potrà giocare la rivincita con Gattuso, che l’anno scorso lo aveva eliminato ai rigori a oltranza all’Olimpico. "E’ stata una grande partita. Vale tanto. La squadra ha dimostrato personalità. Era da vincere prima, senza arrivare ai supplementari. Handanovic ha parato tutto". Negli ultimi due giorni a Formello, forse per pretattica, aveva provato un altro tipo di Lazio con Caicedo, Berisha e Durmisi nel blocco dei titolari. Invece ha puntato sulla formazione migliore. Ci teneva alla Coppa Italia, così ha spiegato. "Perché la partita era molto importante, tutti avevano dato grandi risposte con la Juve, avevamo perso una partita giocata bene e mi sembrava avessero recuperato lo sforzo. Sono entrati positivamente anche i quattro cambi, Badelj e Berisha sono rimasti in panchina ma avrebbero meritato di entrare". Inzaghi non è entrato in polemica con Abisso. "La moviola e il Var? Non mi va di commentare, dico che probabilmente non mi era mai capitato di veder togliere un cartellino rosso già dato, ci dobbiamo abituare alla tecnologia". L’espulsione l’ha raccontata così. "Sono entrato in campo quando è capitata l’occasione a Caicedo, volevo spingerlo dentro quel pallone...". Già. E forse non ci sarebbe stato tanto da soffrire. L’ecuadoriano almeno si è fatto perdonare con l’assist a Immobile e il combattimento nei supplementari.
San Ciro a San Siro. C’è una giustizia divina e c’è un dio in terra, si chiama Immobile, veste la maglia della Lazio. I suoi gol sono memorabili, sono gol che battono tutto, le angherie, le sopraffazioni, i sospetti. Si parlerà di Immobile nei secoli laziali, dei suoi colpi, dei suoi miracoli. L’aveva vinta lui, la partita. L’aveva vinta con quel gol firmato da capitano. L’aveva vinta prima del rigore di Icardi e della roulette finale. Ma bisogna sempre fare i conti con arbitri e Var, con finali-choc, con il destino contrario, con tutto e tutti. Sogni e incubi, ingiustizie, continuano a marciare affiancati, è la storia della Lazio. San Ciro a San Siro, vincere così è ancora più bello per quanto si siano passate le pene dell’inferno. Vincere così, stando in bilico spasmodico: "Grandissima serata!", ha urlato Immobile a partita finita. E ha attaccato l’arbitro Abisso e il Var Banti, senza citarli. Una belva s’è presentata davanti ai microfoni: '"Non poteva esserci modo migliore di vincere. Ce l’avevano rubata al 120'! Non so se fosse rigore, ma dalla panchina mi dicevano che il tempo era scaduto!". San Ciro può tutto, ha imparato ad annullare le ingiustizie. Aveva segnato il gol-vittoria, ha segnato il rigore della lotteria. Ha regalato alla Lazio la terza semifinale consecutiva, non era mai accaduto nella storia biancoceleste. E’ la sesta semifinale negli ultimi dieci anni. E’ la prima vittoria contro una big quest’anno, finalmente è arrivata, finalmente si può dire. E ora, in semifinale, rivincita contro il Milan, [[l’anno scorso andarono i rossoneri in finale, vincendo ai rigori. Ciro li aspetta: "Ora sfideremo il Milan in semifinale e sarà un’altra bellissima partita. Speriamo di prenderci la rivincita dopo l’anno scorso".
Ciro Immobile, da quando è arrivato, ha allargato i confini della Lazio: "Io ci metto sempre il cuore e l’anima, quando gioco do il massimo. Giocare a calcio è ciò che volevo fare da bambino". Ciro non ha perso l’entusiasmo, non gioca mai al risparmio. Non è in un momento brillante, ha faticato in partita, ma è sempre stato lì, presente in area di rigore. Aveva iniziato sparacchiando, ha chiuso centrando la porta di Handanovic, facendogli vedere i sorci verdi, costringendolo a tuffi ripetuti, a parate continue: "Con il Napoli la sconfitta era giusta, con la Juve siamo stati penalizzati dagli episodi. Ci siamo ripresi dopo queste due cadute. Ora festeggiamo, poi testa al Frosinone". È il condottiero della Lazio. Ha vinto la sfida con Icardi, ha trionfato a San Siro. S’è preso la rivincita sull’Inter, aveva eliminato la Lazio dalla Champions, storia di maggio scorso. E’ stata vendicata anche la sconfitta dell’andata in campionato. Ciro aveva fallito il gol del raddoppio contro la Juve, s’è rifatto a Milano. I cinesi del Dalian volevano portarlo da loro, avevano offerto 60 milioni alla Lazio, avrebbero ricoperto d’oro Immobile. San Ciro non si tocca. Vuole portare la Lazio in finale, ci è già riuscito nel 2017, quando eliminò la Roma in semifinale, poi ci fu lo scontro con la Juve. Immobile corre e combatte per grandi sogni. E’ l’ultrabomber della Lazio, le ha regalato straordinarietà. I suoi gol sono una fiera d’arte. Possono battere tutto e tutti.