Domenica 15 settembre 2013 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Chievo VR 3-0 15 settembre 2013 - Campionato di Serie A - III giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Konko, Biava (15' Ciani), Cana, Cavanda (89' Keita), Candreva, Onazi, Ledesma, Lulic, Ederson (78' A. Gonzalez), Klose. A disposizione: Berisha, Strakosha, Novaretti, Vinicius, Dias, Crecco, Floccari, Tounkara. Allenatore: Petkovic.
CHIEVO VERONA: Puggioni, Sardo, Papp, Cesar, Dramè, Hetemaj, Radovanovic (59' Pellissier), Rigoni, Sestu (46' Estigarribia), Thereau (70' Acosty), Paloschi. A disposizione: Silvestri, Squizzi, Bernardini, Claiton, Lazarevic, Calello, Pamic, Frey, Ardemagni. Allenatore: Sannino.
Arbitro: Sig. Calvarese (Teramo) - Assistenti Sigg. Liberti e Meli - Quarto uomo Sig. Stallone - Assistenti di porta Sigg. Tagliavento e Ghersini.
Marcatori: 8' Candreva, 39' Cavanda, 42' Lulic.
Note: ammoniti Sestu, Ciani, Lulic, Papp e Acosty per gioco falloso, Rigoni, Sardo ed Hetemaj per comportamento non regolamentare. Angoli 3-11. Recuperi: 3' p.t., 3' s.t. Esordio in Serie A per Keita.
Spettatori: 30.000 circa con 7.099 paganti e 22.901 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio in forma derby. Chievo, così non va. In 42’ Candreva, Cavanda e Lulic travolgono Sannino. Domenica sfida alla Roma. La Nord contro la società".
Continua la "rosea": Tradizione e contestazione possono accomodarsi più in là. La vecchia Lazio di Petkovic, nel senso che è la stessa dell’anno scorso, è ben viva e lotta per restare in alto. A una settimana dal derby, e con lo scomodo Legia Varsavia al giovedì, è un bel segnale. Col Chievo, col quale all’Olimpico aveva vinto una sola volta su undici e nel lontano 2003, è quasi una passeggiata di salute, il 3-0 già in archivio nel primo tempo, i biancocelesti a segno con Candreva, Cavanda e Lulic col 100% di percentuale al tiro, quelli del Chievo a collezionare calci d’angolo (saranno 9-0 solo nei primi 45’) senza cacciar fuori un ragno dal buco. Sannino ne fa pretesto per una riflessione in positivo, fossimo in lui invece ci preoccuperemmo, non è questa la maniera di affrontare le grandi (il 2-4 interno col Napoli) e quelle come la Lazio che provano a esserlo.
Contestazione a Lotito. Era da più di un anno che la contestazione nei suoi confronti non faceva la voce così grossa. La campagna acquisti bocciata dalla gente e in qualche modo pure dal tecnico che infatti ricorre ai soliti noti scatena sotto gli occhi di un allibito Giorgio Chinaglia jr la curva: deserta per il primo quarto d’ora ma occupata da un mega striscione che dice "un altro mercato, un’altra cilecca... ma non è che ci prendi la stecca?". Quando la Nord si riempie la Lazio è già in vantaggio, complice una ripartenza sbagliata del Chievo, la palla rubata da Ederson a Radovanovic e la rapida conclusione di Candreva che si avvale della provvidenziale deviazione di Cesar. È un gol che riassume il canovaccio del match: Chievo a ruminar calcio senza mai arrivare al tiro che non sia quello, sull’1-0, di Paloschi dopo un errato disimpegno di Cavanda (bravo Marchetti), Lazio micidiale nei capovolgimenti e nell’ispirazione degli uomini assist, Ledesma per Cavanda (ma Puggioni esce male) e Onazi per Lulic. La ripresa diventa così senza storia, Marchetti continua a scaldare i guanti su Paloschi e il subentrato Estigarribia, Sannino tenta il 4-3-3 aggiungendo a Thereau e Paloschi anche Pellissier, ma i rischi maggiori continua a correrli Puggioni che oltre alla traversa di Candreva, il più bravo di tutti, si oppone a Lulic, Klose e Onazi.
Redenzione Petkovic. Torna in sé dopo le ripetute (dis)avventure bianconere e cambia cinque undicesimi della squadra asfaltata a Torino dalla Juventus. Ledesma riprende il posto troppo presto consegnato a Biglia, Biava e presto Ciani fanno compagnia a Cana al centro della difesa (mai più Novaretti), Ederson fa benino il vice Hernanes, squalificato, e Onazi aggiunge muscoli, fiato, corsa. Ne viene fuori un 4-1-4-1 che funzionerà per intero quando Petkovic, privo anche dell’infortunato Radu, girerà i difensori laterali Konko e Cavanda. Tornato a destra, Cavanda, fin lì imbarazzante, impiega un minuto per siglare il 2-0, prima rete in carriera in Serie A. Un segno del destino, come, forse, l’esordio nei minuti finali di Keita, ispano senegalese classe 1995. Capitolo Chievo. Con i corner non si va lontano. Meglio avere difese più attente e capacità di corsa, tutto quello che il Chievo qui mostra di non possedere. Anche i veneti sono quelli dell’anno scorso. E l’unico nuovo, Radovanovic, incide ma in senso negativo. Davanti, la squadra sembra attrezzata per lottare per la salvezza. Ma è necessario reimpadronirsi al più presto della propria provincialità. Altrimenti saranno dolori.
Dal Corriere dello Sport:
La partita della Lazio è cambiata intorno al trentacinquesimo minuto del primo tempo quando Cavanda, sino a quel momento schierato a sinistra, nel tentativo di riavviare l’azione, ha consegnato, nella propria trequarti l’ennesima palla agli avversari. La Lazio vinceva ma il ragazzo non ne azzeccava una nemmeno per scommessa. Si capiva che era impacciato, in difficoltà su una fascia che non è la sua. A quel punto, forse con un certo ritardo, Petkovic ha deciso che non si poteva andare avanti così. Ha spedito Konko a sinistra (posizione inusuale ma lui ha almeno l’esperienza per occultare le difficoltà) e Cavanda è tornato sulla preferita corsia destra. Un paio di minuti dopo, libero nelle gambe e nella mente ha praticamente fatto il vuoto su quella corsia esterna, cercato con un cross morbido al centro un compagno; la sfera è scivolata dall’altra parte, tra i piedi di Ledesma che da sinistra l’ha spedita a destra, dentro l’area, dove Cavanda in scivolata è spuntato alle spalle di Sestu, Dramè e Cesar, per firmare il primo gol della sua carriera. Raddoppio, partita virtualmente chiusa, soprattutto equilibrio tecnico e psicologico totalmente cambiato: la Lazio che pur in vantaggio, stentava, a quel punto è diventata padrona assoluta del campo. Basta poco, a volte.
Questa partita con il Chievo era un test impegnativo. La squadra veronese, all’Olimpico, ha sempre ottenuto grandi soddisfazioni. L’ultima vittoria della Lazio all’Olimpico risaliva alla stagione 2003-2004, al vertice del club non c’era ancora Lotito, in panchina menava le danze Roberto Mancini e in campo Mihajlovic esaltava i tifosi con le sue "bombe" su punizione. Insomma, i veneti erano, ufficialmente, la "bestia nera" dei romani. Uscire malconci da questa sfida, con il derby in arrivo, sarebbe stato decisamente di cattivo auspicio. L’infortunio di Radu (e ieri si è aggiunto quello di Biava) ha creato a Petkovic un enorme problema contro cui il tecnico bosniaco è andato a sbattere. Soluzioni non ne ha tante e ha deciso di puntare sulla freschezza di Cavanda che a sinistra perde evidentemente punti di riferimento. Contro la Roma, il rebus si riproporrà. Due le soluzioni: la conferma dell’assetto definito in corsa o abbassamento di [Lulic Senad|Lulic]]. La classifica: per non perdere di vista la "vetta", la Lazio non poteva regalare altri punti. Infine: i dubbi tattici di Petkovic. Ieri si sono riproposti. Alla fine, l’allenatore è tornato al modulo consueto, quello che i suoi giocatori conoscono e applicano meglio. Il ritorno di Ledesma ha fatto il resto: Biglia ha grandi qualità, ma in questo momento il collega italo-argentino garantisce alla squadra quegli equilibri che a lui ancora mancano.
Il risultato finale è largo e meritato. Ma occulta qualche magagna. La Lazio ieri è stata molto imprecisa, soprattutto nella propria trequarti, nella prima mezz’ora ha regalato una quantità imbarazzante di palloni agli avversari, complicandosi la vita e complicandola a Marchetti che almeno in tre occasioni (due volte su Paloschi e una su Estigarribia) è stato miracoloso (in un caso, però, forse per un cedimento a livello di concentrazione, si è fatto sfuggire un pallone che chiedeva solo di essere bloccato). Il mutamento di posizione di Cavanda, ha cambiato la partita ma l’uomo che l’ha indirizzata verso un esito felice è stato Antonio Candreva, perfetto nel trasformare in gol (con la collaborazione di Cesar, autore di un tocco che ha definitivamente spiazzato il portiere) un pallone che Ederson gli ha servito in verticale dopo averlo sradicato dai piedi di Radovanovic. Per mettere ko definitivamente il Chievo sono stati sufficienti cinque minuti, quelli intercorsi tra il gol di Cavanda (38’ del primo tempo) e quello di Lulic (al 42’ lanciato in profondità da Onazi, bruciava tutta la difesa veronese, non propriamente granitica). Il secondo tempo si è trasformato in esercizio di stile con Candreva che si dilettava in giochi di prestigio, palla al piede. Ma in vista del derby Petkovic dovrà lavorare molto perché il Chievo è una cosa, la Roma un’altra e i troppi errori concessi ieri in fase di avvio dell’azione potrebbero essere esiziali.
Dal Messaggero:
Un tris per cancellare le polemiche. La Lazio travolge il Chievo per 3-0 e, con la seconda vittoria interna in campionato, prova a voltare pagina nel movimentato avvio di stagione. Dopo il doppio ko contro la Juve e il mercato poco soddisfacente secondo i tifosi, che oggi non hanno forse scelto la giornata migliore per protestare, i biancocelesti hanno il merito di regalarsi un match tutto in discesa con un gol in avvio. Pronti, via e la Lazio sfonda con un pizzico di fortuna. Candreva entra in area e tira, una leggera deviazione di Cesar beffa Puggioni e l'1-0 è cosa fatta. Il Chievo, gelato dopo un avvio promettente, incassa il colpo e riparte. I veneti provano a fare gioco e vanno vicinissimi al pareggio al 35'. Paloschi si libera al tiro ma sbatte contro Marchetti, Thereau potrebbe ribadire in rete ma il suo tocco viene murato dal provvidenziale intervento di un difensore.
Gol sbagliato e, come da regola non scritta, gol subito. Al 38' Puggioni si esibisce in una spettacolare uscita a vuoto: volo plastico senza toccare il pallone e Cavanda, in spaccata, è bravo a insaccare sul cross di Ledesma per il 2-0. Mentre il Chievo colleziona calci d'angolo, la Lazio aggiunge un'altra rete al bottino e chiude i conti prima dell'intervallo. Un tocco di Onazi lancia Lulic in profondità, il rasoterra mancino non sembra irresistibile ma Puggioni completa il primo tempo da incubo con una deviazione ininfluente: palla nel sacco e 3-0 al 41'. Il secondo tempo è sostanzialmente inutile: il Chievo prova a costruire gioco, ma le occasioni più ghiotte capitano ancora ai padroni di casa. Al 63' Candreva offre un altro saggio delle sue qualità balistiche: destro telecomandato, la traversa nega il poker alla Lazio. Puggioni evita la goleada respingendo al 69' sulla conclusione di Lulic e subito dopo sul colpo di testa ravvicinato di Klose. Nel finale, nuove tracce di Chievo: Paloschi cerca fortuna sul secondo palo all'84', Marchetti disinnesca il colpo di testa e blinda il 3-0.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
"Un altro mercato, un’altra cilecca... ma non è che ci prendi la stecca?": la domanda della curva Nord, entrata per protesta dopo 15’ e dopo aver esploso una decina di "bomboni", è chiara. Più ironica la tribuna Tevere: "Presidente dacce n’altra gioia... ariportace Vignaroli". Nel mirino sempre Lotito, che ha replicato: "È una sparuta minoranza che non mi intimidisce. Sul mercato ho speso 28 milioni (10,5 il saldo, ndr). Questi tifosi hanno la memoria corta, cosa vogliono?". Allo stadio c’era anche il figlio di Giorgio Chinaglia: la salma è arrivata a Roma, oggi sarà tumulto nella tomba della famiglia Maestrelli.
A ben guardare, il protagonista di Lazio-Chievo è stato Giuseppe Biava. Ma come? Non è uscito al minuto 15 del primo tempo? Sì, tutto vero. Però non c’è stata una dichiarazione nel dopo partita che non facesse riferimento al derby e alle parole di Biava di venerdì scorso, a quel "la vittoria della Coppa Italia ci ha tolto la cattiveria". La Lazio si è rialzata, ora che un derby non è solo alle spalle ma pure il prossimo impegno in campionato. "Sì, il 26 maggio qualcosa ci ha tolto — ha confermato Cristian Ledesma —, prova ne siano le nostre prestazioni non all’altezza. Ma ora l’importante è voltare pagina e in campo la Lazio ha dimostrato di saperlo fare". Basta col derby, riecco il derby. Il trampolino per lanciarsi la Lazio l’ha sfruttato. "È stata una bella vittoria, soprattutto per il modo in cui è arrivata", ha aggiunto l’italo-argentino. Verrebbe da dire che la Lazio si è ritrovata proprio con titolare. E ora sarà difficile sfilargli la maglia. Non è un caso che Antonio Candreva, a chi gli chiedeva se al derby sarebbe arrivato da capitano, ha risposto con un "macché, contro la Roma giocherà Ledesma, la fascia sarà sua". E il capitano: "Occhio, perché prima del derby c’è il Legia". Legia che vale una stoccata a Totti e compagni: "Altri vorrebbero essere al nostro posto, ma in Europa non giocano...".
E sulla contestazione a Lotito: "La distanza tra tifosi è società non ci rende felici — ancora Ledesma —, ma guai a piangersi addosso". Concetto poi non così distante da quello espresso da Vladimir Petkovic, che dopo qualche stoccata ha "persino" ricevuto i complimenti di Lotito: "L’allenatore ha dimostrato grande equilibrio, bisogna fargli un plauso perché ha avuto la capacità di riassestare la squadra". E il tecnico: "Non serve a nessuno questo clima, dobbiamo tirare avanti insieme. La squadra merita e l’ha dimostrato anche stavolta". E ancora: "Ho ritrovato una Lazio che ha voglia di divertirsi e di crescere". Merito anche di Antonio Candreva: "Abbiamo sofferto nel primo tempo, poi c’è stata una grande reazione. Abbiamo riattaccato la spina, con la Juve non eravamo noi". Proprio come diceva Biava, che questa risalita rischia di perdersela: nessuna frattura al collo del piede destro, ma distorsione con edema e stampelle. Per il Legia è fuori: vederlo al derby è un’impresa.
Dal Corriere dello Sport:
L’Europa prima del derby, per chi può giocarla: "Prima c’è da pensare a giovedì, alla sfida contro il Legia Varsavia. Altre squadre non giocano in Europa, noi sì, dobbiamo capire che siamo fortunati". C’è chi può e chi non può, la Lazio può. Un derby ha regalato l’Europa ai biancocelesti e ora se la godono. E’ saggio Ledesma, è tornato al timone, ha ripreso in mano la Lazio, è una guida sicura. Chissà, l’avrà fatta involontariamente quella battuta o ha voluto solleticare i giallorossi fuori dall’Europa? Ledesma ha otto anni di Lazio sulle spalle, accantonarlo velocemente forse è stato un azzardo. Ieri s’è ripreso il suo mondo e ha fornito la ricetta-derby: "Ogni derby è una partita a sé, conosco questa partita da anni. Non conta la finale vinta a maggio, non conta cosa hai fatto in campionato, nel turno precedente. Vince chi arriva alla partita con la giusta tensione". Il derby del trionfo ha regalato l’Europa, ma s’è rivelato anche un boomerang: "Non dobbiamo arrivarci né troppo carichi né troppo molli. Non so se il derby di maggio ci abbia tolto cattiveria, ma qualcosa ha tolto sicuramente. Quando siamo tornati in campo non abbiamo giocato con la stessa concentrazione. Ma ora basta parlare di quella gara, dobbiamo pensare a quest’anno".
Una guida sicura, esperienza e quantità, un assist al bacio per Cavanda. Ledesma è tornato e si è visto: "Dedico la vittoria a Flavio e Francesco, i due gemelli che mi hanno mandato un messaggio prima della partita. E’ stato un successo importante per il modo in cui abbiamo affrontato la partita, per la mentalità espressa". La partenza è stata frenata: "Troppo contratti nel primo tempo? Non è mai facile giocare contro certe squadre, abbiamo fatto sembrare semplice la gara per i tre gol segnati. All’inizio abbiamo lavorato per trovare le misure, per non scoprirci troppo. Più che contratti eravamo attenti a evitare il loro contropiede. Cercavamo anche la prestazione ed è stata firmata". Serve continuità alla Lazio, fatica a trovarla storicamente: "Ci manca ancora continuità nelle prestazioni, quella che avevamo l’anno scorso quando riuscimmo ad ottenere 13 risultati di fila. Siamo arrivati alla partita col Chievo con due risultati negativi, non dopo 10 sconfitte di fila. E’ stato brutto il modo in cui sono arrivati gli stop, non c’è dubbio. La vittoria ci da più tranquillità...".
Ledesma in campo, Biglia fuori (per infortunio). Non si parla d’altro, il dualismo tra gli argentini rischia di diventare un rebus. Cristian non ha fatto polemiche, ha digerito le esclusioni ed è tornato in regia, non s’è sentito in discussione: "Non direi in discussione, il gruppo è ampio, la società ha preso giocatori importanti. Non bisogna pensare all’interesse del singolo, ognuno deve dare il massimo, così la Lazio può prendersi belle soddisfazioni". Il centrocampo è un reparto folto, possono essere costruite varie coppie centrali. Ledesma non ha preferenze, difenderà il posto con le unghie: "Biglia, Gonzalez o Onazi accanto a me? Cambia poco. Contano le prestazioni e come dicevo prima conta la continuità. L’importante è che la squadra dia sempre il meglio". Ledesma è un capitano vero, così si parla: "La Lazio non è Biglia, Ledesma o Onazi. La Lazio deve trovare quella mentalità che ci ha portato ad avere una continuità di risultati lo scorso anno". Continuità ed unione, questo serve. All’Olimpico l’aria era tesissima ieri...: "Sicuramente non ci fa contenti, ma ora occorre concentrarsi. Il calciomercato è finito, non serve a niente piangerci addosso. Siamo giocatori e dobbiamo pensare al campo".