7 novembre 2019 - Roma, stadio Olimpico - Europa League – Fase a gironi, gruppo E - IV giornata - inizio ore 18.55
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, Vavro (82' Berisha), Acerbi, Lazzari, Parolo, Leiva (58' Luis Alberto), Milinkovic, Jony (58' Lulic), Caicedo, Immobile. A disposizione: Guerrieri, Patric, Bastos, Adekanye. Allenatore: S. Inzaghi.
CELTIC: Forster, Elhamed (83' Bitton), Jullien, Ajer, Hayes, Brown, McGregor, Forrest (89' Bauer), Christie (76' Ntcham), Elyounoussi, Edouard. A disposizione: Gordon, Taylor, Sinclair, Morgano. Allenatore: Lennon.
Arbitro: Sig. Stieler (Germania) - Assistenti Sigg. Pickel e Gittelmann - Quarto uomo Sig. Osmers.
Marcatori: 7' Immobile, 38' Forrest, 90'+4' Ntcham.
Note: ammonito al 43' Caicedo ed al 51' Brown entrambi per gioco falloso. Angoli 8-5. Recuperi: 2' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 25.000 circa, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, un altro harakiri. Europa appesa a un filo. Gol di Immobile al 7’, poi i biancocelesti sprecano e subiscono il ritmo del Celtic che passa al 5’ di recupero".
Continua la "rosea": Un'altra beffa. Come a Glasgow, peggio di Glasgow. La Lazio cade ancora per mano del Celtic (sotto gli occhi del suo illustre tifoso Rod Stewart), come due settimane fa in Scozia. Raggiunta dopo essere passata in vantaggio e poi superata sul filo di lana (a Glasgow il gol partita era arrivato al 90’, all’Olimpico addirittura al 95’). E sempre dopo aver gettato tante occasioni per chiuderla. Il Celtic, che non aveva mai vinto in Italia, è già aritmeticamente ai sedicesimi, la squadra di Inzaghi invece dice praticamente addio all’Europa League. Solo un esile filo di speranza la tiene in vita. Per passare il turno deve battere il Cluj tra tre settimane all’Olimpico (possibilmente con due gol di scarto), poi vincere a Rennes all’ultima giornata sperando che contemporaneamente il Celtic batta i romeni in casa loro. Un filotto di risultati che definire difficile è il minimo (in Europa la squadra di Inzaghi ha perso 7 delle ultime 8 gare). E che rende ancora più amara una serata cominciata nel migliore dei modi, col solito gol di Immobile, e continuata tra amnesie, sofferenze, ma anche tante occasioni da gol create e non capitalizzate (oltre a un rigore negato dall’arbitro).
Questione di ritmo. Lazio vittima dei suoi errori, dunque, ma anche di ritmi diversi, terribilmente diversi tra le due squadre. Nella fase centrale della partita, da metà primo tempo e metà ripresa, gli scozzesi corrono al doppio della velocità, montano un pressing che toglie fiato e idee alla Lazio. Che, viceversa, quando il ritmo è più umano (nei primi e negli ultimi venti minuti di gioco) fa valere la sua maggiore qualità. Solo che la traduce appena in un misero gol, quello segnato da Immobile dopo sette minuti sul cross di Lazzari "sporcato" da Jullien. Avrebbe, la squadra di Inzaghi, la possibilità di raddoppiare con Immobile e Milinkovic prima che salga la marea scozzese, ma non lo fa. E a quel punto va in difficoltà e consente agli ospiti di riacciuffarla prima dell’intervallo con Forrest. Pari scozzese che arriva al termine di un’azione condita da una serie di errori di disimpegno da parte dei laziali, figli proprio del pressing asfissiante del Celtic. Il tecnico degli scozzesi Lennon, a sorpresa, si schiera a specchio con la Lazio. Con un 3-5-2 molto elastico, però. Christie fa il pendolo tra centrocampo e attacco e Forrest (l’autore dell’1-1) copre tutta la fascia in maniera impressionante. In mezzo Brown e McGregor sembrano in quattro. Gli scozzesi, a inizio ripresa, hanno anche l’occasione di passare in vantaggio, ma non capitalizzano le opportunità capitate sui piedi di Edouard e Forrest.
Suicidio finale. Il ritmo forsennato degli ospiti evapora a metà ripresa e consente alla Lazio di tornare in cattedra. Anche perché nel frattempo Inzaghi ha messo dentro altri due big, Luis Alberto e Lulic, rendendo la formazione (che inizialmente aveva cinque giocatori diversi rispetto a San Siro) molto simile a quella titolare. Con lo spagnolo dietro le punte la Lazio riprende il comando delle operazioni e sfiora il gol con Immobile, Milinkovic, Luis Alberto e Parolo. E si vede anche negare un rigore che - se nei gironi di Europa League ci fosse la Var - le sarebbe stato concesso. Sul tiro di Immobile Jullien respinge prima con il corpo e poi anche col braccio, l’arbitro Stieler non se ne accorge e nessuno può evitare l’errore. Il Celtic, che ha finito la benzina, dà chiari segnali di volersi accontentare del pareggio, ma in questo modo invoglia la Lazio a sbilanciarsi ancora di più, esponendosi al contropiede. Quello che concretizza la beffa arriva a pochi secondi dal gong per merito dell’ex genoano Ntcham, subentrato a Christie. A regalare la palla al Celtic è Berisha, anche lui entrato in corsa (per Vavro). Il kosovaro uscirà poi tra le lacrime. Sintesi amara della serata laziale.
? Il Corriere dello Sport titola: "Solo Ciro. L'Eurolazio quasi fuori. Immobile segna la rete numero 101 ma a decidere è un errore di Berisha: il Celtic vince con l’ex Genoa Ntcham. Dopo l’1-1 del primo tempo (scozzesi in gol con Forrest) biancocelesti sconfitti al 95’".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: La Lazio è quasi fuori dall’Europa League. Sotto gli occhi di Rod Stewart e di novemila scozzesi in festa, Lennon ha centrato un altro sorpasso in volata come due settimane fa a Glasgow e ha vinto anche all’Olimpico, celebrando la qualificazione ai sedicesimi con due turni d’anticipo. Un successo pesantissimo, firmato da Ntcham al quinto minuto di recupero. L’ex Genoa entrerà nella storia: il Celtic non aveva mai vinto in Italia. Il gol del raddoppio, favorito da un clamoroso errore di Berisha, fotografa il collasso della Lazio, stanca e troppo fragile nelle alternative. Il kosovaro, in modo inspiegabile, ha consegnato la palla a Edouard invece di lanciare verso l’area scozzese alla ricerca di una mischia disperata. Per affrontare in modo degno l’Europa, sarebbero serviti acquisti pronti dal primo giorno, non da aspettare in eterno, o un’altra panchina. Si era stirato Vavro, incerto e in costante difficoltà, e Inzaghi aveva richiamato Jony, un disastro nel ruolo di esterno a cinque, per sganciare Lulic. Luis Alberto, costretto alla panchina per gestire le energie, era entrato per sostituire Leiva, in debito d’ossigeno.
Stress. La Lazio ha pagato la fatica per la tripletta con Fiorentina, Toro e Milan. Non è bastato il gol del solito e infinito Immobile, con il fiatone nell’ultima mezz’ora. Non può certo vincere le partite da solo. Correa non era disponibile e Caicedo, dolorante alla spalla e recuperato in extremis, ha fatto semplice atto di presenza. Adekanye, la quarta punta, è un ragazzino. E’ venuto il pensiero che Simone potesse inventare qualcosa di diverso (come il 4-3-1-2 degli ultimi minuti) o avanzare Jony e giocare con una sola punta, ma nel calcio mancano le controprove e la Lazio, dopo una fase acuta di sofferenza, ha costruito nel finale le opportunità con Milinkovic, Luis Alberto e Berisha per tornare in vantaggio. Pesa il dubbio di un possibile rigore non concesso da Stieler per l’intervento con il braccio di Jullien sul tiro di Immobile. Cinismo. Non si possono cancellare i meriti del Celtic. La vera Lazio ha giocato bene solo nei primi venti minuti, poi sono venuti fuori gli scozzesi, ancora più scatenati e trascinati dalla Sud, ribollente di passione, nella ripresa. Potevano segnare in anticipo. Tante, troppe volte, non sono riusciti a finalizzare o chiudere il contropiede. Errori nell’ultimo passaggio o recuperi disperati hanno rinviato il 2-1 all’ultimo respiro. In 180 minuti hanno segnato 4 gol alla Lazio con 5 tiri nello specchio.
Lotito e Tare riflettano su come sta maturando l’esclusione: 3 sconfitte su 4 con l’identico risultato (1-2) e subendo sempre la rimonta. Segnali chiari di stanchezza. Questa squadra, ottima nei primi 13-14 titolari, sta invecchiando e fatica a reggere giocando ogni tre giorni. Ieri mancavano Radu e Marusic (infortunati) e Cataldi (squalificato). L’integralismo tattico non aiuta a gestire la rosa. Gol 101. Inzaghi era stato costretto al turnover dopo San Siro. Lennon ha ripresentato per dieci undicesimi (Hayes al posto di Bolingoli) la stessa formazione di Glasgow, ritoccando il modulo. Difesa a tre. Sono bastati sette minuti e il primo pallone buono a Immobile per sbloccare il risultato. Bellissima la girata volante del centravanti, appostato sul secondo palo come gli ha sempre insegnato papà Antonio, seduto in Monte Mario. La Lazio, trovato il vantaggio, ha pensato a congelare il gioco, nonostante ci fossero gli spazi per colpire ancora. Gli scozzesi hanno alzato il baricentro. Il pari è arrivato per la superficialità di Milinkovic, a cui Elyounoussi ha soffiato la palla, e Forrest ha fulminato il portiere albanese. Su quel gol è girata la partita. Il Celtic, un po’ come tutti i suoi tifosi, aveva molta più birra in corpo e non si è fatto scappare la qualificazione.
? Il Messaggero titola: "Lazio, doccia scozzese e l'Europa scivola via. Il Celtic vince in rimonta all’ultimo istante anche all’Olimpico: biancocelesti praticamente fuori dalla coppa. Solo un miracolo può evitare l’eliminazione".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio dice addio all'Europa League. Non per la matematica, ma per reali speranze. Serve un miracolo. Per qualif?icarsi la Lazio deve vincere le due restanti e sperare in un crollo del Cluj. Il ko contro il Celtic (matematicamente qualif?icato) e la contemporanea vittoria dei romeni trasformano il passaggio ai sedicesimi in un muro praticamente impossibile da scavalcare. I biancocelesti sono a 6 punti di distacco dal Cluj. A macchiare la settimana da Dio dei biancocelesti è ancora una volta la manona di Forster. Come all’andata strozza in gola l’urlo di gioia. All’andata bloccò un bolide di Cataldi, ieri un ricamo di Luis Alberto. Sarebbe stata la rete del sorpasso. Quella che avrebbe reso la classif?ica molto più bella. C’è anche la svista dell'arbitro Stieler a fare lo sgambetto ai biancocelesti. Manca un rigore solare sull'1-l: mano di Jullien in area su un tiro di Immobile. Nemmeno il tocco magico di Inzaghi ha effetto in una serata da incubo. Vavro si fa male e prova a pescare dalla panchina il jolly Berisha. Sarà invece la carta sbagliata: in appena 8 minuti si divora un gol e regala la palla del 2-1. Il kosovaro esce in lacrime e i compagni non riescono a consolario. Scappa negli spogliatoi al f?ischio f?inale.
Ciro come Chinaglia. Inzaghi deve rinunciare agli infortunati Correa e Radu. Opta per una squadra più muscolare con Parolo al posto di Luis Alberto. Il tecnico cerca di arginare così la f?isicità dei giocatori del Celtic. Il resto lo fanno le fasce soprattutto quella destra con Lazzari che va via in continuazione a Mc Gregor e Hayes. Da un suo cross nasce il vantaggio della Lazio. Ci ha preso gusto l'ex Spal. Statistiche da aggiornare perché è il secondo che azzecca per citare Immobile. Ciro ringrazia ancora una volta. Eccolo il gol numero 101. Ad onor di cronaca va detto che la spizzata di testa di Caicedo è fondamentale per mettere fuorigioco i difensori biancoverdi. Solo Lewandowski del Bayern ha segnato più gol (21) rispetto a Immobile (15) in tutte le competizioni contando i giocatori dei maggiori cinque campionati europei. Ciro is on f?ire. Undicesimo centro in 11 gare e soprattutto undicesimo gol nelle coppe europee, eguagliato Chinaglia. Anche se va detto che Long John li segnò in appena 4 partite: una doppietta e 3 triplette. Poco dopo ha anche la chance del raddoppio ma è bravo Jullien a fermarlo. Da qui in poi è buio.
Incubo difesa. Il Celtic reagisce di rabbia e spinge molto sulla sinistra della Lazio dove Jony e, inizialmente, Milinkovic non riescono a contenere le sfuriate di Brown e Forrest. Non a caso Inzaghi inverte subito le mezze ali dirottando Parolo da quel lato. Il risultato non cambia. Soprattutto perché dopo il gol i biancocelesti si siedono e lasciano troppa iniziativa agli avversari. Tempo di prendere le misure: Milinkovic si fa rubare palla, Acerbi, che da centro sinistra corre di più e perde lucidità, sbaglia l’intervento, Jony si fa scappare Forrest che con un diagonale pareggia. La ripresa viaggia sullo stesso spartito: Celtic aggressivo e Lazio spaesata. Caicedo in avanti non tiene mai palla e i biancocelesti fanno fatica a salire. Anche Leiva nel mezzo non ne azzecca una. Inzaghi cambia ancora togliendo Jony per Lulic e Leiva per Luis Alberto. Lo spagnolo gioca quasi da rif?initore mentre in regia va Parolo. La Lazio ritrova brillantezza ma non la fortuna. Forster si supera su Luis Alberto, Berisha si divora il gol e poi chiude da incubo regalando a Ntcham la palla del ko nei minuti di recupero.
? Il sito web Uefa.com commenta così la gara:
Lazio nuovamente beffata in rimonta dal Celtic. Proprio come due settimane fa, i Biancocelesti vengono battuti 2-1 in rimonta dagli scozzesi nel Gruppo E della UEFA Europa League e ora il cammino verso la qualificazione diventa davvero complicato. Al vantaggio iniziale firmato dal solito Ciro Immobile replica James Forrest, poi al 95' arriva come una sentenza il gol di Olivier Ntcham che condanna la squadra di Simone Inzaghi. La prima palla gol è per Jony, ma Fraser Forster - il portiere degli scozzesi - riesce a opporsi alla conclusione dello spagnolo. Dopo sette minuti la Lazio sblocca il risultato. Sul cross di Manuel Lazzari, Felipe Caicedo non riesce a impattare di testa ma sul secondo palo è appostato Immobile che fa centro di destro: per il bomber è il gol numero 101 in Biancoceleste. La squadra di Inzaghi gioca bene, va vicina al raddoppio con il centrale difensivo Denis Vavro ma poi subisce il ritorno degli avversari. Che a sei minuti dall’intervallo pareggiano. Mohamed Elyounoussi recupera un pallone e scarica per James Forrest, che controlla dopo il "buco" di Francesco Acerbi e batte in diagonale Thomas Strakosha: 1-1, la gioia dei 9mila tifosi del Celtic arrivati all’Olimpico è incontenibile. La reazione dei padroni di casa è rabbiosa: prima Forster respinge il colpo di testa di Sergej Milinkovic-Savic, poi il difensore francese Christopher Jullien salva sulla linea dopo un’uscita errata del suo stesso portiere.
L’ultima occasione è per Marco Parolo, ma il capitano manda alto di testa da due passi. Nella ripresa la squadra di Neil Lennon parte meglio. Odsonne Édouard si gira bene in area e calcia, ma Strakosha neutralizza il tentativo del francese; ci provano anche McGregor ed Elyounoussi, che però non inquadrano lo specchio della porta. Inzaghi decide di cambiare: escono Jony e Lucas Leiva, entrano Senad Lulic e Luis Alberto. La Lazio esce dal suo torpore, Immobile invoca invano un rigore per il tocco di mano di Jullien mentre Forster si oppone di istinto al colpo di testa ravvicinato di Milinkovic-Savic. Luis Alberto colpisce addirittura il palo direttamente da angolo, dall’altra parte Édouard si presenta solo davanti a Strakosha ma apre troppo il piatto e l’occasione sfuma. Il Celtic insiste, lo stesso attaccante francese calcia una punizione da posizione favorevole ma manda alto. L'occasione più ghiotta, però, è biancoceleste: Luis Alberto chiama Forster a una grande respinta, poi il pallone arriva a Milinkovic-Savic, che conclude a lato di un soffio. A questo punto il pareggio sembrerebbe scontato, ma la sorte ha in serbo un'altra crudele beffa per i Biancocelesti. Siamo ormai in pieno recupero quando, sugli sviluppi di un errore di Berisha, Édouard recupera il possesso e libera in area Ntcham, che batte Strakosha grazie a un preciso pallonetto di destro. È il gol che regala al Celtic successo e qualificazione ai sedicesimi, mentre per la Lazio, terza a quota tre punti, ora il cammino è terribilmente in salita.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Fine delle trasmissioni, o quasi. La sentenza amara è anticipata. Non basterà vincere le ultime due partite, non basterà centrare la migliore delle ipotesi, il futuro della Lazio sarà nelle mani di Cluj e Celtic all’ultima giornata, possono "biscottare". Inzaghi ha parlato senza censure, se l’è presa con l’arbitro Stieler: "Il rigore (braccio di Jullien, ndr) era clamoroso, ci avrebbe permesso di andare in vantaggio, l’arbitro ha indirizzato la partita. Ma se non segni può capitare che prendi pali e che altri errori siano decisivi. Non siano alibi". Se l’è presa con i suoi: "I gol presi, che rammarico. Non solo non abbiamo segnato il raddoppio, abbiamo commesso errori individuali gravi. La Lazio non può permetterseli!". E ha avvertito il Celtic in vista dello scontro in Romania del 12 dicembre: "Il Celtic ci ha battuto due volte quindi può vincere in Romania. Abbiamo ancora qualche speranza". Come a dire "giocatevela" e niente scherzi. Siamo ai titoli di coda o, se volete, ai soliti titoli in Europa. Non può sempre pensarci Immobile: "Non possiamo limitarci al gol di Ciro. Dobbiamo fare mea culpa, dovevamo fare di più, essere più cattivi, andava segnato il secondo gol. Abbiamo creato 23 situazioni di gioco nell’area del Celtic. C’era da insistere, ci lasciavano spazi, l’ho detto a fine primo tempo, poi ci hanno punito. Per spirito e sviluppo della partita ho comunque poco da recriminare con la squadra".
Inzaghi ha guardato in faccia la realtà, poche illusioni: "Dovremo vincere le ultime due partite e vedere cosa succede. Dopo le due gare con il Celtic siamo tornati a casa con 0 punti e probabilmente andremo a casa in Europa. All’andata ci hanno segnato attraverso giocate, stavolta per errori nostri". E’ stato dissennato l’errore di Berisha. Inzaghi prima ha parlato con tono perentorio, poi ha ammorbidito la ramanzina: "Berisha è entrato con lo spirito giusto, ha sfiorato il gol, c’è stata una super parata. Poi ha sbagliato il passaggio, altri compagni avrebbero potuto rimediare". La bilancia è cinica, pesa le differenze di qualità tra titolari e riserve: "Ma i giudizi non cambiano. Jony e gli altri impiegati in Europa hanno fatto ciò che avevo chiesto. Fare colpevoli non è giusto". La Lazio di scorta non riesce a mascherare limiti, reticenze, equivoci, turnover, infortuni: "E’ una sconfitta difficile da digerire, abbiamo messo tutto in campo, sono state spese tantissime energie. E’ l’Europa dei rimpianti, ci abbiamo messo del nostro. Spiace, dobbiamo essere più cattivi. Eravamo in vantaggio, è successo come all’andata col Celtic, la stessa identica cosa. Hanno qualità, non mollano mai, lo sapevamo". Certo, non bisogna trascurare la iella: "Caicedo e Leiva hanno stretto i denti per esserci, probabilmente non li avrei schierati se non avessi avuto Cataldi squalificato e Correa out. Ho voluto forzare un paio di giocatori, dopo le 3 vittorie di fila siamo arrivati contati. Era un girone difficile, ma ampiamente alla nostra portata".