27 agosto 2023 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, II giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Provedel, Lazzari, Casale, Romagnoli, Marusic (66' Pellegrini), Kamada (66' Vecino), Cataldi (79' Castellanos), Luis Alberto, Felipe Anderson (66' Isaksen), Immobile, Zaccagni. A disposizione: Sepe, Adamonis, Furlanetto, Patric, Hysaj, Gila, Rovella, Basic, Sanà Fernandes. Allenatore: Sarri.
GENOA: Martinez, Sabelli (85' Aaron), Bani, Dragusin, Vasquez, Frendrup, Badelj, Strootmann (69' Thorsby) , Malinovski (69' Hefti), Gudmundsson (90'+4' Jagiello), Retegui (69` Ekuban). A disposizione: Leali, Sommariva, De Winter, Aramu, Biraschi, Puscas, Fini.. Allenatore: Gilardino.
Arbitro: Sig. Marinelli (Tivoli) - Assistenti Sigg. Rossi M. e Affatato - Quarto uomo Sig. Cosso - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Meraviglia.
Marcatori: 16' Retegui.
Note: ammonito 38' Cataldi, 39' Frendrup, 61' Malinovski, 90'+2' Pellegrini, 90'+2' Zaccagni, 90'+4' Immobile . Angoli . Recuperi: 6' p.t., 9' s.t.
• Il Corriere dello Sport titola: "Retegui lascia Sarri a zero. L’attaccante del Genoa vince la sfida "azzurra" con Immobile. Ciro sfortunato: sulla traversa l’occasionissima del pari. Lazio sconfitta all’Olimpico: secondo ko in due partite".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Zero punti. Non è lei, non è la Lazio. Il Genoa, splendidamente disposto da Gilardino, l’ha rosolata sul piano fisico e a livello tattico. Il gol di Retegui è con dedica a Spalletti, ha vinto lui il derby "azzurro", metteva in gioco i gradi di centravanti d’Italia. Immobile, ahilui, è sembrato più solo di un naufrago e non è più baciato dalla sorte. Ha chiesto un rigore e ha spedito sulla traversa l’occasionissima del pareggio. Ritardi di mercato, crack del gioco e passo greve condizionano la squadra di Sarri. Molto, troppo, è cambiato senza Milinkovic, nei rapporti di forza che coinvolgono il trio di centrocampo (Kamada-Cataldi-Luis Alberto). Ma non è l’unica motivazione della partenza-incubo (due ko). Mau, la 100ª con la Lazio, se la ricorderà. Ai problemi di inizio anno s’aggiunge la solita considerazione: gli schemi spaziali diventano, al cospetto di avversari tosti, scodelle vuote. Non è stata una Lazio presuntuosa, è stata una Lazio con tutte le sue debolezze.
Le scelte. Gioco e cuore battevano al minimo. Il primo tempo, di rara bruttezza, è stato un pianto fino al 40', quando si è gridato al rigore su Zaccagni, il contatto con Bani c’era. Qua la mano, Gila. Sarri è uscito schiantato dalle mosse iniziali del tecnico del Genoa. L’ha sorpreso col cambio di modulo e ha fissato marcature severe. È passato dal 3-5-2 al 4-3-2-1. Badelj s’è abbattuto su Cataldi, è stato bravo a recuperare e a pompare palloni. Strootman s’è incollato a Luis Alberto, solo nel secondo tempo menestrello. Frendrup ha avuto vita facile con Kamada. Il giapponese cerca la profondità, ma non salta mai l’uomo ed è fuori forma. Malinovskyi (esordio lampo) e Gudmundsson hanno scortato Retegui, palla alla Lazio s’abbassavano e si allargavano nel 4-5-1 per schermare Marusic e Lazzari, i terzini confermati da Mau (in difesa ha cambiato solo Casale per Patric). Gudmundsson, col suo tremendismo naif, è stato immarcabile. Al contrario, Badelj non era mai pressato e i terzini di Gilardino (Sabelli a destra) e Vazquez (adattato a sinistra) nel primo tempo hanno cancellato Zaccagni e Felipe Anderson. Il Genoa ha avuto personalità per giocare. Pressing, velocità, cuore, tiri: è manca tutto alla Lazio. I rossoblù, dopo un minuto, avevano già battuto un angolo.
Dopo 3 sullo score c’era già un tiro di Retegui, incornata a salve davanti a Provedel. Dopo altri 9 minuti è stato Vazquez a colpire il palo. La difesa della Lazio, un blocco di marmo. Il gol è toccato a Retegui. Palla regalata da Kamada, recuperata da Gudmundsson. Badelj s’è inventato un lob per lanciare l’islandese. Il cross è stato respinto da Romagnoli, il tiro di Frendrup da Provedel. È finito sulla testa dell’argentino. Controllo Var, Retegui era tenuto in gioco da Marusic. La Lazio s’era fatta segnalare solo per il rigore chiesto da Immobile (contatto con Dragusin). Ecco i sussulti del 40'. Si sono accesi Lazzari, Felipe e Zaccagni. Dopo un’azione tamburello è nato il contatto Bani-Zaccagni, per Marinelli (arbitro) e Mazzoleni (Var) nessun rigore. È esplosa la furia della Lazio e di Sarri. Kamada è stato murato da Bani. Luis Alberto ha tentato l’arabesco su angolo. Il primo tempo s’è chiuso dopo 6 minuti di recupero, con 0 tiri nello specchio per la Lazio, il 69 per cento di possesso palla, scaramucce e popolo in subbuglio.
Il rientro. La ripartenza è stata promettente, ma vana. Luis Alberto e Zaccagni ci hanno provato. Retegui non è arrivato sul pallone del raddoppio. Ciro ci ha provato con la punta dopo un rinvio sballato di Dragusin. Sarri ha chiuso con Pellegrini, Vecino, Isaksen e Castellanos nel 4-4-2. Gila ha risposto con Thorsby, Hefti ed Ekuban al posto di Retegui. È finita al 98' dopo assalti senza speranze, con il 75 per cento di un possesso palla vuoto e 15 angoli inutili.
• Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano: .
• Il Tempo titola: .
Prosegue il quotidiano romano: .
• La Gazzetta dello Sport titola: .
Continua la "rosea":
• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Inchiodati allo zero, fa male alla classifica e al morale: "In questo momento sono un attimino in difficoltà. Sono un difensore centrale che gioca a centrocampo...". Maurizio Sarri, in conferenza stampa, ha fotografato la situazione della Lazio: il ritardo di condizione dei nuovi acquisti e anche le sue caratteristiche: "Come organizzatore di squadre sono uno dei più forti d'Italia. Come tempi di inserimento, invece, uno dei più lenti d'Italia. È così... Però il risultato con il Genoa è bugiardo e ci condanna". Predica comunque calma, il tecnico biancoceleste, forse per non affossare il morale. Ma la delusione per i primi 180 minuti non si consuma velocemente come le sue sigarette: "L'inizio è stato brutto, la squadra era nervosa e timorosa, sono stati persi tanti palloni in costruzione. Dopo 20 minuti ho visto l'atteggiamento giusto. Ci abbiamo provato senza sufficiente qualità. I giocatori che ci fanno vincere le partite, oggi, fanno fatica a saltare l'avversario".
Timori. Le preoccupazioni sono per le conseguenze emotive dei due ko. La prossima è in casa del Napoli: "Bisognerà essere squadra. Ora non dobbiamo entrare in un trend mentale negativo. Dopo Lecce era giusto arrabbiarsi, quella è stata una partita apatica. Contro il Genoa abbiamo sbagliato 20 minuti, poi abbiamo concesso poco. Sotto tanti punti di vista è un passo enorme in avanti. Non basta, ma è una buona base". Per il tecnico sono mancati soprattutto gli spunti di Felipe Anderson e Zaccagni: "Siamo abituati ai nostri esterni che saltano l'uomo con frequenza. Le questioni contrattuali? Se pensassi a tutte queste cose, non farei più il mio lavoro. Felipe non lo vedo turbato, può essere che sia solo un discorso di condizione. Vediamo che succede con la concorrenza, chi ha carattere. C'è chi ha le palle e accetta di mettersi in gioco, altri vogliono la maglia "lavata" a casa".
I nuovi. Gli assalti finali non sono serviti: "Ho provato con i due attaccanti, Castellanos è forte nel gioco aereo. Sinceramente tornassi indietro non lo rifarei, ci siamo snaturati, non siamo abituati alle due punte". Sarri ha ribadito la necessità di puntare sul collettivo: "Se giochiamo da singoli non siamo competitivi, se lo facciamo tutti insieme lottiamo a grandi livelli. Nessuno cerca alibi". I nuovi vanno aspettati, troppo complicata la loro estate per spiccare subito: "Kamada è difficilmente valutabile, ha iniziato ad allenarsi 12 giorni fa, sarebbe come giudicare uno il 20 luglio. Ha qualità nel palleggio e buoni tempi di inserimento, si vede. Appena crescerà di condizione sono convinto che per noi sarà un giocatore forte. Pellegrini era un fuori rosa della Juve, Rovella ha avuto un infortunio, Isaksen stava bene, ma è stato sfiancato dai 39 gradi di Roma. Tante difficoltà che possono influire".
Innesto. Guendouzi è in arrivo, può dare una mano fisica e caratteriale: "Porta energia, quando l'ho visto in Inghilterra era uno di grande carica nervosa e mentale. Vediamo se la trasmette. Ha dinamismo, non è un fine palleggiatore, uno così a centrocampo ci mancava". Tornando alla gara, Sarri se l'è presa con l'arbitro Marinelli per le concessioni al Genoa: "Il rigore su Zaccagni mi sembra ci fosse. L'assurdità è non richiamarlo al Var per rivederlo. E poi non si può concedere 1 minuto e 10 secondi ogni volta per rinviare dal fondo, dando poi 7 minuti di recupero. Lasciamo stare...". Meglio non pensarci, come per la classifica.
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Il Mago stavolta ha predicato senza spazientirsi, ha imbucato senza lamentarsi, ha tentato di trascinare i suoi compagni in un assalto frenetico mentre loro restavano impantanati tra muscoli pesanti e idee confuse. Ma la Lazio ha perso di nuovo, la sua gente l’ha travolta di fischi, e Luis Alberto a fine gara ha voluto condividere colpe e responsabilità coi colleghi anche in una notte nella quale ha fatto probabilmente tutto ciò che era nelle sue corde per invertire la rotta. "Abbiamo fatto un disastro. Tutti quanti" è l’analisi spietata e sincera dello spagnolo, uno di quelli messo spesso in croce per la sua propensione al pensiero individuale e che invece si è presentato ai microfoni nel delicato post gara parlando con pacatezza, lucidità e determinazione, rappresentando il gruppo. E invece, il leader che non t’aspetti esce proprio nei momenti bui: "Nei primi 20 minuti abbiamo lasciato giocare troppo il Genoa, poi siamo cresciuti e quando perdi così alla squadra che puoi dire? A Lecce era giusto fischiare e ammazzare tutti, stavolta no. E non me la sento di prendermela con i nuovi perché il problema se perdiamo è di tutti. Ora però non deprimiamoci".
Critiche. Dire che Luis non abbia gradito la tattica di Gilardino è un eufemismo: "Si sono messi in undici davanti alla porta, con una sola rete sono sicuro che avremmo dato il via alla rimonta". E lo stesso vale per l’arbitraggio di Marinelli: "Per me quello su Zaccagni era rigore, si è capito in diretta e più lo rivedo più mi sembra netto. L’arbitro non è andato a vederlo al Var e solo lui sa perché. Ora non voglio più parlarne, perché altrimenti mi prendo una squalifica. Pensiamo al futuro perché ora ci aspettano partite davvero difficili". Quello dei biancocelesti era infatti considerato un inizio abbastanza soft (Lecce e Genoa), le prossime due gare saranno invece la visita ai campioni d’Italia del Napoli (sabato) e poi la trasferta a Torino contro la Juve dopo la sosta. "Partite tostissime - ha aggiunto il Mago - ma è nostro dovere cominciare a vincere. Sono certo che torneremo presto la Lazio che l’anno scorso per 3-4 mesi ha fatto divertire tutti". La riflessione conclusiva sugli ultimi arrivati è sembrata quasi una carezza d'incoraggiamento: "Kamada viene da una squadra che giocava diversamente da noi e mi piace la sua intelligenza. Lui, Taty e Isaksen hanno bisogno di tempo". Parole chiare, pronunciate con realismo.
Casale. La riflessione a fine gara di Casale, invece, si è trasformata presto in una sorta di appello all’umiltà perduta della squadra di Sarri: "È sicuramente un momento difficile, bisogna tornare velocemente coi piedi per terra, cancellare la stagione passata, non pensare che siamo arrivati secondi perché siamo stati dei fenomeni. Bisogna cercare di pensare anche che magari qualche squadra l’anno scorso ha toppato...". Al triplice fischio la Curva Nord ha chiesto al gruppo: "I tifosi ci hanno detto di non mollare - ha raccontato ancora il difensore ex Verona - e che sono sempre con noi. Siamo arrabbiati noi, figuriamo loro".