Domenica 29 settembre 2013 - Reggio Emilia, Mapei Stadium-Città del Tricolore - Sassuolo-Lazio 2-2 29 settembre 2013 - Campionato di Serie A - VI giornata - inizio ore 15.00
SASSUOLO: Pegolo, Marzorati, Bianco, Acerbi, Schelotto, Kurtic (75' Laribi), Magnanelli, Missiroli, Ziegler, Zaza (80' Alexe), Berardi (63' Floro Flores). A disposizione: Pomini, Rosati, Pucino, Longhi, Masucci, Rossini, Farias. Allenatore: Di Francesco.
LAZIO: Marchetti, Cavanda (75' Cana), Ciani, Dias, Pereirinha, Ledesma, Candreva, Onazi (46' A. Gonzalez), Hernanes, Ederson (63' Biglia), Floccari. A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Vinicius, Lulic, Felipe Anderson, Keita, Perea. Allenatore: Petkovic.
Arbitro: Sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Grilli e De Luca - Quarto uomo Sig. Ghiandai - Assistenti di porta Sigg. Borriello e Fabbri.
Marcatori: 50' Dias, 54' Candreva, 55' Schelotto, 77' Floro Flores.
Note: ammoniti: Zaza e Floro Flores per comportamento non regolamentare, Schelotto e Pereirinha per gioco scorretto. Angoli 11-4. Recuperi: 3' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 10.000 circa con 2.892 paganti (incasso 32.525 euro) e 7.795 abbonati (quota 85.410 euro).
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio scappa. Il Sassuolo sfrutta bene 'l’X factor'".
Continua la "rosea": Conferme del giorno: il vero Sassuolo è molto più simile a quello che ha pareggiato non casualmente a Napoli che a quello tramortito a forza di schiaffi dall’Inter; della vera Lazio invece non si hanno ancora notizie, perlomeno in trasferta: una vittoria in tutto il 2013, in questo campionato un punto in tre partite, con 8 gol subìti. Se la squadra di Di Francesco sembra essersi ritrovata anzitutto a livello fisico e caratteriale e poi attorno a un’idea di gioco marchiato 3-5-2 che le ha ridato sicurezze proprio per la sua linearità, quella di Petkovic sembra procedere per tentativi, con un calcio ancora molto confuso e limiti di tenuta che forse sono anche mentali: in vantaggio di due gol in trasferta, non solo ha rianimato subito il Sassuolo invece di staccargli del tutto la spina congelando il risultato, ma proprio in quel momento è quasi sparita dalla partita. Che ha rischiato di perdere, visto che è stata graziata due volte: già prima del 2-2, al minuto 16, per un possibile rigore non concesso al Sassuolo (Berardi accentua la caduta, ma Ciani lo tocca) e poi nel finale, al 38’, quando Floro Flores in faccia alla porta si è fatto ipnotizzare da Marchetti.
Era successo il contrario 6’ prima, quando una gran botta dell’attaccante su punizione aveva sorpreso il portiere sul suo palo e rimesso in linea di galleggiamento la partita, già riaperta da Schelotto di testa su corner di Kurtic. Così il Sassuolo aveva saputo rialzare la testa appena un minuto dopo aver preso il secondo colpo di un uno-due che in 5’ scarsi la Lazio sembrava aver assestato alla partita: testa di Dias e sinistro da venti metri di Candreva carambolato sul palo. È stato lì che la partita si è accesa come un cerino, dopo un primo tempo comunque marcato più Sassuolo che Lazio: per una doppia occasione firmata Zaza (traversa e sinistro fuori di poco), ma anche per un diverso ritmo imposto alla partita e soluzioni meno estemporanee.
Magnanelli è la mente che inizia a creare (non a caso Petkovic ha provato a spedire sulle sue tracce Onazi), Berardi l’ago della bilancia di un tourbillon offensivo che vive anche del grande movimento di Zaza e delle incursioni di qualità di Kurtic. Dall’altra parte, la Lazio do Brasil ha ballato un samba molto scomposto: Ederson ha giocato una partita tutta sua perché in realtà è sembrato andare per i fatti suoi, vagando per un’ora alla ricerca di un ruolo o comunque di una posizione; ma anche Hernanes è sembrato l’ombra di se stesso, e questa Lazio non può permetterselo, tanto più se priva di Klose. Petkovic ha provato a girare e rigirare la squadra come un calzino, le ha cambiato faccia almeno quattro volte, ha addirittura chiuso con una difesa a tre, segnale più di prudenza che di voglia o speranza di sparigliare il mazzo: quel Sassuolo in formato assedio finale puntava a vincere e tutto sommato non avrebbe rubato nulla.
Dal Corriere dello Sport:
Alla fine a qualcuno è venuto anche il mal di testa. Mai visti tanti giri, tanti cambiamenti, tanti ribaltoni in 90 minuti. Giocatori che volavano da una parte all’altra del campo, moduli che si sovrapponevano uno sull’altro e movimenti che alla fine non tornavano più. Il generale Vlad alla fine sarà stato esausto, ma i suoi giocatori ancora di più. E’ partito con il solito modulo, con Ledesma davanti alla difesa e con Floccari prima punta. Dopo un quarto d’ora ha capito che concedere così tanto spazio a una mente illuminata come Magnanelli lo avrebbe portato a una probabile sconfitta, così ha messo Onazi al centro, a guardia del regista del Sassuolo, spostato Ledesma a destra, arretrato Hernanes e avanzato sia Candreva (a destra) che Ederson (a sinistra). Dal 4-1-4-1 al 4-3-3, in questo modo la Lazio ce l’ha fatta a reggere fino alla fine del primo tempo, anche se il gioco, o almeno la parte più bella e organizzata del gioco, era quasi esclusivamente di fonte emiliana. A inizio ripresa, Petkovic ha pensato di portare un po’ più di corsa in campo, ha tolto Onazi (che non era fra i peggiori) e messo Gonzalez sulla fascia sinistra. Sono rimasti due mediani sudamericani davanti alla difesa, ma mentre Ledesma era nel posto suo, Hernanes ha continuato a cercare se stesso senza mai trovarsi, così come Ederson diventato trequartista alle spalle di Floccari. Eppure, proprio in quella complicata situazione di gioco la Lazio ha segnato due gol. Certo, due colpi isolati, uno su angolo e l’altro con una botta da fuori area di Candreva, ma era comunque sul 2-0.
Il 2-0 laziale ha avuto però vita breve (una manciata di secondi) e sul 2-1 Petkovic ha cominciato a mettere dentro giocatori utili a difendere o a tenere palla. Ha inserito Biglia per dare vita al quarto modulo, il 4-3-2-1, con lo stesso argentino accanto a Ledesma ed Hernanes. La Lazio era senza forza e nonostante la presenza contemporanea di tre palleggiatori non aveva quasi più la possibilità di arrivare in zona-gol. Non teneva palla e stava mancando completamente Floccari. Petkovic era sempre più preoccupato, la Lazio stava perdendo colpi. Mentre Di Francesco metteva dentro gente fresca e rapida (Floro Flores e Laribi), il tecnico laziale non riusciva a venire a capo del gioco in una partita che pure stava vincendo. E proprio per difendere il 2-1 ha pensato alla difesa a 3 con Cana. L’albanese è entrato al 30' del secondo tempo, Floro Flores ha pareggiato due minuti dopo. A quel punto, aveva poco senso quella difesa così corposa, col trio Ciani-Cana-Dias. In quella giostra infinita di cambi, non si è capito perché il tecnico non abbia preso in considerazione Lulic, magari solo per dare un po’ più di copertura a Pereirinha che a sinistra, quando veniva attaccato, non prendeva palla.
La Lazio non aveva più un orientamento, una logica, un’idea d’insieme. Continuava a sopravvivere con gli spunti di Candreva e ha perso tutte le speranze di prendere i 3 punti al 39' del secondo tempo quando Pereirinha ha cominciato a toccarsi l’inguine. Voleva uscire, ma i cambi erano già esauriti e Petkovic gli ha chiesto di stare in campo. Ha fatto arretrare Floccari e piazzato il portoghese al centro dell’attacco, unica punta di una squadra che non aveva più né capo, né coda.
Da La Repubblica:
Una Lazio stanca e confusa si fa rimontare due gol dal Sassuolo, decisamente rigenerato dal pareggio di Napoli. E le va anche bene, perché gli emiliani avrebbero meritato la vittoria. I biancocelesti soffrono le assenze (sei infortunati più Mauri), la condizione atletica precaria (tanti impegni e giocano più o meno sempre gli stessi) e i cambi di moduli imposti da Petkovic: parte con il 4-3-3, vira sul 4-2-3-1 e chiude con la difesa a tre. Poi c’è una questione di stimoli: "Manca la giusta cattiveria, dobbiamo dare di più", urla il tecnico. Preoccupante la prestazione di Floccari, nullo per la quarta gara consecutiva, e l’involuzione di Hernanes, mai in partita. Fallito il tentativo di coesistenza con Ederson, deludente pure lui. Il gioco è un’improvvisazione continua: palla a Candreva e speriamo bene, questo il tema tattico. Quando poi sbaglia anche Marchetti (sulla punizione del 2-2, un destro da lontanissimo di Floro Flores), allora vincere in trasferta diventa impossibile: un solo successo nelle ultime 13 partite fuori casa. Un’immagine eloquente: nel recupero, il portiere della Lazio che perde tempo nella rimessa. Come dire che a quel punto, con il Sassuolo arrembante e i biancocelesti boccheggianti, il pareggio andava bene agli uomini di Petkovic.
Lo scorso anno, di questi tempi, la sua corazzata — a Reggio Emilia in certi momenti sembrava una zattera in balìa delle onde — non si sarebbe fatta rimontare due gol dall’ultima in classifica: "Una grande squadra, come dovrebbe essere la Lazio (significativo il condizionale, ndr), non può non vincere quando va sul 2-0. È solo colpa nostra, un segnale allarmante", bofonchia il tecnico. Ma anche lui non è riuscito a dare un’identità tattica alla Lazio. E nemmeno le motivazioni adeguate, a quanto pare. Dall’altra parte, invece, un Sassuolo vivo: ha solo due punti ma se continuerà a battersi con questa determinazione può sperare nella salvezza. Decisivo il cambio tattico dopo i sette gol presi dall’Inter: dal 4-3-3 al più solido 3-5-2. E là davanti c’è Zaza — in comproprietà con la Juve — che è sempre pericoloso: al 26’ colpisce la traversa con un bel colpo di testa. Nel primo tempo un paio di occasioni per parte, ma il 4-3-3 di Petkovic proprio non convince. Meglio a inizio ripresa con Ederson trequartista: segna due volte nel giro di 4 minuti, la Lazio, con Dias (testa su corner) e il solito Candreva (sinistro da fuori). Sembra fatta, invece un minuto dopo Cavanda si perde Schelotto su angolo e riapre i giochi. Poi, al 31’, la frittata di Marchetti sulla "maledetta" di Floro Flores. Che al 38’ può addirittura firmare il sorpasso: si presenta da solo davanti al portiere, ma il vice-Buffon torna a fare miracoli e salva. Alla fine, Petkovic non infierisce su Hernanes: "Deve ritrovare il sorriso". Come la Lazio tutta.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
"Ci sono tanti problemi da risolvere, tante cose su cui riflettere". Così parlò Petkovic negli spogliatoi del Mapei Stadium. Una disamina lapidaria e dura della situazione della Lazio. La settimana cominciata con la delusione-derby e proseguita con la rigenerante vittoria sul Catania è finita con un nuovo passo falso. Un pareggio, quello ottenuto sul campo del Sassuolo, che sa di sconfitta sia per l’andamento della gara (Lazio in vantaggio di due gol e poi rimontata fino a rischiare la sconfitta) sia per l’atteggiamento della squadra, decisamente al di sotto delle aspettative. "Alla fine il risultato è giusto — si arrende all’evidenza il tecnico —. Anzi, dobbiamo ammettere che il Sassuolo ci ha messo in grande difficoltà, confermando di essere una squadra più forte della sua classifica". Risultato giusto, dunque, ma con tanto rammarico perché se al 10’ della ripresa sei in vantaggio di due gol alla fine non puoi non recriminare. "Ma è solo colpa nostra — dice, sconsolato, Petkovic —. Ancora una volta abbiamo dimostrato di avere poca fame e di pagare i cali di concentrazione. Sono caratteristiche con le quali dobbiamo convivere? Spero di no. Certo, quando si gioca ogni tre giorni, è più facile che ci siano problemi di questo genere. Specie, poi, se si deve anche fare i conti con tanti infortunati, come sta capitando a noi".
E Petko qui mette il dito nella piaga. Perché per un Biglia ritrovato c’è un altro nuovo infortunato. A bloccarsi è stato Bruno Pereirinha, rimasto in campo nei minuti finali nonostante un problema muscolare ("nell’ultimo quarto d’ora è come se avessimo giocato in dieci", sottolinea l’allenatore). Da valutare anche le condizioni di Onazi, uscito nell’intervallo per una contusione. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno è quantomeno arrivato il primo punto fuori casa dopo i k.o. con Juve e Roma. In realtà, anche a Reggio Emilia la squadra di Petkovic ha confermato le sue difficoltà ad imporsi lontano dall’Olimpico (in campionato una sola vittoria esterna in tutto il 2013). "Adesso — chiosa il tecnico — l’importante è ritrovare subito gli infortunati. E pensare a una partita alla volta, senza porci obiettivi a lunga scadenza". Recuperare gli assenti ed anche qualcuno che non sta dando ciò che ci si aspetta. "Hernanes deve ritrovare il sorriso — ammette Petkovic —, ììquando avrà di nuovo la voglia di divertirsi tornerà quello che abbiamo sempre ammirato".
Un pareggio che scontenta (quasi) tutti, ma sul quale alla fine sono tutti (o quasi) d’accordo. Eusebio Di Francesco, per esempio, recrimina "su certe occasioni non capitalizzate e su certi episodi poco chiari (il contatto in area Ciani-Berardi sullo 0-0, ndr). Meritavamo la vittoria e meritiamo più rispetto", protesta l’allenatore del Sassuolo, che poi applaude la squadra: "Sul 2-0 per la Lazio si era fatta dura, siamo stati capaci di raddrizzare la partita grazie a una grande prestazione, frutto di un atteggiamento positivo". E pensare che, sette giorni fa, la formazione emiliana era stata seppellita dai gol dell’Inter. "Proprio da quel 7-0 siamo ripartiti per risalire la china. Cosa è cambiato? La nuova disposizione tattica ci ha aiutato, ma la cosa più importante è stato il diverso atteggiamento in campo. Siamo tornati ad avere fame". Già, la fame. Quella che, secondo Petkovic, è mancata alla Lazio. "E non è la prima volta che accade — si rammarica il tecnico laziale – sul 2-0 ci siamo rilassati e abbiamo peccato di concentrazione. Alla fine il risultato è giusto, anche perché il Sassuolo ha confermato di essere un’ottima squadra e noi eravamo con gli uomini contati. Non è possibile farsi rimontare dopo essere stati in vantaggio di due gol. Pur avendo giocato sottotono avremmo dovuto portare a casa i tre punti".
Dal Corriere dello Sport:
Aveva la stessa immagine della Lazio. Vuoto, fiacco, senza cattiveria. Incapace di dare spiegazioni o forse deciso a mascherarle, evitando di spiegare sul serio cosa stia succedendo a una squadra irriconoscibile. Un disagio profondo, non solo figlio degli episodi e delle assenze che hanno mutilato il reparto arretrato. Petkovic è stato sulla difensiva anche nelle interviste. E’ stata una figuraccia. Ha rischiato di perdere nonostante la partita, dopo un primo tempo orrendo, si fosse incanalata nel verso giusto. Sopra di due gol, s’è fatto rimontare dal Sassuolo e se non ci fosse stato Marchetti avrebbe perso in un finale di partita rovinato, giocato con Pereirinha (sospetto stiramento) centravanti e tre sostituzioni già fatte e forse neppure indovinate. Questo pareggio ha il sapore di una rumorosa sconfitta, perché di questo si tratta. Il tecnico di Sarajevo era moscissimo davanti alle telecamere. "Penso che alla fine il pareggio sia stato giusto. Ci hanno creduto di più, dimostrando che quel risultato con il Napoli non era casuale. Certo, sul 2-0, una squadra come la Lazio non può e non deve farsi rimontare. Complimenti al Sassuolo, ma ci sono anche i demeriti. E’ colpa nostra se non abbiamo vinto. Paghiamo tutte le mancanze di concentrazione".
Già nel primo tempo era stata una brutta partita. Il Sassuolo era superiore dal punto di vista fisico, arrivava per primo sul pallone e dominava sulle corsie esterne. Petkovic ha provato a giustificarsi. "Abbiamo avuto qualche difficoltà, subendo fisicamente, forse perché era la quinta partita di fila per diversi giocatori. Dovevo metterne a riposo un paio pensando all’Europa League e ne abbiamo tanti fuori per infortunio. In momenti di scarsa brillantezza, dovremmo essere più cinici. Invece facciamo errori che incidono sulla stabilità della squadra, perdiamo palloni che portano caos e sfiducia". Non può essere solo questa la spiegazione. "E’ mancata anche un po’ di cattiveria. Purtroppo ci siamo ritrovati a giocare il finale di partita in dieci perché si è fatto male Pereirinha. Sono convinto che al completo, quando recupererò tutti, faremo meglio". Hernanes ha bucato un’altra partita. "Tutti avrebbero potuto dare di più, non solo lui. Sta andando a sprazzi, non ha ancora trovato il ritmo. Deve crederci di più, come succedeva l’anno passato. Deve ritrovare il sorriso giocando, soltanto così potrà tornare a esprimere il proprio gioco".
Lotito è filato via dallo stadio appena è finita la partita, non ci sono stati confronti con il tecnico bosniaco e il silenzio può pesare più di qualche rilievo sulle scelte di formazione e sui punti già persi per la strada. La società non ha messo in discussione l’allenatore, non è nello stile e nella filosofia del presidente (un solo esonero in nove anni): è un momento complicato, con l’unione e la compattezza la squadra e lo staff riusciranno ad uscirne. Petkovic era attonito. "Il gol di Schelotto è arrivato troppo presto, subito dopo il raddoppio di Candreva, e ha messo le ali al Sassuolo. Non vedo presunzione, solo deconcentrazione". Ha respinto l’ipotesi di una squadra sulle gambe, poco preparata fisicamente. "Abbiamo sofferto troppo nel gioco aereo, dovevamo essere più attenti sui calci piazzati. Credo più alla convinzione, alla voglia di portare a casa il risultato. E’ un problema di concentrazione. Con squadre così motivate come il Sassuolo, basta il 10 per cento in meno per entrare in difficoltà". Un allarme serio per la stagione. "Non è facile cambiare mentalità. Alcune scelte le ho dovute fare perché si gioca ogni tre giorni. Non siamo freschi. Con tanti assenti, mancano ricambi e concorrenza. C’è tanta delusione, ma dobbiamo andare avanti. Ora ci aspettano altre due partite con Trabzonspor e Fiorentina".