7 ottobre 2018 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, VIII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Wallace (57' Luiz Felipe), Acerbi, Radu,Marusic, Parolo, Leiva, Milinkovic, Lulic, Immobile (85' Berisha), Caicedo (53' Correa). A disposizione: Proto, Guerrieri, Bastos, Caceres, Patric, Cataldi, Badelj, Murgia, Luis Alberto. Allenatore: S. Inzaghi.
FIORENTINA: Lafont, Milenkovic, Pezzella, Hugo, Biraghi, Benassi (46' Fernandes), Veretout, Gerson (64' Eysseric), Chiesa, Simeone, Pjaca (80' Sottil). A disposizione: Dragowski, Ghidotti, Diks, Ceccherini, Laurini, Hancko, Norgaard, Dabo, Vlahovic. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Orsato (Schio - VI) - Assistenti Sigg. Costanzo e Prenna - Quarto uomo Sig. Abbattista - V.A.R. Sig. Guida - A.V.A.R. Sig. Vuoto.
Marcatori: 37' Immobile.
Note: esordio in serie A per Valon Berisha. Ammonito al 26' Lulic, al 34' Caicedo, al 35' Piaca, al 52' Marusic, al 70' Hugo tutti per gioco falloso, al 45'+2' Gerson ed al 69' Correa entrambi per simulazione, all'82' Strakosha per compartamento non regolamentare. Angoli 5-6. Recuperi: 3' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 30.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, decide Immobile. Fiorentina poco matura. Ciro sempre piĂą leader, anche con un mignolo fratturato. Per la Viola un problema trasferta: arriva la terza sconfitta".
Continua la "rosea": Per uscire dalle sue ombre, la Lazio si serve dei passi larghi e potenti di Ciro Immobile. Nella rete che decide, c’è tutta la differenza di ieri tra le due squadre. I laziali hanno un leader testardo, anche arruffone, ma essenziale quando serve. I viola hanno invece tante personalità in crescita, da futuro quasi certo, però nessuno di loro riesce a spezzare la vitalità degli altri. Questione anche di maturità , che era richiesta a entrambi: alla Lazio per sfuggire allo sconforto delle due sconf?itte consecutive tra derby e coppa; alla Fiorentina per garantirsi una natura pragmatica in trasferta, dove aveva preso soltanto un punto dei suoi 13. La terza sconfitta in viaggio racconta un esame fallito. La quinta vittoria di Inzaghi nelle ultime sei di campionato descrive invece la serenità ricomposta, prima della sosta. Gran scelta di tempo. Come perfetto è il timing del gol. Radu salta sopra Simeone, Immobile scavalca Benassi e Lafont.
Ma ideale è tutto il momento, perché la Fiorentina pochi minuti prima ha avuto un’offerta di fuga da Wallace, con assist a Benassi. Non è 0-1 perché il centrocampista stanga addosso a Strakosha. E così la partita cambia dall’altra parte: su calcio piazzato, come la metà delle reti prese dai viola finora, che poi sono soltanto sei e fino a ieri valevano la seconda miglior difesa. Anche la Lazio va per strade conosciute, ha sempre e soltanto colpito da dentro l’area. Non sono dettagli, ma sistemi per migliorarsi l’esistenza. Quando nel secondo tempo il risultato influenza l’atteggiamento, il cuore di vetro della Fiorentina si infrange contro la robustezza altrui. Anche nelle migliori occasioni, c’è sempre un piede laziale (Radu, Acerbi) a disturbare, sporcare, sventare. Passata da 4-3-3 a 4-2-3-1, la Viola aumenta pressione e possesso, ritrova un Chiesa più determinato, non come Simeone e Pjaca. Ma non raccoglie anche perché tira poco. Il segnale dato a Luis Alberto è significativo. Lo spagnolo non mette piede in campo, prima Caicedo (forza e spinta) poi Correa (tecnica e contropiede) sono vicini a Immobile (che ha giocato gran parte della gara con il mignolo di una mano fratturato: oggi la risonanza).
L’altro grande contestato, Milinkovic, galleggia sempre lontano dai suoi livelli, ma non fa danni. Chi rientra con successo è Radu, decisivo nelle due aree; gli altri saranno anche scomposti e "fallosi" nel senso di troppi passaggi sbagliati, però formano una struttura unita. I viola invece restano piantati davanti ai loro problemi. Lafont non dà sicurezze, nelle uscite e sulla linea; il gran movimento nel tridente iniziale non spalanca le vie della porta. Si salva Veretout, in mezzo; servono a poco i cambi con Fernandes, Eysseric e Sottil (bravo, ma pochi minuti) per Benassi, Gerson e Pjaca. La Fiorentina cerca un leader che non si spaventi nei viaggi.
? Il Corriere dello Sport titola: "Una Lazio tosta. Stop alla crisi. Inzaghi si rialza. Grande prova di carattere. Pioli domina tutta la ripresa: gli manca il gol. Dopo i ko con Roma e Eintracht, una vittoria pesantissima con la Fiorentina".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Orgoglio, personalità e un gol pesantissimo di Immobile, vero trascinatore. La Lazio s’è rialzata così, ritrovando la fame e la cattiveria mancate con la Roma e ancora meno a Francoforte. Una partita tosta, a petto in fuori, per respingere la crisi aperta dal derby e restare in zona Champions, a tre punti dal Napoli. Inzaghi e i suoi giocatori l’hanno vinta di forza e di resistenza: è il quinto successo nelle ultime sei giornate, i numeri contrastano il nervosismo provocato da una settimana da incubo. Non è stato facile 72 ore dopo la trasferta in Germania e di fronte alla Fiorentina, bella e incompiuta, ancora poco concreta in trasferta. Peccati di gioventù. Gioca benissimo la Viola, ruba l’occhio e incanta, forse avrebbe meritato il pareggio. Ieri non ha avuto la solita precisione nei passaggi, ma non ha mai smesso di giocare e di attaccare. Pioli non ha motivi e ragioni per rimproverare la sua squadra e fa bene a proteggere Simeone e Pjaca. Se il Cholito (ieri limitato da Acerbi) riprenderà a segnare con regolarità e il croato triste si dovesse svegliare, gli orizzonti viola non avranno confini. L’entusiasmo c’è, manca poco per completare l’opera. Quei due davanti devono fare la differenza, perché non si può chiedere ogni volta a Chiesa (immarcabile) di decidere da solo le partite.
Un altro limite è rappresentato dall’utilizzo di Veretout, come al solito tra i migliori. Non ci sono altri centrocampisti da sistemare in regia e Pioli ha arretrato il francese al posto di Badelj (panchinaro con Inzaghi), ma così ha perso i suoi inserimenti letali da mezzala. Il resto funziona, compresa la difesa. Concesso un solo contropiede, non finalizzato da Correa, in tutto il secondo tempo alla Lazio. In queste partite, di solito, chi segna per primo vince. Indovinata la mossa di Caicedo con Luis Alberto in panchina. Le gerarchie di Inzaghi stanno cambiando e l’ecuadoriano permette alla Lazio un altro tipo di pericolosità . Fa salire la squadra, aiuta Immobile. Simone aveva puntato sulle percussioni di Lulic e così riusciva a portare quattro-cinque giocatori in area sui cross da sinistra, dove i viola contrastavano poco. La Fiorentina difende a quattro e costruisce a tre. Modulo ibrido, un "tre e mezzo". Milenkovic, Pezzella e Hugo su Immobile e Caicedo. Biraghi è partito altissimo, si infilava come un’ala sinistra. Gerson ha cercato più volte l’imbucata da quella parte, dove si scambiavano Pjaca e Chiesa, costringendo spesso all’inferiorità Marusic e Wallace.
La partita è girata a favore della Lazio perché Benassi non è riuscito a sfruttare l’assist involontario di Wallace. Un vero regalo, salvato da una prodezza di Strakosha. Immobile, invece, ha infilato Lafont sul secondo palo dopo l’angolo di Leiva e la correzione di Radu. Tre cartellini gialli nel giro di dieci minuti (alla fine sarebbero diventati otto), il gol è arrivato nel periodo più nervoso e spigoloso della partita, controllata a stento da Orsato. La ripresa è stata tutta viola, come testimoniato dalle cifre, addirittura il 68% di possesso palla (60% nel totale), 19 cross, 15 tiri (solo 5 nello specchio) e ben 65 duelli vinti contro i 51 della Lazio, in evidente flessione atletica nell’ultima mezz’ora. Pioli ha avuto buone risposte da Fernandes (al posto di Benassi) e da Sottil, entrato forse troppo tardi. Le occasioni più nitide sono state create dopo l’intervallo quando ha sistemato Chiesa a sinistra. Wallace era a disagio, Inzaghi ha tamponato subito inserendo Luiz Felipe. Correa, invece, era entrato per Caicedo e non ha piazzato l’allungo in contropiede per il raddoppio. L’ultimo cambio (Berisha-Immobile) è stato interpretato forse come un segnale di paura dalla Lazio, tutta rintanata in area. Anche e soprattutto per stanchezza. Nove minuti di pura sofferenza, tre occasioni fallite dai viola e Inzaghi ha tagliato il traguardo.
? Il Messaggero titola: "La Lazio non resta Immobile. Ciro suona la sveglia: battuta la Viola dopo i ko contro Roma ed Eintracht. Partita spigolosa, successo meritato Contestati Luis Alberto e Milinkovic".
Prosegue il quotidiano romano: Una zampata alle critiche, alle sconfitte. Un graffio che squarcia le tenebre riportando il sole e ricolorando tutto di biancoceleste. Immobile Uber Alles. Un trascinatore, un leader un campione. Segna di rabbia all’unica squadra a cui non aveva ancora mai segnato. Spizzata di Radu e Cirogol, questione di senato. La Lazio batte la Fiorentina e prende una boccata d’ossigeno. Il rischio d’infilarsi in un tunnel era altissimo ma stavolta i biancocelesti hanno tirato fuori il carattere e la voglia di lottare. Ne sono usciti da gruppo così come aveva chiesto Inzaghi. Non è stata certo una delle più belle gare giocate dai biancocelesti ma poco importa perché contavano solo i tre punti. Tre punti che la portano in zona Champions. Ecco quell’aria che serviva. Inzaghi cambia ancora assetto tattico e si affida allo stesso undici che aveva battuto il Genoa. Unica vittoria roboante e convincente. Stavolta però Caicedo non è riuscito a fare da spalla ad Immobile così come Milinkovic è apparso ancora troppo fuori dal gioco (striscione dei tifosi fuori dallo stadio verso di lui e Luis Alberto "finti talenti solo a caccia di contanti"). Da uno come lui ci si aspetta di più in termini di sostanza. La Lazio, non ha giocato una grande partita, complici i novanta minuti in più di Europa League. Un po’ di paura nelle gambe e tanto acido lattico a rallentare Leiva e compagni.
Qualche palla non è stata gestita nel modo migliore e così i biancocelesti sono andati in affanno. Per assurdo in alcuni momenti si sono complicati da soli la partita, vedi due-tre interventi sciagurati di Wallace. Se la Lazio non ha brillato, peggio ha fatto la Fiorentina che si è dimostrata una squadra poco adatta a giocare fuori casa: un solo punto lontano dal Franchi contro i 12 conquistati tra le mura amiche. La stanchezza e qualche timore di troppo hanno fatto abbassare troppo il baricentro ai biancocelesti che si sono esposti al contropiede viola. Soprattutto nel secondo tempo. Quarto successo su cinque gare all’Olimpico, invece, per la Lazio e quinto gol in otto gare di campionato per Immobile. Ciro si conferma ancora una volta il trascinatore di questa squadra. Lotta, sgomita, si rompe un mignolo della mano destra e continua a rincorrere ogni pallone. Sa perfettamente che i compagni si aggrappano a lui nei momenti complicati. Non sente il peso, anzi si carica di responsabilità : "Questo gol vale tanto per la classifica ma anche per il morale di tutti. Non è un gol mio ma di tutta la squadra. In questi giorni abbiamo parlato poco e lavorato tanto. Non poteva capitare occasione migliore per segnare".
Si è limitato a dire "devo uscire io?" quando ha visto la lavagnetta con il suo numero. Inzaghi aveva bisogno di alzare Milinkovic perché Immobile non riusciva a tenere alta la squadra. Nessuna polemica. "Non mi tiro mai indietro soprattutto nei momenti difficili, e questo lo era. Sono felice della squadra" ha ribadito Immobile che poi ha spiegato: "Il problema è stato il derby perché la classifica, nonostante le prime due sconfitte, è buona. Non abbiamo fatto la nostra gara migliore e la gente si aspettava di più. Questa è una squadra di uomini. Per il morale è una vittoria fondamentale". Sorrisi, finalmente, nello spogliatoio. La vittoria allontana la crisi e riporta il sereno, "gelati! gelati!" grida Parolo quando vede Immobile vestito con una maglietta e un cappellino bianchi. Si scherza. Tre punti, il sorriso e una sosta per ricaricarsi.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Max Farris era il capitano della Sangiovannese di Sarri, da cui ha ereditato la cura dei dettagli e della fase difensiva. E’ il vero tattico della Lazio, il vice allenatore a cui ieri è stato affidato il giro delle interviste (televisive e in sala stampa) come portavoce di Inzaghi, sofferente alle corde vocali. "Il 2-0 ci avrebbe fatto soffrire un po’ meno. Temevamo la Fiorentina, ma ce l’aspettavamo. Dopo le scorie negative del derby e la trasferta di Francoforte avevamo meno energie. E’ mancata gestione della palla nel secondo tempo, ritengo più per una questione fisica che mentale. La vittoria, però, è stata meritata". Lazio tosta. Grande prova di carattere. "Noi non avevamo dubbi sulle capacità di gruppo e di ripartire come squadra. Va fatta una premessa: 8 partite, 6 vittorie e due sconfitte da inizio settembre. Abbiamo perso male il derby e contro l’Eintracht. I ragazzi hanno dato fondo ad ogni energia. Lo stadio nel finale ha aiutato la squadra in difficoltà . Quando il tifoso capisce il momento e l’impegno, si crea il feeling. E’ il giusto connubio per andare avanti insieme. Siamo sulla strada giusta". Farris ha spiegato cambi e mosse. "Caicedo sembrava un po’ stanco, la squadra si era abbassata troppo, volevamo ripartire con Correa. Chiesa stava mettendo in difficoltà Wallace e allora è stato sostituito da Luiz Felipe".
Bene l’ecuadoriano. "Abbiamo studiato la Fiorentina, serviva uno come Caicedo che sa tenere palla e far salire la squadra. Si sa muovere accanto a Immobile, che sta ritrovando la forma migliore. Caicedo ha sporcato le traiettorie del fraseggio della Fiorentina, abituata a giocare da dietro". Chissà non possa diventare una soluzione stabile. Farris ha sorriso e ha difeso lo spagnolo, ieri lasciato in panchina per 90 minuti. "Non cancellerei Luis Alberto, sa giocare tra le linee e non concede punti di riferimento, in quel caso si inserisce Milinkovic. Le percussioni di Lulic erano calcolate, perché la Fiorentina concede di più a destra". Partita equilibratissima. "Lo scorso anno era stata simile a questa, poi si decise con il rigore assegnato ai viola nel finale. La Fiorentina ti mette in difficoltà per come costruisce gioco da dietro, Biraghi cercava di allungare Wallace. Si poteva gestire meglio il possesso palla, un po’ di fatica c’era. La Fiorentina è riuscita a sfruttare le corsie. Siamo riusciti a limitarli, concedendo qualche cross". Farris ha protetto e chiesto pazienza per Milinkovic, ancora lontano dai suoi standard. "Ci aspettiamo molto da Sergej perché eravamo abituati a vedere quello dello scorso anno. Si tratta di un ragazzo sensibile, solo in apparenza freddo, un minimo di pressione lo sentirà viste le cifre di cui si è parlato in estate. Lui sa giocare anche con la clava, non solo con il fioretto. Non va troppo esaltato per un colpo di tacco o bastonato se le cose non girano. Torno a sottolineare i numeri: 8 partite, 6 vittorie. Il derby può aver lasciato qualche scoria, ma contava reagire e ci siamo riusciti".
Si sono ritrovati, si sono riconosciuti: "Abbiamo visto la vera Lazio. La Lazio che corre, che lotta, che vince i duelli". Il capitano Lulic s’è rallegrato ammirando la reazione del gruppo. Da caposquadra ha provato una gioia doppia. E’ a garanzia dello spogliatoio e della sua unione, del comportamento di ogni compagno: "Volevamo conquistare per forza i tre punti prima della sosta e ce li siamo portati a casa. Abbiamo la fortuna di avere Ciro là davanti, ma anche altri giocatori che fanno il lavoro sporco. Vincere soffrendo è più bello". Il capitano Lulic ha celebrato Immobile e ha distribuito altre note di merito. Lulic è tra i trascinatori. Il gruppo, per carisma, è capeggiato da Ciro, l’ha detto lui stesso di sentirsi coinvolto nel ruolo. Immobile ha fatto riferimento ai "giocatori di carattere". Tra questi c’è il capitano, sempre in versione maratoneta. A Francoforte era crollato anche lui, s’è ripreso contro la Fiorentina. La reazione di carattere è stata scatenata dai leader, dai senatori. Era loro dovere dare la scossa, responsabilizzare tutti dopo la debacle nel derby e il ko europeo. C’è chi ha deluso, c’è chi ha convinto (la maggioranza dei biancocelesti). Una medaglia la merita Radu, era al rientro. Rivedendo le immagini si apprezzano le sue giocate, tocca la palla che lancia Ciro e poi salva nel finale: "Ho pizzicato la palla sul primo palo ed è arrivato Ciro sul secondo, anche lo scorso anno abbiamo fatto tanti gol in questo modo. Era una battaglia da affrontare lottando fino alla fine. Dobbiamo fare tre punti".
Radu aveva parlato nell’intervallo. La sua presenza si nota chiaramente così come, al contrario, la sua assenza. E’ stato risparmiato in Europa, è stato rilanciato contro la Fiorentina. Nel derby non ce l’aveva fatta, era rimasto fuori. Con Radu c’è più stabilità difensiva, c’è un trascinatore in più al servizio della Lazio. Adesso sta a tutti ritrovare continuità di grinta e fame, è ciò che è mancato nel primo mese e mezzo di partite. Sui social s’è scatenata l’euforia. Milinkovic s’è fatto sentire tra i primi, aveva voglia di esultare. Non è ancora lui, ha deluso nuovamente. Sergej ha urlato "vittoria importante! Avanti così". E’ ripartito titolare Felipe Caicedo e su Twitter ha certificato il valore di questi tre punti dorati: "Vittoria importante contro una grande squadra!". Berisha ha festeggiato il debutto in A dopo aver vissuto il debutto assoluto nella Lazio (a Francoforte): "Sono davvero felice!". Prima della gara s’era fatto sentire il diesse Tare, era tornato sul derby perso, sul flop mentale della Lazio, ha parlato di mancanza di agonismo: "Sappiamo che il derby non è stato giocato con l’agonismo giusto. La strada è lunga, dobbiamo concentrarci partita dopo partita, solo così possiamo migliorare. Alla fine della stagione tireremo le somme". E’ arrivato il secondo pit stop della stagione. La Lazio ha preparato la partita con la Fiorentina in poche ore, la delusione europea era ancora fresca. Alla ripresa ci saranno da affrontare due trasferte di fila, quella di Parma e quella di Marsiglia (terzo turno europeo). Servirà "la vera Lazio" che Lulic ha citato.