24 settembre 2017 – Verona, stadio M. Bentegodi - Campionato di Serie A, VI giornata - inizio ore 15.00
VERONA: Nicolas, Romulo, Heurtaux, Caracciolo, Souprayen (46' Cerci), Fossati, B. Zuculini, Zaccagni (46' Kean), Bearzotti, Pazzini, Valoti (71' Lee). A disposizione: Coppola, Silvestri, Kumbulla, Buchel, Laner, Caceres, Fares, Verde. Allenatore: Pecchia.
LAZIO: Strakosha, Patric, Luiz Felipe, Radu, Marusic, Parolo, Leiva (83' Di Gennaro), Lulic, Lukaku (68' Murgia), Luis Alberto (71' Caicedo), Immobile. A disposizione: Vargic, Guerrieri, Mauricio, Jordao, Palombi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Lo Cicero e Gori - Quarto uomo Sig. Chiffi - V.A.R. Sig. Gavillucci - A.V.A.R. Sig. Valeriani.
Marcatori: 24' Immobile (rig), 40' Immobile, 60' Marusic.
Note: ammonito al 15' Parolo, al 51' Kean, al 74' Marusic, all'80' Fossati. Esordio in serie A per Lee. Angoli: 3-4. Recuperi: 0' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 16.316 di cui 4.795 paganti e 11.521 abbonati. Incasso di euro 191.156,47 di cui euro 130.950 quota abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio ai piedi di San Ciro: ora è in zona Champions. Il Verona resta Immobile. Ancora devastante l’attaccante della Nazionale. Col supporto di Marusic. Pecchia confermato ma sempre più nei guai".
Continua la "rosea": Non c'è emergenza se c'è Immobile. E se di fronte c'è il Verona o meglio non c'è. Con una difesa reinventata perché devastata dagli infortuni, ma anche con un centravanti devastante: sulle pochezze della squadra di Pecchia la Lazio ha passeggiato così. Non aggrappata, ma esaltata dal momento di grazia di San Ciro: tre gol in poco meno di un mese nella stessa porta del Bentegodi, 8 sui 13 totali della Lazio, più 3 assist. Nelle ultime 5 gare di A ha sempre segnato o fatto segnare un compagno: devastante, appunto. Immobile uguale zona Champions, Immobile uguale gol: rima dimenticata da un Verona più che convalescente, altro che guarito. E regredito anche sul piano dell’attitudine alla ripartenza e della convinzione, se è vero che la Lazio ha potuto completare in serenità quasi il 90% dei suoi passaggi. Una squadra inchiodata dalla sua lontananza dalla porta avversaria, prima ancora che dai numeri: quinta partita di fila senza segnare, finora la miseria di un gol e su rigore, dunque zero su azione. I suoi due punti sono arrivati con due 0-0 e anche ieri il bilancio è stato desolante: due tiri nello specchio, il pericolo maggiore creato ancora su calcio piazzato, una punizione di Fossati su cui Strakosha ha fatto un mezzo miracolo praticamente all’incrocio dei pali.
E il migliore è stato Bearzotti, un ragazzo di vent’anni che arriva dalla Lega Pro. Non può essere colpa solo di Pazzini se il Verona gioca così schiacciato, impaurito: ieri a scegliere, o provocare, un baricentro tanto basso è stato anche Pecchia, forse il primo a non avere fiducia in certi mezzi, e dunque a non darne. E il sospetto c’è, pur in assenza di prova contraria: con Kean più vicino, e da subito, può essere un altro anche il Pazzo. Eppure non ci poteva essere giorno migliore per aggredire alto la Lazio, provando a mordere le sue ferite ancora fresche. Con la difesa martoriata, Inzaghi aveva scelto ancora la linea a tre: adattando (Patric a centrale), scoprendo (Luiz Felipe, esordio da titolare) e scongiurando (Radu, di tenere duro). Così non ha arretrato di nuovo Lucas Leiva, perché il brasiliano è una diga davanti alla difesa, non un argine puramente difensivo, e gli serve lì, diversi metri più avanti. Per necessità, una Lazio ancora più raccolta: ma per ripartire sempre – operazione in cui è maestra – e appoggiarsi sul sodalizio Luis Alberto-Immobile, con il brasiliano "taglia e cuci" alle spalle del centravanti. Che è sempre a caccia di praterie, e non solo in contropiede, come si è visto nella magnifica serpentina del 2-0.
Senza Milinkovic rischiava di dare più punti di riferimento, ma Inzaghi ha chiesto a Marusic e Lukaku di stare larghissimi, costringendo gli interni di Pecchia ad interrompere spesso le operazioni di ingolfamento della perpendicolare Lucas Leiva-Luis Alberto. A destra il Verona ha reagito per un po’, pedalando sul tandem Romulo-Bearzotti, ma è crollato presto sul suo lato debole, a sinistra: lì ha sfondato la Lazio aprendosi il primo varco, quando Marusic ha scherzato Souprayen e si è preso il rigore dell’1-0 di Immobile. Senza un play per farlo ragionare e con qualunque sbocco – interno ed esterno – ostruito da una Lazio via via più padrona del campo, la reazione del Verona è stata morbida come il suo pressing. E come quel suo 4-5-1: prudente, quasi mai tendente al 4-3-3. Nella ripresa Pecchia ha provato a cambiarlo con uomini (Kaen e Cerci) e nuovo sistema (4-2-3-1), ma il 3-0 è stato il segnale della resa: libertà totale concessa a Marusic, a cui Immobile ha restituito i favori per i primi due gol. È vero che finora il calendario non è stato amico, ma il rumore dei fischi rimbomba già forte nelle orecchie del Verona. Anche, soprattutto, di Pecchia.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio bellissima. Archiviati i quarantacinque minuti di black out costati la sconftta contro il Napoli. Inzaghi, nonostante la clamorosa emergenza in difesa, ha ottenuto il massimo. Immobile stratosferico: due gol e l’assist per Marusic. I biancocelesti di nuovo quarti e in corsa Champions. Verona, crisi profonda".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Due gol e un assist per Marusic. Lunga vita a Immobile, vero trascinatore, meriterebbe una statua a Formello: irresistibile, continua a correre, segnare e decidere le partite, ma la Lazio non vende sogni e non dipende solo dal centravanti azzurro, è una solida realtà del campionato, di nuovo quarta e in corsa Champions, più forte di un’emergenza senza precedenti. Al netto del black out di 45 minuti con il Napoli provocato dagli infortuni, Inzaghi s’è rialzato subito e ha avuto dal Bentegodi un’altra conferma: allena e guida una squadra fortissima, piena di alternative e ancora in attesa di aggiungere la fantasia e i colpi di Felipe Anderson e Nani in attacco. Schiantato il Verona di Pecchia, sempre più in crisi, contestato e fischiato dai suoi tifosi, chiedono l’esonero, ma il presidente Setti lo difende e gli concederà altro tempo. Squadra in totale disarmo, con qualche giocatore a cui è rimasto solo il nome e ieri scontava l’assenza di Bessa. La Lazio, invece, continua a scoprire i colpi a basso costo di un segugio come Tare. Ieri mancavano sette titolari, di cui quattro in difesa (Bastos, de Vrij, Wallace, Basta) e con le adeguate coperture ha superato l’esame Luiz Felipe, ventenne pescato un anno fa nel campionato paulista (viene dall’Ituano), appena 7 presenze in B con la Salernitana nella passata stagione.
Dietro non ha sbagliato un intervento, dimostrando senso tattico e buon tempismo, poi ha persino originato l’azione del raddoppio di Immobile uscendo sino a centrocampo alla Beckenbauer. Nel conto va calcolata la fragilità e l’inconsistenza del Verona, Pazzini è sembrato un fantasma e ancora di più Cerci, ripescato all’intervallo, ma l’interrogativo principale ha trovato sul campo la risposta più convincente. Inzaghi, nonostante dovesse presentare una difesa inedita, ha fatto benissimo a non alterare l’assetto della Lazio. Patric si è calato nella parte con attenzione, lucidità e buon palleggio. Radu ha trasmesso tranquillità e mestiere chiudendo su ogni palla come Lucas Leiva, riportato al suo ruolo naturale di volante davanti alla difesa. L’ex Liverpool ha sfornato una prestazione sontuosa, fatta di recuperi e contrasto, ma anche di giro palla, aiutando Luiz Felipe a sopportare le responsabilità. Pecchia ha impiegato un tempo per capire che sarebbe stato meglio contrastare Leiva come ha fatto nella ripresa, inserendo Kean a ridosso di Pazzini. L’impostazione del Verona era stata totalmente difensiva, 4-3-3 nominale, 4-5-1 nella sostanza con Bearzotti e Valoti veri e propri centrocampisti esterni. Tutti dietro la linea della palla per non concedere varchi alla Lazio. La squadra biancoceleste ha interpretato il copione dimostrando lo spirito giusto, la calma e l’astuzia necessaria per far saltare il bunker del Verona. La palla girava da destra a sinistra e poi tornava sul lato opposto, si cercava il varco giusto e il cambio gioco per la percussione di Marusic e Lukaku oppure l’imbucata in profondità di Luis Alberto, ieri apparso meno brillante del solito.
Leiva, Lulic e Parolo non facevano mai ripartire il Verona. A metà del primo tempo, da un inserimento di Marusic (steso da Souprayen), è nato il rigore trasformato da Immobile. Al quarantesimo Ciro ha raddoppiato con un’azione da favola avviata proprio da Luiz Felipe. Rapido ribaltamento in verticale e per vie centrali, tocco smarcante di Marusic, letale Immobile. Sembrava Tomba: s’è bevuto con uno slalom speciale Heurtaux e Caracciolo in un colpo solo e ha inchiodato Nicolas con un diagonale potentissimo. Pecchia, dopo l’intervallo, ha ridisegnato il Verona passando al 4-2-3-1. I cambi non hanno prodotto benefici offensivi e hanno finito per aprire gli spazi alla Lazio. Partita chiusa al quarto d’ora della ripresa. Da sinistra a destra, la palla è scivolata da Lukaku a Immobile, invito nel corridoio per Marusic, un tipo a cui piace arrivare di corsa. Destro devastante del montenegrino, al primo gol con la Lazio, e tutti a casa.
Il Messaggero titola: "Lazio più forte dell'emergenza. I biancocelesti travolgono il Verona nonostante le tante delicate assenze. Due gol di Immobile poi Marusic gara dominata con assoluta facilità".
Prosegue il quotidiano romano: Benedetta fu Verona. La Lazio rialza subito la testa dopo lo sfortunato ko contro il Napoli. Un incidente di percorso cancellato dal facile 3-0 con cui i biancocelesti hanno battuto un Hellas da mani nei capelli. Doppietta di Immobile e gol di Marusic. Un balsamo per l’animo laziale, reduce dalle ferite di mercoledì. La paura più grande era proprio quella di un contraccolpo psicologico. Niente di tutto ciò perché la Lazio ha dimostrato ancora una volta di essere una squadra forte, che si compatta nelle difficoltà. Ad onor di cronaca, va detto che non poteva esserci miglior medicina che un Verona completamente allo sbando e con soli due punti in classifica. Un successo che riporta i biancocelesti a respirare aria di alta classifica: 13 punti e quarto posto (in attesa del recupero tra Sampdoria e Roma). In campo, nonostante l’emergenza, si è vista la netta differenza tra le due squadre. L’inedita difesa della Lazio, composta da due "esordienti" e da Radu, riadattato in posizione centrale, non va quasi mai in sofferenza. Leiva si schiaccia spesso verso il basso e praticamente diventa un difensore aggiunto.
È Luis Alberto che va a prendersi la palla nel cerchio di centrocampo per impostare l’azione. In fase di non possesso Lukaku e Marusic a turno arretrano e aiutano i difensori. Il Verona è contratto e fa fatica ad impostare l’azione, sia per paura sia per mancanza di idee. Spesso è il solo Pazzini a predicare nel deserto. La Lazio va a sprazzi, alterna buone giocate a black out improvvisi. Le azioni sono meno fluide e risentono di quel pizzico di ansia che serpeggia tra i giocatori biancocelesti. Inevitabile. Il ko con il Napoli ha lasciato qualche tossina. La svolta arriva grazie ad un’ingenuità di Souprayen che atterra Marusic in area. Immobile dal dischetto non sbaglia. La rete ammazza definitivamente le minime velleità del Verona, fischiatissimo dai suoi tifosi. L’attaccante biancoceleste si ripete un quarto d’ora più tardi, serpeggiando tra i difensori gialloblù. Ciro di destro griffa l’ottava rete in campionato, l’undicesima stagionale. Tutto molto facile. I ragazzi di Pecchia rispondono con una punizione di Fossati parata da uno strepitoso Strakosha. Troppo poco. Il tecnico tenta la mossa della disperazione mandando dentro due punte: Cerci e Kean, ma la gara è ormai compromessa.
Il secondo tempo somiglia più ad un allenamento del giovedì. Perfetto per una Lazio in piena emergenza, senza cinque titolari. Nella girandola del gol c’è spazio anche per Marusic, tra i protagonisti di giornata. Il montenegrino è entrato praticamente in tutte le azioni delle reti biancocelesti. Esulta braccia al cielo Inzaghi, che partita dopo partita prende sempre più consapevolezza della forza dei suoi. La Champions è un obiettivo concreto e non più un sogno impossibile. Giovedì bisognerà mettere una seria ipoteca sul passaggio in Europa League e poi affrontare il Sassuolo, in attesa della sosta ristoratrice. Alla ripresa, il banco di prova Juventus. Nulla è scritto con questa Lazio che va messa di diritto tra le grandi del nostro campionato. Imbarazzante il Verona, privo di carattere e identità. Contestato sia il tecnico Pecchia, invitato a fare le valigie, sia il presidente Setti.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Respinto il fantasma di Bielsa, presa la panchina della Lazio, nell’estate 2016 Inzaghi fece un solo nome a Lotito che gli aveva promesso un bonus di mercato come premio per la lunghissima attesa. Simone voleva Immobile, è stato quello il suo colpo firmato con la benedizione del ds Tare. Un anno dopo non ha ancora smesso di ringraziarlo e ieri a Verona ne ha esaltato le qualità caratteriali, non solo di centravanti. "Lo conoscevo da giocatore, non come persona, l’ho spiegato più volte e lo ripeto. Ciro è un leader, un trascinatore, ero convinto facesse i gol. Mi hanno colpito il suo spirito, il senso di appartenenza che dimostra alla Lazio, nonostante sia arrivato da poco più di un anno. Cerca sempre di coinvolgere tutti. Per questo motivo, dopo Lulic e Parolo, l’ho scelto come capitano. Se l’è meritato. Per Immobile non ci sono più aggettivi. La squadra lo mette in condizione di esprimersi al meglio, Ciro ha segnato 11 gol in 8 partite, è secondo solo a Dybala. Ha una percentuale realizzativa altissima. Si impegna tanto e si sacrifica, è generoso. Anche il ct Ventura ci punterà tanto per i Mondiali". La doppietta di Immobile ha messo in discesa una partita preparata benissimo. "Era una trasferta delicata dopo il brusco stop con il Napoli, ma ero tranquillo perché sapevo che i miei avrebbero fatto bene. Vedere la squadra esprimersi così in emergenza mi rende orgoglioso. Abbiamo giocato a calcio, palla a terra, senza mai rischiare e non era facile vincere. E’ stata la Lazio a rendere semplice la partita".
Si sogna la Champions. "Andiamo via da Verona con tante certezze e con le risposte di chi aveva giocato meno. Dovremo essere bravi a rimanere nei piani alti, magari siamo meno attrezzati di altre ma con lo spirito di gruppo e il senso di sacrificio potremo toglierci delle soddisfazioni". La società credeva più di Inzaghi nelle qualità di Luiz Felipe, ma è stato Simone a salvare il soldato Patric. "Il nostro punto di forza è il gruppo, tutti devono dare una mano. Gli esempi sono stati Patric e Luiz Felipe. Lo spagnolo era finito un po’ dietro ma avevo chiesto alla società di tenerlo. E’ serio, si è fatto trovare prontissimo. Può fare anche questo ruolo. Luiz Felipe è stato bravissimo, non dimentichiamoci che aveva giocato poco con la Salernitana, ma dal 4 luglio si è sempre allenato alla grande. Se meritano, tutti hanno l’occasione". Gloria per Marusic. "Buonissimo giocatore, ha gamba e può fare entrambe le fasi, deve imparare solo la lingua". Applausi a Strakosha: "E’ come se avesse fatto un gol con quella parata, il Verona avrebbe riaperto la partita. Lo ringrazio".
S'è preso il rigore, ha servito un assist e ha segnato. Cosa chiedere e volere di più? Adam Marusic ha iniziato a carburare e ha voglia di volare. A Verona s’è divertito come mai gli era accaduto da quando è a Roma. Gli è riuscito tutto, ha avverato ogni desiderio possibile e immaginabile: "L’emozione che ho provato è inspiegabile!". Primo centro in A per lui, hanno parlato i suoi occhi ieri, erano luminosissimi, le parole non sono bastate per raccontare tutto ciò che ha provato: "Non è molto facile da descrivere quello che sento. Non poteva andare meglio, abbiamo conquistato tre punti importanti, sono felice per me e per la squadra. Lavoriamo duramente ogni giorno e questi sono i risultati". Marusic ha parlato in inglese, comprende l’italiano, presto riuscirà a parlarlo bene. E’ montenegrino, viene dal calcio belga, conosce lo Zulte Waregem, prossimo avversario di Europa League: "Alcuni compagni non parlano l’inglese ed è importante che io parli l’italiano. Lo Zulte? E’ una buona squadra, speriamo di vincere, ma dovremo fare attenzione, hanno un ottimo allenatore. Ho giocato con molti di loro, ci sono calciatori di qualità come Saponijc, li conosco bene. Hanno vinto sul campo del Gent". Marusic è tra i ragazzi che hanno offerto una prova di forza convincente in un momento delicato, dopo la sconfitta col Napoli, in piena emergenza.
C’era bisogno dell’aiuto di tutti e così sarà sino alla fine della stagione: "La Lazio è un ottimo club, con una buona organizzazione e dei fantastici tifosi. Non so se siamo pronti per lottare per lo scudetto, ma faremo di tutto per rientrare tra le prime tre squadre. Siamo un’ottima formazione e possiamo lottare per arrivare nelle zone Champions". A Verona ha giocato in scioltezza, è stata la miglior prestazione da quando indossa la maglia biancoceleste: "E’ stata una partita difficile, ma abbiamo segnato nel primo tempo e l’abbiamo messa in discesa. Tatticamente abbiamo giocato bene, era importante portare a casa i tre punti. Il sogno è la Champions, spero di arrivarci con la Lazio". Marco Parolo, uno dei leader, uno dei senatori, il vice-capitano della Lazio, ha fatto i complimenti a tutti i ragazzi che a Verona si sono fatti valere: "Bravi a tutti! Le idee superano anche gli uomini. E ora pensiamo all’Europa League, continuiamo su questa strada".