26 luglio 2020 - Verona, stadio M. Bentegodi - Campionato di Serie A, XXXVI giornata - inizio ore 19.30
HELLAS VERONA: Radunovic, Veloso, Rrhamani, Gunter, Faraoni (79' Di Marco), Pessina, Amrabat, Lazovic, Borini (67' Di Carmine), Zaccagni (67' Salcedo), Eysseric. A disposizione: Silvestri, Berardi, Badu, Stepinski, Lucas Felippe, Terracciano. Allenatore: Juric.
LAZIO: Strakosha, Patric (65' Vavro), Luiz Felipe, Acerbi, Marusic (88' Armini), Milinkovic (88' André Anderson), Parolo, Luis Alberto, D. Anderson (65' Lukaku), Correa (68' Caicedo), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Bastos, Cataldi, Falbo, Jony, Adekanye. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Volpi (Arezzo) - Assistenti Sigg. Valeriani e Galetto - Quarto uomo Sig. Ros - V.A.R. Sig. Fabbri - A.V.A.R. Sig. Meli.
Marcatori: 39' Amrabat (rig), 45'+6' Immobile (rig), 56' Milinkovic, 63' Correa, 84' Immobile, 90'+4' Immobile (rig).
Note: ammonito al 45'+2' Rrhamani, al 67' Marusic ed al 90'+3' Radunovic tutti per gioco falloso, all'86' Strakosha per comportamento non regolamentare. Angoli 8-6. Effettuati n. 2 "cooling break" al 26' di ciascun tempo. Recuperi: 5' p.t., 5' s.t.
? La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio rimonta, dilaga e aggancia l’Atalanta. Verona deve arrendersi. Tripletta di Immobile tra le reti di Milinkovic e Correa: raggiunta la Dea al terzo posto. Amrabat al primo gol".
Continua la "rosea": La Lazio passeggia sui resti del Verona, Immobile vola tra i grandi della storia. Dopo l’aritmetica qualificazione in Champions, conquistata tre giorni prima, la squadra biancoceleste vince anche a Verona. Con una goleada che mancava dall’era pre-covid e con una prestazione che se da un lato restituisce al campionato un’immagine più consona della banda Inzaghi, dall’altro alimenta anche i rimpianti per un finale di campionato che avrebbe potuto avere tutto un altro sapore. La Lazio insomma, si ritrova. Troppo tardi per lo scudetto, ma in tempo per provare a conquistare una posizione migliore della quarta (intanto raggiunge l’Atalanta al terzo posto, l’Inter, seconda, è a un punto) e soprattutto per regalare a Immobile un sogno grande così. Come un’orchestra. L’attaccante è il grande protagonista della giornata, con una tripletta che gli consente di staccare Ronaldo nella classifica cannonieri e agguantare Lewandowski in testa alla Scarpa d’oro. Immobile apre e chiude le marcature dal dischetto, in mezzo però piazza anche un gol da cineteca (tiro a giro sul secondo palo). Le altre marcature sono di Milinkovic, ancora a segno (stavolta su punizione, grazie alla deviazione di Pessina) e del redivivo Correa (pure lui aiutato dal tocco di un avversario, Gunter). Vittoria larga e senza discussione, anche se di rimonta. Esattamente come le altre tre ottenute dai biancocelesti nel campionato del dopo lockdown. Segno che, forse, più che un problema di condizione, quello della formazione romana è (era) un blocco psicologico.
Anche al Bentegodi, come già con Fiorentina, Torino e Cagliari, lo svantaggio iniziale sveglia i biancocelesti. Il gol segnato da Amrabat su rigore (fallo di Luiz Felipe su Zaccagni, per il marocchino è il primo gol col Verona) anziché deprimerla dà il via alla recita della squadra di Inzaghi. Che, specie nella ripresa, gioca sul velluto. La manovra è di nuovo fluida, grazie alle illuminazioni di Luis Alberto, agli scambi stretti tra lo stesso spagnolo e Milinkovic e tra loro e i due attaccanti Immobile e Correa. La crescita di Parolo come play fa il resto. Verona rimaneggiato. Il Verona regge bene nella prima frazione, poi alla distanza deve alzare bandiera bianca, anche se ha il merito di provare fino alla fine di rientrare in partita (e se non ci fosse uno Strakosha superlativo potrebbe pure accorciare le distanze). Per la squadra di Juric è la terza sconfitta nelle ultime sette gare. Un finale in calando che non offusca minimamente l’ottima stagione vissuta dai veronesi. Per i quali oltretutto le attenuanti non mancano. Troppe le assenze che Juric deve fronteggiare. Al tecnico manca mezza difesa e deve arretrare Veloso. E in avanti si inventa Eysseric falso nueve, con Borini e Zaccagni a supporto. Chiaro l’intento di tenere la squadra il più possibile compatta contro un avversario dalla qualità maggiore. Il disegno riesce fino all’intervallo. Nel finale Juric prova a dare più peso all’attacco con gli innesti di Di Carmine e Stepinki che producono anche occasioni da gol, ma sbilanciano la squadra e consentono alla Lazio di dilagare.