25 settembre 2014 - Campionato di Serie A - IV giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Konko, Novaretti, Cana, Braafheid (76' Keita), Onazi, Ledesma (59' Lulic), Parolo, Candreva, Klose, Felipe Anderson (46' Djordjevic). A disposizione: Berisha, Strakosha, Ciani, Pereirinha, Cavanda, Mauri, Murgia, Tounkara. Allenatore: Pioli.
UDINESE: Karnezis, Widmer, Hertaux, Danilo, Piris, Badu, Allan, Guillherme, Kone, Thereau (65' Di Natale), Muriel (28' Fernandes) (81' Belmonte). A disposizione: Meret, Brkic, Coda, Bubnjic, Jadson, Pasquale, Hallberg, Evangelista, Zapata. Allenatore: Stramaccioni.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Vuoto e Iori - Quarto uomo Sig. Posado - Assistenti di porta Sigg. Pinzani e Baracani
Marcatori: 26' Thereau.
Note: ammonito Novaretti per gioco scorretto, Kone, Candreva e Lulic per comportamento non regolamentare. Angoli 8-3. Recuperi: 4' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 25.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Che StraUdinese! Vince ed è terza. Sprofondo Lazio".
Continua la "rosea": Udinese in paradiso, Lazio all'inferno. Il posticipo manda in orbita la squadra friulana, che grazie ai tre punti conquistati all'Olimpico si piazza da sola al terzo posto. È lei, almeno per il momento, l'anti-JuveRoma. Un ruolo che magari durerà poco, ma intanto Stramaccioni si gode un inizio di campionato che in pochi avrebbero pronosticato. Vittoria chirurgica e meritata quella della formazione friulana. Costruita con un primo tempo perfetto e messa in frigorifero con una ripresa tatticamente ineccepibile. È bastato così il gol di Thereau a metà primo tempo per chiudere il discorso contro una Lazio che è parsa la copia sbiadita e svogliata di quella vista domenica a Marassi. Terzo posto solitario e tabù Lazio infranto. Per il "romanista" Stramaccioni la serata perfetta. L'allenatore romano prima di ieri aveva sempre perso di fronte alla Lazio. Era accaduto tre volte, sempre con l'Inter. Si è rifatto con gli interessi perché il peso specifico di questa vittoria è notevole. Successi come questo possono indirizzare la stagione in un senso o nell'altro. E il discorso vale, alla rovescia, pure per la Lazio. Che l'Udinese ha castigato con la lucidità di una squadra importante. Attendista in avvio di gara, poi capace di cogliere al volo il momento in cui mettere le mani sul match. Accade a metà primo tempo. Con una Lazio in crisi di identità ecco che Strama capisce che è il momento di alzare la squadra. È il terzetto di centrocampo a incaricarsi dell'operazione. Arrivano così prima l'occasione di Muriel, che Cana sventa sulla linea, quindi il gol partita di Thereau, che sul cross di Widmer brucia i non impeccabili Novaretti e Konko.
La Lazio, sicura di sé, addirittura spavalda nelle sue prime uscite, stavolta si arrende prima ancora di scendere in campo. Pesano le assenze, certo. Tante (sei tra infortunati e squalificati) e pesanti (specie quelle di Biglia e Gentiletti). Ma l'alibi regge fino a un certo punto. L'Udinese non sbaglia un colpo e nella ripresa manda in onda il remake di Muro di gomma. La Lazio attacca, a testa bassa, e va costantemente a sbattere sulla doppia linea eretta da Stramaccioni. Volendo, si può rimproverare all'ex allenatore nerazzurro un atteggiamento troppo rinunciatario nei secondi 45 minuti di gioco. Strama, forse, si aspettava di più da Di Natale che, da programma, getta nella mischia nei venti minuti finali. Ma Totò finisce per essere solo spettatore del terzo successo in quattro partite della sua squadra. Che dopo aver battuto Napoli e Lazio si iscrive di diritto tra le candidate a un posto per la prossima Europa. Dalla quale rischia invece di restare fuori la Lazio. Tre punti nelle prime quattro giornate: un avvio così stentato non si vedeva da anni. E se nelle precedenti sconfitte (in particolare quella di Marassi) la formazione di Pioli aveva almeno l'attenuante del bel gioco messo in mostra, stavolta sbaglia tutto. Errori che commette soprattutto il tecnico. Che, al netto delle assenze, non azzecca la formazione. Lasciando in panchina Keita (che nel quarto d'ora finale combina più di quanto gli altri attaccanti fanno per il resto della gara) e soprattutto Lulic. E così, all'Olimpico, fa già capolino la parola crisi. Il responsabile? Per i tifosi è sempre lui, Lotito. La serata finisce infatti con un centinaio di sostenitori che contesta il presidente all'uscita dello stadio. Lotito, invece, "contesta" la squadra: a fine partita è sceso negli spogliatoi per bacchettare i giocatori.
Il Corriere dello Sport titola: "Buio Lazio, Strama sì. Un gol di Thereau condanna i biancocelesti al terzo ko in quattro giornate. E l'Udinese vola al terzo posto".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Terza sconfitta in quattro giornate. Fischia l'Olimpico, che pure ha sostenuto la Lazio per quasi cento minuti e sino all'ultimo respiro. Piange la classifica. Crisi di risultati, perché una partenza così lenta di campionato non si registrava da sette anni. Questa volta è mancato il gioco e forse è l'aspetto più preoccupante, perché sinora la squadra di Pioli aveva entusiasmato e raccolto applausi. Ieri sera no. Ha giocato la peggior partita della stagione. Giusta, meritata la vittoria dell'Udinese. Stramaccioni non ha rubato niente. Dietro ha concesso poco, ha trovato il gol decisivo con Thereau, lo ha difeso senza soffrire nella ripresa. Non possono bastare gli infortuni di Basta, Gentiletti e Biglia, più la squalifica di de Vrij a giustificare il black out. Sono inspiegabili le scelte di Pioli. La Lazio, forse spaventata dalle occasioni divorate a Genova, in una notte ha smarrito e ha rinunciato alla propria identità. Sembrava un'altra squadra. E' difficile spiegare l'esclusione iniziale di Lulic e l'ingresso di Keita solo a un quarto d'ora dalla fine. Basterebbe sottolineare come lo spagnolo, andando dietro solo alla propria fantasia e non agli schemi, ha creato più di tutta la Lazio in pochissimi minuti. Non è bastato lo sforzo finale per riequilibrare una partita che è stata per settanta minuti dalla parte dell'Udinese. Pioli voleva la Lazio meno bella e più concreta e forse per proteggere la difesa, orfana di de Vrij (squalificato) e Gentiletti, ha compiuto scelte conservative, togliendo Lulic, uno dei migliori a Marassi, per sostituirlo con Onazi, alla prima uscita, perché all'epoca delle amichevoli estive era ancora infortunato. Di fatto l'impianto della squadra ne ha risentito perché mancava anche Biglia, sostituito in regia da Ledesma.
L'avvio dell'azione era molto lento e faticoso con Cana e Novaretti a cercare degli appoggi in verticale su Candreva e Felipe Anderson, chiamati dal nuovo sistema a muoversi dentro le linee, molto più trequartisti che esterni. Stramaccioni, peraltro, aveva sistemato bene l'Udinese. La diga formata da Badu, Guilherme e Allan era sostenuta da Thereau e Kone, pronti a scalare su Konko e Braafheid e con Muriel impegnato a controllare Ledesma. I friulani hanno subito inaridito le fonti del gioco della Lazio e si sono coperti dietro la linea del centrocampo, ma erano anche rapidi nel ribaltare l'azione. Hanno cominciato la partita conquistando subito due angoli, Muriel ha spaventato Marchetti su punizione. Il ritmo era meno alto del solito, la Lazio non esprimeva il furore agonistico visto con Genoa e Cesena, ma neppure il controllo del gioco esercitato con il Milan. La partita si è accesa dopo venti minuti. Felipe Anderson, scattato in campo aperto, è riuscito a saltare Widmer in velocità, è entrato in area e si è portato la palla sul destro, ma il suo tiro non ha inquadrato la porta. Due minuti dopo, su un lancio filtrante, la Lazio ha rischiato il tracollo. Marchetti era in uscita e si è scontrato con Muriel. Carica sul portiere ignorata in modo clamoroso da Rocchi, che di sicuro non è apparso in serata. Il colombiano è riuscito a rialzarsi e ha calciato di sinistro. Novaretti era rientrato e ha respinto di testa, quasi sulla linea, evitando un gol fatto. Al 26' l'Udinese è passata in vantaggio. Parolo ha perso palla nel contrasto, Badu ha innescato in profondità Widmer, che ha bruciato sullo scatto Felipe Anderson e ha crossato rasoterra in mezzo all'area. Thereau è sbucato tra Novaretti e Onazi e ha battuto Marchetti.
La Lazio ha reagito in modo scomposto, più sui nervi che attraverso la lucidità. Sono emersi anche alcuni limiti dell'organizzazione di gioco, che porta gli esterni offensivi a giocare tra le linee. Sulla linea di fondo per il cross devono andare i terzini, ma non sempre ci riescono, così è complicato trovare l'ampiezza e anche a Klose (come era successo a Djordjevic nelle precedenti partite) non sono arrivati palloni buoni. L'unico lo ha inventato Candreva a un sospiro dall'intervallo, guarda caso con un'azione da vera ala destra. Il suo cross dalla linea di fondo ha attraversato la porta dell'Udinese senza che il tedesco ci arrivasse. Pioli anche dopo l'intervallo ha rinunciato a Keita e ha sostituito Felipe Anderson con Djordjevic, per la prima volta in tandem con Klose. Modulo ritoccato (4-3-1-2) con Candreva a ridosso delle due punte centrali. Al quarto d'ora altra correzione tattica. Fuori Ledesma, dentro Lulic, di nuovo Candreva (con la fascia di capitano) a destra e 4-4-2. Alla fine il sospirato ingresso di Keita per Braafheid con Lulic arretrato a terzino. La Lazio, che sino a quel momento aveva sbattuto sul muro dell'Udinese, sempre pronta a ripartire con Kone, Fernandes e Di Natale, subentrato a Thereau, si è rovesciata in attacco. L'assedio ha prodotto due tentativi di Keita, un sinistro di Djordjevic parato in due tempi da Karnezis e niente altro, a parte i fischi dell'Olimpico.
Il Messaggero titola: "Lazio, un altro passo indietro".
Prosegue il quotidiano romano: Pioli ha rivoluzionato la Lazio ma ha sbagliato tutto: scelte e cambi e la squadra ha giocato una partita scialba e senza costrutto, denunciando una carenza offensiva preoccupante. Giustificati e comprensibili i fischi dei tifosi alla fine. L'Udinese ha costruito sul gol la sua serata speculare, salendo al terzo posto in classifica. Scelte opinabili, quelle dell'allenatore emiliano, che ha tenuto fuori Mauri, Lulic e Keita, schierando uno centrocampo troppo modesto tecnicamente. Uno dei peggiori degli ultimi anni. Parolo e Onazi hanno spesso litigato con il pallone, senza dare alla manovra quel tasso di qualità e di profondità che serviva per aprire il dispositivo arretrato friulano. Una squadra priva di fosforo che ha fatto soltanto confusione e pagato l'inadeguatezza della difesa. Felipe Anderson e Candreva si sono spesso cambiati di fascia, accentrandosi troppe volte. Il brasiliano, dopo un promettente avvio si è intestardito in improbabili dribbling. Priva della spinta sulle fasce, ben presidiate dagli ospiti, e con i centrocampisti pressati, i difensori biancocelesti, hanno scodellato prevedibili palloni lunghi dalla trequarti. Nell'unica volta che Candreva ha conquistato il fondo, per un cross importante, ha trovato i compagni colpevolmente impreparati. Ma la Lazio è apparsa in difficoltà anche nella poche volte in cui è stata chiamata in causa la difesa. Marchetti è stato salvato da Cana sulla linea, dopo essersi scontrato in uscita con Muriel. Rocchi non ha fischiato il fallo sul portiere, rimasto a terra con l'avversario, e l'albanese ha respinto. Muriel, dopo l'impatto violento, è stato costretto ad abbandonare, mentre Marchetti è stato battuto da una veloce e perfetta ripartenza friulana, finalizzata da Thereau lesto ad anticipare Novaretti e Konko per il tocco vincente.
Neppure il vantaggio ospite ha scosso dal torpore fisiologico i laziali, incapaci di costruire occasioni da gol, con Karnezis impegnato solo su qualche velleitario cross. Neppure l'ombra della bella squadra ammirata a Genova. Pioli, nell'intervallo, ha ridesegnato l'assetto tattico: Konko e Braafheid più alti, doppio attaccante con Djordjevic, e Candreva chiamato ad accentrare. E, dopo una dozzina di minuti, è arrivata anche la mossa di Lulic al posto di Ledesma, l'unico organizzatore di gioco, mentre Mauri è rimasto in naftalina e Keita è stato inserito tardi. Parolo, Lulic, Onazi: buoni cursori, ma dov'èra la qualità? L'ultima trovata di Pioli è stata quella di affidare a Onazi la regia. Nessuno che sia stato in grado di inventare qualcosa, una giocata d'autore, una modestia imbarazzante di una manovra scontata e neghittosa. Candreva si è battuto con generosità ma non è bastato a cambiare il destino di una sfida segnata con tante colpe del tecnico. E' bastato un guizzo di Thereau a ridimensionare la Lazio, alla terza sconfitta in 4 giornate.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Ci sono colpe e responsabilità: "Non è sfortuna se abbiamo questa classifica, abbiamo delle responsabilità soprattutto dopo la gara con l'Udinese, così non va bene. E non è stata sfortuna a Genova". Pioli chiaro e tondo, non ha accampato scuse: "Non abbiamo lavorato di squadra. Siamo mancati in tante cose, anche nella personalità e in campo c'era una squadra tutto tranne che giovane. E' il momento di fare qualcosa in più, oggi meritiamo questa classifica, ma non in assoluto". Il tecnico non s'è tirato fuori dalla mischia, è andato tutto storto: "La prestazione non è stata all'altezza, doveva essere diversa così come l'approccio e la determinazione. Non sono soddisfatto, dovevamo interpretare la sfida in modo diverso. E' stato un passo indietro negativo, la squadra scesa in campo era competitiva, ho cercato migliorarla con i cambi, non è stato sufficiente". Pioli ha perso il gioco e non ha trovato i punti. Ha mischiato uomini e moduli (in corsa), ha bocciato ancora una volta Keita, s'è beccato i primi fischi dell'Olimpico. E Lotito è piombato nello spogliatoio, l'intervento forse poteva essere evitato, il tecnico ha risposto con garbo: "Non credo ci sia bisogno di intervenire dopo la gara, il presidente come sempre si è confrontato su cosa è stato fatto e su cosa non è stato fatto. Più che rincuorarci era deluso per la nostra prestazione, lo siamo tutti. Abbiamo giocato sottotono e così non va. La squadra lo sa, sarebbe un problema se non fosse consapevole del passo indietro". Keita è rimasto fuori un'altra volta, è entrato solo nel finale. Pioli ha spiegato la scelta: "Rispetto a domenica sono stato costretto a cambiare moltissimi giocatori, cambiarne un altro significava stravolgere la squadra, per questo ho scelto Candreva e Felipe Anderson. Ho una panchina di qualità, mi mette in difficoltà. Non è entrato nemmeno Mauri che è un giocatore importante. Ma se non riusciamo a sfruttare le catene e lavorare con intensità è difficile".
Pioli ha analizzato la partita più volte. La Lazio delle prime giornate, anche se sconfitta due volte sue tre, aveva un'identità: "Non ci siamo mossi bene come squadra, eravamo sfilacciati, ci siamo allungati, in altre occasioni siamo stati compatti, recuperavamo subito il pallone. Ledesma era solo nel fare gioco. Eravamo troppo lunghi, arrivavamo sempre secondi, ancora non riusciamo a determinare certe situazioni, a conquistare i secondi palloni. Sono sempre arrivati prima loro anche sui rimbalzi nell'area dell'Udinese". Ha provato l'opzione due punte: "Ho scelto le due punte perché la squadra aveva troppe difficoltà nel muovere la palla, eravamo lenti e prevedibili, ho schierato due giocatori vicini per avere più peso davanti". Pioli è molto deluso: "Non erano la partita e la prestazione che mi aspettavo. Abbiamo fatto un passo indietro sotto il piano della determinazione e della grinta quando invece avremmo dovuto giocare una partita col cuore. Le responsabilità sono nostre, è pur vero che l'Udinese ha tirato poche volte. Dobbiamo crescere il prima possibile sotto questo punto di vista". La mossa Lulic non è servita: "Siamo stati poco determinati e abbiamo girato il pallone troppo lentamente. Ho cercato di inserire Lulic anche per farli aprire e sfruttare le capacità dei nostri attaccanti centrali. Con una manovra lenta, lo ripeto, è difficile, ma è anche vero che di palloni in mezzo all'area dell'Udinese ne abbiamo messi". Il rientro di Marchetti, l'unica nota positiva: "Presenza in campo e personalità, lui ne ha da vendere, lo ritengo un valore aggiunto".
Da uomo più importante dello spogliatoio ci ha messo la faccia. Nel momento più duro, dopo la terza sconfitta in quattro partite e la crisi ormai alle porte, Miroslav Klose si è presentato per analizzare il momento. Che succede alla Lazio? Pioli non cercava più i complimenti, aveva chiesto maggiore concretezza: è arrivata un'altra partita senza gol all'attivo. "Però stiamo lavorando bene e siamo tutti uniti – esordisce il centravanti con freddezza tipica dei tedeschi – voi non potete vedere gli allenamenti ma io dico la verità, dico sempre la verità. E vi dico che non siamo troppo preoccupati perché sappiamo che stiamo andando nella direzione giusta. E' la Lazio più forte da quando sono qui, ne sono convinto. Anche il tecnico mi piace tantissimo. Faremo bene, senza dubbio, anche se sono consapevole che tre punti a questo punto sono pochi". Difficile da spiegare ai tifosi. I fischi, assordanti dopo il ko con l'Udinese, stavolta sono anche per la squadra, sostenuta sino alla fine e poi contestata. "Eppure le occasioni le creiamo – prosegue ancora Klose – come a Genova anche contro l'Udinese siamo arrivati diverse volte vicini al gol". Ma come se ne può uscire in fretta? "Sarebbe bastato segnare in una delle tante occasioni per ritrovare tranquillità e voglia. E si va avanti proprio così: vedrete che non appena arriverà la scossa, un gol, una vittoria, ci sarà anche la svolta. In questo senso ci manca anche un pizzico di fortuna".
Ciò che preoccupa in questo momento è che la condizione generale non è apparsa brillante: a una settimana dalla bella prova di Marassi, chiusa comunque con una sconfitta, il passo indietro della Lazio è stato abbastanza netto. E anche Klose ci ha messo del suo: da una parte ha avuto pochissimi rifornimenti, dall'altra è stato poco incisivo nei momenti in cui avrebbe potuto lasciare il segno. "Quella palla di Antonio (Candreva, ndr) me la ricordo – analizza il bomber – Marco (Parolo, ndr) è andato sul primo palo e io sul suo secondo palo ma non siamo riusciti ad arrivarci. Ci manca un po di fortuna. In allenamento facciamo bene, ma dobbiamo dimostrare di esserci anche in partita. Forse anche io non sono ancora al top, ma si va avanti con il lavoro e quello di sicuro non manca". Non solo Klose, però. Perché Pioli ieri nella ripresa ha scelto di affiancare Djordjevic al tedesco, probabilmente proprio per avere maggiore peso in attacco e rendere la vita facile a entrambe le punte. Ma due centravanti dalle caratteristiche simili possono funzionare insieme? "Con Djordjevic mi trovo bene – ha raccontato ancora Miro – lui è un grande giocatore oltre ad essere un grande uomo. E' vero, non avevamo mai giocato dalla stessa parte, neanche in allenamento. Ma abbiamo visto che, anche grazie al suo grande movimento tra le linee, la soluzione è possibile". Lo sguardo di Klose finisce subito all'impegno di lunedì sera in casa del Palermo: "Prima recuperiamo le energie nei prossimi due giorni, poi andiamo a Palermo per fare la partita, come sempre. Non sarà facile, perché loro in casa giocano bene. Però ripeto, se troveremo il gol torneranno anche le gambe". E allora tornerà anche la Lazio. Che ieri sera all'Olimpico non c'era.