4 ottobre 2020 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, III giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi, S. Radu (16' Bastos, 46' Parolo), Lazzari, Milinkovic, Leiva (80' Escalante), Luis Alberto (80' Akpa Akpro), Marusic (35' Fares), Correa, Immobile. A disposizione: Reina, Alia, Armini, D. Anderson, Cataldi, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi.
INTER: Handanovic, Skriniar (79' D’Ambrosio), de Vrij, Bastoni, Hakimi, Gagliardini (67' Sensi), Barella, Perisic (67' Young), Vidal (73' Brozovic), Lautaro Martinez (78' Sanchez), Lukaku. A disposizione: Padelli, I. Radu, Kolarov, Ranocchia, Pirola, Eriksen, Pinamonti. Allenatore: Conte.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata - NA) - Assistenti Sigg. Carbone e Longo - Quarto uomo Sig. Massa - V.A.R. Sig. Irrati - A.V.A.R. Sig. Vivenzi.
Marcatori: 31' Lautaro Martinez, 55' Milinkovic.
Note: esordio in una partita ufficiale con la maglia della Lazio per Fares. Espulsi Immobile al 69' e Sensi all'86' per fallo di reazione. Ammoniti al 37' Fares, al 42' Lukaku, al 77' Young, al 79' Lazzari, all'87' Patric, al 90'+3' Barella tutti per gioco falloso, al 42' Inzaghi per proteste, al 71' Vidal per comportamento non regolamentare. Angoli 8-8. Recuperi: 3' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 1.000 circa in ragione delle vigenti norme anti-Covid 19.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Spreco nerazzurro. L'Inter primadomina e poi sbaglia troppo. Milinkovic pareggia il gol di Lautaro: Conte, ciao primato. Alla squadra di Antonio manca la maturitĂ : Lukaku fallisce il match point e la Lazio si rialza col serbo. Due sceneggiate di Vidal e Patric portano ai rossi farsa di Immobile e Sensi. Nel finale palo di Brozovic".
Continua la "rosea": Molto prima della bellezza, serve la piena maturità e l’Inter a Roma ha dimostrato di non averla ancora conquistata. Domina il primo tempo e lo chiude in vantaggio con il terzo gol di fila di Lautaro. La Lazio, che ha ancora nelle ossa i 4 gol presi dall’Atalanta, va a prendere il tè avvilita da tre infortuni: Radu, Marusic, Bastos. Già a corto di cambi per l’ingeneroso mercato di Lotito, si ripresenta in campo con Parolo difensore centrale. In 7 minuti Lukaku e Lautaro sprecano un match-point a testa e al 10’, con tutta la leggerezza del mondo, Perisic si lascia saltare in testa da Milinkovic e Handanovic trafiggere sul suo palo. Non basta. Con l’uomo in più dal 24’ (espulso Immobile), l’Inter pensa bene di pareggiare il conto al 41’: espulso Sensi. Questa volta Conte non dirà di essersi divertito. Due punti buttati via. Primo posto lasciato all’Atalanta, che la bellezza l’ha trovata da tempo, e al Milan che, dopo la sosta, giocherà il derby in posizione di superiorità , come da un po’ non gli capitava. Alla Lazio e a Simone Inzaghi il merito di essere arrivati a riva con un punto, dopo aver nuotato contro corrente, soffrendo, per tutto il match. Dominio Conte. Eppure il primo tempo dei nerazzurri aveva lasciato l’impressione esattamente contraria, cioè un passo avanti nel processo di maturazione. Barella, trequartista muscolare, pesta le scarpe a Lucas Leiva. Vidal e Gagliardini, interni vitaminici, lo sostengono alle spalle e corrono sempre in avanti alla ricerca della palla. Gli esterni restano altissimi e de Vrij trascina la linea difensiva per tenere corta la squadra.
La Lazio, che non ha la forza per togliersi di dosso questa aggressione, riesce a evadere solo Lazzari, perché l’inizio pigro di Perisic gli sgombra la fascia. Ma servirebbe la versione migliore di Milinkovic e Luis Alberto per venirne fuori, invece, a parte qualche guizzo dello spagnolo, che firma l’unico tiro in porta laziale del primo tempo, nulla. Nel passato recente, l’Inter ha sofferto spesso la qualità di manovra della Lazio. Stavolta no. Controllo assoluto, ma non dimentichiamo che il gol di Lautaro (10’), innescato da Perisic e agevolato dall’impaccio di Strakosha, è l’unico tiro dei nerazzurri nello specchio della prima metà , anche se non sono mancate le occasioni di pericolo. Perché così poco da tanto dominio? Lukaku all’asciutto. Perché Hakimi, temutissimo, è stato arginato bene e, dopo un avvio promettente, non ha speso il suo scatto straripante come a Benevento. Ma soprattutto perché è mancata la rifinitura e a Lukaku sono arrivati quasi solo palloni spalle alla porta. L’Atalanta ha principi e modulo simili, ma Zapata è messo spesso nelle condizioni di correre verso la porta. Ieri Lukaku, quasi mai. Pochissimi suggerimenti verticali anche quando, con l’Inter in vantaggio, avrebbe potuto dilagare in spazi aperti. Gli hanno scaricato mille palloni tra i piedi chiedendogli di ripulirli e scaricarli indietro. Ma così Big Rom è sprecato. Come avere un lingotto d’oro e usarlo come fermacarte. Il fatto è che alle spalle di Zapata c’è il Papu Gomez. Barella è stato tra i migliori, ma è un incursore che non ha nell’imbucata fine la sua arma migliore. Meglio alzare Vidal, più abituato a bazzicare la porta degli altri. In generale, per produrre la bellezza che pretende Conte, forse è opportuno che un lato del triangolo sia occupato da chi sa dettare in verticale (Brozovic, Sensi) o imbeccare da trequartista (Eriksen). Kantè-Barella alla base, con Vidal (Eriksen) vertice alto sarebbe stato l’ideale. In questa Inter non c’è uno dalle caratteristiche di Kanté: sarebbe stato la torta, non la ciliegina. Che poi Eriksen non sia entrato nei 5 cambi, neppure in superiorità numerica, fa riflettere.
Teatro dell’assurdo. I gol sbagliati da Lukaku (soprattutto) e da Lautaro e il calo vistoso della mediana, sfiatata dal grande pressing, hanno rimesso in gioco una Lazio dal cuore grande. Conte è intervenuto a pareggio subito, prima con Sensi, poi con Brozovic, quando la Lazio è rimasta in dieci. Un’iniezione di qualità che ha prodotto il palo di Brozo. Forse, contro una sola punta (Correa), avrebbe anche potuto smontare la difesa a tre e raddoppiare la spinta sulle fasce. Sensi comunque ha bruciato in fretta la superiorità . Ingenuo perché si è messo nella condizione di essere punito, ma la sceneggiata di Patric è stata farsesca: prende il colpetto di Sensi, realizza che può scapparci il rosso e va giù in leggera differita. Ma anche Vidal, guerriero tatuato con la cresta, è parso esageratamente vulnerabile alla manatina di Immobile. Arbitri e Var colpevolmente spettatori. I comportamenti leali dovrebbero essere inclusi nella professione dello sportivo, in un periodo così drammatico forse si dovrebbe avvertire ancora di più il senso di responsabilità . Non solo in campo. Ce lo auguriamo.
? Il Corriere dello Sport titola: "Rimpianto Inter, cuore Lazio. Milinkovic risponde a Lautaro. Conre si fa rimontare e non passa in superioritĂ . Rosso a Immobile ma nel finale espulso anche Sensi. Una partita equilibrata all'Olimpico. Simone sorride evitando il ko dopo il poker subito conto l'Atalanta. I nerazzurri perdono il primato in classifica".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Poca Inter, tanta Lazio. Il morso di Lautaro Martinez e la risposta del solito Milinkovic, due top decisivi per tirare fuori un pareggio pieno di rimpianti. Conte ringhia, perché s’è fatto rimontare e dopo il rosso di Immobile, undici contro dieci e sostenuto da una panchina ricchissima, vedeva il traguardo del terzo successo consecutivo all’orizzonte. Imperdonabile la leggerezza di Sensi: negli ultimi dieci minuti, recupero compreso, l’Inter in superiorità numerica avrebbe potuto trovare il raddoppio. Inzaghi sospira e il risultato gli sta persino stretto. La Lazio ha giocato meglio e ha prodotto la partita quasi perfetta, evitando un altro ko a quattro giorni di distanza dal tracollo con l’Atalanta. Neppure gli infortuni di Radu, Bastos e Marusic l’hanno piegata. Questa volta Simone è stato tradito dalla reazione di Ciro, provocato da Vidal e cacciato da Guida quando la Lazio, riequilibrato il risultato, stava dando l’impressione di poter segnare di nuovo e piazzare il sorpasso. La buona sorte ha restituito attraverso l’ultimo episodio, tiro di Brozovic deviato da Akpa Akpro e palla respinta dal palo con Strakosha battuto. Sarebbe stata una beffa. La squadra biancoceleste ha dimostrato coraggio, compattezza e un’organizzazione tattica capace di resistere all’urto fisico dell’Inter, la vera candidata a contendere lo scudetto alla Juve.
Mosse. Le scelte di Conte sono state poco premianti se non interpretate in lettura conservativa. Vidal sul oentro-destra per non concedere respiro a Luis Alberto, i centimetri di Gagliardini per contrastare Milinkovic nel gioco aereo e il dinamismo di Barella, spostato in posizione di trequartista, per incrociare Leiva. I tre centrocampisti della Lazio, alla lunga, hanno sopportato i duelli. In crescita il play brasiliano, ispirato il Mago, meno lucido il serbo almeno sino a quando, con un terzo tempo modello basket, non ha schiacciato in rete. Inzaghi aveva indovinato la fase difensiva. Linea quasi a cinque per non concedere campo e accelerazioni ad Hakimi, la posizione più arretrata di Leiva (vertice basso) e Correa (quasi in linea con Luis Alberto e Milinkovic) lasciando davanti Immobile. La Lazio, nei primi venti minuti, è stata più pericolosa sfruttando le percussioni di Lazzari, mai inseguito da Perisic. L'Inter aveva più palleggio e baricentro alto, ma avanzava lenta e macchinosa, senza trovare spazi. Dietro il muro eretto da Skriniar, de Vrij e Bastoni concedeva pochissimo a Immobile e Correa. Il gol è arrivato quasi per caso, favorito da un rimpallo tra Leiva e Perisic, alla mezz’ora e un minuto dopo il primo tiro in porta, ancora di Lautaro.
Infortuni. Chissà se Inzaghi, azzeccato il copione, si è pentito delle scelte iniziali. Impiegare Radu, si sapeva, era un rischio e infatti lo ha perso dopo un quarto d’ora. A un sospiro dall’intervallo, per un altro infortunio muscolare, si è arreso anche Bastos che era entrato per sostituirlo. Parolo difensore centrale, nella ripresa, si è rivelata la mossa vincente. L'ex azzurro, di fronte al suo vecchio ct, da regista difensivo ha dato tranquillità e sicurezza alla linea arretrata, consentendo ad Acerbi di dedicarsi al corpo a corpo con Lukaku. Proprio il Leone, avanzando a sinistra, ha scodellato un cross perfetto per il gol di Milinkovic. Nel primo tempo era stato costretto a uscire anche Marusic, rimpiazzato da Fares, un po’ incerto al debutto. Due gregari come Escalante e Akpa Akpro nel f?inale hanno permesso di resistere. Muriqi e Andreas Pereira, dopo la sosta, dovranno aggiungere qualità . Conte, invece, si è giocato troppo tardi la carta Sanchez e neppure stavolta si è aff?idato alla fantasia di Eriksen. Come trequartista è entrato Sensi e Brozovic ha sostituito Vidal, mossa giusta per evitare il rosso che prima o poi Guida, come è avvenuto, avrebbe sventolato. All’Inter non sono bastati 25 cross per trovare il gol decisivo. Per vincere certe partite l’inventiva serve molto più dei muscoli e dei polmoni.
? Il Messaggero titola: "Lazio, un punto di ripartenza. I biancocelesti pareggiano con l'Inter e in dieci (espulso Immobile) sfiorano il successo. Milinkovic replica alla rete di Lautaro: Inzaghi ritrova il vecchio orgoglio, ma perde i pezzi".
Prosegue il quotidiano romano: Aspettative e rimpianti. Infortuni ed espulsi. Rabbia e compensazione. E la mano decisamente poco ferma dell’arbitro Guida che non ne prende una. A cominciare dai due rossi a Immobile e Sensi. Alla fine Lazio e Inter devono accontentarsi (pareggio per 1-1 gol di Lautaro e Milinkovic). E godono così così. Forse lo fanno di più i biancocelesti che ritrovano la compattezza minata dopo il ceffone ricevuto dall’Atalanta. Simone continua però a maledire il mercato andato troppo a rilento. Sperava di avere più giocatori pronti per l’inizio del campionato. Ieri ha addirittura perso tre uomini sulla stessa fascia e alla f?ine Parolo ha dovuto fare il terzo in difesa. Prima tocca a Radu che, recuperato in extremis, dura appena 15 minuti. Poi è il turno di Marusic, al suo posto viene lanciato Fares portato in panchina solo per fare gruppo. Non era affatto in forma e si è visto. Fuori dal gioco anche perché si è allenato pochissimo con la Lazio. Poco dopo si rompe anche Bastos entrato proprio per sostituire Radu. Una ecatombe a sinistra. Già , proprio sul lato più debole che necessitava di rinforzi. Chissà che il mercato chiuso di Tare possa invece riaprirsi. Simone mastica anche amaro perché ieri ad un certo punto sembrava davvero di poterla vincere. L'Inter che invece cercava la bellezza e la consacrazione si è trovata a dover fare i conti con la realtà . Conte perde la testa della classifica ma può solo arrabbiarsi con se stesso. Ha sbagliato formazione e ha impiegato più di un'ora per correggersi. La coppia Perisic-Gagliardini non ne azzecca una. Soprattutto il primo che perde costantemente il duello con Lazzari.
Cuore e carattere. Ne viene fuori una partita strana. Fatta di errori clamorosi e scelte giuste. Di simulazioni e verità . Segna prima l’Inter grazie ad un guizzo di Lautaro. Bravo a girarsi rapidamente e a tirare ma molte delle colpe ce le ha Strakosha apparso decisamente incerto. Al di là della casualità , il gol arriva quando l'Inter ha già spostato il baricentro più avanti. Non a caso in avvio della ripresa sono i nerazzurri ad avere più chance, due clamorose. Hanno però la colpa di non segnare e così subiscono il pari. E allora ecco apparire f?inalmente Milinkovic. Indisponente e quasi svogliato per gran parte della gara. Non gradisce molto quando deve fare il "mediano". Sul cross di Acerbi è salito in cielo e ha battuto Handanovic, anche lui molto poco reattivo. La Lazio prende in mano la partita ed è proprio in questo momento che Inzaghi si convince che può prendersi i tre punti. E ci prova anche. Non è fortunato. A rompere il magic moment ci pensa Guida. Rossi di rabbia. Rosso a Immobile per un fallo di reazione provocato (e decisamente cercato) da Vidal e Inzaghi resta in 10 e Conte manda tutti avanti a cercare la vittoria. Un palo lo ferma prima della compensazione di Guida che butta fuori Sensi per una reazione su Patric. Due errori non fanno una cosa giusta. Ma va anche detto che non è stato affatto aiutato dal Var. Il finale è tutto nerazzurro con i biancocelesti chiamati solo a resistere (che bravo Akpa Akpro!). Lo fanno benissimo e si prendono un punto che dà tanto morale. Ora la sosta e f?inalmente forze fresche. Ma soprattutto un calendario più amico.
? Tratte da Il Messaggero, alcune dichiarazioni post-gara:
Un po’ di rimpianti, ma la consapevolezza di aver retto l'urto e avere tra una Lazio all’altezza. Inzaghi si prende il punto conquistato con l'Inter, quasi lo benedice, visto tutto quello che è capitato prima e soprattutto durante la partita, ma è certo che, appena si tornerà dalla sosta, la sua squadra tornerà quella dell’anno scorso, forse ancora più matura e competitiva. Si intuisce dalle sue parole e da quel che si è visto in campo nel secondo tempo. Sapeva, il tecnico che il calendario con Atalanta e Inter in avvio, sarebbe stata una montagna da scalare, tra infortuni e giocatori appena arrivati, ma non disponibili. Naturalmente sperava di fare un cammino diverso, ma adesso più di questo, quattro punti dopo le prime tre giornate, non poteva ottenere. "Mi è dispiaciuto affrontare Atalanta e Inter subito senza poter fare determinate rotazioni, ma tra quindici giorni riavrò tutti e secondo me questa Lazio farà divertire e di nuovo parlare di sé", la sicurezza del tecnico biancoceleste che poi aggiunge: "Di sicuro avrei preferito altri risultati, qualche gol in più, come contro l’Atalanta, dove, al di là di come è andata la gara, avremmo potuto fare più male, ma adesso è tutto passato, voglio guardare avanti e godermi la prestazione e il carattere che hanno tirato fuori i miei giocatori contro l'Inter". Su cosa sia mancato in queste prime giornate, l’allenatore non ha dubbi: "Lavorare in settimana con venti titolari. Ho dovuto far giocare Bastos e Radu che erano a rischio infortunio. Poi vedo l'Inter che ha in panchina Kolarov e D’Ambrosio. Noi siamo stati in chiara emergenza, dopo la sosta no".
Una partita strana, quella contro la squadra di Conte. Una Lazio che comincia aggressiva, perde Radu dopo quindici minuti (una cosa questa che si poteva evitare), ma appena subisce la rete dello svantaggio si intimorisce, arretra e quasi sparisce dal campo. Di tutt’altro avviso, invece, la ripresa dove Milinkovic e Luis Alberto riescono a salire in cattedra e a dettare i tempi della rimonta. E’ questo quello che vuole conservare Inzaghi e soprattutto il concetto da cui si dovrà ripartire. "Abbiamo sofferto — spiega l’allenatore - anche più del dovuto nel primo tempo, poi ci siamo messi a giocare come sappiamo, in più i ragazzi hanno tirato fuori il carattere e sfoderato una prestazione coi fiocchi. Peccato solo per l’espulsione di Immobile, magari sarebbe andata diversamente". Una decisione, quella di Guida, apparsa assai severa, ma il tecnico non accampa scuse: "Si abbiamo rivisto le immagini, Vidal è stato senza dubbio più furbo, Ciro è stato provocato, ma sa di aver sbagliato. Mi dispiace non averlo a Genova, per noi lui è il nostro bomber e quando manca, la sua assenza pesa sempre". Per quella partita, Inzaghi forse avrà Muriqi e sicuramente Pereira. Tutti bravi, tutti pronti a reagire e metter in diff?icoltà l’Inter, ma Lazzari, Correa e Parolo per il tecnico meritano qualche frasi di più.
L'esterno ha messo in seria dif?ficoltà Perisic e l’intera retroguardia nerazzurra: "Felice per la chiamata in nazionale, si vede che sta lavorando benissimo, se la merita e se la deve godere". Poi un elogio anche per Correa, non che abbia particolarmente brillato, ma quando è uscito Immobile da solo ha creato più di qualche apprensione, col tecnico che ha spiegato il motivo per cui non è entrato Caicedo: "Il Tucu, è stato bravissimo, l’aveva già fatto a Bologna l’anno scorso di reggere da solo l’intero reparto e anche contro l’Inter ha fatto il suo e anche molto bene". L’ultima carezza è per Parolo che è entrato ad inizio ripresa al posto di Bastos, piazzandosi al centro della difesa. "E’ un giocatore a cui posso chiedere sacrif?ici di questo genere e le risposte sono state sempre eccellenti. Per ora è un’emergenza, ma al più presto lo utilizzerò di nuovo come mezzala".