17 aprile 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXV giornata (recupero) - inizio ore 19.00
LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi, Luiz Felipe (83' Wallace), Romulo, Parolo, Leiva (79' Jordao), Milinkovic, Lulic, Caicedo (67' Badelj), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Bastos, Radu, Marusic, Cataldi, Durmisi, Neto, Capanni. Allenatore: S. Inzaghi.
UDINESE: Musso, Stryger Larsen, Ekong, Wilmot, Ingelsson (46' D’Alessandro), Badu (58' Teodorczyk), Sandro, Mandragora, Zeegelaar, De Paul (74' De Maio), Lasagna. A disposizione: Nicolas, Perisan, Nuytinck, Samir, Hallfredsson, Micin, Okaka. Allenatore: Tudor.
Arbitro: Sig. Calvarese (Teramo) - Assistenti Sigg. Vuoto e Cecconi - Quarto uomo Sig. Manganiello - V.A.R. Sig. Maresca - A.V.A.R. Sig. Di Liberatore.
Marcatori: 21' Caicedo, 24' Sandro (aut).
Note: partita originariamente programmata in data 25 febbraio 2019, successivamente rimandata al 10 aprile 2019 ed ancora rinviata alla data odierna. La motivazione del rinvio è dovuto alla ravvicinata sequenza di impegni della compagine biancoceleste (qualificazione alle semifinali di Coppa Italia e all'indisponibilità dello Stadio Olimpico per il torneo di rugby "Sei Nazioni"). Al 52' Strakosha neutralizza un calcio di rigore di De Paul. Ammonito al 28' Luiz Felipe ed al 78' Leiva entrambi per gioco falloso. Angoli 4-5. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 23.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, squilli all’Europa. Rigore tabù per l’Udinese. Biancocelesti avanti con Caicedo e un'autorete. Friulani ancora k.o. all'Olimpico: con De Paul nella ripresa fallito il quinto penalty stagionale".
Continua la "rosea": Cronaca di una morte annunciata, come ha detto indignato sabato il d.s. della Lazio Igli Tare, ma stavolta dell’Udinese. Morte delle sue ambizioni di giornata per le scelte — si vedrà se azzardate — del suo allenatore, che ha facilitato non poco la resurrezione, non imprevista, della Lazio. Che così resta aggrappata al carro della Champions: ora a tre punti, anche se davanti ci sono ancora sei squadre. E anche se la prima parte del secondo tempo non è stata granché incoraggiante, visto quanto la squadra ha perso intensità fino a farsi schiacciare. Ieri, senza Luis Alberto e Correa, Inzaghi è passato dal modulo fantasia al modulo concretezza, ma più che dagli uomini e dal sistema, certe divagazioni sembra dipendano da cali di tensione che a questo punto della stagione sono troppo pericolosi. Di sicuro il fu miglior attacco del campionato non è più lo stesso. Di sicuro Immobile - un gol su azione nelle ultime dieci gare di campionato — stenta a ritrovarsi killer. Come successo alla mezzora, quando Leiva lo ha fatto correre in profondità e Ciro ha fallito un gol che l’anno scorso avrebbe segnato a occhi chiusi.
Alla Lazio non possono bastare i suoi movimenti incontro alla palla per liberare un compagno: ieri Caicedo, che alla seconda chance ha battezzato Musso e l'1-0. Solidif?icato in 3’, su corner di Romulo e colpo di testa di Milinkovic atterrato sul piede sfortunato di Sandro. Di sicuro hanno pesato i demeriti dell'Udinese, alla seconda sconfitta di fila senza segnare. Tudora veva detto che questo recupero era un bonus e così l'ha considerato, pensando alla decisiva gara in casa contro il Sassuolo. Ma un bonus può scattare o no: ieri era diff?icile che succedesse. Oltre a Pussetto, Opoku e Fofana, gli ultimi a infoltire la lista degli indisponibili, a riposo anche il diffidato Samir e poi D'Alessandro, Okaka e De Maio. Risultato: dentro Wilmot, Ingelsson, Sandro e Zeegelaar, con Larsen centrale di difesa. Squadra rinunciataria, trasfigurata in un 3-5-2 in realtà schiacciato in 5-3-2, con i teorici esterni quasi solo in versione terzini. Difesa inedita e con momenti di disagio, vedi 1-0 con Wilmot a (non) seguire Caicedo partendo da posizione non sua. Regia affidata a Sandro, che con il suo passo lento avrebbe bisogno di una squadra che gli giri intorno alla perfezione.
De Paul, "rinato" da mezzala, ieri seconda punta: costretto ad arretrare per vedere palla, con Lasagna ancora più isolato, a caccia di una profondità sempre innocua. Forse, perso per perso, valeva la pena spendere Teodorczyk subito. Fatto sta che quando De Paul avrebbe pctuto f?inalmente far male, ha pensato male di sbagliare il suo terzo rigore stagionale (5° su 8 per l’Udinese, a proposito di rimpianti stagionali). Era il momento in cui la squadra aveva se non altro alzato testa e baricentro, e iniziato a tenere nella sua metà campo la Lazio: seconda sliding door della partita, perché la prima si era spalancata quando un colpo di testa di Badu era andato a sbattere sulla traversa. Un altro palo sullo 0—0, come De Maio sabato scorso contro la Roma: fatal Olimpico per l’Udinese?
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, tre passi da Champions. Supera l’Udinese, si porta a -3 dal quarto posto e rimane aggrappata all’eurogruppo. Sblocca Caicedo poi autogol di Sandro. Nel recupero del 25º turno per Inzaghi arriva la vittoria numero 15".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: In attesa di ritrovare il vero Immobile, Caicedo tiene in corsa la Lazio, ancora viva e aggrappata al treno per il quarto posto. La firma del Panterone e l’autorete di Sandro per stendere l’Udinese nel recupero della 25ª giornata e risalire a quota 52 punti, dietro Roma e Atalanta, a meno 3 dal Milan. Inzaghi chissà quanto maledirà il terreno perso con Spal e Sassuolo ancora prima di cedere a San Siro nel confronto diretto con i rossoneri tra le polemiche per il rigore non concesso da Rocchi a Milinkovic. Buona la direzione di Calvarese, l’Olimpico ha rumoreggiato per il gol annullato ad Acerbi dopo il controllo al Var (palla toccata prima con la testa e poi con la mano da Milinkovic) a un sospiro dall’intervallo, ma la Lazio aveva già raggiunto il doppio vantaggio e si era messa nelle condizioni di gestire la partita, a dimostrazione di quanto il destino possa dipendere in larga parte dalle proprie prestazioni. Ieri la squadra biancoceleste ha giocato bene e dominato sino all’intervallo, avrebbe potuto segnare più gol e non ha avuto cali evidenti nonostante sia stata aiutata da Strakosha (rigore parato a De Paul) a non rimettere il risultato in discussione in avvio di ripresa. Simone cercava i gol alternativi a Immobile, ancora poco risoluto e convinto sotto porta: è come se il bomber della Lazio soffrisse il lungo digiuno, non riesce a sbloccarsi, paga una condizione fisica non ideale e l’impatto provocato dalla nazionale e dalla scarsa fiducia di Mancini nei suoi confronti.
Ciro questa volta si è salvato con la solita, infinita generosità e con l’assist per il gol di Caicedo, vero e proprio talismano, al quinto centro in campionato: quando l’ecuadoriano segna, la Lazio vince. Splendido il servizio nel corridoio libero, ancora più bello il diagonale di sinistro di Felipao. La palla ha colpito il palo prima di infilarsi in rete. Era il ventunesimo del primo tempo, Caicedo ci aveva già provato due volte e dopo tre minuti il successo era in ghiaccio. Il raddoppio è arrivato sugli sviluppi dell’angolo battuto da Romulo, spizzata di Milinkovic e deviazione fortuita di Sandro. Piena di rabbia, di impulsi positivi e di voglia la reazione della Lazio, disegnata da Inzaghi con il solito modulo e il rientro di Parolo nel blocco dei titolari al posto di Luis Alberto, squalificato. Ha sorpreso la lentezza dell’Udinese, assai meno ispirata rispetto alla partita con la Roma, troppo fragile in trasferta. Tudor dovrà continuare a lavorare per raggiungere la salvezza. Lasagna, mai servito, ha fatto molta più fatica di Okaka. De Paul non è mai stato in grado di assisterlo e neppure riusciva a disturbare l’azione di Leiva, vero protagonista (in coppia con Milinkovic) del primo tempo laziale. La squadra di Inzaghi girava palla con rapidità , c’era il movimento giusto sulle fasce, dove Lulic e Romulo dominavano su Ingelsson e Zeegelar.
Più duelli vinti (30 a 21) e un’infinità di cross (17 all’intervallo) per produrre due gol, un altro annullato, tre o quattro occasioni limpide, compreso il salvataggio di Larsen sulla linea sul colpo di testa di Parolo. Era una Lazio dinamica, equilibrata a centrocampo, con una linea difensiva alta e sicura, governata da Luiz Felipe e con Acerbi nella posizione di Radu. Dopo l’intervallo il ritmo biancoceleste è calato, Tudor ha aggiunto peso con l’ingresso di Teodorczyk in attacco e D’Alessandro ha sostituito Ingelsson dando un altro tipo di spinta a destra, ma l’Udinese si è accartocciata sull’errore di De Paul dal dischetto. Ingenuo l’intervento di Lulic su Lasagna (in uscita dall’area), Strakosha ha intuito il rigore dell’argentino. Inzaghi ha sganciato Badelj e Leiva (diffidato) s’è fatto ammonire un attimo prima di lasciare il suo posto a Jordao, alla seconda presenza in Serie A e al debutto sul prato dell’Olimpico. La Lazio è arrivata in scioltezza e senza scossoni al novantesimo cercando invano il gol di Immobile. Sabato, battendo il Chievo, potrà forse scalare la classifica alimentando i rimpianti per i punti persi negli ultimi dieci giorni: a sei giornate dal traguardo la Champions resta complicata, ma non impossibile.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Ha spalancato le braccia, ha chiamato a sé Ciro per ringraziarlo dell’assist e assieme a lui tutta la Curva Nord. C’era bisogno di questo gol, di questo abbraccio feroce, gigantesco, ricambiato. Si chiama zampata vincente, quella di Caicedo. Ha fatto tutto di sinistro. Lo stop e il gol di controbalzo sfruttando il palo-carambola, una combinazione micidiale: "Che emozione segnare sotto la Nord! Ho provato una gioia grandissima, per la prima volta ho fatto gol sotto la Curva. Sono molto contento". Felipao Caicedo fa l’Immobile. E’ tornata la zampata del Panterone, mancava dal derby (2 marzo). E’ servita per recuperare i tre punti rimasti in sospeso per il rinvio di Lazio-Udinese, per rilanciare la Lazio in classifica, per regalare a Inzaghi gol alternativi visto l’inceppamento di Ciro. La zampata dorata ha fatto esplodere la Curva. Caicedo s’è involato sotto la Nord, dopo il colpo firmato nel derby i tifosi gli hanno perdonato tutto e l’hanno eletto a idolo: "Abbiamo dato una risposta perfetta dopo la sconfitta col Milan. Siamo entrati in campo con la mentalità giusta, sapevamo di dover fare una partita con grande concentrazione. Abbiamo segnato subito. Ora dobbiamo continuare così, fino alla fine".
Si sono scambiati i ruoli, Caicedo e Immobile. Ciro, inceppato (1 gol su rigore nelle ultime 4 gare), inventa assist (ieri il quinto). Caicedo, risbloccato, ha ricominciato a segnare al suo posto. La zampata è vincente, sempre più, perché il Panterone s’è confermato amuleto. In campionato ha segnato cinque reti, tutte nel primo tempo, tutte da titolare, tutte hanno portato vittorie alla Lazio. E’ un Panterone casalingo, quattro gol dei cinque collezionati in campionato li ha centrati all’Olimpico, ama colpire nel cortile di casa. L’anno scorso, davanti alla porta, faceva testa o croce. Quest’anno, seppure con tante pause, s’è fatto vivo nei momenti più difficili. Sono stati pesanti il gol col Frosinone, con l’Empoli e con la Roma, tra metà febbraio e l’inizio di marzo, quando la Lazio era in emergenza infortuni, in piena mattanza. Felipe Caicedo, ogni volta che calcia, ogni volta che tira, ogni volta che segna, si libera dal peso dell’anno scorso (gol Champions mancato). Speranze e illusioni hanno galleggiato per gran parte della sua avventura laziale, quest’anno sogna di più. Caicedo ha tenuto in piedi la Lazio più volte in questo 2019. Dopo il derby, ecco il cruccio, s’è perso di nuovo sotto porta. Sabato, a Milano, ha sostituito Correa in corsa, non ha lasciato tracce. Ieri è partito a razzo e ha indirizzato la partita. "Una risposta perfetta dopo Milano", così ha catalogato la vittoria il Panterone. Dentro questa vittoria c’è una reazione a tutto, al rigore mancato nel finale di San Siro, alle offese del Milan, a tutto ciò che ha fatto seguito alla partita e che fa da anteprima alla rivincita di mercoledì. I gol e la vittoria di ieri sono pieni d’orgoglio.