18 agosto 2018 - Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, I giornata - inizio ore 20.30
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe (46' Bastos), Acerbi, Radu, Marusic, Parolo (88' Cataldi), Badelj (68' Correa), Milinkovic-Savic, Caceres, Luis Alberto, Immobile. A disposizione: Guerrieri, Proto, Basta, Caicedo, Durmisi, Jordao, Murgia, Rossi, Wallace. Allenatore: S. Inzaghi.
NAPOLI: Karnezis, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Mario Rui, Allan, Hamsik (70' Diawara), Zielinski (85' Rog), Callejon, Milik, Insigne (76' Mertens). A disposizione: Ospina, Marfella, Maksimovic, Malcuit, Chiriches, Luperto, Fabian Ruiz, Verdi, Ounas. Allenatore: Ancelotti.
Arbitro: Sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Manganelli e Valeriani - Quarto uomo Sig. Manganiello - V.A.R. Sig. Rocchi - A.V.A.R. Sig. Di Liberatore.
Marcatori: 25' Immobile, 45'+2' Milik, 59' Insigne.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del crollo del Ponte Morandi di Genova avvenuto in data 14 agosto 2018. La Lazio ha giocato con il lutto al braccio. Esordio in una competizione ufficiale con la maglia della Lazio per Acerbi, Badelj e Correa. Nessun ammonito. Angoli 4-7. Recuperi: 3' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 35.000 circa di cui 18.500 abbonati.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Re Carlo è tornato. Il ribaltone del Napoli manda la Lazio al tappeto. Ancelotti si gode la prima. Subito un capolavoro di Immobile, poi la squadra di Inzaghi si scioglie. Milik e una prodezza di Insigne regalano la vittoria al tecnico azzurro che deve far dimenticare il gioco di Sarri".
Continua la "rosea": Doveva essere la giornata di CR7, per un po' è sembrato potesse essere il gran giorno di Ciro17, ma alla fine è venuto fuori Insigne. Come se da Sarri ad Ancelotti per lui non fosse cambiato niente: intanto con la bella azione del primo gol, l’unica veramente sarriana di questo debutto, quindi con la botta vincente del secondo. La rete strepitosa di Immobile – dalle parti di Ronaldo o giù di lì per gesto tecnico e intenzione – è stata archiviata presto, anche per la complicità della Lazio che improvvisamente si è abbassata e ha lasciato solo il suo centravanti. E così il Napoli si è preso tre punti, allontanando le sensazioni non esaltanti di questo inizio stagione. Non che Ancelotti possa considerare definito il suo progetto, ancora lontano da un’identità precisa: ma il 2-1 rivela più soluzioni di gioco, una superiorità indiscutibile nelle occasioni e, soprattutto, coraggio e spirito offensivo che alla Lazio sono mancati dopo la prima bella mezzora. Sarebbe interessante capire se è stato un cambio di idea di Inzaghi oppure semplicemente un calo d’estate.
Di sicuro la differenza tra la Lazio prima e quella dopo il gol è sospetta. Quella iniziale sa come chiudersi, far girare la palla e ripartire con lanci lunghi. Il Napoli è preso un po’ in mezzo: d’altra parte non si cambia ideologia in 90 minuti. Mentre Hamsik cerca di calarsi a fatica nel ruolo di play, ma non può dettare i tempi come Jorginho, e mentre la manovra non possiede più quegli automatismi, soprattutto i triangoli in verticale, la Lazio fa bene il suo mestiere: tre difensori, con Caceres ad aggiungersi quando il Napoli ha la palla e poi a lanciarsi quando si riparte. L’uruguaiano a sinistra e Marusic a destra sono molto larghi per compensare l’affollamento in mezzo, con Luis Alberto più mezzala che trequartista, e con Badelj play nel gioco. Buon movimento, ancor più convincente rientro in massa e, riconquistata palla, lancione per Immobile. Al 25’ Ciro s’inventa la prodezza ronaldiana, spiazzando Albiol, Koulibaly e Mario Rui, cambiando direzione di tacco destro e infilando di sinistro Karnezis. Ciro17.
Fosse stata più smaliziata, la Lazio avrebbe tentato di coprirsi meglio e, forse, di assistere Immobile che rimasto solo, spesso contro tre, non poteva ripetersi. Invece la squadra d’Inzaghi ha cominciato ad arretrare senza più ripartire: dopo il gol, soltanto un altro tiro in porta (il palo di Acerbi) e un’occasione fallita sotto porta da Immobile. Troppo poco. È mancato Luis Alberto, mai collante tra la mediana e Immobile. E, come spesso in passato, Milinkovic s’è visto a corrente alternata, con i cali di tensione più frequenti dei picchi. In pratica, Inzaghi ha offerto ad Ancelotti lo stesso scenario sfruttato da Sarri: possibilità di schierare la difesa alta, recupero palla veloce e spazio per manovrare. Se è vero che il tecnico è cambiato, la squadra è comunque la stessa e certe cose non possono esser dimenticate. No, una cosa è molto diversa e, per Ancelotti, fondamentale: il centravanti. Milik. Decisivo quasi quanto Insigne.
Milik è in tutte le occasioni ma, soprattutto, fa ammattire i difensori laziali perché sfugge, non dà riferimento, ora è fuori dall’area e subito entra velocissimo. Un gol annullato per fallo di Koulibaly, un altro sfiorato di testa, quindi il tocco da centravanti vero per l’1-1, dopo il taglio di Insigne per Callejon che da destra ha messo in mezzo per il polacco. L’impressione era che non sarebbe finita qui perché la Lazio faticava a uscire. Così è stato ancora Insigne – sull’appoggio al buio di Allan – a schiantare Strakosha con un diagonale da sinistra. Troppo tardi per reagire e per dare una mano a Immobile: il passaggio dal 3-5-1-1 al 4-2-3-1 è un po’ mossa disperata. Da sinistra ci tenta il nuovo Correa, però Ancelotti ne ha viste di più e, una volta in fuga, piazza Diawara davanti alla difesa, al posto di Hamsik, chiudendo spiragli e speranze. Buon Napoli, ma per la Lazio l’1-2 sa di occasione un po’ sprecata.
? Il Corriere dello Sport titola: "Insigne a giro piega la Lazio. Biancocelesti avanti con Immobile. Poi Milik e Lorenzo: vince Ancelotti. Gara avvincente. Palo di Acerbi. Il pressing laziale fnale non basta".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Il Napoli da Sarri ad Ancelotti non è cambiato, sa solo vincere e dominare, forse può persino migliorare, sfruttando le qualità di un tridente fantastico e il ritorno di Milik, centravanti vero. Ti chiedi dov’è per mezz’ora, poi ti cambia e raddrizza la partita. Gli altri giocano, lui segna. Neppure la Lazio di Inzaghi è cambiata, anzi ha ricominciato nello stesso modo in cui aveva chiuso il 20 maggio, quando aveva assistito al sorpasso dell’Inter. Illude, promette, non mantiene, si fa rimontare. Ieri sera non aveva la benzina e l’ossigeno per arrivare in fondo ai ritmi tenuti nella prima mezz’ora, ma dopo il gol di Immobile si è ritirata troppo indietro. Poca personalità nei big-match e la difesa, anche coprendola di più con gli esterni, concede. Il tempo lavorerà a favore di Simone, a cui mancavano due pilastri come Leiva e Lulic più Berisha (può portare cambio di passo). Poco Milinkovic, discreto ma in ritardo di forma Badelj, malissimo Luis Alberto, fondamentale per accendere la luce. Peccato per la Lazio, la partita si era messa bene e poteva essere gestita meglio, alla fine il rimpianto per il palo colpito da Acerbi a tempo scaduto.
Ha vinto il Napoli, più scaltro e convinto. Il raddoppio di Insigne a incorniciare il primo successo di Ancelotti nove anni dopo l’ultima volta in Serie A. Equilibrio. Lo hanno cercato subito i due allenatori. La Lazio ha un’esigenza, prendere meno gol rispetto al passato campionato, altrimenti non si può sognare la Champions. Marusic e Caceres hanno interpretato bene il copione nella prima mezz’ora, meno con lo sviluppo della partita. Hanno iniziato alti, salivano, mordevano e rientravano. Era il solito atteggiamento della Lazio, abituata a creare superiorità a centrocampo con sei giocatori (tre mediani, due esterni, più Luis Alberto) e poi a tentare l’imbucata per Immobile. Quel gioco è durato poco, solo mezz’ora. Ancelotti sta cercando la diversità dentro il sentiero di Sarri. E’ rimasto il fraseggio corto, ha aggiunto la palla lunga e improvvisa a ribaltare l’azione, più l’idea di Hamsik in regia. Lo slovacco non ha convinto in pieno, sta provando a calarsi nel ruolo, qualità nel palleggio ma è ancora portato a sganciarsi in attacco, spesso ha lasciato organizzare il gioco ad Allan, cursore inesauribile, il più in forma del Napoli. Ancelotti ha tolto Hamsik a venti minuti dalla fine, era in vantaggio e si voleva proteggere con Diawara. Il calcio di Sarri è una scienza esatta, recupero palla, distanze corte, difesa di reparto, movimenti in sincronia. Qualcosa dietro andrà migliorato, come ha fatto capire Immobile con il suo fantastico gol. Il Napoli era lunghissimo. Palla scoperta, sono andati in tre sul centravanti azzurro, capace di saltarli con un colpo secco prima di battere Karnezis.
Dove Inzaghi avrebbe dovuto costruire la partita, mantenendo il baricentro alto, è nata la rimonta di Ancelotti. Marusic e Caceres si sono abbassati di colpo, linea difensiva a cinque, non più a tre, il centrocampo ha cominciato a boccheggiare, l’azione non ripartiva più. La Lazio si è rintanata. Il possesso palla del Napoli è aumentato di colpo (65% all’intervallo) e sono fioccate le occasioni a senso unico. Tre palloni buoni per Milik: un gol annullato, una parata di Strakosha, il pareggio. La partita ormai era in pugno, non ha mai cambiato inerzia sino al gioiello di Insigne. Un altro gol nato dagli sviluppi di un cross, difetto su cui la Lazio sta lavorando dall’inizio dell’estate. Inzaghi ha provato anche a cambiare modulo. Fuori Badelj, dentro Correa, Luis Alberto in regia e difesa a quattro. Il Napoli, tolto l’ultimo brivido con il palo di Acerbi, ha gestito e controllato. Da grande squadra, subito in corsa per lo scudetto.
? Il Messaggero titola: "Ancelotti fa sbagliare la partenza alla Lazio. Il Napoli vince in rimonta: Immobile firma un gol da favola ma non basta. Milik e Insigne regalano al nuovo allenatore azzurro i primi tre punti".
Prosegue il quotidiano romano: Lassù, insieme alla Juventus di Cristiano Ronaldo, c’è il Napoli di Carletto Ancelotti. Gli azzurri restano un tabù per la Lazio sconfitta per 2-1 all’esordio. E pensare che l’avvio lasciava pensare a tutt’altra gara. Biancocelesti arrembanti e azzurri timorosi e remissivi. Poi il solito buio. Al minuto venticinque tutto lo stadio è in piedi ad applaudire lo straordinario gol di Immobile che per il terzo anno consecutivo timbra per primo il cartellino biancoceleste. Una rete da far stropicciare gli occhi. Lancio di Acerbi da dietro centrocampo per lo scatto di Ciro che con un colpo di tacco a seguire fa fuori Albiol, Koulibaly e Mario Rui e poi con un sinistro a giro infila Karnezis. Immobile si conferma bomber di razza. Dopo la rete però è tutto un imprecare per i troppi errori commessi. Milik e Insigne ribaltano il risultato e regalano la vetta provvisoria della classifica. Non un rewind delle sconfitte della passata stagione ma la sostanza resta la stessa: zero punti. Nell’economia pesa anche qualche scelta di Inzaghi che non riesce mai a dare la scossa per scuotere la sua squadra letteralmente sparita dal campo. Rieccola quella mancanza di carattere tallone d’Achille dello scorso anno. Parolo e Immobile corrono subito a circondare Banti reo di aver fischiato un fallo retroattivo a loro giudizio ingiusto.
Proteste accompagnate dalla curva nord (in silenzio per quasi tutta la gara come segno di protesta contro gli ultras denunciati ad Auronzo dopo gli incidenti contro la Spal) che ruggisce subito contro il fischietto di Livorno. C’è un conto aperto con l’Aia. Sui tabelloni dell’Olimpico va in onda la partita ma nessun replay di azioni incriminate. La Lazio aggredisce il Napoli in ogni parte del campo e non lascia ragionare i portatori di palla azzurri. Badelj in mediana è una diga. Taglia e cuce il gioco. Applausi di Inzaghi che non ha affatto rimpianto l’assenza di Leiva per squalifica. Il croato ha personalità da vendere e detta ai compagni i movimenti da fare. Milinkovic è raddoppiato appena prende palla e non si muove mai come sa. Il più atteso ha finito per essere il più deludente. Acerbi dietro è un muro. Guida la difesa con una tranquillità disarmante. Una perla il lancio per il super gol di Immobile. Pesa l’errore sulla rete di Milik. Un po’ di frenesia ogni tanto fa capolino ma è il tecnico laziale a placarla sbracciandosi in panchina. Ancelotti tiene le braccia conserte e riflette. I suoi fanno fatica a fare gioco. Insigne e compagni si risvegliano e in tre minuti creano almeno quattro palle gol.
Zielinski prende la traversa, Callejon in tuffo davanti a Strakoska non ci arriva di un soffio poi segna Milik ma Banti annulla giustamente per un fallo di Koulibaly su Radu costretto ad uscire in barella (rientrerà con un vistoso turbante). Nell’occasione pesa la papera del portiere laziale. L’arbitro di Livorno prima convalida poi grazie al var (Rocchi) annulla. "Non avevo visto" spiega ai giocatori in campo. Ma passano appena cinque minuti e Milik pareggia i conti. Taglio di Callejon e gol del polacco. Grave errore difensivo. E pensare che Inzaghi in Germania aveva provato solo questo in difesa. Tutto un altro Napoli. Per larghi tratti ricorda quello di Sarri. Ed è sempre la difesa a tradire Simone sul raddoppio spettacolare di Insigne, gol a giro alla sua maniera. Bucano Radu prima e Bastos poi. La Lazio non c’è quasi più vittima di errori e presunzione, Luis Alberto su tutti. Unica luce un palo colpito di testa da Acerbi. E così alla prima Re Carlo si riprende subito il trono d’Italia, Inzaghi mastica amaro e ricomincia allo stesso modo in cui ha finito la passata stagione: con una sconfitta. La sensazione è che bisogna lavorare molto di più per essere tra le protagoniste di questo campionato e forse sul mercato si poteva fare di più.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Meglio dirlo subito e Inzaghi l'ha detto: "Così non basta, serve di più". Sogni e incubi, pregi e difetti, continuano a marciare affiancati. E' il bello e il brutto della Lazio. Il Napoli come l'Inter. E’ iniziata com’era finita a maggio, perdendo dopo il vantaggio iniziale. Inzaghi disarcionato da Ancelotti, l’anti-Cristiano (Ronaldo), una settimana prima dell’incrocio col Cristiano (Ronaldo) in carne e ossa. Siamo punto e a capo: "La squadra è partita bene, ma non basta, in certe gare serve di più, serve concentrazione, bisogna averla. Nel momento del blackout abbiamo avuto un netto calo, finché siamo stati bene fisicamente abbiamo retto. Nel secondo tempo non siamo entrati nel migliore dei modi. Dobbiamo cercare di confermarci, non sarà semplice. Sappiamo di avere la possibilità di farlo", ha ammesso perplessità Simone. Poi ha corretto un po’ il tiro: "Le altre sono migliorate, ma anche noi. Possiamo sicuramente mantenerci a certi livelli". Non fai in tempo a pensare al Napoli che la settimana campale ti propone la Juve. Inzaghi ha visto tutto e a tutto pensa di provvedere: "Avremo tanti elementi da analizzare per arrivare pronti al match con la Juve. Sarà un’altra partita difficilissima, la dovremo affrontare nel migliore di modi. A Torino dovremo andare a fare la nostra gara, dovremo cercare di rialzare la testa, non sarà semplice". La tradizione è una maledizione. Inzaghi non ha mai battuto il Napoli, stavolta aveva pensato di riuscirci: "Non abbiamo meritato la sconfitta, quei 10 minuti del primo tempo sono stati fatali. I primi 30 minuti erano stati ottimi, non avevamo concesso nulla. Insigne ha messo la palla sotto l’incrocio dei pali, l’1-2 è stato un gol pesante. Acerbi, invece, ha preso la traversa, poteva essere il pareggio".
Inzaghi conta di ripartire così: "Dobbiamo lavorare, dobbiamo crescere di condizione. C’è rammarico, i ragazzi hanno messo in campo tutto ciò che avevano. Ho chiesto qualcosa in più a chi è arrivato per ultimo e magari non l’aveva, hanno pesato le squalifiche dell’anno scorso. Altri giocatori, come Milinkovic e Caceres, sono arrivati ad agosto, sono stato costretto ad utilizzarli perché avevo qualche defezione importante". Dalla partenza sprint s’è passati al flop, tipico: "Eravamo partiti molto bene. Palleggio, possesso palla ed esterni aggressivi. Avevamo giocato un buon calcio. Dopo il gol ci siamo abbassati". Inzaghi si è portato a casa gli aspetti positivi: "A me la squadra è piaciuta e anche la gente ci ha sostenuto come mi aspettavo. Mi dispiace per i tifosi, ma avremo modo di riscattarci. Avremmo dovuto fare un gol in più per quello che abbiamo creato. La condizione sta arrivando, ma con determinate squadre non bisogna abbassare la guardia. Bisogna ripartire dalla prima mezz’ora e dall’ultima. Si deve lavorare sulle cose da correggere. Abbiamo subito il primo gol su un’azione provata e riprovata per 15 giorni, ma c’è anche la bravura dell’avversario". Simone ha difeso Milinkovic e Luis Alberto: "Lo spagnolo ha iniziato in ritardo la preparazione visto l’infortunio di maggio. La sua condizione crescerà. Milinkovic non l’avrei utilizzato dal primo minuto, ho dovuto fare certe scelte. Il Napoli ha vinto la partita, non mi sembra però che abbia tirato moltissimo". Il palo di Acerbi, al di là di tutto, fa rabbrividire: "Bisogna cercarla la fortuna. Io alla sfortuna non credo. Probabilmente ci voleva semplicemente un altro calendario, ma non posso incidere su questo. Io posso incidere sui ragazzi". E i "golazi" di Ciro non possono essere solo consolatori.