21 settembre 2014 - Campionato di Serie A - III giornata - inizio ore 15.00
GENOA: Perin, Antonini (60' Bertolacci), De Maio, Burdisso, Antonelli, Edenilson, Rincon, Sturaro, Perotti, Matri (69' Pinilla), Kucka. A disposizione: Lamanna, Sommariva, Izzo, Marchese, Rosi, Mussis, Greco, Falque. Allenatore: Gasperini.
LAZIO: Berisha, Basta (46' Konko), de Vrij, Gentiletti (69' Cana), Braafheid, Parolo, Biglia (45' Ledesma), Lulic, Candreva, Djordjevic, Felipe Anderson. A disposizione: Marchetti, Strakosha, Mauri, Klose, Keita, Pereirinha, Onazi, Tounkara, Novaretti. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata) - Assistenti Sigg. Meli e Paganessi - Quarto uomo Sig. Iori - Assistenti di porta Sigg. Giacomelli e Manganiello.
Marcatori: 87' Pinilla.
Note: espulso de Vrij al 40' per doppia ammonizione. Ammoniti: De Maio, Rincon, de Vrij e Ledesma. Angoli 3-8. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 18.000 di cui 1.866 paganti per un incasso di Euro 54.199 euro e 16.413 abbonati per una quota di Euro 169.878 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio sprecona. E Pinilla la castiga".
Continua la "rosea": Tanto tuonò che non piovve. La Lazio comincia ad avere un preoccupante difetto. Gioca bene, a tratti benissimo, è uno spettacolo per gli occhi. Ma alla fine perde. È successo col Milan alla prima giornata, ma con la Lazio ancora in rodaggio. A Marassi col Genoa la questione è diventata clamorosa. Perché la Lazio ha macinato gioco a gran ritmo, per un round ha sottomesso il Genoa come fosse uno sparring estivo, ha creato 7 occasioni da gol. Non ha segnato. E al tramonto della partita ha perso. Che sia stata sfortunata è certo. Sarà che il Genoa è tabù per la Lazio: nelle ultime 7 gare di A l'ha sempre battuta. Che abbia commesso un mucchio di errori sotto porta è altrettanto certo. Sarà che aveva davanti un Perin che li ha indotti. Fenomenale, il portierino azzurro che si candida a erede di Buffon. Aveva un difetto: ogni tanto commetteva una "perinata". Pare abbia smesso e dunque son rimaste le prodezze. Ieri ne ha sfornate tre: su Parolo, su Anderson e sul tiro forte, dall'area e indirizzato nell'angolo, di Lulic. Più che una prodezza, un miracolo. Se ci mettiamo che Djordjevic ha sparato una zuccata sulla traversa e un'altra in tribuna, che Candreva si è fatto respingere un tiro facile e che Parolo ha ciccato da due passi, ecco il riassunto di un round a senso unico.
La Lazio aveva indovinato tutto: Biglia teneva alta la squadra, gli esterni volavano, Lulic impazzava. Il Genoa era in balia della tempesta. Ma si è salvato. Gasperini ha mosso pedine (Antonini giù, Edenilson su, poi Perotti a sinistra e Kucka centrale) per arginare il disastro. Nel secondo round ha trovato assetto (4-2-3-1) e uomini: Lestienne, Bertolacci e Pinilla. Pioli le 3 sostituzioni ha dovuto farle per infortuni. Biglia (contusione al piede destro, out un mese) e Basta (contusione alla mano, potrebbe giocare nel fine settimana con un tutore) a cavallo dei tempi, e l'implacabile Gentiletti a metà secondo round (rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro, dovrà operarsi e stare fuori 6 mesi). A quel punto chi crede nelle maledizioni aveva già intuito come sarebbe andata. Pioli, ci scommettiamo, avrebbe firmato per lo 0-0. Ma con i cambi e il nuovo sistema il Genoa ha giocato alla pari. E Pinilla ha firmato la beffa: ci ha messo il sigillo in tuffo di testa, sfruttando una zuccata di Perotti e la latitanza di Konko. Secondo gol, al Genoa segna solo lui. Pioli aveva appena perso de Vrji per doppia ammonizione. Forse in 11 non avrebbe preso gol. Il tabù Genoa con annessa iella tuttavia è un alibi debole. Certe partite vanno chiuse. Su questo bisogna meditare.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, dallo show alla beffa. La squadra di Pioli domina per un'ora, nei minuti finali resta in dieci e Pinilla la punisce".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Due partite in 90 minuti, una tutta della Lazio, l'altra in equilibrio, spezzato a 5 minuti dalla fine dall'espulsione di de Vrij e a 3 dalla fine dal gol di Pinilla. Per la settima volta consecutiva, la Lazio ha perso contro il Genoa ma forse mai come stavolta avrebbe meritato i tre punti. Perfino il pareggio sarebbe stato poco, molto poco, per quanto aveva prodotto. Il primo tempo di Pioli è stato un capolavoro di gioco: intensità spaventosa, velocità altissima, inserimenti a ripetizione degli esterni e delle mezze ali, un dominio totale che ha annientato il Genoa e ha cancellato dal campo 10 rossoblù su 11. L'ultimo, uno dei più giovani, ha salvato tutti gli altri: Mattia Perin. Al 45', i numeri erano questi: 15 conclusioni della Lazio, 6 in porta, 4 prodezze di Perin su Parolo, Lulic, de Vrij e Felipe Anderson, una traversa di Djordjevic e un totale di 7 palle-gol. Se il primo tempo fosse finito 4-0 per la Lazio nessuno avrebbe aperto bocca. C'era davvero da stropicciarsi gli occhi, il calcio di Pioli era inafferrabile per Gasperini che non sapeva come opporre resistenza. Non ce la faceva né sul piano del ritmo, né su quello dei movimenti. La pressione di Lulic e Parolo, con e senza palla, gli attacchi di Braafheid, i tagli di Felipe Anderson e Candreva, funzionava tutto in un congegno che rasentava la perfezione. Dal 20' del secondo tempo di San Siro, la Lazio non ha mai smesso di giocare, di attaccare e di aggredire. Accade raramente vedere una squadra che impone il proprio marchio con tanta autorevolezza sul campo di Marassi.
Il problema era quel gol che non arrivava, un po' per le parate di Perin e un po' per l'imprecisione degli attaccanti. La Lazio non poteva proseguire con quel ritmo. O meglio, forse ce l'avrebbe fatta se Pioli avesse potuto fare dei cambi tecnici e... atletici. Invece le tre sostituzioni del tecnico laziale sono nate da altrettanti infortuni. Prima Biglia a fine primo tempo, subito dopo Basta, infine Gentiletti (l'infortunio più serio) a metà ripresa. Al loro posto Ledesma, Konko e Cana, mentre Parolo e Lulic stavano esaurendo le energie e almeno uno dei due aveva bisogno di un sostituto. Sarebbe servito anche un cambio tecnico, Klose al posto di Djordjevic: con quella fantastica produzione offensiva, uno come il tedesco avrebbe festeggiato. La partita ha iniziato a svoltare, e a diventare più equilibrata, proprio intorno ai cambi. Gasperini aveva concesso alla Lazio il centro del campo e del gioco, per un'ora Sturaro, Rincon e Edenilson non erano riusciti a contenere l'invadenza dei laziali, nonostante che il tecnico rossoblù avesse già arretrato Perotti per irrobustire la linea centrale. Al 15' è entrato Bertolacci che si è piazzato subito su Ledesma, per inaridire la prima fonte di gioco e la mossa ha avuto subito un buon effetto per il Genoa. Tuttavia il cambio decisivo è arrivato al 23' con Pinilla (scatenato) al posto di Matri (vago). Un minuto dopo si è fatto male Gentiletti che, oltre alla risolutezza mostrata nelle chiusure, era il secondo lanciatore della Lazio e a quel punto per la squadra di Pioli è diventato complicato far ripartire l'azione. Il ritmo stava diminuendo, Parolo e Lulic adesso tenevano solo la posizione, ma il Genoa non faceva tanta paura. Ad una palla-gol di Candreva ha risposto Pinilla, sembrava tutto qui il recupero genoano.
Indispettita per aver perso la grande occasione, la Lazio stava pensando di portare a casa almeno un punto quando Guida l'ha punita con un'espulsione ingiusta, quella di de Vrij. Esagerato il secondo giallo per un tocco di mano. Mancavano 8 minuti alla fine, recupero compreso, il Genoa si è scatenato solo allora. Era stato dominato per 45', in soggezione per altri 20', adesso poteva giocare con la faccia feroce di Pinilla. La palla è uscita fuori area dopo un angolo, Bertolacci da destra l'ha rispedita verso sinistra, Perotti ha girato di testa al centro e lì ha trovato la fronte del guerriero Pinilla. Essendo il calcio un gioco ingiusto, nessuno deve sorprendersi di quanto è accaduto ieri a Marassi.
Il Messaggero titola: "Sprechi e guai, Lazio sotto choc".
Prosegue il quotidiano romano:
I fantasmi del passato, che allignavano sugli spalti di Marassi, sono puntualmente tornati quando mancavano solo 3 minuti al termine della partita, con la Lazio in inferiorità numerica e la difesa imbalsamata. Questa volta è stato Pinilla l'uomo del destino. Un destino incredibilmente beffardo che ha trasformato in sconfitta un incontro lungamente comandato e dominato, nel quale la Lazio ha sciupato calcio e occasioni in quantità. Almeno 8 in un primo tempo, che assumeva i contorni di una mattanza, con una sola squadra in campo al cospetto di un avversario sempre alle corde, a tratti allo sbando, incapace di reggere né i ritmi, né il confronto. Una differenza tecnica schiacciante, che ha stupito anche il pubblico di fede rossoblù oltre allo stesso Gasparini il quale ha sbagliato più di una scelta. La Lazio ha subito preso al guinzaglio la sfida: pressing alto, atteggiamento aggressivo, squadra corta, buona circolazione della palla e tagli rapidi di Anderson. Una formazione determinata, come poche volte si era vista in passato, che faceva correre a vuoto i centrocampisti genoani, timorosi e incapaci di organizzare una benché minima manovra. Nella prima frazione a senso unico la Lazio ha costruito una serie di palle-gol, quasi tutte con i centrocampisti, ma si è trovata davanti un super Perin che ha tenuto a galla compagni e speranze, anche con l'aiuto della traversa su girata di testa di Djordjevic. Uno dei pochissimi acuti del serbo che ha confermato uno scarso feeling con la porta, praticamente nullo per tutta la ripresa. Tanto scialo, però, portava soltanto rimpianti in un primo tempo che avrebbe dovuto vedere i biancocelesti in vantaggio e che ha evidenziato l'assenza di un vero goleador.
Il Genoa si è quindi confermato un tabù per la formazione di Pioli in un pomeriggio che ha lasciato il segno non soltanto nel morale. L'allenatore ha dovuto utilizzare le 3 sostituzioni per rimpiazzare degli infortunati: da Biglia a Basta per finire allo sfortunato Gentiletti. Una situazione che ha pregiudicato il prosieguo del match perché, nel secondo tempo, quando c'era bisogno dei cambi di passo di Keita, delle intuizioni di Mauri e della vena realizzativa di Klose, dalla panchina il tecnico emiliano non ha potuto attingere alcuna risorsa. Gasperini ha ridisegnato un po' il Genoa, inserendo Pinilla, vero uomo da area, e tutta la squadra, approfittando di un evidente calo fisico laziale, è apparsa più tonica. L'episodio decisivo è risultato l'espulsione di de Vrij, per doppio giallo, che ha lasciato la squadra con l'uomo in meno e senza nessuno dei centrali titolari. Dal rosso all'olandese la difesa è andata letteralmente in tilt così nell'azione del gol Konko, accentratosi, si è perso l'avversario e Cana il match winner. Un capolavoro d'ignavia che ha certificato una sconfitta incredibile. Giovedì Pioli dovrà cambiare i centrali, ma questa Lazio ha dimostrato molti aspetti positivi, oltre ai mille rimpianti.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Questa sì, una beffa mai vista e una partita pazzesca. Perdere giocando come la Lazio in trasferta non riusciva, in termini di qualità e personalità, forse dai tempi dello scudetto. Perdere e tornare a casa con l'incubo degli infortuni pesantissimi di Gentiletti, Biglia e Basta. Perdere con il rimpianto di una dozzina di palle-gol divorate, l'espulsione di de Vrij (da discutere) a cinque minuti dal novantesimo e subito dopo il guizzo di Pinilla. Pioli, nella pancia di Marassi, lo stadio maledetto, non sa più dove guardare e cosa pensare. "E' difficile commentare, devo dire che sono combattuto, non mi era mai successa una cosa di questo tipo. Non credo dovrà più accadere che la squadra esca dal campo con un risultato negativo dopo aver giocato così bene. Prestazione ottima, abbiamo comandato il gioco e dominato l'avversario. Se non riesci a vincere, devi almeno portare a casa lo 0-0. Il rimpianto è grande e dobbiamo trasformarlo in rabbia, rimetterci subito in piedi giovedì con un'altra prestazione". La Lazio avrebbe potuto realizzare almeno quattro o cinque gol nel primo tempo, è questa la chiave, come racconta il calcio. Pioli ha difeso gli attaccanti. "L'importante è continuare a creare così tante occasioni, poi i gol arriveranno. Per segnare servono precisione, determinazione e qualità. Questo è un altro passo importante nel percorso di crescita. Dobbiamo insistere, perché la prestazione dimostra che i valori la Lazio ce li ha. Non siamo ancora una squadra forte, ma possiamo diventarlo".
Un pomeriggio segnato dagli infortuni. "Sono stato penalizzato nelle scelte dagli infortuni, non ho potuto fare cambi tattici. Nella ripresa sarebbe servita più freschezza, ma sono preoccupato perché si sono fatti parecchio male. Spero non siano infortuni gravi, altrimenti sarebbe una giornata infausta. Mi dispiace per tutti. Gentiletti ha dimostrato di essere molto importante a livello difensivo, stava crescendo molto, aiutava anche in fase di impostazione. Perderemmo qualcosa di importante". Pioli è anche arrabbiato per il buco creato da Konko (fuori posizione) che ha portato al rosso di de Vrij. Un minuto e mezzo dopo, nella bolgia, è arrivato anche il gol di Pinilla. "Tutto nasce dalla seconda ammonizione a de Vrij, era una palla innocua, banale, si è trasformata in una punizione. Mi sono arrabbiato, visto che non siamo giovani e sappiamo di calcio, dovevamo stare più attenti. Quando hai 10 occasioni da gol e non riesci a segnare, possono succedere episodi così". Ci sarebbe da discutere l'arbitro Guida. Pioli non è stato tenero. "Dalla panchina non ho visto bene l'episodio. Dico solo che l'arbitro con la Lazio è stato velocissimo nel tirare fuori il cartellino giallo... Nel primo tempo, invece, l'intervento di Kucka su Basta, che ha anche provocato l'infortunio, neppure è stato sanzionato".
Nella ripresa la Lazio era meno fresca e ha provato a gestire. In certi casi va bene portare a casa il pareggio. Pioli ha protetto i suoi ragazzi. "Nell'intervallo ho cercato di mantenere l'attenzione alta, eravamo superiori, stavamo dominando la partita, ho chiesto ai ragazzi di controllare la partita e non correre rischi. Come faccio a rimproverare la squadra? Sulla punizione del gol abbiamo sbagliato, dobbiamo migliorare e crescere, ma la prestazione mi dà fiducia. Dobbiamo insistere su questa strada. Mi conforta lo spirito, l'atteggiamento del gruppo, la voglia di provarci. Il Genoa non è una squadra qualsiasi, abbiamo giocato molto bene, meglio rispetto alla partita con il Milan, in cui si erano verificate alcune disattenzioni. Ci vuole ancora maggiore cattiveria per vincere le partite". Non cambiamo gli obiettivi. "Ci confronteremo con squadre molto forti, se vogliamo arrivare in Europa e stare tra le prime cinque del campionato, dobbiamo soffrire e migliorare ancora, dimostrando di essere una squadra forte".
Pioli potrà almeno scegliere in una rosa ampia. "Con l'Udinese mancheranno i centrali, più Radu e Gonzalez, ma almeno ho tanti giocatori". A Marassi ha preferito dare fiducia a Berisha, spedendo Marchetti in panchina. Rientro graduale. "C'è una gerarchia tra i pali quando i due portieri avranno una condizione alla pari, perché così impone il ruolo. Sarò chiaro, sarò stato chiaro sul tema. Non credo che Federico, dopo un mese in cui non si è allenato con il gruppo, fosse già pronto per giocare titolare. Al momento in cui saremo al 100 per cento con tutti e due i portieri, ci saranno delle gerarchie".
La morale, alla fine, è questa: "Ci vogliamo imporre su tutti i campi, ma a volte è meglio giocare meno bene e portare a casa i punti. C'è rabbia nel non vincere". Più brutti, ma più vincenti. E' la morale di Candreva, a essere fatalisti non fa una piega. Il calcio è così, vive di vie di mezzo. Ma perdere una partita del genere è una bestemmia: "La preoccupazione nasce dal fatto che non abbiamo vinto. Abbiamo giocato una grande gara anche a Milano, ma abbiamo preso 3 gol e 0 punti. Ci chiediamo se giocando un po' meno bene porteremo a casa i 3 punti...". Se lo sono chiesto tutti. Non è facile scegliere, non è facile smontare quella bella Lazio vista all'opera nel primo tempo. Bella, ma purtroppo infruttuosa. In zona mista s'è presentato Antonio Candreva, un leader, la bandiera del futuro (rinnovo permettendo...). S'è preso lui la responsabilità, ha detto cose molto sensate: "Dobbiamo diventare una squadra ancora più importante, queste gare non si possono perdere. Ci siamo guardati in faccia negli spogliatoi, abbiamo provato amarezza. Che voto ci darei? Un 7,5". Un incubo, ecco cos'è Marassi (sponda rossoblù). Candreva non ha creduto ai suoi occhi: "Non mi era mai capitato di vivere una gara così. Cosa possiamo rimproverarci? Non ci sono perché, ci manca un po' di cinismo e di cattiveria, diciamo sempre le stesse cose". Azioni su azioni, gol quasi fatti, palloni che non entravano: "Peggio di così non si può analizzare la gara. Nel primo tempo abbiamo espresso grandissima qualità. Siamo calati un po' nel secondo tempo, ma siamo sempre stati padroni del campo", ha sentenziato l'esterno romano. Il calcio è davvero una brutta bestia: "Quando perdi a volte non tiri o subisci, a noi è mancato solo il gol. Abbiamo giocato una grande gara, nel secondo tempo comunque non abbiamo mai sofferto il Genoa. Il nostro rammarico è forte, torniamo a casa senza punti. La rabbia è grandissima".
Giovedì c'è l'Udinese, è sfuggita una vittoria, va riconquistata: "Dobbiamo riattaccare la spina, dobbiamo portare in campo la rabbia di Genova, dovremo giocare con cattiveria agonistica. C'è dispiacere dopo una gara del genere, abbiamo collezionato tante occasioni su un campo come Marassi. E speriamo che gli infortuni dei compagni non siano gravi". Più che una ricetta servirebbe una benedizione. Ma qualche accorgimento occorre: "Dobbiamo essere più concentrati per 90 minuti, abbiamo concesso solo il cross del gol che ha permesso al Genoa di vincere, hanno avuto una sola occasione. Ci è mancata solo fortuna, abbiamo colpito anche una traversa. Da quando gioco nella Lazio, rispetto ai precedenti contro il Genoa, questa è stata la prestazione migliore. Dobbiamo metterci un po' più di attenzione e di rabbia". Sotto porta è mancata la precisione: "Un po' di spreco, da parte nostra, c'è stato. Quando crei tanto non capita spesso di finire le partite così. Possono capitare partite in cui crei 1-2 occasioni e devi sfruttarle, in questo dobbiamo migliorare". Candreva ha difeso Djordjevic, il serbo è ancora a secco: "Se avesse segnato di testa avremmo elogiato le sue doti, la sua forza. E' un giocatore importante, si è mosso bene". L'ultima battuta ha fatto riferimento all'espulsione di de Vrij. Candreva ha fatto sentire la sua voce: !Mi sono avvicinato all'arbitro, ho visto il tocco di mano, ma anche Burdisso aveva fatto un fallo simile in precedenza su un mio cross, l'ho fatto notare. L'arbitro mi ha detto che Bertolacci sarebbe andato in porta".