15 maggio 2016 - Campionato di Serie A - XXXVIII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Konko, Bisevac, Gentiletti, Lulic, Onazi (83' Mauri), Cataldi (60' Milinkovic), Parolo, Candreva (68' Felipe Anderson), Klose, Keita. A disposizione: Berisha, Guerrieri, Mauricio, Braafheid, Patric, Morrison. Allenatore: Inzaghi.
FIORENTINA: Lezzerini, Tomovic, Gonzalo Rodriguez, Astori, Bernardeschi, Badelj, Vecino (80' Tino Costa), Alonso (29' Roncaglia), Tello (84' Kalinic), Mati Fernandez, Zarate. A disposizione: Tatarusanu, Satalino, Kone, Ilicic. Allenatore: Paulo Sousa.
Arbitro: sig. Manganiello (Pinerolo - TO) - Assistenti sigg. Schenone e Muto - Quarto uomo sig. Stallone - Assistenti di porta sigg. Russo e Serra.
Marcatori: 2' Lulic, 31' Vecino, 40' Bernardeschi, 45' Tello, 70' Vecino, 74' Klose (rig).
Note: ammonito al 73' Gonzalo Rodriguez, all'89' Tino Costa entrambi per gioco falloso. Angoli 6-4. Recuperi: 2’ p.t., 3’ s.t.
Spettatori: 30.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, l'ultimo Klose non basta. La Fiorentina quinta col poker. I viola vincono all'Olimpico: apre Lulic, ribaltano Bernardeschi, Tello e il doppio Vecino. Miro saluta con un rigore: chiude a 64 gol, miglior straniero biancoceleste con Pandev".
Continua la "rosea": Si può perdere 4-2 in casa ed esultare lo stesso come dopo una vittoria larga e convincente? Sì, se c'è da celebrare un campione con la C maiuscola che saluta la squadra con cui ha vissuto cinque stagioni indimenticabili. Klose-day doveva essere e Klose-day è stato. Nonostante una Fiorentina che non aveva alcuna voglia di fare la parte dell'ospite discreto e che si è anzi presa tutta la scena (e i tre punti, per quello che potevano valere) riuscendo nell'impresa (involontaria, ovvio) di regalare al tedesco l'opportunità di salutare il pubblico di casa con la sua specialità, il gol. È stato il sesto della serata, quello che ha fissato sul 4-2 per i Viola il punteggio. Il più facile (dal dischetto, rigore provocato da Rodriguez su Lulic), ma il più applaudito. Perché a realizzarlo è stato l'uomo dei record. Anche nella serata dei saluti e delle celebrazioni è riuscito a realizzarne un altro. Il gol segnato dagli 11 metri (preceduto dal premio consegnatogli da Lotito prima della gara e a cui ha fatto seguito la standing ovation degli oltre 30 mila spettatori accorsi ad omaggiarlo) ha infatti consentito al tedesco di diventare il giocatore straniero più prolifico della storia biancoceleste (insieme con Pandev) con 64 centri.
E grazie a questa marcatura la squadra romana è diventata anche quella in cui Klose ha segnato più reti in carriera (superati i 63 centri fatti col Werder). Dato a Miro quel che è di Miro, il resto della serata ha avuto solo il colore viola. Dopo il gol-lampo, bellissimo, di Lulic, la Lazio ha infatti staccato la spina. E in campo si è vista solo la squadra di Sousa. Bella, tremenda, efficacissima. Per lunghi tratti della gara (in particolare nella seconda metà del primo tempo) si è rivista quell'orchestra perfetta e inesorabile che aveva autorizzato sogni proibiti a inizio stagione. Poi svaniti nel corso di un'annata che va comunque archiviata positivamente. E che può a questo punto essere il punto di partenza per conseguire in futuro traguardi ancora più importanti. Anche perché la vittoria dell'Olimpico è arrivata attraverso protagonisti nuovi che si vanno ad aggiungere a quelli che avevano fatto le fortune della Viola nei mesi scorsi. Fuori per infortunio Borja Valero, lasciati in panchina Ilicic e Kalinic (quest'ultimo in campo solo nel finale) ecco ergersi a protagonisti Tello (un gol e un assist) e Vecino (doppietta) oltre a un Bernardeschi sempre più convincente.
? Il Corriere dello Sport titola: "Klose, addio agrodolce. Vola EuroBernardeschi. Vince la Viola (2 gol di Vecino). Miro su rigore saluta la sua lazio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: E’ la magia del calcio, un sogno, l’emozione legata ai fuoriclasse. In trentamila all’Olimpico e non era successo quasi mai nella stagione balorda della Lazio per una partita senza motivazioni e ancora più brutta, perché la Fiorentina aveva già segnato quattro gol, sbriciolando quei teneri difensori di nome Bisevac e Gentiletti. Erano tutti in attesa di un istante e dell’ultima prodezza nel campionato italiano di un’altra leggenda, un campione immenso, un signore del calcio ancora fuoriclasse a 38 anni. I viola non volevano farlo segnare, chissà perché, forse ricordando quella notte di Champions a Monaco di Baviera 6 anni fa. Lo marcavano, non gli davano spazio. Quando Lulic è entrato in area e Gonzalo lo ha toccato, persino l’arbitro Manganiello non ha avuto dubbi e ha concesso il rigore, circondato dalle proteste dei viola. Biglia squalificato, Candreva già sostituito. Mancava il rigorista e non ci sarebbe stato dubbio lo stesso. Tutto l’Olimpico ha cominciato a cantare "Miro, Miro, Miro". Felipe gli voleva lasciare la palla, lui era fuori area, ha fatto cenno di no. Lo stadio lo ha chiamato: "Miro, Miro, Miro". A quel punto il tedesco ha deciso. Ha preso la palla e si è presentato sul dischetto. Destro potente e gol alla sinistra di Lezzerini.
L’ultimo suo gol in Italia, il numero 64 in cinque anni di Lazio, chiudendo con un altro record. Attaccante straniero più prolifico nella storia del club biancoceleste. Come Pandev. Partita persa, 4-2 per la Fiorentina, ma almeno un istante da condividere con l’Olimpico in una notte di festa. Un po’ malinconica, perché la Lazio ha chiuso all’ottavo posto il campionato. E piena di rimpianti anche per la Fiorentina, quasi campione d’inverno al giro di boa, quinta alla fine. I viola non sono riusciti a mantenere la stessa intensità nel girone di ritorno. La Lazio al primo assalto è passata subito in vantaggio. Due angoli e sul calcio lungo di Cataldi messo fuori dai viola Lulic ha stoppato di petto al limite dell’area e di destro ha colpito al volo. Traiettoria impossibile all’incrocio dei pali. Quel gol ha scosso la Fiorentina e ha trasmesso un eccesso di sicurezza alla squadra biancoceleste, che si è messa dietro ad aspettare. La strategia era giusta, ma sbagliata l’interpretazione. Gioco lezioso, accademia, poca cattiveria. La partita è scivolata subito dalla parte della Fiorentina. I tre difensori impostavano senza disturbo, perché Candreva, Klose e Keita non portavano pressione. L’ideale per Paulo Sousa. Badelj e Vecino a dare equilibrio, Bernardeschi e Mati Fernandez tra le linee hanno presto cominciato a creare difficoltà, anche perché cercavano il duetto con Zarate, beccato da qualche fischio dell’Olimpico. L’argentino ha sprecato (tirando a lato) la prima occasione buona per pareggiare.
In realtà la Lazio non riusciva ad arginare Tello. L’ex Barcellona saltava Lulic e quando si è trasferito a sinistra trovava terreno fertile anche nella zona di Konko. Da quella parte è nato il gol dell’1-1. Gentiletti ha ribattuto il destro di Mati, dal limite Vecino ha castigato Marchetti. La Lazio si è sbilanciata troppo. Male la difesa, spazi larghissimi per i viola. Così sono arrivati due gol in fotocopia e con lo sviluppo in verticale. Palla persa da Parolo, lancio di Tello, sinistro di Bernardeschi in campo aperto davanti a Marchetti. A un sospiro dall’intervallo i due viola si sono scambiati il favore: tocco smarcante in profondità di Bernardeschi e Tello ha calato il tris, sbriciolando Bisevac e Gentiletti in velocità. Nella ripresa la Fiorentina ha continuato a palleggiare, Inzaghi ha provato a scuotere la Lazio cambiando Cataldi con Milinkovic (Onazi in regia) e inserendo Felipe per Candreva. Pochi bagliori, Lezzerini ha schiaffeggiato in angolo il destro di Keita, a capo di un doppio triangolo è arrivato il poker calato da Vecino. Poi è iniziata la festa di Klose e tutto l’Olimpico si è alzato in piedi ad applaudirlo per la standing ovation. "Danke Miro". Grazie Miro.
? Il Messaggero titola: "Lazio, c'è solo la festa di Klose. La Fiorentina vince all’Olimpico. Miro saluta con una rete su rigore. I biancocelesti escono di scena dopo il gol del vantaggio di Lulic".
Prosegue il quotidiano romano: C’è Klose e poi tutto il resto. I cellulari illuminano la Nord mentre Miro si consegna alla storia della Lazio calciando il rigore che lo fa diventare, con Pandev, lo straniero più prolifico nella storia del club. Una gioia chiamata dai tifosi che lo spingono con i cori sul dischetto del rigore, dove Anderson non vede l’ora di cedergli il pallone. L’unica gioia nella serata che chiude il campionato della Lazio. Dal terzo posto dello scorso anno all’ottavo di questo. I biancocelesti perdono 4-2 contro la Fiorentina, un crollo totale degli uomini d’Inzaghi che all’improvviso tornano quelli spauriti di Pioli. E’ vero che la gara non aveva alcun significato, perché tutti gli obiettivi erano sfumati da tempo, ma chiudere in questo modo è veramente triste. Piove sull’Olimpico e sulla Lazio. La perfetta fotografia di una stagione fallimentare. Dalle tribune arrivano fischi e insulti per il presidente Lotito, ritenuto il responsabile del crollo della squadra. Dopo il gol lampo di Lulic la Lazio si spegne. La mancanza di Biglia a centrocampo si sente terribilmente. Cataldi non demerita, ma di sicuro non ha lo stesso passo nel giro palla. Parolo e Onazi ai suoi fianchi devono pensare più a contenere il possesso della Fiorentina che tentare di offendere e così la manovra è lenta e prevedibile.
Al contrario la Fiorentina fa girare molto bene il pallone e prende in mano la partita mettendo sotto gli uomini di Inzaghi. La Lazio non riesce a contenere le trame a centrocampo di Badelj e Vecino. Eppure quando la palla riesce ad arrivare sugli esterni i ragazzi di Inzaghino sono sempre pericolosi con Candreva e soprattutto con i cross affilati di Keita. La mancanza di Biglia poi non dà protezione alla difesa dei biancocelesti che si riscopre fragile come ai tempi di Pioli. Konko e Lulic non riescono mai a tamponare le discese di Tello che fa impazzire i due terzini. Splendido il doppio passo prima dell’assist per il gol di Bernardeschi. Anche al centro non va meglio dove Gentiletti e Bisevac vanno spesso in affanno con gli attaccanti viola. In questo senso si rivela vincente la mossa di Sousa che lascia in panchina Ilicic e Kalinic, preferendo affidare l’attacco ai tre piccoletti, imprendibili per i centrali laziali. Non sarebbe giusto dimenticare che la Fiorentina è stata grande protagonista nella prima parte del campionato e che palla a terra ha messo in difficoltà anche Juventus e Napoli, le prime due della classifica. L’amaro congedo della Lazio davanti si suoi tifosi, chiude un cerchio che si era dolorosamente aperto con il ko con il preliminare di Champions col Bayer Leverkusen. Anche in Germania i biancocelesti soffrirono in difesa e non riuscirono a innescare le loro armi. Per evitare un’altra annata di rimpianti, fischi e delusione, la Lazio non può prescindere da alcune mosse estive. La più importante: cercare di trattenere a tutti i costi Biglia o – ma è davvero complicato - trovare un sostituto che sia alla sua altezza.
La sostituzione di Cataldi a mezz’ora dalla fine della partita di ieri sera, testimonia che quanto sia ancora lungo il processo della sua maturazione. Accertato il pieno recupero di de Vrij serve assolutamente un centrale titolare da affiancargli. Hoedt è ancora acerbo, Bisevac non integro fisicamente, Mauricio spesso sciagurato e Gentiletti troppo lento anche se con buoni piedi. Serve un centravanti. Forte. Pioli ha sbagliato tanto in questa stagione ma aveva centrato perfettamente il punto quando disse che: "I nostri problemi sono nelle due aree". La punta centrale non è ruolo da turn over. Incerto il futuro di Candreva, la Lazio deve ripartire da Keita (un delitto le troppe panchina di quest’anno). Se rimarrà, va recuperato Felipe Anderson, troppo diverso da quello decisivo della passata stagione. E poi Milinkovic: se si convincerà di essere una mezzala e non un trequartista lo attende un grande futuro. Tante incognite. E l’impressione amara di essere come Penelope, costretta sempre a tessere da capo la tela.
? Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Non era questo il finale che Inzaghi si aspettava. La sconfitta contro la Fiorentina fa male, ma non è un colpo fatale sulla sua gestione che andrà valutata nel suo complesso. Il 4-2 si è sviluppato in quella rimonta prima dell'intervallo che ha dato scacco matto alla Lazio velocemente. Quattro vittorie e tre sconfitte nel bilancio del tecnico subentrato a Pioli dopo il derby. Insegue la conferma per la prossima stagione. "Avrei firmato per questi risultati al momento del mio arrivo. Il campo ha detto che la squadra ha seguito il suo allenatore. Se fosse per me, rimarrei alla Lazio, ma ora la decisione spetta alla società". Sulla prova contro la Fiorentina: "Siamo passati subito in vantaggio, ma poi abbiamo perso le distanze contro un avversario fastidioso. Si è avvertita l'assenza di Biglia. Nel secondo tempo però abbiamo reagito e se avessimo segnato il terzo gol, avremmo riaperto la gara. Abbiamo perso ma il pubblico ci ha applaudito". Intanto Sampaoli è scattato in pole per la panchina dopo aver incontrato Lotito e il d.s. Tare a Roma. Il tecnico argentino si è spostato in Spagna per altri contatti (Espanyol e Valencia) e sta per volare in Inghilterra. Interessa anche all'Everton.
Prima della partita il d.s. Tare ha detto: "Sampaoli? Abbiamo parlato per conoscerlo, ma senza mancare di rispetto a nessuno: Inzaghi sapeva di questo incontro. Vogliamo capire quali scelte fare. Entro due settimane decideremo, ci sarà la scelta definitiva sul nuovo allenatore. Inzaghi è un predestinato, farà una grande carriera. In queste 7 partite abbiamo scelto lui perché sapevamo che aveva le qualità per guidare una squadra come la Lazio: alla fine faremo le valutazioni insieme a lui". Si è commosso Miro Klose tra record i e festeggiamenti per la sua ultima gara con la Lazio. "Grazie a tutti! Un onore aver indossato questa maglia, sono stati 5 anni che non dimenticherò. Spero che in futuro abbiate tutto ciò che meritate", ha detto prima della gara. "Il gol che ricorderò per sempre è il primo nel derby e porterò nel cuore la Coppa Italia vinta. La Lazio, però, non mi ha mai offerto il rinnovo". Ha raggiunto le 300 presenze Mauri che è in scadenza di contratto. "Orgoglioso di aver disputato tante partite con la Lazio. In settimana parlerò con Lotito, sperando che mi dia ancora la possibilità di vestire questa maglia".
? In riferimento all'ultima gara in biancoceleste di Miroslav Klose disputata oggi, Il Messaggero scrive:
Occhi lucidi e voce tremolante, Miro si scioglie come neve al sole. Il campione tedesco, freddo e maniacale, per una volta si è lasciato andare come non aveva mai fatto. Neanche quando ha lasciato il Kaiserslautern, il Werder o il Bayern Monaco, i tre club dove ha giocato in patria, si era comportato in questo maniera, dando via libera ai sentimenti senza trattenersi. Fa il giro di campo, non trattiene le lacrime e regala almeno una ventina di palloni autografati, lanciandoli ai tifosi. L'Olimpico gli regala l'ultimo saluto e il tedescone di ghiaccio per la prima volta si commuove. Accanto a lui, in mezzo al campo, i suoi due figli, i gemelli Luan e Noah che si guardano attorno e cercano in qualche modo di incoraggiare il padre, visibilmente provato, tentando di distrarlo da tutto l'affetto che gli regala la gente, in una sera che non dimenticherà mai. L'emozione è scolpita sul suo viso e su quello dei due bimbi. Alla fine, poco importa della sconfitta con la Fiorentina. Anzi, uno dei momenti più belli è stato quando il pubblico l'ha esortato a tirare il rigore, con un "Miro Miro". Lui che odia tirare i penalty, ha ricevuto volentieri il pallone da Felipe Anderson e si è convinto: tiro, gol e record di Pandev eguagliato. La gente in delirio.
Non c'è il pienone all’Olimpico, ma 30.000 tifosi biancocelesti cantano e omaggiano comunque il centravanti, facendogli venire i brividi. Mito Klose, come recitava uno striscione, prende il microfono e ringrazia tutti. "E' stato un onore indossare questa maglia, ho passato cinque anni indimenticabili e spero tanto che in futuro riuscirete a raggiungere le soddisfazioni che meritate. Lotito mi ha chiesto di restare? No, non ho deciso io di andar via". Il boato che lo accompagna sembra la reazione ad uno dei suoi tanti gol. Poi, a fine gara, i ricordi e una promessa: "Il primo gol nel derby la rete più bella, poi la vittoria in coppa Italia. Ora deciderò cosa fare, di sicuro ho ancora voglia di giocare, poi un giorno ritornerò alla Lazio come allenatore, mi piacerebbe tanto". Per l'ultima partita di Klose, pefino la curva Nord, nonostante la querelle delle barriere, è quasi piena, sicuramente più del solito. Nei distinti Nord, compaiono ben 63 stendardi, le foto di tutti i gol realizzati da Miro con la maglia della Lazio. L'ingresso sul terreno è da star, due file di giovani calciatori del vivaio biancoceleste accompagnano l'entrata del campione. L'Olimpico si colora di bianco e celeste, con la gente che urla il nome Klose. Lui al centro del campo ringrazia e manda baci a tutti. Nel frattempo sui due megaschermi vanno in sequenza alcune reti del bomber tedesco, soprattutto quelle segnate al derby e ancora boati. Ricordi che resteranno per sempre nel cuore dei tifosi, ma anche di Miro che osserva e accenna una timida esultanza. A bordo campo ci sono i compagni che applaudono. L'unica nota stonata quando ha fatto il suo ingresso il presidente Lotito, sommerso da una bordata di fischi. Nonostante Mito Klose e la sua celebrazione, la gente non ha gradito la presenza del patron sul terreno di gioco e lo ha contestato.
Dal Corriere della Sera:
Miro Klose, saluto amaro alla Lazio: senza record e con un’ultima stoccata al presidente Lotito. Ovvero, la spiegazione del divorzio dalla Lazio dopo cinque anni: non un ritorno in Germania come scelta di vita, ma semplicemente una possibilità di rinnovo lasciata cadere dalla società senza una comunicazione diretta. In realtà, un contatto sul tema ci sarebbe stato a inizio stagione, con il d.s. Igli Tare, ma da allora la società non si sarebbe fatta più viva con Klose per parlare di futuro. In particolare il tedesco sembra essere rimasto male per il silenzio del presidente Lotito: è dal vertice del club che si aspettava una chiamata. E infatti, nel post partita contro la Fiorentina, Klose ha candidamente risposto ai cronisti che chiedevano se Lotito avesse fatto di tutto per convincerlo a restare nella Lazio: "No, zero - ha detto il quasi 38enne centravanti tedesco -. Non hanno parlato con me, quindi... Io non posso fare tutto da solo, mica ho deciso io di andare via". Parole che ribaltano una realtà che sembrava consolidata, quella di un club costretto a salutare il suo campione nonostante i ripetuti tentativi di rinnovo. La stranezza sta nel confronto con la dichiarazione pre-gara del d.s. Igli Tare, da cui emergono i due opposti punti di vista: "Abbiamo parlato con Miro per capire le sue intenzioni e se ci poteva essere l’opportunità di proseguire insieme - ha detto Tare -. Il suo desiderio, già dallo scorso anno, era quello di tornare in patria e abbiamo rispettato questa decisione". Chi ha detto il vero? Con il rigore segnato alla Fiorentina, il monte-gol del tedesco in biancoceleste è salito a quota 63 reti, uno in meno di Goran Pandev, che resta così il miglior cannoniere straniero della Lazio. Colpa della rete contro l’Udinese (2-2 del 18 dicembre 2011) che i laziali hanno assegnato d’ufficio al centravanti tedesco nonostante la deviazione decisiva di Ferronetti. Un particolare che ha indotto la Lega di Serie A a considerare l’azione come autogol friulano. Niente record, insomma.