21 agosto 2016 - Bergamo, stadio Atleti Azzurri d'Italia - Campionato di Serie A, I giornata - inizio ore 20.45
ATALANTA: Sportiello, Raimondi, Toloi, Zukanovic (78' Petagna), Dramé (43' D'Alessandro), Conti, Kurtic (86' Gagliardini), Kessié, Spinazzola, Gomez, Paloschi. A disposizione: Bassi, Mazzini, Stendardo, Masiello, Caldara, Migliaccio, Carmona, Cabezas, Latte. Allenatore: Gasperini.
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Hoedt, Lukaku, Parolo, Biglia, Milinkovic-Savic (87' Cataldi), Lombardi (70' Wallace), Immobile, Kishna (65' Djordjevic). A disposizione: Strakosha, Vargic, Prce, Patric, Germoni, Leitner, Murgia, Oikonomidis. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Alassio e Schenone - Quarto uomo Sig. Valeriani - Assistenti di porta Sigg. Fabbri e Abisso.
Marcatori: 15' Immobile, 20' Hoedt, 33' Lombardi, 63' Kessié, 67' Kessié, 89' Cataldi, 91' Petagna.
Note: esordio in Serie A per Cristiano Lombardi, Jordan Lukaku e Wallace Dos Santos e Kessié. All'80' sostituito l'assistente Stefano Alassio di Imperia con il quarto ufficiale Filippo Valeriani di Ravenna a seguito di un malore. Ammoniti Lukaku e Conti. Angoli 7-2. Recuperi: 4' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 14.710 di cui paganti 4.218 e abbonati 10.492. Incasso di Euro 68.130 (quota abbonati Euro 120.726,68).
La Gazzetta dello Sport titola: "L'Atalanta regala un tempo. Con la Lazio Kessié non basta. Apre Immobile e i nerazzurri chiudono i primi 45 minuti sotto di tre gol. L'ivoriano riapre il match con una doppietta ma Inzaghi la spunta".
Continua la "rosea": Più che una partita, un trattato di fenomenologia calcistica estiva. Ovvero delle contraddizioni di una squadra, l'Atalanta, da completare e rifinire: negli uomini ma soprattutto nel lavoro del suo nuovo allenatore, perché il vestito del lavoro estivo non è pronto per essere indossato. E degli sbalzi di umore di una squadra, la Lazio, che può immaginarsi molto intrigante, ma per certe cose oggi è ancora un cantiere: materiale umano (assenti a vario titolo Keita, Felipe Anderson, Lulic e Radu, più l'appena arrivato Bastos), benzina nel motore (vedi crollo nella ripresa), rigore tattico. In una partita dai mille errori, ha pagato chi ne ha commessi di più. Ovvero l'Atalanta, in un primo tempo in cui sono emerse tutte insieme le sue attuali contraddizioni. E' dura non finire per sbagliare movimenti in uscita in serie, non sbilanciarsi tanto, quando si sceglie una difesa a tre così: fatta con uomini adattati (Raimondi, infatti Gasp ha voluto Konko) e che non hanno ancora digerito il verbo (Toloi e Zukanovic), tanto da doversi rifugiare in una difesa a quattro, sicuramente non la colonna sonora dell'estate. E' dura prendere il gol spaccagambe, il 2-0 di Hoedt, perché la marcatura a zona su un calcio piazzato ancora non automatizzata lascia un avversario liberissimo di saltare.
E' dura ritrovarsi senza più Cigarini e De Roon in mezzo, ma con Kurtic e Kessié: più freschezza ma molta meno qualità, più chilometri e sportellate ma meno idee concrete. Non è la stessa cosa, magari potrà diventare una cosa diversa ma ci vorrà tempo. La notte dei primi gol in Serie A (Hoedt, Lombardi, Kessié) gira già dopo 8', quando il rumore della traversa colpita da Paloschi sveglia una Lazio fin lì piuttosto sballottata e sembra tramortire l'Atalanta. E sottolinea la diversa vita dei due centravanti: quello di Gasperini per sfiorare il gol deve andarsi a cercare centimetri di gloria, Immobile si ritrova davanti gratis metri di libertà. E quando gliene danno lui sa come prenderseli. Due volte nel giro di 18': l'1-0 è un lancio di Milinkovic nel vuoto di un'uscita collettiva da brividi, che Ciro punisce con una rasoiata sull'altro palo; il 3-0 nasce da un suo blitz sulle stesse zolle, con respinta di Sportiello e tap-in di Lombardi. La Lazio, con tanta libertà di ripartenza (neanche il 30% di possesso palla), decolla una volta superato lo smarrimento del primo quarto d'ora. Dominato dall'Atalanta, che di alternativo aveva solo il vestito scelto da Gasperini: un 35-2 un po' più coperto, senza D'Alessandro e con Spinazzola interno, e non il previsto 3-4-3. Invece occupazione immediata delle fasce e ricerca esasperata della superiorità numerica per le sue squadre non sono mai state soluzioni secondarie, ma il vuoto pneumatico della mezzora finale del primo tempo ha reso esercizio stimolante e però illusorio il ritrovarle nella ripresa.
Quando la Lazio, un po' colpevole e un po' costretta, si è ritrovata schiacciata nella sua area a colpi di sfrontatezza di Kessié e di cambi tattici di Gasperini: prima 3-4-3, alla fine con Petagna un 3-4-1-2, che a ben leggerlo sarebbe quasi un 3-2-3-2. Tutti i coltelli possibili nelle carni ormai deboli della Lazio, a costo di pagare il rischio con l'ennesima ripartenza firmata Basta-Cataldi. Il gol finale di Petagna è stato quasi un sospiro: ah, avessimo sbagliato di meno nel primo tempo...
Il Corriere dello Sport titola: "Poker Lazio. Spettacolo e brividi. Inzaghi vince contro un'Atalanta rimasta in gara fino alla fine. Primo gol di Immobile".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Da pazzi e da brividi, in altalena, un po' come racconta la storia della Lazio, orgogliosa e incapace di portare a casa senza soffrire una partita già vinta dopo sessanta minuti e riaperta nell'ultima mezz'ora dall'Atalanta grazie a due papere di Marchetti. Applausi a Simone Inzaghi. Lo dice il campo. Per come conduce la squadra avrebbe meritato la conferma molto prima delle indecisioni di Lotito e del no di Bielsa. Ha vinto segnando quattro gol a Bergamo e ha indovinato tutto all'inizio e durante la partita, anche se forse farà discutere il dualismo creato tra i pali in estate dalla società. Simone ha letto benissimo la partita e le sostituzioni, la Lazio ha vinto resistendo quando stava rischiando la rimonta. Mai doma l'Atalanta. A Inzaghi mancavano quattro o cinque titolari, Gasp avrà bisogno di tempo e di altri interpreti per la difesa a tre, ma intanto ha trovato nel giovanissimo Kessié la chiave per rimpiazzare De Roon e Cigarini. La Lazio ha stentato a carburare nel primo quarto d'ora perché i tre del suo centrocampo erano ancora lenti e forse perché Gasp ha sorpreso con il 3-5-2. Kessié davanti ai tre difensori aveva libertà di palleggio e lo accompagnava Zukanovic in uscita, Dramè faceva pesare i suoi muscoli sul debuttante Lombardi, a destra spingeva Conti. Gomez e Paloschi, due piccoletti davanti, per creare apprensioni a de Vrij, al rientro dopo un anno, e Hoedt. Meno centimetri, più rapidità sui palloni in area.
E così è stato al settimo, quando un'incomprensione tra Parolo e Basta ha finito per liberare al tiro Paloschi. Marchetti è stato salvato dalla traversa. La Lazio non si è scomposta. Basta e Lukaku restavano dietro. Inzaghi voleva attaccare l'Atalanta per linee verticali. Così è arrivato il primo gol al quarto d'ora, anche perché Dramé ha tenuto in gioco Immobile, lanciato da Milinkovic. La difesa di Gasp era fuori posto, l'ex bomber del Toro ha realizzato il suo primo gol laziale. Palla nell'angolo e subito festa. Al ventesimo è arrivato il raddoppio. Calcio di punizione di Biglia e colpo di testa di Hoedt. Sportiello, in ritardo, non ha trattenuto la palla. L'Atalanta ha sbandato, la Lazio ha preso corpo e ha cominciato a vincere i contrasti a centrocampo (54% di duelli favorevoli nel primo tempo). La strategia di Inzaghi ha ispirato anche il terzo gol. Contropiede di Kishna, bella palla in profondità per Immobile, il cui tiro è stato respinto da Sportiello. In corsa è arrivato velocissimo Lombardi e di piatto ha sparato in rete. Bene, benissimo il ragazzino di Viterbo, senza paura all'esordio in serie A. Ha preso il posto di Candreva. Curiosità: è il pupillo di Antonio, appena ceduto all'Inter. Inzaghi non ha esitato a lanciarlo quando Keita s'è chiamato fuori. L'ex campione d'Italia Primavera attacca la porta come pochi e ha superato l'impatto non facile di fronte a Dramè, costretto a uscire a un soffio dall'intervallo. Gasp lo ha sostituito con D'Alessandro e ha ridisegnato l'Atalanta passando al 4-3-3.
Era sotto di tre gol nonostante il 69% di possesso palla. Sembrava morta la partita e invece al 18' l'ha riaperta Kessié. La Lazio si era chiusa dietro in attesa, non ripartiva più. Kishna non ha seguito Conti, Milinkovic in ritardo, l'ivoriano s'è infilato e sul diagonale Marchetti s'è fatto sorprendere sul suo palo. Prima frittata. Lukaku era in imbarazzo davanti a D'Alessandro, la Lazio soffriva a sinistra, Inzaghi ha tolto Kishna e ha inserito Djordjevic, ma è stato tradito di nuovo da Marchetti. Respinta centrale sul tiro di Kurtic, raddoppio di Kessié, 2-3 a venti dalla fine. Inzaghi è corso ai ripari, ha sostituito Lombardi e ha messo Wallace, difesa a cinque. Sofferenza pura. L'Atalanta attaccava, la Lazio era raccolta davanti all'area. A un soffio dal novantesimo, blitz di Basta e poker di Cataldi, appena entrato. Non era ancora finita, perché un minuto dopo Petagna ha bruciato Wallace (perfetto sino al quel momento) riducendo ancora lo svantaggio: 3-4 con cinque minuti di recupero ma la Lazio questa volta ha tenuto duro sino in fondo.
Il Messaggero titola: "Lazio, un poker col batticuore. Vince a Bergamo segnando quattro volte ma rischiando anche la rimonta. Immobile, Hoedt e Lombardi in gol nei primi 33 minuti poi troppi errori".
Prosegue il quotidiano romano: Quante favole in questa notte d'agosto in una Lazio da libro Cuore, pilotata dal "maghetto" Inzaghi. Immobile che segna alla prima gara con la nuova squadra e guida come un bucaniere i compagni all'assalto della difesa nerazzurra. Lombardi, in campo grazie ai capricci di Keita, che si regala il gol all'esordio in serie A, proprio sotto la curva dei tifosi biancocelesti. La Lazio che, nonostante sia ancora un cantiere aperto, sazia i cuori segnando e vincendo una sfida tradizionalmente ostile, gestendo con agio e un pizzico di fortuna i momenti di sofferenza. Soprattutto in avvio di match quando Paloschi scuote la traversa, nel mezzo di una difesa imbalsamata, e quando gli avversari arrivano troppo facilmente vicino Marchetti. Inzaghi, in attesa di avere il sostituto di Candreva e un organico completo, si affida al 4-3-3 che, però, diventa subito un 4-5-1, chiedendo a Kishna a sinistra e Lombardi a destra sacrifici tattici in copertura per dare maggiore compattezza al centrocampo e togliere ai nerazzurri velocità nello svolgimento della manovra. Lo stesso Immobile rientra spesso per poi ripartire negli spazi dove diventa devastante.
Il nuovo centravanti è già entrato negli schemi e si comporta come un leader, dettando passaggi e finalizzando con assoluta personalità. In tutti i gol c'è il suo zampino a conferma di come abbia affrontato con determinazione questa nuova avventura professionale. Ha mezzi atletici e qualità balistiche fuori dal comune per meritarsi credibilità e applausi perché, quando serve, riesce anche a fare reparto da solo. La Lazio chiude la pratica nel primo tempo, grazie alla concretezza sottoporta e alle scellerate amnesie della difesa orobica, colpevole in tutti i gol: sul secondo c'è addirittura la goffa complicità di Sportiello. Ma quello che piace, oltre alla velocità di capovolgere il fronte del gioco, è l'atteggiamento mai rinunciatario e quasi sempre propositivo nell'affondare i colpi. Una squadra pronta al sacrificio collettivo per poi sfruttare le risorse nel momento opportuno. L'Atalanta non demerita sul piano del gioco, però sconta errori marchiani anche in fase di conclusione e deve soccombere sotto i colpi dei biancocelesti. Sotto di 3 reti la formazione di Gasperini non ha né la forza, né la testa per rimettere in discussione il risultato. E agli avversari basta controllare l'incontro con attenzione per limitare i rischi. Palla sempre a terra, gioco ad ampio respiro sulle fasce, con Kishna e Lombardi veloci e incisivi, e partita saldamente in pugno. In questa prima sfida di campionato si vede già il profondo lavoro di Inzaghi cominciato lo scorso anno e plasmato nel lungo ritiro.
Si vedono schemi collaudati, solidità di gruppo, consapevolezza dei propri limiti e capacità di mettere in difficoltà gli avversari nei loro punti deboli. Soltanto una papera di Marchetti (purtroppo nella Lazio esiste un problema-portiere che andrebbe risolto). La Lazio soffre sul settore di sinistra dove il greve Lukaku va costantemente in ambasce. La serataccia del portiere riapre una sfida già chiusa, costringendo il tecnico a rivoluzionare l'assetto per meglio fronteggiare l'arrembante finale nerazzurro. Dal 3-0 al 3-2 (doppietta atalantina di Kessié) cambia l'inerzia della partita e c'è da soffrire duramente per oltre 20 minuti perché l'Atalanta ci crede, rivitalizzata e sospinta dal pubblico e dai cambi di Gasperini. Nel finale segnano Cataldi e Petagna. La vittoria arriva con il cuore in gola ma adesso la società dovrà agire sul mercato.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Sarà stata anche con il brivido e sofferta fino all'ultimo secondo, ma la vittoria della Lazio in casa dell'Atalanta è di quelle che possono accendere l'entusiasmo e indirizzare una stagione. E' vero che sabato prossimo all'Olimpico arriverà la Juventus, ma, con 3 punti in cascina, una sfida sulla carta impossibile potrà essere affrontata con meno ansia. C'è molto di Inzaghi in questo successo. Il tecnico biancoceleste, infatti, ha scelto l'atteggiamento giusto per la sua squadra: attendista e coperta in avvio, ma pronta a ripartire e a far male. Anche l'aggressività e, probabilmente, la maggiore gamba dei nerazzurri è stata gestita con intelligenza. La gara si è riaperta ma ci ha messo un doppio zampino Marchetti, mentre Inzaghi ha fatto le scelte giuste pure nei cambi, modificando l'assesto e togliendo gli elementi, vedi Kishna, che non davano più consistenza in copertura. "Siamo andati al di là delle aspettative - ammette l'allenatore della Lazio -. Avevamo preparato bene questa partita, anche se abbiamo dovuto adeguarci in fretta, visto che l'Atalanta si è presentata in campo con il 3-5-2 e non con il 3-4-3. Il primo tempo è stato perfetto, come il primo quarto d'ora della ripresa. Poi abbiamo sofferto, soprattutto a causa di un gol balordo. Alla fine, però, è normale in un campo difficile come quello di Bergamo. E qui non vinceranno in tanti".
E pensare che Inzaghi è stato catapultato sulla panchina della Lazio dopo la clamorosa rinuncia di Bielsa. E' stato l'inizio di una preparazione complicata e anche la costruzione della squadra ancora non si è completata. Tanti motivi per dare peso ai 3 punti conquistati ieri. "Dovevamo partire bene - conferma il tecnico -. Siamo stati soprattutto squadra, ma anche belli. Senza trascurare il fatto che tutti i nazionali, come gli ultimi arrivati avevano nelle gambe un'unica amichevole. Non nascondo che non sono mancati gli errori, li analizzeremo e cercheremo di migliorare. Lo spirito però non è mai mancato. Lo ha dimostrato pure chi è entrato a gara in corso. Djordjevic, per esempio, è stato molto prezioso sia sull'esterno che al centro quando siamo passati al 3-5-2". Mentre su Keita Inzaghi è stato molto sbrigativo ("Se n'è parlato pure troppo, ci sono le conclusioni della società. Vediamo come sta. Mi aspetto di vederlo in campo alla ripresa"), per Lombardi non sono mancati complimenti. Ma il tecnico è il primo che conosceva le sue doti: "E' stato facile per me puntare su di lui. Era con me addirittura negli Allievi regionali. Non gli ho regalato nulla, si è impegnato dal 10 luglio e si è guadagnato la maglia sul campo. L'ho visto crescere, mi ha dato sempre tanto e anche stasera (ieri, ndr) mi ha ripagato. Sono contento per lui perché in giro ha preso anche qualche bastonata, anche in B e Lega Pro non ha sempre giocato".
Parole di conforto per Marchetti: "Aveva fatto ottimi interventi in precedenza, poi probabilmente poteva fare qualcosa di più sul secondo gol". In attesa del mercato ("Qualcuno arriverà certamente, ma dovrà avere lo stesso spirito di chi ha giocato contro l'Atalanta"), intanto, la Lazio è pronta a riabbracciare il campione olimpico Felipe Anderson: "Sarà certamente disponibile con la Juve", assicura Inzaghi.
Sono i gol nuovi della Lazio. Hanno la faccia sorridente di Immobile, l'erede di Klose, e quella da sogno di Lombardi, l'ex attaccante della Primavera campione d'Italia nel 2013, pupillo di Candreva, di cui ha preso il posto a sorpresa sulla fascia destra. Neppure doveva andare in ritiro ad Auronzo, è stato vicino al prestito in Lega Pro sino a pochi giorni fa, ha esordito in serie A segnando un gol. Roba da pazzi. Non avrebbe giocato se Keita non si fosse chiamato fuori. Storie da Lazio. Da Ciro a Miro, basta cambiare una consonante evocando il ricordo di Klose, e i tifosi si sono subito abbracciati. Era passato un quarto d'ora dall'inizio della partita. Immobile così ha raccontato la sua prima firma in maglia biancoceleste. "Ho lavorato per questo, so che nel 4-3-3 il mio ruolo è importante e tutti si aspettano gol. Ma bisogna lavorare anche per aiutare centrocampisti e difensori. La palla di Milinkovic è stata perfetta. Sono felice. Ci sono tutti i presupposti per fare bene. Sicuramente c'è pressione, Klose è parte della storia della Lazio e non solo, ha fatto la storia internazione con i suoi gol. Io con calma, dedizione e lavoro spero di raggiungere insieme alla squadra dei traguardi importanti". Ha dedicato il gol alla moglie Jessica e alle sue due bambine. Nella ripresa la Lazio ha rischiato: "C'era un po' di stanchezza ma da grande squadra abbiamo fatto il 4-2. Peccato per il loro terzo gol, ma abbiamo dimostrato personalità".
Presto arriveranno i rinforzi. "Manca qualcosa ancora in attacco, ma Lombardi e Kishna sono stati bravi stasera, chi viene cercheremo di farlo integrare". Per Immobile ora arriva un'altra partita speciale: "Sabato c'è la Juventus, la prima in casa davanti ai nostri tifosi: qui sono venuti in tanti, è stato bello festeggiare con loro, speriamo in una bella partita". La Lazio lo ha già conquistato e lui ha conquistato la Lazio. "Ho trovato una squadra vogliosa di crescere e di imparare, possiamo costruire qualcosa di importante, siamo all'inizio, dobbiamo restare con i piedi ben saldi a terra, ci possiamo divertire". Fiero Cristiano, il ragazzo cresciuto a Viterbo, non troppi chilometri da Formello, uno degli allievi di Inzaghi. Un sogno. Debutto con gol in serie A, vittoria a Bergamo. "Segnare è stato qualcosa di indescrivibile, credevo in quell'azione dalla ripartenza. Appena il pallone è entrato, il mio unico pensiero è stato andare sotto la curva. La squadra mi ha voluto bene in campo, mi ha dato una mano, è bello giocare con questi compagni, ritrovarmi qui. Questi due giorni li ho vissuti con ansia, fino alla riunione tecnica del pomeriggio non avevo la certezza. Dopo aver saputo la formazione mi sono isolato, ho ascoltato un po' di musica per pensare. Scendere in campo per il riscaldamento mi ha fatto iniziare a capire cosa stava accadendo".
E' una notte da favola. "Il mio tatuaggio? Una scommessa con un amico. Dicevamo che la vita non sempre dà le carte giuste, ma bisogna sempre puntare al top". Papà Ezio era in tribuna. La dedica pronta. "A mio fratello Maurizio, scomparso tre anni fa. Gli dedico ogni giorno della mia vita". Ha sofferto sino al 95'. "Sono più contento della vittoria, il mio gol è stato importante, ma se non avessimo vinto tutto sarebbe passato in secondo piano. Non sarebbe stato facile spiegare. Un esordio così non si scorda. Che mi diceva il mister durante il primo tempo? Mi richiamava a gran voce, crede in me ma penso avesse qualche paura così come me prima della partita". Ora la Lazio non potrà non confermarlo. Altro che prestito in Lega Pro. "La speranza è quella di rimanere, lavoro forte, sono a disposizione, se decidono di tenermi in rosa figuratevi se non sono contento. Non voglio cancellare un secondo della mia serata". Non svegliatelo. E' il sogno suo e di tutti i laziali.