Lunedì 2 dicembre 2013 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Napoli 2-4 2 dicembre 2013 - Campionato di Serie A - XIV giornata - inizio ore 21.00
LAZIO: Marchetti, Konko, Ciani, Cana, Radu, Candreva, A. Gonzalez (63' Floccari), Biglia (82' Onazi), Hernanes, Lulic (70' Keita), Perea. A disposizione: Berisha, Strakosha, Dias, Novaretti, Pereirinha, Cavanda, Ederson, Ledesma, Felipe Anderson. Allenatore: Petkovic.
NAPOLI: Reina, Maggio, Albiol, Britos, Armero, Behrami, Inler, Callejon (93' Bariti), Pandev (74' Dzemaili), Insigne, Higuain (85' Mertens). A disposizione: Rafael, Colombo, Cannavaro, Reveillere Fernandez, Uvini, Radosevic, Zapata. Allenatore: Benitez.
Arbitro: Sig. Bergonzi (Genova) - Assistenti Sigg. Galloni e Marzaloni - Quarto uomo Sig. Manganelli - Assistenti di porta Sigg. De Marco e Massa.
Marcatori: 24' Higuain, 26' Behrami (aut), 50' Pandev, 72' Higuain, 88' Keita, 91' Callejon.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Amedeo Amadei e per il papà di Stefano Mauri, per il quale la Lazio ha giocato con il lutto al braccio, recentemente scomparsi. Ammoniti Ciani, Radu, Britos, Armero tutti per gioco falloso. Angoli 1-3. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 30.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Napoli riparte".
Continua la "rosea": Higuain, beato chi ce l’ha! È lui che fa la differenza e che rialza il Napoli dopo tre sconfitte consecutive tra campionato e Champions. Due gol, il nono e decimo della sua prima fantastica stagione italiana, e una prestazione super che scava un solco con la Lazio, più che dignitoso sparring partner nel primo tempo e poi attonito spettatore nella ripresa, almeno fin quando non entra il gioiellino Keita: 4-2 rotondo che riporta in quota il Napoli, la Roma nel mirino e l’Inter, raggiunta dalla Fiorentina, ricacciata indietro. Guai tuttavia pensare alla miracolosa guarigione di una squadra ancora afflitta da troppe amnesie difensive, che la mediocre Lazio di questi tempi si mostra incapace di sfruttare fino in fondo. Per il campionato italiano e i posti Champions che offre, ce n’è forse quasi d’avanzo. Per il Borussia Dortmund di ieri e l’Arsenal di domani, non basta.
Capitolo goal. Sono belli quelli con cui Higuain porta sull’1-0 e poi sul quasi decisivo 3-1 il Napoli. Un contropiede classico e una verticalizzazione in spazi più ridotti, Inler e Pandev gli assist-man, contemplativi Cana e Ciani, i centrali laziali. È tragicomico quello che porta sull’1-1 la Lazio un minuto dopo la prima rete di Higuain, quando un cross del solito Candreva è nella disponibilità dei difensori azzurri (ma vestiti di un bel giallo Dortmund) che tuttavia, come si potrà constatare in molte altre circostanze, ne combinano di tutti i colori. Qui è Britos, il sostituto dello sciagurato Fernandez di Germania, che quasi costringe all’autorete Behrami con un retrorimpallo. È pasticciata anche la rete di Pandev, il 2-1 all’inizio della ripresa, col cross di Higuain (toh, ancora lui!) sul quale Biglia fa un sonnellino dei suoi, consentendo all’ex laziale la giravolta e il gol al veleno. Negli spiccioli di partita, la prodezza del subentrato Keita, classe 95!, che il tecnico Petkovic si ostina a usare col contagocce, fa il paio con l’ennesimo contropiede vincente sull’asse Insigne-Callejon, con la complicità del solito Ciani.
Nonostante i sei gol e super Higuain non è una gran partita quella tra Lazio e Napoli, a conferma che il calcio italiano è ammalato. Diciotto stranieri in campo su ventidue, e non se ne comprende in molti casi la ragione. Le due squadre si affrontano col rispetto che si deve, più che all’avversario, a una situazione stagionale delicata. Il Napoli, Champions inclusa, viene da tre sconfitte consecutive. Mancano Hamsik, Zuniga e Mesto, ma il resto è squadra titolare, con Benitez che insiste nel lussuoso 4-2-3-1 a trazione anteriore con tre cambi rispetto a Dortmund. Britos per Fernandez, Inler per Dzemaili, Insigne per Mertens. Pagherà, ma solo perché l’avversario si chiama Lazio. Troppe amnesie dietro, dove il partner d Albiol comunque lo si rigiri non sembra adeguato, e spinta limitata, ma questo lo si deve anche a Lulic e soprattutto Candreva, dai laterali Maggio e Armero. In mezzo si fa più legna che qualità e il lancio lungo è il segno distintivo d’una squadra che delega (quasi) tutto a Higuain. Se gira lui, come in questa circostanza, anche i pesi leggeri alle sue spalle decollano.
Tre punti nelle ultime cinque giornate di campionato, il verdetto dell’Alta Corte di giustizia presso il Coni che ha bocciato le suggestive divisioni dell’incasso di Supercoppa (tanto alla Lazio, poco poco alla Juventus), gli insulti a reti unificate di Goran Pandev che all’atto del suo gol ha ricordato al suo ex presidente i lontani mesi del divorzio con parcheggio obbligato: per Claudio Lotito, celebrato alla fine anche dagli improperi della nord, è stata una pessima giornata. Per tornare a sorridere, un po’ di Europa League, tanto Keita, e decisioni rapide sul conto di Petkovic, sposo promesso della Svizzera ma intenzionato a resistere fino a giugno. Forse un rischio, più che una garanzia.
Il Corriere dello Sport titola: "Superbo Higuain incubo della Lazio".
Continua il quotidiano sportivo romano: C’è una logica stringente in questa vittoria del Napoli. Una logica di nome Higuain. Il Napoli ha avuto cinque occasioni da gol e le ha segnate tutte, tre col Pipita, uno dei più grandi attaccanti del calcio europeo, tecnico e spietato, rapido e potente, una con Pandev, ma anche questa inventata da un cross di Higuain, e l’ultima con Callejon, che ha chiuso la grande serata degli ex madridisti. Dei tre gol del Pipita, uno gli è stato annullato per un fuorigioco di poco, ma colto dalll’occhio di falco del guardalinee Galloni. La Lazio, prima di sfasciarsi dopo un’ora di partita, sepolta dagli errori della difesa, aveva costruito di più, aveva giocato con più insistenza, ma in attacco aveva solo un giovane che si farà strada come Perea e un mai cannoniere come Floccari. Troppa differenza per sperare di scamparla. Ieri sera, col suo bomber, il Napoli ha intrerrotto la serie di sconfitte (erano tre), risolto il periodo nero, accorciato sulla Roma, rimesso la Juve nel mirino e ritrovato una sua vecchia certezza: il contropiede. Tre reti su quattro sono arrivate così. La Lazio invece è sprofondata in crisi, con la Nord in dura contestazione e con Petkovic in forte discussione, sempre più svizzero, sempre meno laziale.
Mentre la Lazio stava giocando un calcio d’attacco, ha segnato il Napoli che fino a quel momento si era fatto notare solo per le sue recenti incertezze. Ha segnato il Napoli, ma il gol è stato tutto di Higuain: il lancio di Inler è stato trasformato in una pepita dall’argentino che ha saltato Cana, ha puntato Marchetti e, mentre Ciani sembrava vicino al recupero, lo ha battuto con un rasoterra, anticipando il difensore e prendendo in controtempo il portiere. In pochi secondi la Lazio è passata dalla condizione poco simpatica di squadra infilata mentre stava producendo il suo sforzo maggiore a quella assai più gradita di squadra beneficiata dal tocco sbagliato di un suo ex giocatore. Cross di Candreva, palla flipperata in area piccola, Behrami non si è accorto che gli stava arrivando addosso e l’ha girata nella sua porta. Dopo 25', era tutto come prima. Da una parte c’era una squadra che quando entrava in possesso della palla sapeva cosa farsene, come muoversi, quali riferimenti cercare e questa squadra era la Lazio. Dall’altra c’era un attaccante straordinario che aspettava di essere più coinvolto dalla manovra perché in questo stadio (come si era visto alla vigilia di Ferragosto in Italia-Argentina) sa come trovare la porta. E quell’attaccante era Higuain. La squadra di Petkovic attaccava quasi esclusivamente a destra, dove Candreva stava approfittandosi della vaghezza di Armero. Prima dei gol, la Lazio aveva avuto una buona occasione con Candreva (diagonale di sinistro uscito di poco dopo un dribbling secco su Armero, ovviamente) e altre mezze occasioni; il Napoli quasi niente, se non la rete annullata a Higuain per un fuorigioco.
Alla Lazio mancava la qualità di Hernanes, preso di petto da Behrami. Al Napoli continuavano a mancare le sicurezze smarrite dopo un brillante avvìo di stagione. Non aveva spinta sugli esterni, non era saldo in difesa, non produceva gioco nemmeno con Insigne e Callejon che Benitez aveva inizialmente scambiato di posizione (Lorenzino a destra, l’ex madridista a sinistra) per mettere in difficoltà il mancino Radu contro Insigne. Sembrava una squadra dal gioco pesante, un gioco che però il fenomeno argentino riusciva sempre a trasformare in pericolo per la barcollante difesa laziale. E’ lì che il Napoli è resuscitato, nel cuore della difesa della Lazio. La squadra di Benitez è tornata in vantaggio dopo 6' della ripresa, sempre per iniziativa di Higuain il cui cross sul secondo palo è stato trasformato in assist da un colpo di testa di Maggio e in gol da Pandev, sempre avvelenato con la Lazio come se fosse la sua prima volta da ex (lo dimostrano la sua esultanza con le orecchie mostrate ai tifosi e gli insulti rivolti forse a Lotito). Petkovic ha aumentato il peso dell’attacco con Floccari al posto di Gonzalez e col passaggio al 4-4-2. Poi dentro anche Keita, per dare più freschezza e squadra col 4-2-4. In questo modo ha lasciato molto campo al Napoli, troppo campo perché quella furia di Higuain non lo sfruttasse come sa fare. Azione secca di contropiede, Inler-Pandev-Higuain, con Cana, che sognerà il Pipita chissà per quante notti, finito di nuovo col sedere a terra, tiro e gol. Keita ha avuto un sussulto e con l’esuberanza dei suoi 18 anni ha segnato un gol bellissimo. Altri 5' di speranza. Resa vana dall’ultimo contropiede napoletano, concluso dal gol di Callejon.
Il Corriere della Sera titola: "Higuain si diverte contro la Lazio. Così anche il Napoli torna felice. L’argentino segna una doppietta e buca la difesa biancoceleste".
L'articolo prosegue: Prendete la classe di Higuain, mixatela con l’imbarazzante miseria della difesa della Lazio e ottenete il 4-2 che cambia l’umore di due squadre nei guai. La tristezza adesso resta tutta alla Lazio, alla quinta gara senza vittoria; il sorriso torna ai Rafa boys, che escono dal periodo nero di tre ko di fila e ritrovano punti e convinzione. In una partita non certo bella, per un tempo equilibrata da un condiviso basso livello di gioco e di idee, ha deciso, come spesso accade, l’abilità del giocatore più dotato in campo. Gonzalo Higuain non segnava su azione in campionato dal 22 settembre (Milan-Napoli 1-2) ed era segnalato in crisi. Ieri ne è uscito con due grandi gol in contropiede, belli e liberatori, quelli dell’1-0 e del 3-1. Intorno ci sono stati il pari della Lazio (autogol di Behrami), il 2-1 di rapina di Pandev, il bellissimo ma tardivo 3-2 di Keita (giovane di belle speranze sul quale forse si poteva insistere prima) e il superfluo 4-2 allo scadere di Callejon. Dettagli, perché la vera star, un gradino sopra gli altri, è stato il Pipita, arrivato adesso a quota 7 gol in campionato (più 3 in Champions). Certo la manovra per il Napoli deve ancora perfezionarsi, ma la rinascita dell’argentino sommata a una vittoria pesantissima sono una bella base da cui ripartire per il futuro.
I fischi dell’Olimpico alla squadra (che si è scusata con la curva a fine match ricevendo alla fine cori di incoraggiamento) e a Petkovic dicono invece che per la Lazio i tempi duri continueranno, in campo e fuori, visti certi ululati contro Armero (brevissimi e isolati, in verità) che potrebbero diventare oggetto di sanzione. Le squadre, impaurite, si erano messe in viaggio con le pietre nello zaino. Nella Lazio, centrocampo a cinque con Biglia basso e il 20enne Perea riferimento offensivo a sportellarsi con il duo Albiol-Britos; nel Napoli consueto sistema a due mediani, Insigne e Callejon sulle fasce e Pandev dietro Higuain. Il risultato è stato calcio moviola, molti errori e iniziative estemporanee: una, al 6’, è di Candreva, che salta Armero come un birillo ma tira fuori; due sono di Hernanes e Konko, con deboli conclusioni da fuori. Quella giusta, non a caso, è invece quella di Higuain, che al 24’ raccoglie l’invito di Inler, bravo a recuperare palla in mezzo, prende velocità, ridicolizza Cana in corsa, regge con gran mestiere il ritorno di Ciani e batte Marchetti incrociando in controtempo. Una scena da Oscar dentro un copione da B-movie, ma la gioia del Napoli dura un minuto, perché su cross da destra di Candreva si forma una mischia fantozziana, alla fine della quale Behrami, sfortunato e goffo, fa autogol. Anche il 2-1 del Napoli, a inizio ripresa, nasce tutto da una mischia poco ortodossa: sul cross da sinistra di Higuain, Maggio, inspiegabilmente libero, fa sponda per Pandev in mezzo; Biglia, tra i peggiori in campo, stramazza e l’ex laziale colpisce per poi esultare beffardo sotto la sua vecchia curva. La reazione della Lazio è moscia: Hernanes e Biglia sbagliano tutto, Candreva si affloscia, Lulic ha una palla buona ma forse aspetta un segno divino per calciare e regala palla a Reina.
Il Napoli nel frattempo si abbassa per apparecchiare la ripartenza, controlla con efficacia, osserva con disinteresse le mosse di Petkovic (Floccari e Keita per un attacco a tre punte) e al momento buono colpisce come voleva: Pandev corre nella prateria e passa a Higuain che umilia ancora Cana in dribbling e buca Marchetti senza pietà. Altro più non serve, anche se Keita fa 3-2 nel finale con una grande azione personale e Callejon nel recupero sigilla il 4-2 dopo l’ennesimo liscio horror di Ciani: il cerino della crisi resta alla Lazio, il Napoli del Pipita ritrovato inquadra la Roma e rivede la luce.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
La Svizzera lo chiama e ha rinviato di qualche giorno l’annuncio per ufficializzarne la nomina come ct della nazionale post-Mondiale. Lotito aspettava le mosse di Petkovic, si era messo alla finestra. Il tecnico non gli ha comunicato di essere stato contattato e neppure la federazione di Berna lo ha avvertito. Chissà che adesso il presidente della Lazio non cambi idea, decidendo di optare per l’esonero, un’idea sinora allontanata o rinviata, perché preferirebbe cambiare alla fine della stagione. Oggi potrebbe chiamare solo un traghettatore. Petkovic non ha mai pensato alle dimissioni. Lotito gli ha dato altre due o tre partite. Addio possibile entro Natale. I risultati non stanno aiutando l’allenatore. Una sola vittoria nelle ultime nove giornate di campionato, cinque sconfitte e appena 17 punti, altri quattro gol al passivo e una distanza marginale dalle squadre in lotta per la salvezza. La Lazio continua a scivolare, di questo passo rischia di ritrovarsi in piena zona retrocessione. Il tecnico bosniaco, un’altra volta al tappeto come nella finale di Supercoppa, davanti alle telecamere di Sky ha cancellato il tracollo e ha conservato le immagini che preferiva: "Ci stanno mancando soprattutto i risultati. Meritavamo di più. Quattro errori dietro, pagati a prezzo altissimo. Il cinismo del Napoli ci ha castigato, complimenti a loro. In partite del genere si devono sfruttare meglio le occasioni".
Il popolo biancoceleste è stanco, stufo di assistere a spettacoli deprimenti. La difesa è un disastro e Petkovic non riesce a proteggerla. Quando il risultato è in bilico o da raddrizzare, continua a mettere dentro attaccanti con pessimi effetti. "A tutti noi dispiace. Meritavamo di più. Dobbiamo analizzare, cercando di essere più concreti. E dimostrare sul campo. Abbiamo tenuto la testa alta con il Napoli, ma non è stato abbastanza per portare i punti a casa". Fase difensiva disastrosa. "Non scopriamo che il Napoli ha qualcosa di più. Non ha giocato così bene da meritare questa differenza nel risultato". Ha difeso i senatori. "Vedendo come abbiamo creato, la squadra ha risposto. Abbiamo sbagliato troppo per vincere una partita come quella con il Napoli. Si sono tutti comportati bene. Non siamo stati capaci di tenere questa concentrazione". La Curva Nord a fine partita ha chiesto spiegazioni alla squadra. I giocatori, capitanati da Candreva, si sono giustificati prima di rientrare nello spogliatoio. "I giocatori non hanno demeritato, si è vista Lazio che voleva vincere, certi errori sono stati pagati. Il confronto con i tifosi deve esserci. Tutti uniti, solo stando tutti insieme possiamo girare questa situazione".
Non è riuscito a negare i contatti (avvenuti e ripetuti) con la federazione svizzera. Non ha risposto alla domanda. "Questo è l’ultimo luogo dove discutere certe situazioni. Ho già detto cosa penso e non voglio ripetermi. Certe voci fanno parte del calcio, come quelle che avevo dato le dimissioni o che stanno aspettando dieci-quindici allenatori dietro l’angolo". La classifica è brutta. "Il male reale è che siamo meno concreti della passata stagione. La mancanza di punti subentra il dubbio nella testa dei giocatori. Dopo il terzo gol abbiamo smesso di giocare". Stanno mancando le giocate decisive di Hernanes e Candreva. "Hanno tentato, hanno avuto la voglia, Antonio ha saltato l’avversario diverse volte, l’ultimo tocco è mancato. Siamo in un momento così. Dobbiamo lavorare e crederci di più".
Torino, Trabzonspor, Livorno e Verona, quattro partite da qui a Natale: "Che si fermi il campionato non significa nulla, però ci devi arrivare a Natale, eh...", ha avvertito Lotito. Quattro partite, Petkovic non può fallirle, il presidente l’ha detto: "Dobbiamo fare delle riflessioni e le faremo, io le ho sempre fatte. Ci mancano tre partite di campionato e una di Coppa prima di Natale. Mi auguro che Petkovic in queste quattro gare riesca a dimostrare tutto il suo valore affinché la squadra esprima le sue potenzialità". Tre partite, la fiducia sembra sempre più a termine, ma non è finita: "Confermare Petkovic? Io non devo confermare nessuno, la differenza è questa e significa che non l’ho esonerato. A oggi abbiamo centrato la qualificazione europea, puntiamo al primo posto del girone. E ci sono altre partite di campionato, questo ci aspetta. Prima di Natale, visto che anche la Federazione svizzera ha detto che farà il suo annuncio come quello del bambinello Gesù, vedremo cosa succederà. Sono un cattolico praticante e penso che il Natale porterà serenità e felicità a tutti, soprattutto un po’ di equilibrio". Lotito vorrebbe andare avanti con Petkovic, ma se la situazione crollerà mediterà rivoluzioni.
Il presidente ha parlato sino a notte, ha puntato il dito anche contro i giocatori: "Se continuiamo con questo andamento non sarà facile. I giocatori? Hanno tante responsabilità, in campo vanno loro. Al di là dell’allenatore ci sono tanti giocatori che hanno acquisito una mentalità sbagliata, pensano di essere arrivati, in realtà non sono arrivati da nessuna parte. C’è poco spirito di gruppo, questo mina i risultati. Si devono riacquisire umiltà e volontà, solo così la squadra riuscirà a esprimersi al meglio". Non ha perso la sua vena umoristica, ma è amareggiato: "Come faccio ad essere soddisfatto? Posso essere ottimista sulle potenzialità della squadra, l’importante è che vengano espresse e che la stessa venga messa in condizioni di esprimerle". Il caso Petkovic (futuro cittì svizzero) per ora non lo inquieta: "E’ vera questa cosa? Petkovic ha smentito, ha sempre negato, l’ha fatto anche dopo la partita col Napoli, secondo lui tutto questo nasce perché c’è un numero di allenatori che ambisce ad allenare la Lazio. Io mi devo attenere a ciò che dice l’allenatore, non alle chiacchiere. La fiducia è fino a prova contraria, non mi risulta che ci siano prove contrarie. La Federazione non ha confermato, si dicono tante cose, il diretto interessato ha smentito, che devo fare? Mi preoccuperò dei problemi se si verificheranno. Se dovesse essere lui il cittì valuteremo, è un problema che non è stato posto in modo ufficiale. La stessa Federazione non ha mai confermato". Ecco cosa serve secondo il presidente: "La squadra ha bisogno di concentrazione, non di processi di destabilizzazione da parte del pubblico, non servono a nulla. La squadra deve pensare a fare il proprio dovere, a dare il massimo in campo. I tifosi rimproverano il fatto che alcuni giocatori forse non stanno dando il massimo o sono troppo egoisti".
Keita è un gioiello, cresce a vista d’occhio. Lotito punterebbe sempre sui giovani: "Non metto bocca nelle scelte tecniche. Io sono per i giovani, la Lazio è una delle squadre con il maggior numero di ragazzi". Il primo tempo gli era piaciuto: "Nel primo tempo abbiamo dimostrato di poter conseguire un risultato diverso, il secondo tempo non è stato adeguato, sono stati commessi errori, li abbiamo pagati amaramente. Non c’è stato divario tecnico, il risultato è ampio". Le ultime battute sul caso Pandev, il macedone ha esultato lanciando offese verso Lotito: "Ci vedremo in tribunale, da tempo c’è una causa che vale qualche milioncino".