6 gennaio 2016 - Campionato di Serie A - XVIII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Berisha, Konko, Mauricio, Hoedt, Radu, Onazi, Candreva, Cataldi (62' Klose), Parolo, Felipe Anderson (46' Keita), Matri (81' Djordjevic). A disposizione: Guerrieri, Matosevic, Braafheid, Patric, Prce, Morrison, Oikonomidis, Mauri. Allenatore: Pioli.
CARPI: Belec, Pasciuti, Zaccardo, Romagnoli, Gagliolo, Letizia, Cofie, Marrone (70' Crimi), Lollo, Mbakogu (79' Martinho), Di Gaudio (55' Lasagna). A disposizione: Brkic, Suagher, Daprelà, Gabriel Silva, Borriello. Allenatore: Castori.
Arbitro: Sig. Russo (Nola - NA) - Assistenti Sigg. Longo e Galloni - Quarto uomo Sig. Manganelli - Assistenti di porta Sigg. Rocchi e Baracani.
Note: ammoniti Pasciuti, Cataldi e Onazi per gioco scorretto. Angoli: 8-7. Recuperi: 0' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 12.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola "Lotito, visto che bravo il Carpi? La Lazio con la testa in vacanza. Castori strappa un pareggio prezioso: che rivincita per la squadra che il patron biancoceleste non voleva in A. Pioli mai pericoloso: aveva ragione di temere la sosta".
Continua la "rosea": Panettone o pandoro, fate voi. Qualcosa è andato di traverso alla Lazio durante le vacanze. Sì, perché la squadra brillante e ritrovata che aveva chiuso il 2015 con le vittorie scacciacrisi su Udinese e Inter è sparita. Inghiottita da una sosta che non a caso (forse aveva capito tutto) Pioli ha maledetto in sede di presentazione della partita. Sosta che, viceversa, non ha minimamente scalfito il granitico Carpi di Castori. Dopo il colpaccio di Coppa Italia al Franchi sulla Fiorentina e la quasi-rimonta contro la Juve, ecco un'altra impresa della matricola emiliana, il cui sbarco in A Lotito ora maledirà ulteriormente. Oddio, parlare di impresa forse è eccessivo, ma il pareggio strappato all'Olimpico dai Castori boys va comunque elogiato perché arrivato al termine di una prestazione di una efficacia tremenda. L'abnegazione e la concentrazione con cui gli ospiti hanno chiuso tutti i varchi alla Lazio sono stati degni della miglior interpretazione italianista del calcio. Concentrazione feroce, raddoppi puntuali di marcatura, massima lucidità nella gestione dei momenti topici. E così alla fine è arrivato un punto che migliora di poco la classifica, ma che fa tanto morale per una salvezza che resta difficile ma non impossibile.
Punti che potevano essere anche tre se Zaccardo (ottimo in fase difensiva: ha sventato su Radu una situazione pericolosa) fosse stato meno precipitoso nell'unica vera palla-gol dell'intera partita. Capitata sui piedi dell'ex Milan al 13' della ripresa (conclusione debole e centrale, nessun problema per Berisha). Al tirar delle somme, dunque, la Lazio ha poco o nulla da lamentarsi. Nessun tiro in porta, nessun vero pericolo creato. Solo un paio di recriminazioni (ma da esprimere a voce bassa, vista la prestazione) per un paio di episodi dubbi in area emiliana (contatti Pasciuti-Keita e Gagliolo-Klose). Una prova incolore che le numerose assenze (ben otto) giustificano solo in parte. Alla Lazio è mancato tutto: velocità, intensità, ma soprattutto voglia di aggredire la partita. E così, dopo gli squilli di fine anno, ecco una nuova involuzione. Che per il momento non rimette in discussione la posizione di Pioli. Ma che finisce dritta nel lungo elenco delle occasioni sprecate di una stagione che per i biancocelesti non riesce proprio a decollare.
Il Messaggero titola: "Lazio inguardabile. I biancocelesti non vanno oltre uno scialbo 0-0 contro il Carpi evidenziando grossi limiti di gioco. Poco carattere e scarso ritmo, una involuzione rispetto alla bella vittoria di Milano contro l'Inter".
Continua il quotidiano romano: Un brodino caldo in un freddo pomeriggio dopo le feste può anche starci se hai fatto gli stravizi tra Natale e Capodanno, non certo se da settembre hai vivacchiato con piccoli spuntini. Il panettone divorato a Milano non può certo aver riempito la pancia della Lazio. Ieri all'Olimpico è arrivato uno 0-0 che ha avuto il solo effetto di immalinconire nuovamente un ambiente che aveva appena ritrovato un piccolo sorriso dopo il successo sull'Inter capolista. Una squadra inguardabile quella scesa in campo contro gli emiliani. In questo inizio di stagione tanta tristezza non si era mai vista, nemmeno dopo gli schiaffoni presi contro Chievo e Napoli. E' mancato tutto nel grigio pomeriggio dell'Epifania. Chi si aspettava di assaggiare qualche dolcetto si è ritrovato a masticare del carbone amaro. La sensazione è che la Lazio abbia degli enormi limiti tattici e psicologici che in questa stagione non riesce proprio a superare. L'assenza di Biglia, cervello del centrocampo, non può essere certo l'unica scusante a tutti i mali. Pioli ha schierato una mediana più muscolare proteggendo la difesa ma inevitabilmente perdendo qualcosa dal punto di vista del gioco. Cataldi, ancora una volta, non si è fatto trovare pronto nascondendosi troppo quando invece doveva essere lui a prendere per mano i compagni.
Anche Parolo al suo fianco non è sembrato molto lucido, nel primo tempo non si è mai visto. Leggermente meglio nella ripresa quando Pioli passa ad un 4-4-2. Il tecnico è andato nuovamente in confusione. I suoi sono apparsi nulli nel momento in cui dovevano impostare la manovra. Tutti fermi. E qualcuno, Felipe Anderson, lo è stato molto più degli altri. Saranno le sirene inglesi, sarà che la saudade non lo lascia mai ma il brasiliano in questa condizioni è un giocatore in meno. Deve capire in fretta cosa vuole fare perché il mercato è partito ufficialmente e la porta della Lazio è aperta. Quello che lascia ancor più sconcertati è che in tutti i 90 minuti, e contro la penultima della classifica, i biancocelesti non siano stati capaci di costruire uno straccio di occasione da gol. I tiri da distanza siderale di Candreva prima e Konko poi non rientrano nemmeno nelle statistiche. E così nella pochezza generale ecco che spuntano due protagonisti inattesi. Uno è proprio il francese che ha giocato una delle sue migliori gare. In fase propositiva nascono tutti da lui gli spunti migliori, in affanno però quando deve difendere. L'altro invece è Onazi che in fase d'interdizione ha tenuto botta alla spinta del Carpi che ha mostrato una organizzazione di gioco di gran lunga superiore a quella della Lazio. Al triplice fischio di Russo inevitabili i fischi assordanti dei tifosi che avevano deciso di tornare allo stadio per sostenere la squadra. Un nuovo passo indietro, anzi due perché questo pareggio invischia ancor di più i biancocelesti e li allontana dall'Europa. Altro che risalita, continuando così bisogna stare attenti a non sprofondare. Gioisce invece il Carpi. "Abbiamo dimostrato sul campo che se uno merita può stare in serie A" la frecciata del tecnico Castori a Lotito. Il presidente biancoceleste aveva definito la promozione degli emiliani rovinosa. L'allusione era allo scarso interesse ai fini della vendita dei diritti tv. Certo che è che se gioca così il problema sarà vendere quelli della Lazio nella prossima stagione.
Il Corriere della Sera titola: "La Lazio sogna il jackpot con Anderson, ma sbatte sul Carpi. Pareggio fra noia e voci di mercato: il brasiliano verso lo United. Lotito contestato anche dagli emiliani".
Prosegue l'articolo: Tre scene da salvare in Lazio-Carpi, partita di rara noia e bruttezza: la prima è l'abbraccio virtuale tra i (pochissimi) tifosi laziali e quelli emiliani, gemellati nell'invettiva a Lotito anche se per motivi diversi. I primi contestano da anni e i secondi gridano vendetta dall'ormai celebre intercettazione nella quale il presidente biancoceleste diceva "mai il Carpi in A"; la seconda è il round di pancrazio tra Klose e Gagliolo nell'area del Carpi, cioè l'orgoglio del campione al tramonto e la grinta dell'onesto lavoratore, rappresentazione fedele della lotta senza vincitori, e senza l'ombra di emozioni, tra una ex big (oggi a centro classifica con 24 punti) e una piccola combattente (penultimo posto); la terza, infine, corrisponde ai 45' di Felipe Anderson, gioiello che non gira più da quando il mercato si è interessato a lui, e agli "0'" di Borriello, ieri mai in campo forse perché all'addio. Perché ora le grandi, o almeno le squadre ambiziose, si guardano intorno per cercare il turbo, mentre le piccole sognano solo di fare affari e si rassegnano ad avere giocatori distratti dalle trattative.
Così, se il Carpi di Castori decide di non puntare sul suo centravanti più forte un po' perché in uscita e un po' perché non serviva vista la gara tutta in difesa, la Lazio di Pioli, resa vulnerabile dal grigiore in classifica, dalla Champions svanita e dalla scarsezza di euro del bilancio, spera almeno di vincere alla lotteria: "Valutiamo tutte le offerte", dice il d.s. laziale Igli Tare. Pure Candreva e Biglia sono oggetti del desiderio (di Milan e Inter), ma forse il riferimento è proprio a Felipe Anderson che, in Inghilterra, danno prossimo all'incontro con il Manchester United per un affare da oltre 50 milioni che, si dice, abbia visto Mino Raiola agire da tramite occulto. In questo senso tra Lazio e Carpi non c'è differenza: al netto del gap tecnico, campo e mercato funzionano come una livella.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Al fischio finale la rabbia di Stefano Pioli viene aggredita dai rimpianti scatenati dalla nuova classifica. Lo 0-0 col Carpi, scortato dai fischi dell'Olimpico, prima di esser archiviato deve passare dal raffronto degli altri risultati della giornata. Il successo spettacolare contro l'Inter è un'ombra severa sulla Lazio alla prima uscita del 2016. Non è arrivata la vittoria che, in campionato, manca in casa dal 25 ottobre (3-0 al Torino). "Un passo indietro? Credo anche qualcosa in più", ammette il tecnico biancoceleste. "Abbiamo gettato un'occasione importante per salire in classifica. Potevamo dare ancor più valore alla vittoria di Milano e invece non ci siamo riusciti. Sono deluso e arrabbiato". Il punto col Carpi fa agganciare l'Atalanta al nono posto. Ma con i tre punti, considerando il k.o. del Milan, il pareggio del Sassuolo e lo stop dell'Empoli, la classifica della Lazio avrebbe registrato una scossa quanto mai piacevole. Arrivando a due lunghezze dal sesto posto. Orizzonti che potevano cambiare velocemente. E invece una prova ingrigita ha rispolverato vecchi problemi. "Abbiamo avuto un brutto impatto con la gara. Nel primo tempo, dovevamo essere più tambureggianti per schiacciare gli avversari, nella ripresa lo abbiamo fatto ma ci è mancata la zampata. Tutta la squadra doveva giocare con maggior ritmo e intensità".
Pioli scava negli errori. "Ci sono mancati i movimenti negli ultimi 30 metri, che poi sono le situazioni per creare le occasioni da gol. Inoltre, abbiamo dato troppi punti di riferimento agli avversari". Così tutta l'amarezza di Pioli scivola verso una domanda che già in passato il tecnico ha rivolto alla sua squadra. Una sorta di rebus esistenziale per questa Lazio. "Dobbiamo capire che cosa fare da grandi. Se giochiamo come nel primo tempo, non possiamo pensare di recuperare le posizioni che vogliamo. Se ci esprimiamo, invece, all'altezza delle nostre possibilità, possiamo risalire e far meglio già dalla prossima partita". Che è quella di sabato a Firenze. "Servirà una prestazione diversa con la Fiorentina, dobbiamo spingere di più". Nella serata dell'Olimpico evaporano altri rebus. "Anderson? Credo che possa fare di più. Lo so io e lo sai lui. Zero tiri in porta? Se non ti muovi, non crei. Se non giochi un calcio veloce, diventi prevedibile. L'assenza di Biglia? Non ho problemi ad ammettere la sua importanza, ma col Carpi abbiamo avuto il 75% di possesso palla. Ci è mancata l'intensità anche nel correre a recuperare un pallone... Lo stop di de Vrij? Ci manca. È arrivato Bisevac che è esperto e ci darà una mano. Il mercato di gennaio? Può distrarre, però i giocatori sono concentrati". Comunque una domanda su tutte non dà pace nella testa di Pioli: dov'è finita la bella Lazio di Milano?