10 novembre 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Patric (72' Bastos), Luiz Felipe, Acerbi, Lazzari, Milinkovic, Leiva (51' Cataldi), Luis Alberto, Lulic, Correa (86' Berisha), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Vavro, Parolo, André Anderson, Lukaku, Jony, Caicedo, Adekanye. Allenatore: S. Inzaghi.
LECCE: Gabriel, Meccariello (86' Rispoli), Rossettini, Lucioni, Calderoni, Petriccione, Tachtsidis, Majer (70' Shakhov), Mancosu, Lapadula, Babacar (72' La Mantia). A disposizione: Vigorito, Bleve, Riccardi, Vera, Benzar, Gallo, Imbula, Dubickas, Lo Faso. Allenatore: Liverani.
Arbitro: Sig. Manganiello (Pinerolo - TO) - Assistenti Sigg. Longo e Manganelli - Quarto uomo Sig. Massimi - V.A.R. Sig. Pairetto - A.V.A.R. Sig. Di Iorio.
Marcatori: 30' Correa, 40' Lapadula, 62' Milinkovic, 78' Immobile (rig), 80' Correa, 85' La Mantia.
Note: presenti circa 4.000 tifosi del Lecce. Al 67' Strakosha para un rigore a Babacar. Ammonito al 4' Mancosu, al 34' Leiva ed al 59' Lapadula tutti per gioco falloso, al 69' Immobile ed al 69' Lucioni entrambi per proteste. Angoli 9-3. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 35.000.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Gran Correa, Lazio terza. Al Lecce restano gli elogi. Euro-delusione smaltita: l’argentino fa 2 gol e trascina. I salentini a testa alta e con qualche recriminazione".
Continua la "rosea": Sì, c'è una Lazio da campionato che - dopo qualche scossone iniziale - viaggia spedita, macinando avversari e scalando posizioni in classifica, ed un’altra da Europa che sa solo (o quasi) perdere. Calcolo voluto o solo sdoppiamento della personalità? Difficile stabilirlo, ma è un dato di fatto che - tornata tra le confortanti mura domestiche della Serie A - la squadra di Inzaghi ritrovi gioco e vittoria. Con qualche sofferenza, più di quanto dica il rotondo 4-2 con cui supera il Lecce. Ma non fino al punto di compromettere l’appuntamento con la quarta vittoria consecutiva in campionato e il terzo posto in classifica a braccetto col Cagliari. Festival del gol. Vittoria che arriva al termine di una partita con sei gol, altrettanti sbagliati (equamente divisi tra le due squadre), due rigori, un gol prima concesso e poi annullato al Lecce sugli sviluppi del penalty sbagliato da Babacar (con intervento Var che è un caso di scuola). Insomma, la "solita" Lazio che crea tanto, concede, rischia di affogare in un bicchiere d’acqua, ma quando si distende con i suoi tenori è un piacere da vedere.
Una fotografia che però vale anche per il Lecce che - al netto della differenza qualitativa tra i due organici - assomiglia molto alla squadra di Inzaghi. Crea tanto (alla fine saranno ben dieci i tiri nello specchio, altri sette fuori), ma lascia anche giocare troppo e spesso si perde quando sembra già in meta (vedi rigore sbagliato da Babacar). A Liverani va comunque dato atto di aver messo su una squadra cui non difettano gioco e coraggio. Botta e risposta. Più che pensare solo a distruggere il gioco avversario, la formazione salentina prova a proporlo lei, ogni volta che ne ha l’occasione. E così, nonostante il maggiore possesso palla dei padroni di casa, le palle-gol fioccano da entrambe le parti. Il 4-3-1-2 di Liverani in fase difensiva diventa un 4-3-3 (Mancosu si allarga sulla sinistra) che tiene bloccata la Lazio sulle fasce. Così la squadra di Inzaghi attacca soprattutto per vie centrali. Lo fa bene (l’1-0 nasce proprio da un percussione centrale di Luis Alberto che libera Correa in area), ma si sbilancia anche. Lasciando praterie che il Lecce sfrutta per portare al tiro i vari Babacar, Mancosu e Lapadula. Il pari dei leccesi arriva però da una palla inattiva, grazie a Lapadula che sfrutta la spizzata di Rossettini sugli sviluppi di un angolo.
Qualità e freddezza. Il copione della gara non cambia nella ripresa, nella quale vengono però fuori (e fanno la differenza definitiva) la maggiore qualità dei biancocelesti e soprattutto la loro freddezza. Ingredienti garantiti in particolare dai quattro tenori di Inzaghi. Club nel quale "torna" a pieno titolo anche Milinkovic che segna dopo un mese e mezzo e si procura il rigore che Immobile trasforma (poi Ciro servirà pure l’assist per la doppietta di Correa). Luis Alberto "si limita" invece al cioccolatino per l’1-0 dell’argentino. Il primo gol in A di La Mantia nel finale rende il punteggio un po’ meno amaro per un Lecce che esce comunque tra gli applausi. E con rammarico grande così per quel rigore sbagliato da Babacar che l’avrebbe portato sul 2-2 a metà ripresa.
? Il Corriere dello Sport titola: "Tucu si che vales. La Lazio è in volo. Doppietta di Correa con in mezzo i gol di Milinkovic e Immobile (rigore). Inzaghi e i suoi superano Roma e Atalanta e si piazzano al terzo posto. Le reti di Lapadula e La Mantia non bastano al Lecce".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Salto in alto e in lungo, sorpassata la Roma, staccata l’Atalanta. La Lazio è terza perché gioca a poker: quarta vittoria di fila, quattro gol al Lecce scatenato (al tiro) di Liverani, quattro i moschettieri in copertina, marcatori devastanti, smarcatori eleganti. Ma per restare in alto, e per andare lontano, oltre che a segnare non bisogna sbandare, è consigliato volare con il paracadute. Il Lecce ha segnato due gol e s’è infuriato per l’annullamento del 2-2, è successo sul 2-1. Lapadula ha ribattuto il rigore di Babacar (penalty generoso di Manganiello, parato da Strakosha) entrando in area troppo presto (controllo Var, sconfinamento anticipato punibile). Liverani ha tirato 10 volte nello specchio contro i 7 tiri biancocelesti. Inzaghi, per adesso, se ne infischia, fa bene a godersi numeri e classifica, questa esplosione nucleare. E’ terzo e può restare nei quartieri Champions perché finalmente è riuscito a estrarre tutto l’oro che c’è in Correa. Il Tucu sì che vale, ha aggiunto il tritolo alla classe, da grande divoratore s’è trasformato in grande stoccatore: prima doppietta in A, sesto gol in campionato (uno in più di tutto l’anno scorso), quinto nelle ultime cinque partite, solo Lukaku (sei gol) e Immobile (sette con ieri) hanno segnato più di lui nel periodo. Il Tucu per esserci c’era, ma faceva cilecca e tenerezza, era sciagurato nelle scelte balistiche, sdolcinato nelle carezze.
Serviva un goleador in più, è stato trovato, non si perda. Correa ha aperto e chiuso le danze (primo e quarto gol) e Inzaghi ha visto rifiorire l’asso Milinkovic, è entrato in tre reti su quattro: suo il raddoppio, suo il rigore procurato, suo il lancio che ha generato l’azione del poker, volendo suo anche il rigore (contestabile) su Mancosu. Simone non smette più di ammirare Luis Alberto, il suo Raffaello, sempre più in versione smarcatore, ha servito il solito invito a pelo d’erba (per l’1-0 di Correa, assist numero 8). Ed è stato deliziato dalle immancabili ciliegine di Immobile, premiato nel prepartita per i 100 gol laziali (diventati 102) e come Mvp di ottobre (dalla Lega): gol su rigore (14º in campionato), assist per il bis di Correa, uno splendido triangolo. Che Lecce. Guai se fai giocare i gigioni di Inzaghi, guai se non li disturbi. Il Lecce di Liverani ci ha provato, è stato condannato pur essendo stato tosto, pur non arrendendosi mai. Ha assorbito gli attacchi laziali ed è ripartito, ha continuato ad attaccare sotto di ogni gol (sull’1-1 miracolo di Strakosha su Babacar). Esuberanza atletica, ricerca alta del pallone, trame, raffiche di conclusioni. Il Lecce (ricordiamo i 10 tiri nello specchio) mai aveva calciato così tanto, ci è riuscito per meriti e per gentile concessione della Lazio. Liverani aveva acciuffato il pareggio con un fiammeggiante Lapadula (terzo gol di fila, non gli era mai accaduto), ha accorciato le distanze solo nel finale, sganciando La Mantia al posto di Babacar (a proposito, per lui due errori su due dal dischetto quest’anno, sciupone).
Le mosse. Inzaghi è partito con Acerbi a sinistra (Radu out), Luiz Felipe al centro e Patric a destra. L’ex laziale Liverani, perso Falco, ha sganciato Babacar in avanti. Mancosu è partito trequartista, ma spesso si è allineato ai due attaccanti, ha tolto respiro a Patric (uno dei palleggiatori arretrati di Simone). La Lazio ha costruito con Acerbi (suo l’assist millimetrico per il 2-1 di Milinkovic), creando superiorità con Lulic. Liverani ha pensato bene di piazzare, a turno, i due attaccanti su Leiva (in particolare Lapadula). E’ servito l’aiuto di Luis Alberto, s’è avvicinato al brasiliano, gli ha dato una mano. Affiliandosi, e poi defilandosi, ha costretto i centrocampisti del Lecce ad uscire, spesso è toccato a Petriccione. Lulic e Lazzari hanno giocato larghissimi per aprire il fronte avanzato, ma non sono entrati nelle azioni-gol. Il Lecce ha attaccato alto nel primo tempo (nel secondo ci è riuscito di meno). La Lazio, nei primi minuti, ha faticato a trovare le giocate, a palleggiare. Liverani ha avuto poco da Tachtsidis, anche perché poco cercato. Il Lecce, specialista in ribaltoni, ha sottratto rifornimenti, ha sfruttato gli azzardi della Lazio per farsi bello, trasformandoli in fionde. Inzaghi s’è permesso il lusso di giocare con Lazzari (uno che spinge) più Acerbi a sinistra (armato anche lui), più Milinkovic, Luis Alberto, Correa e Immobile. Tutto e tutti per costruire gioco e Champions.
? Il Messaggero titola: "Lazio, un poker da terzo posto. I biancocelesti superano il Lecce grazie alla doppietta di Correa, al rigore di Immobile e al gol di Milinkovic: quarta vittoria consecutiva in campionato e sorpasso sulla Roma".
Prosegue il quotidiano romano: Quattro è un numero magico, tre, invece, è perfetto. La quaterna al Lecce vale il poker di vittorie in campionato (non accadeva dall'ottobre 2017) ma soprattutto il terzo posto il classif?ica a braccetto con l’incredibile Cagliari. Sorpasso alla Roma battuta dal Parma (gol dell’ex laziale Sprocati). Due punti di vantaggio sui giallorossi e sull'Atalanta fermata sullo 0-0 dalla Sampdoria. Quattro più tre fa sette, come i turni d’imbattibilità dei biancocelesti (5 successi e 2 pareggi). Domenica perfetta per Inzaghi e i suoi ragazzi che si godono una sosta in Paradiso. I biancocelesti faticano per conquistare i tre punti che fanno bene alla classif?ica e benissimo al morale colpito duro dopo il ko di giovedì contro il Celtic in Europa League. Partita diff?icile contro un Lecce gagliardo e sempre vivo. Il 4-3-3 di Liverani mette in diff?icoltà la Lazio soprattutto per vie centrali dove Leiva va in affanno. I biancocelesti si confermano abili in attacco ma fragili dietro. Segnato poco per quanto creano e poi subiscono parecchio. Apre Correa, imbeccato dallo straordinario Luis Alberto al suo assist numero 8. Prima del vantaggio Lulic e soprattutto Milinkovic si erano divorati due chance enormi. Subito dopo l’l-0 Immobile e Lazzari falliscono il match point. Lazio svagata davanti ma soprattutto dietro. Pari di Lapadula, ennesimo gol subito da palla inattiva dai biancocelesti. Marcatura completamente dimenticata di Lulic. E pensare che poco dopo Luis Alberto potrebbe di nuovo riportare in vantaggio i suoi ma per non invertire il trend non centra il bersaglio.
Scintille Tare-Meluso. Se il primo tempo diverte, il secondo elettrizza. Tra l'altro nella ripresa la Lazio dà sempre il meglio: ha vinto 9 volte, pareggiato due e perso una, contro la Spal. Milinkovic si ricorda di avere un peso specifico enorme nell'economia della squadra e si veste da protagonista. Prima segna da bomber di razza il 2-1, bellissima la zampata sul cross dalla trequarti di Acerbi. Poi il serbo tocca leggermente Mancosu in area. Manganiello concede generosamente il rigore. E’ l’episodio che inf?iamma gioco e animi. Strakosha para il tiro di Babacar, sulla respinta segna Lapadula ma l’arbitro che prima aveva concesso la rete, grazie aiia segnalazione del Var annulla. Corretta l'interpretazione del protocollo che per prassi punisce l’attaccante che entra prima che il rigore venga calciato e successivamente diventa parte attiva dell’azione. In tribuna il clima si fa rovente. Vola qualche parola di troppo e i due ds Tare e Meluso si ritrovano faccia a faccia. Attimi di tensione che fortunatamente si stempera. Tutto risolto anche tra Lotito e il numero uno dei giallorossi Sticchi Damiani che battibeccano all'uscita della tribuna autorità. I due poi si sono chiariti negli spogliatoi. Il Lecce accusa l’occasione fallita. Protagonista sempre Milinkovic scaltro a procurarsi un rigore a favore: netto il tocco di mano di Tachtsidis. Immobile fa 102 totali con la Lazio, 81 in serie A ed è ad una sola lunghezza dal terzo posto di Rocchi. Il poker lo firma Correa che griffa il suo 6° centro migliorando il suo score dello scorso anno. Nel f?inale spazio ancora per il Lecce che segna con La Mantia. Ennesimo segnale che la difesa va registrata meglio. Gioiscono i tifosi biancocelesti che un’ora dopo esultano davanti alla tv per il sorpasso in classif?ica alla Roma. La sosta andrà sfruttata per ricaricare le pile e ripartire di slancio verso un posto in Champions che, per quanto visto, la Lazio merita pienamente.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Simone Inzaghi voleva chiudere in bellezza, ha raggiunto l’obiettivo. Quarta vittoria consecutiva in campionato per la sua Lazio e terzo posto conquistato. Il miglior modo per recuperare le energie fisiche e mentali durante la sosta: "Volevamo questi tre punti, contro una squadra che ha messo in difficoltà tutti. Eravamo reduci da un impegno in Europa e abbiamo visto quanto abbiano faticato le altre nella nostra stessa situazione. E poi il Lecce era in ritiro a Roma da una settimana per prepararsi. Probabilmente sarebbe servita più lucidità nel primo tempo, quando abbiamo concesso un gol evitabile, sprecandone invece alcuni. Ai ragazzi però posso dire davvero poco: questa era una gara che temevo molto e ci siamo presi il successo meritatamente". È la quinta vittoria nelle ultime 7 giornate in Serie A, una striscia positiva che ha permesso di rilanciarsi per la corsa Champions: "C’è ancora rammarico per averne pareggiate due in questo filotto (Atalanta e Bologna, ndr). Anche quando le cose non andavano bene ero tranquillo e fiducioso: non eravamo premiati dai risultati, però ero sicuro che fossimo sulla strada giusta vedendo le prestazioni. Ora finalmente stiamo dando continuità e devo ringraziare i ragazzi: giovedì con il Celtic avevamo speso tanto, uscendo con una sconfitta. Qualcuno aveva recuperato bene, altri meno. Si sono messi comunque a disposizione". Da rivedere la fase difensiva: "Dobbiamo trovare l’equilibrio, anche se quest’anno è quello in cui avevamo preso meno gol dopo 11 partite. Sappiamo di dover migliorare, ma abbiamo tanta qualità e questo è il nostro modo di giocare: 4 uomini d’attacco in campo, più due quinti che allargano le difese avversarie. Normale concedere qualcosa, ci stiamo allenando per soffrire meno e non faticare nelle ripartenze. Chi sta davanti deve aiutare di più, perché alla fase difensiva deve partecipare l’intera squadra".
Farlo con 24 punti, da terzo in classifi ca (mettendosi alle spalle Roma e Atalanta), sarà certamente più semplice, anche se la sosta arriva a interrompere un momento estremamente positivo: "Penso che la nostra posizione sia meritata per quello che abbiamo mostrato, sebbene ci sia ancora qualcosa da migliorare. Dopo una serie di vittorie così avremmo voluto continuare, ma è giusto tirare il fiato. È stato un calendario fitto e impegnativo, chiuso con una vittoria. Ora ci riposeremo fino a mercoledì e poi lavoreremo per recuperare le forze. Spero di ritrovare anche Marusic e Radu: dovrebbero esserci al rientro dalla pausa per le nazionali, bisogna però andare cauti dopo una lesione di primo grado. Sono due giocatori importanti, ci permettono più rotazioni. Ci siamo accorti di quanto sia fondamentale ogni elemento: negli ultimi 21 giorni abbiamo giocato 7 partite a ritmi forsennati, c’è stato bisogno di tutti". Si è reso necessario anche qualche spostamento di posizione, come quello di Acerbi, riproposto centrale di sinistra, per garantire più risorse in fase di costruzione: "Affrontavamo un avversario molto fisico, con due attaccanti bravi come Lapadula e Babacar, con anni d’esperienza in Serie A. Ma avevamo preparato la gara per avviare l’azione da dietro, le nostre prestazioni partono da questo presupposto. Francesco è molto bravo a darci qualcosa in più sotto questo aspetto e lo ha confermato anche stavolta con una prestazione straordinaria".