Giovedì 27 febbraio 2014 - Sofia, Natsionalen Stadion Vasil Levski - Ludogorets Razgrad-Lazio 3-3 27 febbraio 2014 - Europa League - Sedicesimi di finale, gara di ritorno - inizio ore 19.00
LUDOGORETS RAZGRAD: Stoyanov, Caicara, Mantyla (85' Quixada), Moti, Minev, Espinho, Zlatinski, Aleksandrov (57' Lumu), Marcelinho (77' Platini), Misidjan, Bezjak. A disposizione: Cvorovic, Abalo, Choco, Terziev. Allenatore: Stoev.
LAZIO: Marchetti, Konko, Biava, Ciani, Radu, Onazi, Ledesma, Biglia, Candreva (64' Lulic), Perea (71' Klose), Keita (84' A. Gonzalez). A disposizione: Berisha, Cana, Mauri, Kakuta. Allenatore: Reja.
Arbitro: Sig. Benquerença (POR) - Assistenti Sigg. Santos e Tavares (POR) - Quarto arbitro Sig. Pereira (POR). Assistenti arbitrali aggiunti Sigg. De Sousa e Dias (POR) - Delegato Uefa Sig. Runavot (FRA).
Marcatori: 1' Keita, 53' Perea, 67' Bezjak, 77' Zlatinski, 82' Klose, 88' Quixada.
Note: ammoniti Bezjak, Moti, Zlatinski e Konko per gioco scorretto, Keita e Perea per comportamento non regolamentare. Angoli 4-5. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 30.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Ahi ahi Marchetti. Due papere e la Lazio è fuori".
Continua la "rosea": Addio Europa League e nel modo peggiore. Una Lazio bella e sciagurata, brava a creare gioco e gol ma colpevolmente incapace di gestire il vantaggio, termina l’avventura europea in Bulgaria. Dove, prima di ieri, aveva sempre vinto. Lo stava facendo anche stavolta, quando al 90’ mancavano appena due minuti. Sarebbe stata una qualificazione sofferta e insperata, dopo lo 0-1 dell’andata. E invece sul lancio della disperazione di Moti, un erroraccio in coproduzione Marchetti-Konko consente a Quixada di realizzare il 3-3 che manda agli ottavi il Ludogorets. Una beffa tremenda per i romani che erano stati capaci di ribaltare per due volte lo 0-1 dell’andata. Prima con l’uno-due Keita-Perea a inizio partita e a inizio ripresa. E poi con la zampata di Klose a otto dalla fine dopo che i bulgari erano riusciti nella rimonta. La Lazio avrebbe meritato vittoria e qualificazione per il piglio con cui ha affrontato un ambiente ostile e per come ha messo sotto per quasi un’ora un Ludogorets che non a caso quest’anno non ha mai perso in Europa. Ma al tempo stesso ha meritato anche l’eliminazione per gli incredibili errori difensivi che hanno favorito la rimonta dei padroni di casa. Sul banco degli imputati soprattutto Marchetti. Un errore grave rilanciarlo proprio in una partita così delicata. Il portiere non è stato fortunato sul primo gol di Bezjak, ma ha sulla coscienza gli altri due.
Sul 2-2 di Zlatinski non è riuscito a bloccare una palla semplice per poi recuperarla solo quando la stessa ha superato la linea (anche se resta qualche dubbio). Poi sul gol del 3-3 ha sbagliato tempi e modi dell’uscita, favorendo la rete di Quixada. Ma è stata tutta la difesa a steccare. E pensare che, dopo il ritorno di Reja, la Lazio aveva fondato la risalita sulla solidità . Peccato l’abbia persa proprio nella serata in cui l’attacco è tornato ad essere produttivo e spietato. Grazie soprattutto alla spregiudicatezza e all’efficacia di Keita e Perea (il primo ha realizzato dopo 17 secondi e 8 decimi il secondo gol più veloce della storia dell’Europa League). E, quando i loro gol sembravano non bastare più, ci ha pensato zio Klose (entrato nei venti minuti finali) a completare l’opera. Tutto inutile, però. Come inutile è stato il gran lavoro del centrocampo.
Il Corriere dello Sport titola: "Marchetti flop. La Lazio è fuori. Klose rimedia all'errore del portiere però non basta per raddrizzare una partita condizionata dagli errori di Benquerença".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Nella bolgia di Sofia la Lazio è stata sbattuta fuori dall’Europa League. Rabbia, rimpianti, l’arbitraggio scandaloso di Benquerença, ma anche gli errori pesantissimi di Marchetti (al rientro da titolare) e la feroce determinazione del Ludogorets per strappare una qualificazione impossibile. Tripla rimonta dei bulgari e il pareggio a due minuti dal novantesimo sul classico lancio della disperazione dalla difesa: quel pallone, scagliato da 70 metri, è finito in rete perché Biava nel contrasto aereo ha solo spizzato di testa, Konko è andato senza cattiveria e non l’ha protetto, forse pensando all’uscita di Marchetti, ancora più tremebondo e impaurito del francese. Il brasiliano Juninho Quixada, appena gettato nella mischia da Stoev, ci ha messo il piedino, ha beffato tutti e due, e la rete si è gonfiata: 3-3 e lo stadio intitolato a Vasil Levski è esploso, festeggiando una rimonta pazzesca. Peccato, perché la Lazio aveva giocato una bellissima partita: cuore, orgoglio, organizzazione e diverse occasioni. A mezz’ora dalla fine era sopra di due gol e poteva mettere in ghiaccio il risultato. Si è rintanata forse troppo perdendo la spinta di Candreva, sostituito con Lulic da Reja. E ha divorato la dote con errori determinanti. Ha sopportato una doppia rimonta per colpe proprie e per sfortuna, ma ha avuto la forza e il sussulto per tornare in vantaggio con Klose a otto minuti dalla fine. Sembrava fatta e invece è arrivata la bambola finale.
Una beffa o forse un suicidio perfetto, perché così non si può uscire. Come aveva dimostrato la partita d’andata, la linea difensiva del Ludogorets poteva entrare in crisi se pressata e Reja si era anche augurato che Stoyanov, protagonista all’Olimpico, non fosse in serata. Aveva visto giusto, perché il primo giro palla dei bulgari, che avevano dato il calcio d’inizio, è andato a finire malissimo. Sulla pressione di Candreva e Perea, il pallone è tornato indietro sino al portiere della nazionale bulgara che ha svirgolato il rinvio. Keita è stato rapidissimo ad approfittarne. Defilato sulla sinistra, ha colpito di testa ed è entrato in area, superando in velocità Junior Caicara. Al secondo tocco, si è allungato troppo il pallone, ma è riuscito lo stesso ad arrivare un istante prima di Stoyanov, costretto a uscire. Il rimpallo ha favorito il numero 14 della Lazio. Erano trascorsi appena 17 secondi e 8 decimi, secondo gol più veloce mai segnato in Europa League e il primo nella storia della Lazio. I bulgari hanno protestato per una presunta carica sul portiere, Benquerença ha avuto un attimo di esitazione e ha annullato, ma dopo la consultazione con Sousa, l’arbitro d’area, ha convalidato. Gol regolarissimo, ma alla resa dei conti condizionante. Perché il portoghese, da quel momento, ha fischiato in una sola direzione, quella dei padroni di casa, ignorando falli clamorosi ai danni della Lazio. I bulgari picchiavano, i giocatori di Reja finivano per terra, il gioco continuava. Una vergogna di cui dovrebbe rispondere l’Uefa. I primi venti minuti di partita sono stati scoppiettanti, perché la Lazio ha provato ad assestare il colpo del ko e ha continuato a spingere. Keita ha avuto subito un’altra occasione, ma il suo destro dal limite non ha indovinato l’angolo. La mossa di Edy, con Biglia e Onazi in pressione sui due mediani del Ludogorets, ha permesso alla Lazio di tenere il baricentro altissimo. La squadra era quasi rovesciata nell’altra metà campo, ma sulle corsie esterne si correvano dei pericoli. Aleksandrov ha messo in area un bel pallone sparato al volo da Marcelinho (palo sfiorato) e soprattutto a sinistra lo sgusciante Misidjan riusciva a scappare a Konko. Candreva di testa ha sfiorato il gol. Poi i ritmi si sono abbassati. Con un gioco meno frenetico, è venuta fuori una partita molto fisica e con duelli spinti al limite dai bulgari. Permissivo e decisamente casalingo il portoghese Benquerença, disposto a tollerare falli durissimi.
La Lazio non si è fatta mettere sotto, ha reagito con orgoglio e ha cominciato alla grande il secondo tempo. Onazi ha spaccato i bulgari con un coast to coast. Ha portato palla sino al limite e ha appoggiato a Perea. Morbido il sinistro del colombiano per il raddoppio. La partita è continuata come se fosse un combattimento e si è riaperta al 22' della ripresa. Palla filtrante di Fabio Espinho, Bezjak (che pochi minuti prima aveva colpito il palo) è sfuggito a Ciani. Biava ha tentato la diagonale, ma purtroppo ha sporcato il tiro dello sloveno che ha scavalcato Marchetti. Sono passati altri dieci minuti e il Ludogorets ha trovato il pareggio: sinistro di Zlatinski dalla distanza. Il portiere della Lazio è indietreggiato nel tentativo di bloccare, ma il pallone gli è rimbalzato sul petto ed è caduto per terra, superando di poco la linea di porta. Dentro o fuori? Altri attimi di indecisione e Benquerença ha convalidato tra le proteste dei biancocelesti. Reja aveva messo dentro anche Klose e la personalità del tedesco è servita alla Lazio per reagire e andare a caccia del terzo gol, trovato al minuto 82. Lancio di Ledesma, colpo di testa di Biglia, respinta di Stoyanov: Miro era in agguato e ha messo dentro. Sembrava fatta, ma non era finita. La beffa, firmata da Quixada, doveva ancora materializzarsi.
Il Messaggero titola: "Suicidio Lazio, Europa addio".
Continua il quotidiano romano: Incredibile ma vero: la Lazio segna 3 gol a Sofia ma viene eliminata dall’Europa League. In vantaggio di 2 reti si fa raggiungere sul due pari e, quando Klose la riporta ancora avanti, subisce la nuova rimonta dei bulgari. Il tre a tre premia il Ludogorets che aveva vinto all’Olimpico. I biancocelesti gettano così al vento una qualificazione che sembrava già in cassaforte, in virtù di un ottimo primo tempo e una buona metà della ripresa. Decisiva la serataccia di Federico Marchetti, l’imputato numero uno per un’eliminazione difficile da accettare e da assorbire. Il portiere, arrugginito dalla lunga sosta ai box, al rientro dopo 11 partite, ha compiuto un autentico disastro che resterà a lungo scolpito nella memoria dei tifosi. Con la Lazio avanti 2-1 è andato molle e maldestro su un tiro da 35 metri di Zlatinski e ha lasciato cadere la palla oltre la linea: gol fantasma ma convalidato dal guardalinee. Quella che doveva essere una conclusione senza pretese è diventata un incubo, che ha pesato come un macigno sul risultato. Marchetti, già in precedenza aveva dato segnali negativi ma niente che lasciasse presagire un errore così marchiano. Dopo il due pari la Lazio ha trovato una reazione d’orgoglio e anche il guizzo vincente di Klose che poteva rimettere le cose a posto, a pochi minuti dalla fine. Invece un’altra clamorosa amnesia di Marchetti, complice anche Konko, gettava nello sconforto i tifosi laziali che già pregustavano la qualificazione. Un altro gol al limite dell’incredibile che mortificava gli sforzi di una squadra che ha dato tutto per superare il turno.
A questo punto viene da chiedersi il perché Reja abbia voluto rispolverare l’ex titolare in una sfida così difficile. Alla luce del buon rendimento di Berisha, forse era il caso di continuare a dare fiducia al portiere albanese. La scelta dell’allenatore farà discutere parecchio, perché ha deciso partita e qualificazione. E farà discutere anche in vista della trasferta di campionato, domenica in casa della Fiorentina. Reja ridarà ancora spazio a Marchetti, oppure lo rispedirà in panchina? E’ un interrogativo sul quale il tecnico dovrà riflettere molto, perché l’insicurezza di Marchetti è stata inquietante e preoccupante. Ad ogni modo, episodi negativi a parte, la Lazio, non è stata in grado di battere il modesto Ludogorets: una sconfitta e un pareggio in un turno che la vedeva nettamente favorita. Il turn over all’andata e gli errori del portiere a Sofia hanno deciso il doppio confronto. Vanificata la bella prova di Keita e la splendida azione che ha portato al raddoppio di Perea, fortissima la delusione del popolo biancoceleste. Però, considerata la forza di molte altre formazioni in lizza per l’Europa League, la squadra di Reja non avrebbe comunque fortemente rischiato contro il Valencia. La difesa è un reparto assolutamente inadeguato per affrontare una competizione europea: l’avventura è finita troppo presto e nella maniera peggiore. La speranza è che la società capisca finalmente i limiti di un organico che va ristrutturato adeguatamente.
Il sito web Uefa.com commenta così la gara:
La S.S. Lazio ottiene un amarissimo pareggio sul campo del PFC Ludogorets Razgrad e deve salutare la UEFA Europa League. Sconfitta 1-0 all’Olimpico, la squadra di Edoardo Reja – praticamente sempre avanti nel punteggio – è ripresa sul 3-3 a due minuti dalla fine: decisivo per i bulgari, nel ritorno dei sedicesimi, il gol del brasiliano Juninho Quixadá. Serviva una mezza impresa ai Biancocelesti, la vittoria sul campo dei campioni di Bulgaria finora imbattuti nella competizione e che potevano contare sul prezioso risultato dell’andata. La Lazio però è andata davvero a un passo dalla missione, portandosi prima sul doppio vantaggio con le reti di Keita Baldé Diao e Brayan Perea e poi, dopo la rimonta dei padroni di casa, sul 3-2 con il guizzo di Miroslav Klose. Soprattutto per questo il gol subito all’88’ ha il sapore amaro della beffa. Reja conferma solo cinque giocatori della squadra scesa in campo domenica sera contro l’US Sassuolo Calcio: oltre ai difensori Abdoulay Konko, Giuseppe Biava e ?tefan Radu, tornano in campo Antonio Candreva e Cristian Ledesma. Klose va in panchina, Felipe Anderson – che a Roma sbagliò il rigore del possibile pareggio – si accomoda addirittura in tribuna; in porta esordio con il nuovo tecnico per Federico Marchetti. I bulgari, orfani per squalifica del capitano Svetoslav Dyakov, scendono in campo con un 4-2-3-1 con l’attaccante slovacco Roman Bezjak, match-winner all’Olimpico, terminale offensivo.
L’avvio dei Biancocelesti è fulmineo. Keita accelera sulla sinistra palla al piede, penetra in area e complice una carambola fortuita trova l’1-0: quello del ragazzo senegalese cresciuto nella "cantera" del FC Barcelona è il secondo gol più veloce di sempre (17,8 secondi) nella storia della UEFA Europa League, dopo quello dell’argentino Ismael Blanco (13 secondi) in AEK Athens FC-FC BATE Borisov del 5 novembre 2009. Ancora Keita va vicino al raddoppio in apertura, mentre all’11’ arriva il primo squillo dei padroni di casa con Bezjak, che dopo una finta calcia però a lato. Ben più pericolosa la "spizzata" di Candreva su cross dell’indemoniato Keita, che Vladislav Stoyanov intercetta in due tempi. Il Ludogorets costruisce l’occasione migliore del primo tempo con Marcelinho: Marchetti è battuto sulla conclusione del brasiliano, ma per sua fortuna il pallone termina fuori di un soffio. Si va all’intervallo sull’1-0, la ripresa invece è un concentrato di emozioni. Dopo nove minuti la Lazio trova il raddoppio, con un preciso sinistro sotto misura del colombiano Perea dopo una ripartenza avviata da Ogenyi Onazi. Al Ludogorets servono due gol per passare e la squadra di Stoycho Stoev si lancia all’attacco a testa bassa. Bezjak, complice la deviazione di Marchetti, colpisce un palo, ma al 67’ lo slovacco riporta in partita i bulgari: il suo destro, dopo il tocco di Biava, diventa imparabile per il portiere della Lazio. Che a dodici minuti dalla fine subisce il gol del pareggio di Hristo Zlatinski: il suo tiro dalla distanza sembra alla portata di Marchetti, che però indietreggia troppo e controlla il pallone quando lo stesso ha varcato secondo l’arbitro la riga.
Finita? Macché. Klose, in campo da appena undici minuti al posto di Perea, trova il nuovo vantaggio con un tocco da due passi dopo il miracolo di Stoyanov sul colpo di testa di Lucas Biglia. La Lazio assapora il gusto della vittoria e della qualificazione, ma a due minuti dalla fine accade l’imponderabile. Konko si macchia di una grave leggerezza e il brasiliano Juninho Quixadá, dopo avergli soffiato il pallone, segna con un pallonetto. Finisce 3-3, la squadra di Reja è eliminata. Fa festa il Ludogorets.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Furioso con il portoghese Benquerenca, arrabbiato con i suoi giocatori, perché non si può prendere il gol del pareggio, a due minuti dalla fine, addormentandosi su un lancio di settanta metri dalla difesa. E’ uscita in modo rovinoso la Lazio. S’è fatta male da sola e ha pagato i soliti torti arbitrali. Un caso pensando all’Uefa? Deluso. Nerissimo e scoraggiato Reja. "Se fai una prestazione del genere, segni tre gol e vai a casa perdendo la qualificazioni c’è rammarico e grande delusione. Mi dispiace, la partita l’abbiamo fatta per come l’avevamo preparata. Con ritmo e condizione, pressando alto il Ludogorets. Dopo il 2-0 bastava gestire, il possesso palla è venuto meno solo nel finale. Ci hanno rimontato, eppure siamo riusciti a fare il 3-2. Non avevamo difficoltà nel controllo della partita. Ma ci sono indecisioni in certi momenti che non puoi permettertele. Ero convintissimo di vincere dopo il 2-0 e anche dopo il 3-2, li abbiamo messi sotto. Mi ricordo solo un palo dei bulgari. Abbiamo regalato la qualificazione. Andiamo fuori immeritatamente, anche all’andata poteva venir fuori un risultato diverso, Stoyanov ha parato un rigore. Si vede che dovevamo andare fuori dall’Europa League".
Ha pesato l’arbitraggio. Benquerenca ha dato una bella mano ai bulgari per tenere sotto pressione la Lazio nelle ripresa. Lo ha spezzato lui il possesso palla dei biancocelesti. Reja ha attaccato. "Non ci sono stati cali di concentrazione. Sul 2-0 non c’è mai stata una punizione a nostro favore. Anche a livello arbitrale non è andata bene. Bisognerebbe tutelare la Lazio e anche le altre squadre italiane. Così non si può. Faceva correre, non fischiava, ci mettevano giù e non ci dava la punizione. E’ una costante in campo europeo. Ma non è regolare. Se ci sono falli devi fischiarli, gli arbitri sono super partes. Per tutta la ripresa non lo è stato, non so perché, che senso ha? Peccato, così abbiamo chiuso l’avventura europea". S’è innervosito. Ha lanciato dei sospetti. "Lassù non ci vuole bene nessuno, forse non dovevamo partecipare oltre alla competizione... Noi non siamo stati molto fortunati nei due incontri" ha ripetuto, pensando anche al rigore sbagliato da Felipe Anderson all’andata. Determinanti gli errori di Marchetti e il gol incredibile di Quixada. "Chiedevo di pressare, non si può permettere quel lancio, ma poi ci sono stati altri 70 metri. Mia o tua? Non ci è andato nessuno e quel pallone è finito in rete. Sono indecisioni che non vanno bene, non si può rimanere titubanti. Ci sono letture, traiettorie. Una mezza palla può compromettere le sorti di una partita. Il terzo gol è allucinante, con un lancio di 60-70 metri, qualche errore lo abbiamo commesso". Tutto è capitato nella serata in cui Reja ha fatto tornare in panchina Berisha. "Marchetti nel primo tempo era sicuro, aveva risposto bene nelle uscite. Poi ci sono degli episodi che cambiano le partite. Ha avuto questo incidente di percorso, ma prima che arrivino le domande vi dico che è lui il portiere titolare e lo confermerò. Berisha veniva da tante partite consecutive. Il gol del 2-2 ha galvanizzato i bulgari, sul 2-1 c’eravamo ancora, ma anche dopo il pareggio siamo tornati in vantaggio. Potevamo gestire meglio certe situazioni". Reja non ha visto bene il gol di Zlatinski. "Ho chiesto, non so se era dentro o sulla riga, voglio rivedere le immagini". Così ha giustificato la sostituzione di Candreva. "Aveva difficoltà a destra, Konko spesso di trovava due contro uno, così ho messo Lulic che poteva difendere e contrattaccare. Non sono stati questi i motivi. Avremmo meritato la vittoria. Gli episodi ci condannano".