3 aprile 2016 - Campionato di Serie A - XXXI giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Patric, Bisevac, Hoedt, Braafheid, Cataldi (84' Djordjevic), Biglia, Parolo, Candreva (56' B. D. Keita), Matri (56' Klose), Felipe Anderson. A disposizione: Guerrieri, Matosevic, Gentiletti, Mauricio, Onazi, Mauri. Allenatore: Pioli.
ROMA: Szczesny, Florenzi, Manolas, Rudiger, Digne, Pjanic, S. Keita, Nainggolan (71' Iago), Salah (81' Zukanovic), Perotti, El Shaarawy (60' Dzeko). A disposizione: De Sanctis, Castan, Maicon, Torosidis, Strootman, Emerson, De Rossi, Uçan, Totti. Allenatore: Spalletti.
Arbitro: Sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Costanzo e Passeri - Quarto uomo Sig. Di Liberatore - Assistenti di porta Sigg. Damato e Russo.
Marcatori: 15' El Shaarawy, 64' Dzeko, 75' Parolo, 83' Florenzi, 87' Perotti.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Cesare Maldini scomparso alle prime ore del giorno. Espulso Hoedt per doppia ammonizione (entrambe per gioco scorretto). Ammoniti Patric e Rudiger per gioco scorretto, Candreva, Biglia, Nainggolan e Cataldi per proteste. Angoli 10-6. Recuperi: 0' p.t., 6' s.t.
Spettatori: 29.205 di cui 14.961 paganti.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Roma vede il Napoli e sogna. Lazio strapazzata, Pioli a casa. Poker giallorosso nel derby, adesso Sarri è a soli 4 punti. Lotito cambia: la panchina a Simone Inzaghi. Decisivo il 4-2-4 di Spalletti, ai biancocelesti non bastano Keita-Klose.
Continua la "rosea": Le dieci giornate che sconvolsero Roma: il sipario cala sul 4-1 di un derby (quasi) senza pubblico e senza storia. Applausi per i giallorossi che spaventano il Napoli. E fischi dal loggione per la Lazio, precipitata all'inferno, con Simone Inzaghi nuovo tecnico al posto di Pioli. Al 21° turno - non una vita fa - era tutta un'altra storia: subentrato a Garcia da 90', messo al tappeto da Dybala, Spalletti era al 5° posto, -12 dal Napoli, -10 dalla Juve, la prospettiva di perdere le coppe. Ebbene, da dieci giornate i giallorossi viaggiano al ritmo dei bianconeri, 28 punti su 30, e non poteva essere questa piccola Lazio a opporsi a chi ha ritrovato motivazioni, condizione e schemi. Si può immaginare, senza troppa fantasia, che Juve-Roma sarebbe stata diversa se fosse arrivata più avanti, anche se non avrebbe riaperto la lotta scudetto. Da quel giorno invece Pioli di punti ne ha fatti 11 e il k.o. nel derby gli è stato fatale: la goccia che fa traboccare un esonero scritto da tempo. Naturalmente le cose non succedono a caso: oltre a Spalletti e al suo coraggio tattico, compreso il sorprendente 4-2-4 che non dà scampo a Pioli, i protagonisti di questo ciclo sono i nuovi Perotti (ieri super) ed El Shaarawy. Hanno totalmente cambiato lo scenario. Il 4-1 alla Lazio doveva arrivare ben prima del finale. La domanda è: com'è che la Lazio ha resistito sul 2-1 fino al 38' s.t.? E di domanda ce ne sarebbe un'altra, con destinatario Pioli.
Senza de Vrij, Radu, Basta, Konko, Milinkovic, più lo squalificato Lulic, che senso ha lasciare Keita in panca? Dal 1' non è convincente come a gara iniziata: ma da centravanti, al posto dello sperduto Matri, avrebbe impegnato i centrali e fatto salire la squadra. Invece la Lazio non è mai in partita, spaccata quasi in due tronconi dal 4-2-4 di Spalletti che obbliga i quattro difensori "debuttanti" a un umiliante uomo contro uomo. Il calcio non è matematica, ma certe regole sono in un manuale che gli allenatori speciali conoscono. E Spalletti lo è. Nainggolan ci mette un paio di minuti a lasciare la mediana sinistra e incunearsi a destra dell'attacco, tra Salah e Perotti, quasi il più avanzato della linea dei quattro: il primo pressing del belga è devastante, impedisce un minimo di costruzione e libera Perotti che può arretrare e ripartire in velocità. Senza dare riferimenti. Una verticale che squassa la Lazio. Perotti, appunto, ed El Shaarawy, neanche nel suo giorno migliore ma con una continuità della quale dovrebbe ringraziare Conte: non giocava nel Monaco, il Milan non lo considerava, eppure in Nazionale c'era spazio. E la nuova Roma di Spalletti, nella quale le fasce sono cruciali, è fatta per lui. A sinistra Digne va sempre in verticale, consentendogli di accentrarsi come nell'azione del gol: cross del francese, El Sha colpisce di testa, completamente libero da Bisevac e Hoedt che quasi se lo rimpallano.
Non altrettanto organizzata la destra, per motivi oggettivi: Florenzi terzino soffre e Salah non ha la velocità solita. Ma qui è il difensore a incrociare. Comunque, è una varietà tattica che sorprende la Lazio. Nessuno si accorge che a centrocampo i romanisti sono due, quindi in teorica inferiorità numerica: infatti Candreva e Anderson dovrebbero rientrare trasformando il 4-3-3 in 4-5-1. Ma i reparti sono ben separati, Biglia è lasciato solo da Cataldi (malissimo) e Parolo (male finché c'è Nainggolan). La difesa mette paura. Pali, egoismo, imprecisione, ma al 19' della ripresa Dzeko, appena entrato, firma il 2-0 che sembra definitivo. Eh no. La Roma s'è rilassata, mentre la nuova coppia Keita-Klose (per Matri e Candreva) ispira la rincorsa: dieci angoli, un palo, una traversa, il gol di Parolo. Per 20' il pari sembra lì lì. Ma la Roma reagisce e schiaccia a rete due volte: con la botta al volo di Florenzi, meglio nel 4-3-3, e con il gran tiro di Perotti, bellissimo come tutta una partita senza ruolo. La Lazio non vince un derby in A dal 2012 (score 0-3-4), prende il 17° gol nella prima mezzora e conferma che nel primo tempo non sa cosa fare: qualunque residuo sogno d'Europa League sembra sparito. La Roma subisce gol per l'undicesima partita nelle ultime 13 (11), ma ne segna sempre di più (31) e adesso vede a -4 il Napoli (al quale ha sottratto 8 punti). Con Higuain a rischio lungo stop, c'è la possibilità di evitare i preliminari di Champions.
Pioli esonerato (con panchina affidata a Simone Inzaghi), squadra in ritiro punitivo (da oggi a Norcia), caos e scontri tra tifosi e polizia a Formello, Lotito insultato in un ristorante del centro. La disfatta nel derby ha scatenato il putiferio in casa Lazio. Un k.o. umiliante che ha fatto esplodere tutte le criticità di un gruppo e di un ambiente completamente allo sbando. A pagare per tutti è Stefano Pioli. Esonerato due ore e mezzo dopo il fischio di chiusura di Banti (è la prima volta che un tecnico della Lazio viene cacciato dopo un derby, l'unico precedente è quello del romanista Baar nel 1932). Una decisione "di pancia" di Lotito, così lontana dal modo di operare del presidente in materia. Gli allenatori cacciati in precedenza da Lotito (appena tre in undici anni: Caso, Ballardini e Petkovic) furono infatti allontanati solo dopo giorni di interminabili riflessioni. Ieri invece la decisione è arrivata repentina, preceduta dalla scelta di mandare la squadra in ritiro punitivo a Norcia. Pioli, evidentemente, paga non solo e non tanto il tonfo nel derby quanto tutte le altre debacle stagionali. Da quelle estive (Supercoppa e playoff Champions) fino all'eliminazione in Europa League di venti giorni fa (avvenuta per mano del non irresistibile Sparta Praga). Si conclude così un'avventura che pareva destinata a durare a lungo, tanto che a Pioli Lotito aveva fatto firmare un contratto fino al 2017 appena un anno fa. Al suo posto ecco Simone Inzaghi, allenatore della Primavera, ma soprattutto bandiera biancoceleste. Il fratello di Pippo è stato chiamato come traghettatore da qui al termine di un campionato che solo in teoria può ancora dire qualcosa per la Lazio (la zona Europa dista sette punti e ci sono solo sette gare da giocare).
Ma Inzaghi ha la grande chance di dimostrare di poter essere molto più di una soluzione pro tempore. Allenare la Lazio è da sempre il suo grande sogno, adesso avrà l'occasione di far vedere di esserne all'altezza. Con la Primavera ha fatto benissimo (due Coppe Italia e una Supercoppa vinte e uno scudetto perso solo ai rigori), ora proverà a ripetersi con i grandi. Il suo lavoro inizierà oggi a Norcia, dove la società ha deciso di mandare la squadra in ritiro punitivo, come da consuetudine nei momenti di crisi. Ma il trasferimento nella località umbra servirà anche ad allontanare il gruppo laziale dalla Capitale dove la temperatura, è altissima. Ieri dopo il derby qualche centinaio di tifosi si è trasferito da Tor di Quinto (dove gli ultrà avevano deciso di seguire la partita) a Formello per contestare la squadra. I tifosi hanno però trovato ad attenderli un cordone di poliziotti (i giocatori sono invece tornati nelle rispettive abitazioni senza transitare dal centro sportivo). Ci sono stati momenti di tensione attorno alle 19, con cariche della polizia e una quindicina di tifosi fermati. Poco dopo, invece, altro brutto episodio in un ristorante del centro. Un gruppo di tifosi, dopo aver avvistato Lotito all'interno, ha insultato pesantemente il patron. Attimi di panico tra gli ospiti del locale, ma il pronto intervento della scorta di Lotito ha riportato la calma e il presidente ha potuto continuare a cenare.
Il Corriere dello Sport titola: "La Roma cala il poker e la Lazio caccia Pioli. Il derby è dei giallorossi, ora a soli 4 punti dal secondo posto".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Derby con poca gente, ma tanti gol, pali, emozioni, errori e con un annuncio ?nale: Pioli licenziato. E' finito con una batosta per la Lazio e soprattutto per il suo allenatore: giusta la sconfitta, esagerato il punteggio che è costato la panchina al tecnico. E' finito con la Roma padrona che ora guarda al 25 aprile, il giorno della partita col Napoli, con un occhio interessato. Se continua così, con questa salute, con questo gioco, con questi risultati (nona vittoria nelle ultime 10 partite), con questa ispirazione del suo allenatore, può pensare anche al secondo posto. Intanto la Fiorentina è scomparsa fra le concorrenti per la Champions, ma questo è un dettaglio nella grande domenica romanista. Il primo tempo è stato tutto suo, con una mossa che ha mandato all'aria il già fragile assetto della Lazio. Spalletti ha avanzato Nainggolan sulla linea dell'attacco, non dietro a Perotti, ma accanto, cosicché la Roma, con na linea a 4, riempiva in orizzontale tutto il fronte offensivo, da destra a sinistra con Salah, Nainggolan, Perotti ed El Shaarawy. E dentro questa mossa, c'era un'idea ancora più incisiva: essendo il calcio anche geometria, anziché il rombo tradizionale, Spalletti ha mosso i 4 centrocampisti sulle linee di un quadrato, Pjanic e Seydou Keita dietro a Nainggolan e Perotti. Questi ultimi due, giocando in mezzo alle linee della Lazio, ricevevano sempre palla in piena libertà. Biglia barcollava lì in mezzo, Cataldi era fuori posizione, Parolo lo stesso.
Il resto lo ha fatto una difesa di seconde e terze scelte e di debuttanti nel derby. Sul primo gol, tanto per fare un esempio, Pjanic si è fatto sfuggire El Shaarawy alle spalle e il faraoncino ha segnato di testa su cross di Digne (liberissimo). L'unica possibilità per la Lazio era forse una difesa a cinque, per proteggersi sempre in superiorità numerica. Ma ribadiamo il "forse". Per 45' non c'è stata partita. Nainggolan sballottava il centrocampo e la difesa laziale da una parte all'altra del campo, recuperava palla e faceva ripartire la sua squadra. Con uno di questi recuperi ha messo sul destro di Pjanic il pallone che il bosniaco ha stampato sul palo. Nel primo tempo, zero tiri in porta per la Lazio, un dominio totale della squadra di Spalletti, ma anche un forte sospetto in area romanista per un intervento da rigore di Ruediger su Felipe Anderson. Era diversa la Lazio nella ripresa. Finalmente aveva portato in campo lo spirito da derby. Nettamente inferiore alla Roma sul piano tecnico (lo sarebbe stata con i titolari, figuriamoci con le riserve) ha però cominciato a provarci già prima dei cambi giusti di Pioli: Balde Keita e Klose per lo spento Candreva e il leggero Matri. Ma mentre la Lazio stava ripulendo il serbatoio delle sue energie, ancora quel demonio di Nainggolan ha dato il via all'azione del 2-0, subendo un bruttissima fallo da Hoedt (solo ammonito in quell'occasione, ma poi espulso nel recupero per un secondo giallo) però solo dopo aver pizzicato Perotti ancora libero: botta seoca, palo, palla sul destro di Dzeko e gol. Sembrava la fine per la Lazio. Che però non aveva nessuna intenzione di piegarsi e in quella fase è stata ammirevole e sfortunata.
Palo di Hoedt di testa e traversa di Parolo (dopo una deviazione spettacolare di Szczesny) ancora di testa sullo sviluppo di due angoli, la difesa della Roma per la prima volta ha barcollato e rischiato. Poi Szczesny è uscito malissimo su Klose, marcato a sua volta male da Digne, colpo di testa del tedesco e gol di Parolo. Era il momento decisivo, la Lazio col giovane Keita (è entrato troppo tardi) e Klose ci credeva sempre di più, ma la Roma, da squadra autoritaria, ha ripreso la partita e l'ha chiusa con i gol di Florenzi (destro al volo) e di Perotti. Quattro a uno, è finita così nel modo più amaro la già triste stagione della Lazio e del suo allenatore. Per la Roma, invece, se n'è aperta un'altra, sempre più eccitante.
Il Messaggero titola: "La Roma caccia Pioli. I giallorossi dominano il derby, la Lazio esonera l'allenatore: al suo posto arriva Simone Inzaghi. A segno El Shaarawy, Dzeko, Florenzi e Perotti. Il gol dei biancocelesti porta la firma di Parolo".
Prosegue il quotidiano romano: Manca solo il pubblico all'Olimpico, meno di 30 mila spettatori e spesso silenziosi. Il resto no: gol, emozioni e colpi di scena nel derby che è ancora della Roma. Ma è il punteggio, 4 a 1, a lasciare il segno, perché conferma che questa Lazio, adesso 21 punti dietro, è chiaramente inferiore. Lotito, a fine pomeriggio, esonera Pioli, colpevole nella preparazione della gara più attesa (mai vinta) e in assoluto nella gestione del gruppo. Ma pure il presidente, svelto a lanciare Simone Inzaghi, è responsabil del fallimento (8° posto, a 7 punti dal 6° che porta in Europa League): non ha rinforzato, come avrebbe dovuto, la rosa dopo il 3° posto dell'anno scorso. Basta guardare la difesa schierata in quest'ultima partita per rendersi conto di come gli investimenti siano stati sballati. Proprio il contrario di quanto ha fatto Pallotta che, correggendo gli errori estivi, è intervenuto a gennaio con 3 innesti decisivi anche contro i biancocelesti: El Shaarawy e Perotti, entrambi a segno per aprire e chiudere il match, e Zukanovic, inserito per riequilibrare il sistema di gioco nell'unica fase di sbandamento. In più, sempre all'inizio del 2016, è stato chiamato Spalletti che, con 29 punti in 12 gare, ha riportato in alto i giallorossi. Solo la Juve, con 34 punti e grazie allo scontro diretto vinto di misura a Torino, va più forte nel ritorno. Ora il Napoli secondo è a 4 punti e il 25 aprile sarà all'Olimpico per lo spareggio che serve a evitare i fastidiosi preliminari della prossima Champions e garantisce più autonomia sul mercato.
Il 3° posto, a 7 tappe dal traguardo, è ormai al sicuro: la Fiorentina quarta è scivolata a meno 7 punti. La Roma, nel primo tempo, chiarisce quanto sia ampio il divario tecnico. Si può addirittura permettere il 4-2-4: in attacco larghi Salah ed El Shaarawy, in mezzo Nainggolan e Perotti che spesso sono più alti dei 2 esterni offensivi. Vanno all'assalto della fragile linea a 4 di Pioli: Patric, Bisevac, Hoedt e Braafheid sono subito in difficoltà e Marchetti, lento nel tuffo, incasso presto la rete di El Shaarawy che fa centro, su cross di Digne, per la prima volta di testa in A. La Lazio, 14° gol subito nel quarto d'ora iniziale, assiste e non reagisce. Non è competitiva. Il 4-1-4-1 è statico e vulnerabile. Biglia soffre il pressing di Nainggolan, Cataldi e Parolo sono fiacchi, Candreva da destra va a sinistrae scompare,Felipe Anderson non decolla e chiede il rigore per la spinta di Ruediger. Matri, quando scatta sembra un ex. L'atteggiamento biancoceleste permette a Pjanic di partecipare con continuità, a Keita di cucire da dietro e a Digne di conquistare terreno. Manolas e Ruediger sono spettatori con Szczesny. Pjanic colpisce il palo e all'intervallo è solo 1 a 0: il punteggio non rispecchia quanto si è visto in campo, con i giallorossi che hanno pensato, stranamente leziosi, più a controllare la gara che a mettere in cassaforte il risultato che peserà in classifica. Pioli, inserendo dopo meno di un'ora il suo Keita per Candreva e Klose per Matri, passa al 4-3-3 e certifica di aver sbagliato la formazione di partenza. Ma a incidere subito è il primo cambio di Spalletti.
Dzeko entra per El Shaarawy e segna dopo il palo di Perotti: 2 a 0. La Roma, però, si ferma e perde Nainggolan: c'è Iago Falque a sinistra nel 4-2-3-1. Keita attacca Florenzi, Klose spopola contro Digne nel gioco aereo. Palo di Hoedt, traversa di Parolo, con deviazione decisiva di Szczesny, colpi di testa che fanno scattare l'allarme sulla panchina giallorossa. La Lazio è più vivacee segna con Parolo dopo l'uscita di Szczesny e l'ennesima torre di Klose. Ci pensa Spalletti: fuori Salah, spento alla meta, e spazio a Zukanovic da centrale, con Ruediger terzino destro e Florenzi avanzato sulla stessa fascia. In due minuti è game-over: 3 a 1 di Florenzi che, al volo di destro, mette la sua prima firma nel derby. Djordjevic è la mossa della disperazione. Perotti, il più intraprendente, piazza anche il sinistro del 4 a 1. Il miglior attacco del torno esagera: 66 reti, 30 con il nuovo tecnico. I capitani De Rossi e Totti sorridono da panchinari. A fine recupero Hoedt prende il secondo giallo: fuori. La Roma, 5 punti in più del 2015, vince il 3° derby di fila e caccia il 2° allenatore in 2 mesi e mezzo: dopo Garcia, via pure Pioli. Erano secondi insieme un anno fa.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Una batosta. Nell'ultima occasione che la squadra aveva per regalare una gioia ai tifosi. A fine partita è apparso molto amareggiato anche il capitano biancoceleste Lucas Biglia. "Non ci saremmo mai aspettati una sconfitta del genere - ha commentato l'argentino -. Sul 2-1 abbiamo avuto una piccola reazione, poi però abbiamo subito il 3-1 e la partita è finita". Un crollo non nuovo in questa stagione. "È vero - ha ammesso Biglia -, purtroppo quest'anno ci è capitato spesso di subire gol nei primi minuti di gioco o subito dopo averlo segnato. È stato un nostro punto debole, una costante". Il capitano della Lazio, però, è convinto che la direzione di gara di Banti sia stata tutt'altro che impeccabile. "Se ci avessero dato il rigore (su Keita, ndr) nel secondo tempo sarebbe cambiata la partita", si lamenta. Già nel derby d'andata i biancocelesti si erano visti fischiare un rigore inesistente che aveva indirizzato la gara. Nella conferenza stampa che ha preceduto l'incontro Pioli aveva ammesso candidamente di sperare che la partita non venisse condizionata dall'arbitro. Speranza che, secondo i laziali, è rimasta vana. Biglia analizza però anche la stagione nel suo complesso. "Siamo sempre stati perseguitati dalla sfortuna. Abbiamo sempre avuto assenze importanti che hanno pesato tanto. Non siamo mai stati al completo". Sono però state fatte anche delle valutazioni sbagliate: "Avevamo concentrato tante energie sull'Europa e abbandonato un po' il campionato. Probabilmente questo atteggiamento ci ha penalizzato". Il regista decide di fare una promessa ai tifosi: "Certo che dispiace anche per loro. Posso assicurare che da qui a fine anno ci impegneremo: faremo tutto il possibile per salvare il salvabile". Sulla sua eventuale permanenza, Biglia resta invece più vago: "Quello che ho potuto promettere l'ho promesso". Con l'esonero di Pioli e la promozione di Simone Inzaghi la Lazio affronterà le ultime 7 partite di campionato cominciando a programmare quel rinnovamento che ci sarà in estate. Intanto la squadra andrà in ritiro. Per provare a ottenere il massimo dal finale di questa stagione così infelice.