17 marzo 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXVIII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Patric, Acerbi, Radu, Marusic, Milinkovic, Leiva (60' Cataldi), Luis Alberto, Lulic (76' Durmisi), Correa, Caicedo (65' Neto). A disposizione: Proto, Bastos, Luiz Felipe, Romulo, Wallace, Badelj, Jordao, Parolo, Capanni. Allenatore: S. Inzaghi.
PARMA: Sepe, Iacoponi, Bruno Alves, Gagliolo, Di Marco, Biabiany (70' Sprocati), Rigoni, Kucka, Siligardi (57' Gazzola), Inglese (64' Ceravolo), Gervinho. A disposizione: Frattali, Brazao, Bastoni, Gobbi, Dezi, Diakhate, Machin, Schiappacasse, Davordzie. Allenatore: D'Aversa.
Arbitro: Sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Fiorito e Vecchi - Quarto uomo Sig. Serra - V.A.R. Sig. Pairetto - A.V.A.R. Sig. Valeriani.
Marcatori: 22' Marusic, 26' Luis Alberto (rig), 38' Luis Alberto, 44' Lulic, 77' Sprocati.
Note: espulso all'81' il tecnico del Parma D'aversa per proteste. Ammonito al 51' Inglese per protese ed al 63' Bruno Alves per gioco falloso. Angoli 6-5. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 38.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, poker in surplace con vista sulla Champions. I biancocelesti chiudono la pratica Parma in 45’ e, con una partita da recuperare, rimangono agganciati al treno europeo".
Continua la "rosea": Come quegli allenamenti con recupero in surplace fra un allungo e l'altro: alla Lazio ne sono bastati un paio – il primo durato meno di 5’, il secondo più o meno 6’ – per rispondere presente a una specie di ultima chiamata in chiave Champions League. Con sentiti ringraziamenti al Parma, che si nega anche il diritto di recriminare per un possibile rigore dopo 19’, sullo 0-0, con Inglese maltrattato da Radu e "sandwichato" da Strakosha: troppo evidente la sua immediata sparizione dal campo per avere rimpianti e far accusare alla Lazio la mancanza del totem Immobile e il mordere morbido della coppia derby Correa-Caicedo. Fino a ieri Inzaghi poteva lamentare l’esiguo contributo-gol dei centrocampisti: ieri hanno pensato a tutto loro. Così il tecnico ha anche potuto risparmiare i diffidati Leiva e Lulic in vista dell’Inter (dopo la sosta) e aggiornare numeri che iniziavano a preoccuparlo: stavolta la Lazio non ha sprecato il vantaggio guadagnato (in campionato era successo sei volte), ma soprattutto si è finalmente riaccesa la macchina da gol che nel 2019 solo una volta, nel derby, ne aveva partorito più di uno.
Ieri è piovuto all’improvviso e provando a parlare di calcio – per quanto possibile, per una gara così – è successo per motivi tattici, ma prima ancora di approccio. Giocare con due interni offensivi (Milinkovic e Luis Alberto) più due punte e giocare con un esterno offensivo reinventato mezzala (Biabiany) e tre giocatori offensivi non è la stessa cosa se lo spartito è ormai collaudato e vive di equilibri in fase di registrazione ormai completata (vedi Lazio) o se invece appare quasi improvvisato (Parma). Ma soprattutto se l’atteggiamento che lo sostiene è profondamente diverso. La Lazio ha affrontato la sfida con l’attenzione di chi stavolta sapeva di non poter sbagliare una mossa e poi la voglia di non sprecare un’altra chance. Il Parma da subito, e via via sempre più, ha giocato come se si sentisse già salvo. E invece ancora non lo è, e non lo sarà presto giocando come ieri e continuando a perdere (cinque gare delle ultime otto). L’1-0 di Marusic, che ha fregato Sepe sul suo palo, ha aperto il Parma come una scatoletta. Il fallo da rigore di Iacoponi (mani su cross di Lulic), con trasformazione di Luis Alberto, l’ha letteralmente slabbrato.
Spazi esagerati e pressione esageratamente blanda per le vibrazioni crescenti delle gambe laziali, centrocampo regolarmente scavalcato e/o in balia del palleggio avversario. Il 3-0 è stato la sintesi dello sbriciolamento del Parma, mancava solo che qualcuno dicesse "prego, si accomodi" a Luis Alberto: che ha messo in moto il flipper, ha fatto divertire un po’ – tutto di prima – Lulic, Milinkovic e Correa e poi ha acceso la luce del tilt (per il Parma) puntando il primo palo. Il 4-0, il segnale della resa: corner di Luis Alberto, Lulic liberissimo di inquadrare la porta. La ripresa? Surplace, ma senza allunghi. D’Aversa ha cambiato sistema (3-4-3) e poi uomini, ma non sostanza: il gol di Sprocati, primo e unico tiro nello specchio, è stato un gentile omaggio di Patric. Come quello di Correa, che non ha infierito con il 5-1.
? Il Corriere dello Sport titola: "Musica Lazio. Aria d’Europa. Marusic, poi Luis Alberto (due volte) e Lulic: ricami di gran gioco e aggressività. Parma travolto, Inzaghi si lancia sulla Champions".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Lazio libidinosa. S’è esibita in uno spensierato tiro al bersaglio. Che spettacolo di gioco, di gol, di emozioni, di pubblico (in 38.000 all’Olimpico), di tutto. E’ finita dopo un tempo: 4-0 (4-1 al 90’). Ma non è mai cominciata. Chi l’ha visto il Parma? Non è stato in grado di giocarsela come avrebbe potuto e come aveva abituato (in velocità). S’è arreso al genio di Luis Alberto, s’è presentato in versione allegra brigata, è stato dominato in ogni settore. Inzaghi ha avuto tutto ciò che aveva chiesto: i gol mancati a Firenze, gol dal centrocampo, da Luis Alberto (s’è sfamato dopo sei mesi di digiuno in A), gol dai devoti "quinti" (Marusic e Lulic), gol nuovi nella domenica senza Immobile (squalificato). Gol Champions: la Lazio, con una partita in meno, ha fatto un salto in alto sfruttando i crolli di Roma e Torino più il pari dell’Atalanta. Inzaghi adesso punta il Milan (quarto) e si presenterà in casa Inter il 31 marzo: considerando il recupero del 10 aprile contro l’Udinese, virtualmente è già in fase di sorpasso sulla Roma, oggi quinta (47 punti contro 45).
La partita. Parla il risultato: 4-1. Ma che musica, la Lazio di ieri. E che delusione, questo Parma. Ha fatto una figuraccia in una stagione da incorniciare: la salvezza ce l’ha in tasca, non può sentirsi già in villeggiatura. D’Aversa e i suoi sono stati liquidati subito (1-0 dopo 22 minuti, 2-0 al 26’, 3-0 al 38’, poker al 44’). I gialloblù, nel primo tempo, si sono visti nell’area di Strakosha solo una volta, dopo un inserimento iniziale di Inglese (al 19’ contatto con Radu, c’è il dubbio rigore). Dopo tre minuti sono andati sotto e sono spariti. Il gol della bandiera l’ha segnato Sprocati (subentrato ad un nullo Siligardi) su regalo di Patric (fin lì perfetto). Il Parma, dal 4-3-3, dopo l’intervallo è passato al 3-4-3, ha colpito sfruttando l’unico tiro nello specchio (è arrivato al minuto 77!). E’ stata l’unica emozione di un secondo tempo da dormita collettiva, da titic-titoc. Ha colpito Sprocati, proprio lui. Ha firmato il primo gol in A, è l’attaccante che Lotito aveva portato a Roma dalla Salernitana salvo girarlo in prestito al Parma in estate (il riscatto è diventato obbligatorio a gennaio, vale per giugno). Sprocati, a Lotito, è valso una doppia plusvalenza. Il presidente, al gol dell’ex, ha sorriso a salvadanaio.
Le chiavi. La partita nei personaggi e nelle mosse: Luis Alberto ha giocato in grazia di Dio (rigore, bolide da fuori più l’angolo-gol di Lulic). Il Mago ha lavorato di pennello e ha sguainato la sciabola (reti ed esultanza polemica anti-critiche). Inzaghi ha trovato in lui la molla tattica. D’Aversa non ha ricevuto nulla da Gervinho (0 tiri, 0 ripartenze), l’hanno stoppato. Inzaghi ha rivinto con Milinkovic e Luis Alberto intermedi, con Correa tra le linee e Caicedo centravanti. D’Aversa (allontanato sul 4-1 da Banti) l’ha persa provando a piazzare Biabiany (mezzala destra) sullo spagnolo, è stato travolto. Inzaghi ha trovato in Patric un difensore-assaltatore: Gervinho è stato suo prigioniero. Lo spagnolo e Marusic hanno infilato come tordi Kucka e Dimarco. Patric, terzo centrale, si sovrapponeva al montenegrino. La Lazio è stata subito agile e micidiale. Non s’è mai esposta al contropiede. Leiva, con Patric lanciato in avanti, ha coperto la sua zona: il brasiliano è stato perfetto nel fare schermo su Inglese nel momento in cui il Parma ha provato a colpire con i lanci lunghi. Marcature feroci quelle della Lazio, blande quelle del Parma. Sul 2-0 i biancocelesti avevano vinto il 60% dei duelli (possesso palla vicino al 57%, 6 tiri a 0 nello specchio). Il tris di Luis Alberto è nato da un ricamo in velocità: Lulic per Milinkovic, per Correa, per lo spagnolo (botta da 18 metri). La Lazio sta ritrovando smalto, è in rifioritura tecnica. Il Parma di oggi stende tappeti di rose.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Inzaghi si è presentato ai microfoni del post-partita senza il consueto abbassamento di voce, sintomo evidente che le cose stavolta siano filate interamente per il verso giusto: "Questa volta i ragazzi mi hanno fatto urlare poco, sono stati veramente bravi". Sorride, l'allenatore della Lazio. Il 4-1 al Parma è un risultato più che giusto per quanto mostrato dal campo dalla sua squadra, che ha risposto alla perfezione a tutte le richieste della vigilia. In particolare quel cinismo sotto porta mancato a Firenze, ma che nella partita di ieri all'Olimpico si è mostrato con quattro gol arrivati tutti nel primo tempo: "Con quell'approccio e quella mentalità abbiamo fatto sembrare facile una sfida che non lo era affatto. Il Parma è una squadra di gamba e poteva metterci in difficoltà con la sua velocità. Questi sono tre punti importantissimi per la nostra classifica, ce li siamo presi chiudendo la gara nei primi 45 minuti". Esattamente quello che non era accaduto con la Fiorentina: "Anche lì avevamo giocato bene, ma alla fine ci siamo ritrovati con l'amarezza di aver perso due punti per strada. Terracciano e i pali ci avevano fermati, stavolta invece siamo stati più precisi. Con questa prestazione contro il Parma ci siamo ripresi quello che avevamo lasciato per strada e abbiamo guadagnato qualche punto sulle dirette concorrenti".
E Inzaghi non è affatto sorpreso della prestazione mostrata in questo turno di campionato: "In generale è da quattro gare che stiamo giocando ad alto livello. Anche contro il Milan in Coppa Italia avremmo meritato di più". E non è certo un caso che il cambio di passo della squadra sia arrivato grazie al passaggio alla "Lazio fantasia", con Luis Alberto arretrato nel ruolo di mezzala: "Di volta in volta cerco di scegliere chi sta meglio. In questo momento i nostri tre di centrocampo stanno andando molto bene e infatti li ho schierati. Ma non dimentico che in panchina ho gente come Badelj, Cataldi o Parolo. Marco è alla terza esclusione di seguito, però sa di essere fondamentale. Dopo la sosta ci sarà l'Inter e giocheremo 5 gare in 14 giorni, avrò bisogno di tutti". Oltre ai centrocampisti, Inzaghi riconosce anche i meriti degli attaccanti: "Correa e Caicedo non hanno segnato, ma hanno fatto una grande partita. Mi sono complimentato con loro. Chiaro che mi avrebbe fatto piacere se avessero fatto gol, ma ciò che conta sono le prestazioni". Un po’ lo stesso ragionamento lo usa per spiegare le poche reti realizzate finora da Luis Alberto: "Ogni stagione ha una storia a sé. L'anno scorso con lo spagnolo alle spalle di Immobile siamo stati il miglior attacco d'Italia, il quarto in Europa. In questo campionato è un po’ in ritardo, ma è stato anche condizionato da un infortunio che lo ha fermato quando era entrato in forma. Dopo le prime 15 partite in cui l'ho confermato in supporto di Ciro, poi, ho deciso di arretrarlo di qualche metro. Luis è un giocatore di grandissima tecnica e alla qualità sa abbinare pure la quantità. È un ragazzo molto generoso".
Al quale ha anche "suggerito" il passaggio a Lulic in occasione del quarto gol: "Gli ho chiamato il pallone, è vero. Ma credo che si fossero messi d'accordo prima. Senad poi è stato bravissimo a impattare". Anche il campo, nonostante l'impegno della nazionale di rugby del giorno prima, ha favorito il gioco della Lazio: "Devo fare i complimenti al Coni e a chi si è occupato della manutenzione. A poche ore da un altro evento, il terreno era perfetto". E anche i quattro gol realizzati nei primi 45 minuti, probabilmente, hanno aiutato a renderlo tale agli occhi di Inzaghi.
Dai Mago, non te la prendere, non fare così: "A Roma il calcio è inteso in modo diverso dal mio e questo spesso non lo capisco". Luis Alberto si è presentato alla cassa e s’è tolto i sassolini dalle scarpette. Niente serenate dopo la doppietta e la partitissima. Niente dediche, solo polemiche. Ha festeggiato mimando il "bla, bla, bla". Non segnava in campionato dal 2 settembre (Lazio-Frosinone), da 196 giorni. Il fatto di avergli ricordato in settimana il digiuno-record (questa è una colpa?) l’ha fatto arrabbiare. Dai Mago, non fare così, non essere permaloso: "E’ bello fare gol e assist, fa sempre piacere. A Roma, però, quando giochi bene e fai gol sei un fenomeno mentre quando giochi per la squadra, e magari non segni gol e non firmi assist, ma centri comunque una buona prestazione, sembra che ci sia qualcosa che non vada. Alla fine l’importante è che la squadra vinca". Sì Mago, continua così. Il rigore (gol del 2-0), il destro filante da 18 metri (gol del 3-0), l’assist da corner per Lulic (gol del 4-0), un tacco smarcante per Correa. Può dire quel che vuole, Luis Alberto, quando è in vena di mirabilie, se gioca sempre come ieri, da mezzala-goleador: "Quest’anno gioco trenta metri più indietro rispetto alla scorsa stagione, ma va bene così. Inzaghi è soddisfatto e io sono sereno. Non mi importa della gente".
Ha malignato su tutti, il Mago. E quando ha parlato del modulo "fantasia" un messaggino l’ha rivolto anche a Inzaghi: "Quando io, Milinkovic e Correa giochiamo insieme riusciamo a far bene, nonostante si dicesse che non era possibile questa soluzione tattica. La squadra prende anche meno gol con questo tipo di gioco e ne segna di più. Sono felice per me e per i miei compagni". Il protagonista. Luis Alberto chiede più coccole. La sua è classe smisurata, quando è in vena. Ma la sua continuità è elastica, questo è il problema. Ieri s’è preso licenze di ogni tipo, di inventare e di straparlare: "Era importante vincere per noi dopo il pareggio contro la Fiorentina. Quelli di Firenze sono stati due punti persi, contro il Parma la squadra ha fatto un bel primo tempo, una bella partita. L’abbiamo chiusa subito". Luis Alberto ha centrato la terza doppietta in serie A, l’ultima risaliva all’aprile 2018 in casa della Fiorentina. Contro il Parma ha preso parte a tre gol, a tanti quanti nelle sue precedenti 19 partite di campionato. Solo un appunto statistico, non se la prenda. Anzi, reagisca con altri numeri da luna park.