28 febbraio 2018 – Roma, stadio Olimpico - Coppa Italia - Semifinale, gara di ritorno - inizio ore 20.45
LAZIO: Strakosha, Caceres (68' Luiz Felipe), de Vrij, Radu, Marusic (93' Lukaku), Parolo, Leiva, Milinkovic-Savic, Lulic, Luis Alberto (67' Felipe Anderson), Immobile. A disposizione: Guerrieri, Vargic, Patric, Basta, Bastos, Wallace, Murgia, Nani, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi.
MILAN: Donnarumma G., Calabria, Bonucci, Romagnoli, Rodríguez, Kessié (96' Montolivo), Biglia, Bonaventura, Suso (108' Borini), Cutrone (70' Kalinic), Calhanoglu. A disposizione: Donnarumma A., Guarnone, Abate, Gomez, Musacchio, Zapata, Locatelli, Mauri, André Silva. Allenatore: Gattuso.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Valeriani e Lo Cicero - Quarto uomo Sig. Tagliavento - V.A.R. Sig. Irrati - A.V.A.R. Sig. Paganessi.
Sequenza rigori: Immobile (L) gol, Rodriguez (M) parato, Milinkovic-Savic (L) parato, Montolivo (M) parato, Leiva (L) parato, Bonaventura (M) gol, Parolo (L) gol, Borini (M) gol, Felipe Anderson (L) gol, Bonucci (M) gol, Lulic (L) gol, Calhanoglu (M) gol, Luiz Felipe (L) fuori, Romagnoli (M) gol.
Note: ammonito al 38' Kessié ed al 103' Milinkovic-Savic entrambi per proteste, al 57' Romagnoli, al 73' Calabria, al 90'+2' Marusic, al 103' Radu tutti per gioco falloso. Angoli 9-4. Recuperi: 1' p.t., 2' s.t., 1' p.t.s., 0' s.t.s.
Spettatori: 35.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Diavolo d’un Gattuso. Il Milan piace,lotta e trionfa ai rigori. Rino, prima finale. Kalinic sciupa il colpo del k.o. La Lazio punita al 14° penalty dal "tifoso" Romagnoli".
Continua la "rosea": Nella sfida a chi segna di meno, dopo un doppio 0-0 e rigori a oltranza, è il Milan che va in finale. Mentre la Lazio piange gli errori dell’andata e quelli dal dischetto di ieri, tra Leiva, Milinkovic e Luiz Felipe (oltre alle parate di Donnarumma). Decide l’ultimo tiro del "laziale" Romagnoli e passa il nuovo Milan di Gattuso, al 13° risultato utile di fila, sempre in piedi anche quando sembra poter crollare: il Milan preso sull’orlo di una crisi tecnica che pareva irreversibile e che adesso "vede" la Coppa Italia, sogna un incredibile aggancio Champions ed è eccitato da una sfida europea d’alto rango con l’Arsenal. In corsa su tre fronti, chi l’avrebbe mai detto. Con l’imminente derby di domenica al quale sicuramente arriverà con una carica che già spaventa l’Inter. Milan più forte anche dello sciagurato errore di Kalinic, tutto solo davanti a Strakosha, a 3’ dalla fine del secondo supplementare. Milan che deve la sua ricostruzione mentale, prima che fisica e tattica, al piccolo grande Gattuso. Esce invece la Lazio che può rimpiangere soprattutto San Siro, dove ha avuto il colpo del k.o. e ha giocato meglio. In questo ritorno, dopo una bella partenza, non è mai riuscita imporre la sua manovra apparentemente più fluida e una discreta freschezza atletica. Risultando così, alla fine, meno pericolosa dei rossoneri.
Forse – ma questo è senno di poi – la scelta di Inzaghi di rinunciare a Luis Alberto, per inserire Felipe Anderson dopo più di un’ora, ha privato la squadra del suo vero e imprevedibile regista, oltre che di un rigorista migliore di Luiz Felipe. Bravi i due portieri, Donnarumma e Strakosha, due parate a testa dal dischetto, ma complici gli attaccanti. E adesso la Lazio, più stanca e depressa, ritrova in campionato la Juve alla quale ha già giocato due scherzetti in stagione: non avrà però l’occasione di ripetersi il 9 maggio. Emozionante alla fine, sì, ma non è stata una bella partita. Tirata. Nervosa. Giocata con la paura di perdere. In realtà né alla Lazio né al Milan è riuscito il gioco come lo avevano studiato i loro tecnici. Non c’è dubbio che Inzaghi avesse ordinato una pressione immediata altissima, per far girare la testa a Bonucci e compagni: spostando Luis Alberto quasi all’altezza di Immobile, il 3-5-1-1 classico è diventato un 3-5-2 molto mobile, con lo spagnolo che tornava a fare superiorità in mezzo e poi appoggiava il centravanti, senza che Biglia riuscisse mai seriamente a sbarrargli la strada. Esclusi però i primi 10’, la Lazio ha davvero faticato a trovare spazi in area, cercando occasioni da gol con tiri da fuori e soprattutto sugli errori del Milan in uscita: Calhanoglu, Rodriguez, Donnarumma con un "esco non esco" bizzarro.
Ma neanche il Milan, che ha accettato il possesso laziale all’inizio, salvo poi gestire di più la palla, si è disteso in contropiede come sperava, con Suso e Calhanoglu troppo difensivi per ripartire, e con Cutrone solo a lottare contro la difesa a tre. Oltretutto innescato da lanci lunghi abbastanza imprecisi. Però questo Milan, diversamente da quello di Montella, sa adattarsi alle situazioni: pur in difficoltà non insiste sul palleggio statico ma cerca sempre la profondità, con pochi tocchi. Quando Bonaventura, in assenza di Biglia, ha preso in carico la regia quasi da trequartista aggiunto, qualcosa è cambiato. Niente di trascendentale, con Suso discontinuo e Kessie preoccupato da Milinkovic: però così il Milan s’è procurato le migliori occasioni, tanto che la Lazio nel secondo tempo non è mai andata al tiro in porta. Neanche quando Inzaghi ha rinunciato a Luis Alberto, che noi non avremmo mai tolto, per tentare con Anderson un 3-4-1-2 che allargasse la difesa milanista. È dal 2003 che il Milan non vince la Coppa Italia, torneo con il quale non ha un particolare feeling (5 successi): se la vedrà con la Juve senza lo squalificato Chiellini, ma chissà quale sarà lo scenario, in campionato e nelle coppe, tra oltre due mesi. Decideranno anche Napoli e Tottenham. Alla Lazio, invece, resta la corsa Champions e naturalmente l’Europa League. Ma la botta è stata forte.
? Il Corriere dello Sport titola: "Effetto Rino, la Lazio è ko. Il "laziale" Romagnoli porta il Milan in finale ai rigori. Inzaghi fuori a testa alta fra i rimpianti. Combattutissima semifinale all’Olimpico, tante occasioni per entrambe le squadre ma nessun gol. I rossoneri con Gattuso imbattuti da 13 gare".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Ha vinto il Milan, ostinato e aggrappato alla finale di Coppa Italia anche quando era finito sotto ai rigori. Rodriguez e Montolivo hanno sbagliato i primi due, ma poi non c’è stato più un errore e Romagnoli, proprio lui, un tifoso laziale, ha infilato quello decisivo sotto la Curva Nord dopo l’errore del giovanissimo Luiz Felipe. Leiva e Milinkovic, due tra i migliori in campo, non erano riusciti a piazzare il break. Non sono bastate le prodezze di Strakosha, bravo quanto e forse più di Donnarumma. La Lazio è caduta dopo il settimo rigore e 180 minuti, compresa la semifinale di andata, in cui ha cercato di vincere più del Milan. Alla resa dei conti, però, ha attaccato a lungo sbattendo sul muro rossonero (13 risultati utili consecutivi e appena 3 gol al passivo) e le migliori occasioni sono state create nei primi venti minuti. Gattuso e il Milan hanno giocato la partita che dovevano. Chiusi, con un possesso palla superiore, pungenti nelle ripartenze in campo aperto, impenetrabili dietro. Come a San Siro, dove Calhanoglu aveva fallito un gol a porta vuota, Kalinic si è divorato l’occasione più limpida a un sospiro dai rigori. Inzaghi e la Lazio escono tra i rimpianti. Gattuso troverà Allegri e la Juve in finale. La Lazio ha provato a mettere subito pressione ai rossoneri, Luis Alberto e Immobile si scambiavano la marcatura di Biglia, i tre difensori erano sulla linea di centrocampo.
Squadra corta e movimenti in sincronia sulle corsie esterne, dove Marusic e Caceres da una parte, Lulic e Radu dall’altra non concedevano spazio a Calhanoglu e Suso. Il Milan era raccolto dietro la linea di palla, riusciva a chiudere le linee di passaggio verso Immobile, mai servito in verticale. La fiammata iniziale della Lazio ha prodotto due occasioni. Donnarumma ha messo in angolo il colpo di testa di Immobile e il diagonale ravvicinato di Milinkovic. Un’altra azione di sfondamento non è stata rifinita a dovere da Marusic e ancora il serbo ci ha provato da fuori. La Lazio stava giocando meglio, era pericolosa, ma doveva correre più dei rossoneri, la fatica era doppia per costruire gioco e non concedere ripartenze. Flessione naturale intorno al ventesimo e ci sono stati dieci minuti in cui il Milan è venuto fuori bene. Bonucci da dietro ha provato più volte a sorprendere con i lanci lunghi De Vrij. Suso e Calhanoglu restavano su, erano saliti a pressare la difesa della Lazio, giocavano dentro al campo, molto vicini a Cutrone. Una sola vera occasione è capitata al baby centravanti, frutto di una carambola tra Strakosha, Milinkovic e Caceres. La Lazio ha ripreso vigore verso l’intervallo. Milinkovic era in partita e si prendeva a sportellate con Kessie, stava mancando Luis Alberto, poco incisivo. Non si prendeva responsabilità.
Quando lo spagnolo ha avuto un sussulto, Biglia ha rischiato (intervento falloso al limite dell’area) e Immobile ha sfruttato un suo colpo di tacco per presentarsi in area. Posizione defilata e il portierone del Milan ha alzato il muro. Nella ripresa i rossoneri sono rientrati più freschi, con la gamba giusta. La Lazio attaccava, ma non strappava, non aveva cambio di passo, soffriva i raddoppi sulle fasce e non pungeva per vie centrali. Lulic esausto ha concesso una palla-gol a Calabria sventata da Strakosha, Marusic era impreciso. Calhanoglu non ha sfruttato una ripartenza. Inzaghi ha perso Caceres (sostituito con Luiz Felipe) e si è giocato la carta Felipe togliendo Luis Alberto. Gattuso ha cambiato Cutrone con Kalinic. Il brasiliano ha riacceso il motore della Lazio. Due serpentine senza trovare l’ultimo passaggio, ma il finale biancocelete è stato pieno di rabbia. Inzaghi ha inserito Lukaku spostando Lulic a destra, Gattuso ha risposto con Montolivo per Kessie. Un’altra mezz’ora di combattimento ai supplementari, la Lazio era tutta protesa in attacco, il Milan ha resistito alzando il muro e ha avuto l’occasione più clamorosa per segnare in contropiede con Kalinic. L’ultimo brivido prima del finale palpitante e pieno di emozioni ai rigori.
? Il Messaggero titola: "Lazio, rigori del Diavolo. La squadra di Inzaghi battuta ai tiri dal dischetto, punita dal "tifoso" Romagnoli. In finale con la Juve ci va il Milan. Non basta un grande Strakosha, che para due penalty ai rossoneri. Tradiscono Milinkovic, Leiva e Luiz Felipe".
Prosegue il quotidiano romano: Il Diavolo va in paradiso, la Lazio all’inferno. I biancocelesti vengono eliminati dal Milan. Ironia del destino decide un rigore del laziale Romagnoli che segna e non esulta. Per ottenere il pass per la finale ci è voluta una vera e propria battaglia nel gelo e nel nevischio dell’Olimpico. Centoventi minuti non sono bastati. Questione di equilibrio. Sono serviti i rigori, ad oltranza. Ben quattordici. Finisce 4-5. I rossoneri mantengono anche l’imbattibilità che dura dal 23 dicembre e soprattutto la porta inviolata (6 gare). Il 9 maggio a contendere il trofeo alla Juventus, che nel pomeriggio ha battuto l’Atalanta con un rigore molto dubbio, ci sarà dunque il Milan. Stessa finale del 2016. Una rivincita per i rossoneri ko per una rete di Morata. Copione rispettato praticamente per tutta la gara: la Lazio fa la partita, il Milan attende e riparte in contropiede. I biancocelesti iniziano a mille e si riversano subito nella metà campo rossonera schiacciando gli uomini di Gattuso tutti nella loro area. Immobile di testa costringe Donnarumma a volare mettendo la palla sopra la traversa, subito dopo è Milinkovic ad impegnare il portiere del Milan. A centrocampo Leiva sale subito in cattedra e fa sentire muscoli e tacchetti agli avversari. L’antagonista della serata, l’ex Biglia (fischiato dai tifosi laziali), gioca bassissimo, praticamente sulla linea della difesa.
L’azione parte sempre dai suoi piedi. I rossoneri soffrono a destra dove Calabria non sempre riesce a contenere le percussioni di Lulic e gli inserimenti del gigante Sergej. Non va meglio a sinistra dove Marusic ha un altro passo rispetto a Rodriguez. Lo svizzero pasticcia con i piedi e regala Milinkovic una palla sanguinosa che il serbo calcia di poco al lato. Così come Donnarumma che lascia sfilare un pallone e Immobile quasi lo beffa. I pericoli per la Lazio arrivano dalle palle tagliate che gli esterni di Gattuso mettono dentro dalla trequarti. Uno schema che aveva funzionato nella gara di ritorno di campionato. E su una di queste, punizione di Bonaventura, i biancocelesti rischiano l’autogol: Strakosha e Milinkovic si scontrano, la palla rimbalza sulla testa di Caceres e finisce di poco al lato. La gara è intensissima e non c’è mai un attimo di pausa. Gli uomini di Inzaghi spendono tanto e nel corso dei primi 45 minuti Cutrone e compagni prendono le misure creando diversi pensieri alla difesa laziale con le ripartenze lampo. Luis Alberto è ispiratissimo, i suoi dribbling e le sue palle filtranti mandano in tilt la difesa del Milan. Un suo tacco illumina Immobile che calcia sul portiere. Lo spagnolo reclama anche un rigore per un fallo di Biglia. L’arbitro Rocchi lascia correre e poi sbaglia togliendo l’angolo su suggerimento del Var (la regola non lo permette).
La ripresa ha pressapoco lo stesso copione della prima frazione. La differenza è che il Milan esce molto di più allo scoperto attaccando con maggior convinzione la Lazio. Prodigioso Strakosha a salvare su un destro ravvicinato di Calabria. Sarà l’aria di Roma ad ispirare il terzino rossonero autore della rete del 2-0 domenica sera contro i giallorossi. Inzaghi urla dalla panchina perché i suoi hanno abbassato troppo il baricentro consentendo agli uomini di Gattuso di conquistare campo. Simone allora manda dentro Felipe Anderson al posto di un Luis Alberto un po’ stanco. La gara per larghi tratti vive sostanzialmente in una sorta di equilibrio. Alti e bassi. Solo il gelo polare non conosce cambi di passo. A centrocampo Leiva e Parolo macinano chilometri su chilometri andando a recuperare un’infinità di palloni. Migliori in campo per distacco. Cuore e muscoli. La fatica alla lunga si fa sentire e incide sulla precisione. Tanti gli errori in fase di ripartenza dei biancocelesti. Fiscale, forse un po’ troppo, l’arbitro Rocchi che fischia la fine dei tempi regolamentari proprio mentre Felipe Anderson si sta involando verso Donnarumma. Finale molto acceso con proteste dei laziali. Strakosha vola su una punizione di Calhanoglu. Incredibile il gol che sidivora Kalinic sul finire dei tempi supplementari. Già, errori come i tanti dal dischetto che alla fine hanno deciso la gara. Ne sbaglia uno in più la Lazio. Decisivo l’errore di Luiz Felipe.