10 febbraio 2018 – Napoli, stadio San Paolo - Campionato di Serie A, XXIV giornata - inizio ore 20.45
NAPOLI: Reina, Hysaj, Tonelli, Koulibaly, Mario Rui, Allan (81' Rog), Jorginho, Hamsik (46' Zielinski), Callejon (84' Maggio), Mertens, Insigne. A disposizione: Sepe, Rafael, Albiol, Diawara, Machach, Ounas. Allenatore: Sarri.
LAZIO: Strakosha, Wallace, de Vrij, Radu, Marusic, Parolo, Leiva (67' Nani), Milinkovic-Savic, Lulic (60' Lukaku), Luis Alberto (60' Caicedo), Immobile. A disposizione: Vargic, Guerrieri, Patric, Bastos, Basta, Luiz Felipe, Caceres, Murgia. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Vuoto e Peretti - Quarto uomo Sig. Pinzani - V.A.R. Sig. Damato - A.V.A.R. Sig. Tegoni.
Marcatori: 3' de Vrij, 44' Callejon, 54' Wallace (aut), 56' Zielinski, 73' Mertens.
Note: espulso al 45' il tecnico partenopeo Sarri. Ammonito al 43’ Leiva, al 45’ Milinkovic-Savic, al 64' de Vrij, tutti per gioco falloso. Angoli 2-2. Recuperi: 2' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 32.490, per un incasso di Euro 856.801,69.
La Gazzetta dello Sport titola: "Napoli, una reazione da campioni. DeVrij spaventa il SanPaolo. Ma poi Callejon ribalta la Lazio e tiene il primato. Tre gol e un autogol schiantano la squadra di Inzaghi, al 3° k.o. di seguito. Magie di Zielinski e Mertens. Espulso Sarri. La Juve resta dietro".
Continua la "rosea": E a un certo punto, il Napoli accese il turboreattore e si avvicinò alla bellezza delle stelle. Il più grande spettacolo dopo il big bang, nel nostro calcio spesso noioso. Un’impressionante dimostrazione di qualità, forza e soprattutto carattere, in una serata delicata per tanti versi. C’era la consapevolezza di aver perso ancora Ghoulam per molto (omaggiato all’inizio dai compagni che hanno indossato una maglia col suo numero, il 31). L’infortunio dell’ultima ora di Chiriches, che si aggiungeva ad Albiol, e dunque l’esordio stagionale assoluto di Tonelli. Questo nella cornice della Juve ritornata in testa dopo Firenze e la bella Lazio ferita da due sconfitte consecutive davanti. Beh, il campionato è una corsa a tappe e quelle decisive fanno la differenza. Questa era una delle tappe delicate e il Napoli l’ha superata alla grande, arrivando di slancio al traguardo dopo la caduta nel primo chilometro. Eccolo qui il carattere vincente, quello costruito con il patto dell’estate: restiamo tutti per lo scudetto. Il carattere che non ha la Lazio, bella e fragile. È finita come all’andata: 4-1. Ma è stata tutta un’altra storia. All’Olimpico la squadra di Inzaghi ha ceduto dopo aver perso a uno a uno tutti i difensori. Al San Paolo si è sciolta davanti al fuoco del Napoli, omaggiato dai suoi tifosi con applausi prolungati, come a teatro quando chiedi il bis.
Eppure nel primo tempo la Lazio ha tenuto testa. La squadra di Sarri è partita, se possibile, con un pressing più alto del solito. E ha continuato a mordere vicino all’area anche dopo il gol lampo, fortuito ma non casuale, della Lazio, che fatalmente ha cambiato l’andazzo della sfida. Il vantaggio è arrivato da un cross di Immobile rimbalzato tra Koulibaly e Tonelli, dove De Vrij è riuscito a metterci la carezza fatale. Ma già un minuto prima il Napoli aveva subìto su corner, evidenziando mancanza di fisicità dietro. La cosa bella, e pericolosa, del Napoli, è che insiste col gioco da playstation anche quando sa di rischiare. Nel caso, sulle ripartenze sempre lucide e precise della Lazio, che spesso riusciva a intercettare la trama azzurra. La tattica in copertura di Inzaghi aveva un piano preciso: Milinkovic-Savic a disturbare Jorginho, con Leiva che si spostava a sinistra per arginare Allan. Questo consentiva a Hysaj di avere una discreta libertà, forse concessa perché, tra tutti, l’albanese ha i piedi meno educati. Ma dopo le difficoltà iniziali, Jorginho è riuscito spesso a liberarsi del serbo, superbo in fase di costruzione ma indolente quando deve rincorrere. E difatti dai piedi del brasiliano, risultato poi il migliore, sono partiti i lanci più incisivi per i tenori. Insigne si è dimostrato ancora una volta il più pimpante dei tre, solo un po’ impreciso. Stupendo è stato il pallonetto di controbalzo finito alto di poco.
È stato il preludio al gol di Callejon, pescato benissimo a un soffio dal fuorigioco da una punizione di Jorginho, battuta forse più avanti o forse prima dell’ok di Banti, che doveva fischiare perché aveva ammonito Leiva per il fallo su Mertens. La Lazio ha protestato, accendendo ancor di più le scintille di una sfida bella come ci si aspettava, ma molto nervosa. Ne ha fatto le spese Sarri, espulso a fine primo round per proteste per una manata di Milinkovic a Callejon che secondo lui meritava il rosso e non il giallo. Il primo round è terminato come era giusto, anzi forse la Lazio aveva mostrato qualcosa di più. Ma poi il Napoli, con Zielinski al posto dell’acciaccato Hamisk, è rientrato come una furia annichilendo il centrocampo e la difesa laziale. È passato in vantaggio dopo 9 minuti con un’autorete di Wallace, frastornato da Insigne, ma aveva già creato un paio di occasioni. E poi non si è più fermato. Zielinski ha dato freschezza, qualità, il gol del 3-1 (deviando il tiro di Mario Rui) e l’assist del 4-1 per Mertens, dopo un’azione strepitosa iniziata da Jorginho.
La Lazio, alla terza sconfitta consecutiva, per un tempo è rimasta praticamente a guardare, nonostante i tentativi di Inzaghi di reagire coi cambi, anche tattici. Pure lui ha sbagliato: perché, per dire, Wallace e non Bastos che all’andata aveva stoppato Insigne. Lorenzo è stato super, come Jorginho e Callejon. Loro hanno fatto la differenza, insieme a gioco, condizione fisica (come correvano Mario Rui e Hysaj!) e carattere. Otto successi di fila per Sarri. Tra l’altro, questa è la settima vittoria su 8 gare in cui la sua squadra è andata in svantaggio. Se non è carattere questo. Fate gli scongiuri a Napoli, ma questo è un carattere da scudetto.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio senza scuse. De Vrij colpisce subito. Callejon scuote il Napoli lanciato da un autogol di Wallace, esaltato poi da Mario Rui e Mertens. Terza sconfitta di fila: i biancocelesti impegnano la capolista un tempo per poi essere travolti come all’andata".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: All’andata il Napoli aveva ribaltato la Lazio e la partita con tre gol in 5 minuti, stavolta ne ha impiegati un po’ di più, 14 in tutto, dal 44' del primo tempo (più 2 di recupero) all’11' del secondo, ma il risultato alla fine era lo stesso. Da 0-1 a 3-1, e poi 4-1, esattamente come all’Olimpico. La Lazio è stata schiantata da un secondo tempo di un calcio straordinario, pieno di gol, di occasioni, di tecnica, di forza, pieno di gioco, un secondo tempo che ha entusiasmato il San Paolo e non solo. Al Napoli è riuscito un altro controsorpasso alla Juve, che il giorno prima aveva vinto soffrendo a Firenze. Il duello fra la bellezza e il cinismo prosegue, ma chi ha visto le due le partite di Firenze e Napoli coglie per forza una differenza enorme, la Juve vince, il Napoli stordisce. Godremo di una grande sfida fino alla fine. Favorita dal gol dopo 3 minuti, nel primo tempo la Lazio è stata sul campo e in partita con più equilibrio del Napoli. Aveva soprattutto un paio di giocatori che le garantivano un livello tecnico elevatissimo, De Vrij e Milinkovic. Il primo, galvanizzato dalla rete (un tocco impercettibile sul cross di Immobile), era il capo assoluto della fase difensiva: saliva e chiudeva, costruiva e anticipava senza sbagliare posizione né misura.
Milinkovic, a sua volta, stava svolgendo con prontezza il compito tattico, il controllo di Jorginho, e offriva il suo talento per costruire la manovra offensiva. Il Napoli faticava a produrre il suo solito gioco di qualità con la solita continuità. Cercava di colpire la Lazio alle spalle della sua linea di difesa, specialità del trio d’attacco che ieri sera aveva Insigne come primo tiratore. Lorenzino ci ha provato sui lanci di Jorginho, Hamsik e Allan, ma ha sbagliato le conclusioni, seppur non di molto. La squadra di Sarri non era veloce come sarebbe stato necessario per sorprendere la Lazio, che quando perdeva palla si ricomponeva e si riequilibrava in un lampo. La partita si è accesa e innervosita già all’inizio, Lulic e Allan si sono presi a ripetizione, Wallace ha rischiato il rigore con un intervento su Mertens, Leiva ha beccato il giallo per un fallo su Mertens e da quella punizione è nato il pareggio del Napoli, col lancio di Jorginho per Callejon: stavolta la linea della difesa è stata scavalcata perché Lulic si è fermato e Radu si è sorpreso della dormita del compagno, Callejon ha avuto il tempo di controllare e appoggiare la palla in rete. L’agitatissimo Sarri si è fatto cacciare proprio negli ultimi secondi, non riusciva a calmarsi. Sono bastati pochi minuti per capire che nel secondo tempo era tornato in campo il Napoli vero, mentre la Lazio si era fermata negli spogliatoi.
C’era stato un cambio che avrà un esito particolarmente felice, Zielinski per Hamsik, ma era cambiata la testa di tutta la squadra. Due palle-gol in 3 minuti, tutt’e due sui piedi di Insigne, hanno anticipato il 2-1 firmato da un intervento scellerato in scivolata di Wallace sul cross di Callejon. L’autogol del brasiliano era il frutto dell’intontimento di tutta la Lazio, subito in balìa del Napoli. Che ha continuato ad attaccare e ha chiuso il conto con un tiro dalla distanza di Mario Rui (deviato, in modo fortunoso, da Zielinski: e per questo assegnato dalla Lega al compagno autore del tiro). Gol made in... Empoli. Inzaghi ha fatto i tre cambi in pochi minuti, Lukaku a sinistra per Lulic che aveva spento la luce, Caicedo per Luis Alberto che quella lampadina non l’aveva mai accesa e infine Nani per Leiva, ma la partita era altrove, era tutta fra i piedi e ai piedi del Napoli. Mario Rui imperversava a sinistra, Allan continuava a strappare una palla dietro l’altra ai laziali, Zielinski zuccherava il palleggio con tocchi raffinati. Premiati i napoletani, restava lo sconcerto per l’atteggiamento della Lazio: un calo ci poteva stare, ma un crollo del genere era inammissibile. Alla terza sconfitta consecutiva, rischia di uscire dalla zona-Champions. Ora il Napoli voleva solo divertirsi. L’azione del quarto gol era da spellarsi le mani: l’ha iniziata Zielinski con un colpo di tacco a metà campo e l’ha rifinita ancora il polacco, prendendo il tempo a De Vrij per mandare a segno Mertens con un colpetto di esterno destro. E’ venuto giù il San Paolo.
Il Messaggero titola: "Tracollo Lazio, poker Napoli. Terza sconfitta di fila per i biancocelesti travolti dalla capolista dopo esser passati in vantaggio con de Vrij: la squadra di Inzaghi dura meno di un tempo".
Prosegue il quotidiano romano: Quarantatré minuti giocati da grande squadra non possono bastare. La Lazio perde 4-1 contro il Napoli che si riprende così la testa della classifica. Juventus rispedita a meno uno. I biancocelesti infilano il terzo ko consecutivo e ora devono sperare in un passo falso, oggi, di Roma ed Inter per non scivolare addirittura fuori dalla zona Champions. Eppure in quei quarantatré minuti la Lazio è stata superiore in tutto e per tutto al Napoli. A tradire Inzaghi, non esente da colpe per qualche scelta, è la difesa e quel maledetto crollo mentale dei suoi quando subiscono gol. Il secondo tempo, complice anche un cambio perfetto di Sarri (Zielinki per Hamsik, che - problemi alla schiena - non era al top), è un assolo gli azzurri che impartiscono un’altra severa lezione ai biancocelesti. Stesso risultato dell’andata seppur maturato in maniera molto differente. Il ruggito del San Paolo è una spinta incredibile per gli uomini di Sarri che però non la sfruttano a dovere e così dopo appena 3 minuti cala un silenzio irreale. Immobile, lo scugnizzo, pennella un cross delizioso, de Vrij ci mette la punta dello scarpino mandando fuori tempo Reina. Pasticcio della difesa napoletana. L’olandese esulta come già aveva fatto all’andata.
La tensione, come prevedibile, sale alle stelle. I tifosi azzurri alzano ancor di più i decibel e lanciano fumogeni e petardi verso i laziali tanto che lo speaker dello stadio deve intervenire. In campo gli uomini di Sarri reagiscono ad ogni fallo. Banti fatica a far mantenere la calma. Lulic capisce il momento e da bravo capitano fa segno ai suoi abbassare i ritmi. Immobile è scatenato e si lancia sempre nello spazio, Hysaj non riesce mai a prenderlo. La Lazio gioca bene e la rabbia e la tensione dei giorni scorsi la riversa positivamente sul campo. Il Napoli sembra, invece, soffrire la condizione precaria di Mertens schierato nonostante una caviglia in disordine. Insigne alterna giocate da fenomeno a proteste inutili. Il merito dei ragazzi di Inzaghi è quello di chiudere sempre le giocate di Hamsik e compagni e ripartire a mille all’ora. Milinkovic in mezzo al campo non perde un duello sia fisico sia tecnico. Il Napoli deve ricorrere ad una furbata (punizione spostata in avanti) e ad una dormita dei difensori laziali (Radu perde la marcatura e Lulic sbaglia il fuorigioco) per riuscire a pareggiare con Callejon. Bravo Jorginho a pescare lo spagnolo con un lancio millimetrico. L’episodio accende ancora di più gli animi: Sergej entra duro sullo stesso autore del gol, Sarri protesta e Banti lo allontana. Nemmeno la fine del primo tempo calma gli animi perché Insigne rincorre Leiva, i compagni riportano la pace entrando nel tunnel degli spogliatoi.
La tensione accompagna anche la ripresa tanto che all’inizio è tutto un festival dell’errore. Troppa frenesia nei passaggi e nel provare la giocata. Ma il Napoli ci mette più testa e prende in mano la partita. Wallace soffre il cambio di passo di Insigne che lo punta in continuazione mandandolo fuori giri. Ed è un suo intervento maldestro che regala il vantaggio del Napoli. Infila Strakosha cercando di chiudere un cross basso di Callejon. Nemmeno il tempo di riprendersi che Zielinski (entrato per un affaticato Hamsik) devìa casualmente con la punta un tiro di Mario Rui firmando il tris. E serve un intervento stile Superman di Strakosha per evitare il poker su un tiro di Zielinski. Ma non può nulla su un tocchetto di Mertens servito sempre dal polacco in forma strepitosa. Il San Paolo urla a squarciagola e sogna lo scudetto, la Lazio deve correre subito ai ripari e Inzaghi deve rivedere qualche mossa.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Un altro poker, quasi come all’Olimpico nella partita d’andata, forse peggio, perché allora era stato impossibile resistere gli infortuni a catena della difesa. Questa volta la Lazio è franata dal punto di vista nervoso e atletico, Inzaghi ha tolto anche Leiva perché rischiava il rosso ed è saltato il centrocampo, ma il Napoli aveva già ribaltato la partita. Simone non ha digerito il black out. "Non siamo entrati in campo dopo l’intervallo e con il Napoli lo paghi, il gol di Callejon ci ha condizionato, ma nella ripresa non siamo stati squadra. Abbiamo perso giustamente". Tutto è successo a un sospiro dall’intervallo. "Le due ammonizioni potevano essere evitate, altre volte è capitato di andare sotto, era successo con la Juve e avevamo avuto una reazione. Questo secondo tempo è inaccettabile. E’ la terza sconfitta consecutiva, ora avremo l’Europa League e cercheremo di ripartire a Bucarest, poi penseremo al Verona". I complimenti in diretta tv di Sacchi lo hanno appena consolato. "Nel primo tempo c’era in campo una squadra organizzata, Jorginho era pressato da Milinkovic, i terzini venivano attaccati, ma una volta preso il pareggio ne abbiamo risentito. Non credo al calo fisico, i dati sono buoni, penso siano stati i nervi". Duro Inzaghi con i suoi giocatori, pungente con l’arbitro Banti. "Non siamo riusciti ad assorbire il pareggio di Callejon, questa è la verità. Avevamo sfiorato il raddoppio con il colpo di testa di Parolo toccato da Koulibaly, Immobile era scattato verso la porta ed è stato fermato senza essere in fuorigioco. Dopo quel primo tempo, avremmo dovuto chiudere in vantaggio. E’ stato pagato il gol di Callejon, ma lo sapevo, al San Paolo servono 95 minuti di attenzione feroce. Nel primo tempo non lo siamo stati per 30 secondi ed è arrivato il pareggio del Napoli. Nella ripresa, invece, non siamo stati squadra".
Il possibile sorpasso di Inter e Roma non è un tormento. Sono altre le preoccupazioni di Inzaghi. "Vedremo cosa faranno, ma ora mi preme di più capire cosa è successo nel secondo tempo, in due anni e mezzo non avevamo mai sbagliato un tempo intero. Questo è un motivo di riflessione e di analisi, non ce lo possiamo permettere. E’ vero, siamo andati sotto con un autogol e una deviazione fortuita di Zielinski, ma c’erano già state avvisaglie, stavamo soffrendo. Dobbiamo mantenere la concentrazione per tutta la partita, ma ora non ne siamo capaci. Non siamo stati alla loro altezza. Sotto la mia gestione non erano mai capitate tre sconfitte consecutive. Vedremo che squadra siamo. Le aspettative su di noi si sono alzate ed è giusto". Ha cercato di lanciare dei messaggi positivi. "Non sono preoccupato, ma orgoglioso di quello che stiamo facendo. Dobbiamo rialzare la testa e ripartire più forti di prima, perché le altre corrono. Gli intrusi nella corsa Champions siamo noi, vogliamo rimanerci sino alla fine". Inzaghi cercherà di risollevare la Lazio. "Veniamo da sei mesi ad alta velocità, bisogna continuare, altrimenti non servono. Resta in bacheca la Supercoppa, ma nel calcio bisogna guardare avanti". Ha protetto Wallace, ancora protagonista in negativo. "Dopo è sempre facile parlare, c’è stata una deviazione, altrimenti la palla l’avrebbe presa Strakosha. Nel primo tempo mi è piaciuto anche Wallace, è difficile cercare un colpevole, non si è vista la squadra. Complimenti al Napoli".
Dice sempre come stanno le cose: "Facciamo mea culpa, 45 minuti non bastano per vincere, bisogna giocare 90-95 minuti. Questa sconfitta sarà un punto di ripartenza. Non siamo stati squadra nel secondo tempo. E’ mancata la capacità di soffrire, di essere gruppo. Tante volte ci rilassiamo troppo presto. Pensiamo di essere belli e bravi e poi abbiamo dei cali. Sapremo riprenderci e analizzare gli errori fatti per superare questo piccolo momento di difficoltà". Si è presentato Marco Parolo davanti ai microfoni, la sua è la voce della verità. Quando c’è da guardare in faccia la realtà, quando c’è da fare analisi obiettive e non scontate, tocca a lui prendere la parola. Lo ha fatto ieri, dopo aver chiuso la partita da capitano: "Abbiamo dimostrato che se non siamo gruppo non andiamo da nessuna parte e facciamo brutte figure. Nel primo tempo siamo stati troppo belli, nel secondo troppo brutti. Non siamo né l’una né l’altra squadra. Dobbiamo trovare una via di mezzo, un equilibrio, per tornare ad essere una squadra importante. Il sogno Champions è vivo, siamo lì". Ecco cosa è successo in quel secondo tempo agghiacciante: "Abbiamo smesso di ragionare da squadra e il Napoli quando trova spazi è devastante. Ci siamo rilassati, le grandi squadre stanno sempre sul pezzo e a noi è mancata la concentrazione". Parolo invita a crederci: "Era utopia ottenere il terzo posto a gennaio, dobbiamo lottare fino a maggio. Il sogno è vivo, saremo lì sino alla fine, tra il terzo e il quarto posto. C’è rammarico per non aver fatto quello che avevamo fatto nel primo tempo. Non dovevamo far ragionare il Napoli".
Parolo ha spiegato i momenti caldi della partita: "Il colloquio con l’arbitro Banti? Gli abbiamo detto che loro parlavano tanto e non si sarebbe dovuto fare influenzare. Sul gol del pareggio invece è stato commesso un errore di squadra, non siamo stati bravi e attenti nel metterci in posizione". Parolo ha chiesto di guardare avanti: "Rimbocchiamoci le maniche in vista di giovedì, ricomincerà l’Europa League. Siamo tra i pochi a giocare ogni tre giorni, ma questo non deve essere un alibi. Continuiamo a lavorare nel modo migliore per metterci alle spalle questo periodo. Possiamo fare bene, e lo ripeto, sono convinto che anche a maggio lotteremo per la Champions. Ben vengano queste sconfitte se servono per ritrovare la cattiveria giusta. Dobbiamo migliorare nel saper gestire i momenti della partita". Parolo, da leader, essendo uno dei senatori più parlanti della Lazio, ha affrontato il caso Felipe: "Dobbiamo lavorare con la nostra testa e rispettare ciò che chiede l’allenatore, ciò che dice la società. Ogni giocatore è importante. Felipe lo sarà per il futuro. Ora dobbiamo compattarci, è troppo facile beccarci, così come è stato facile elogiarci. Dobbiamo trovare il nostro equilibrio, così torneremo forti come prima. Siamo abituati a passare da fenomeni a scarsi in poco tempo". Ripartire, farlo subito. Parolo ha ripetuto il concetto fino a notte: "Ci abbiamo messo senza dubbio del nostro, la gara l’abbiamo persa noi. Siamo stati larghi e poco attenti, tutto questo ci è costato caro. Dobbiamo ripartire così come abbiamo fatto dopo la sconfitta dell’andata con il Napoli".