7 febbraio 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXIII giornata - inizio ore 20.30
LAZIO: Strakosha, Bastos, Acerbi, Radu, Romulo, Milinkovic (58' Cataldi), Leiva, Berisha (77' Badelj), Lulic, Correa, Caicedo (84' Neto). A disposizione: Proto, Guerrieri, Luiz Felipe, Kalaj, Zitelli, Patric, Marusic, Jordao, Durmisi. Allenatore: S. Inzaghi.
EMPOLI: Provedel, Veseli, Silvestre, Dell’Orco, Di Lorenzo, Krunic, Bennacer, Traore (69' Acquah), Pasqual (88' Mchedlidze), Farias (51' Oberlin), Caputo. A disposizione: Perucchini, Antonelli, Rasmussen, Diks, Maietta, Nikolaou, Pajac, Brighi, Ucan. Allenatore: Iachini.
Arbitro: Sig. Chiffi (Padova) - Assistenti Sigg. Preti e Di Iorio - Quarto uomo Sig. Nasca - V.A.R. Sig. Orsato - A.V.A.R. Sig. Di Vuolo.
Marcatori: 42' Caicedo (rig).
Note: esordio in una competizione ufficiale con la maglia della Lazio per Romulo. Ammonito all'89' Acquah per comportamento non regolamentare, al 90'+3' Neto per gioco falloso. Angoli 3-2. Recuperi: 1' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 23.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Una Lazio poco brillante ma basta per il 4° posto. Un rigore di Caicedo decide la sofferta partita contro l’Empoli. L’attaccante ecuadoriano ancora protagonista, Iachini a rischio".
Continua la "rosea": Poco brillante, ma brava a soffrire. E chirurgica nel capitalizzare i momenti decisivi del match... La Lazio piega l’Empoli con il minimo scarto e, pur con qualche patema, si isola al quarto posto in attesa di vedere cosa faranno Milan, Roma e Atalanta, le rivali nella corsa Champions. Con stato d’animo opposto anche l’Empoli attenderà l’esito delle sfide delle sue concorrenti. In particolare il Bologna che, se dovesse far risultato contro il Genoa, farebbe precipitare i toscani al terz’ultimo posto. Situazione delicatissima per Iachini. Il presidente Corsi rif?lette e valuta se richiamare Andreazzoli per risollevare una squadra che ha raccolto 2 punti nelle ultime 8 partite e che continua a subire gol da tutti (20a gara consecutiva con almeno una rete al passivo). Della Lazio di Inzaghi si è sempre detto che sì, è bella da vedere, ma spesso le fa difetto il carattere. La vittoria sull’Empoli, che fa il paio con quella di tre giorni prima a Frosinone, testimonia l’esatto contrario. Penalizzata dalle assenze e ancor di più da una usura psicofisica derivante dai tanti impegni ravvicinati i biancocelesti vincono col cuore e con la testa. Il tecnico deve rinunciare a quattro titolari tra infortuni e squalifiche. Pesano in particolare le assenze di Luis Alberto e Immobile (entrambi in tribuna), ma anche Parolo (fermato dal giudice sportivo) e l’altro infortunato Wallace avrebbero fatto comodo.
Il turnover (sei giocatori diversi rispetto alla formazione iniziale di Frosinone) è dunque dettato più dall’emergenza che da una scelta convinta. Una scelta precisa è invece quella di tenere i ritmi bassi nella prima mezzora. La Lazio, oltre che incerottata, è in riserva (terza partita in otto giorni, la prima della quali di 120 minuti). E allora piuttosto che andare all’assalto Inzaghi predica calma e ragionamento. Il volume viene alzato però nella parte finale della prima frazione. Ed è sufficiente per operare il sorpasso decisivo. Dopo un paio di tentativi di Correa neutralizzati da Provedel, il portiere empolese, mal servito da Dell’Orco, regala alla Lazio il rigore che deciderà il match. Assente Immobile lo trasforma il suo sostituto Caicedo (che se lo procura anche). Come già a Frosinone la Lazio dura ancora 20’ (i primi) nella ripresa e poi si consegna all’avversario, soffrendo però meno rispetto al match di lunedì. Inzaghi prova a ridare fiato al centrocampo con Cataldi e Badelj, ma l’inerzia non cambia. Con Milinkovic ancora a corrente alternata, alla Lazio manca terribilmente il catalizzatore di gioco Luis Alberto. L’Empoli, però, non ne approfitta. Iachini chiede ai suoi di sfruttare meglio le fasce, ma nessuno lo ascolta. E a poco serve il rimescolamento che il tecnico effettua nella ripresa, con gli innesti di Oberlin (per Farias), Acquah (per Traore) e Michdelidze (per Pasqual). Ci provano Krunic e Silvestre di testa, mentre a Caputo, pericolo pubblico numero uno, Acerbi non concede nulla. L’1-0 può andare in cassaforte.
? Il Corriere dello Sport titola: "Caicedo Champions di rigore. Nell’anticipo dell’Olimpico preziosa vittoria di misura per la squadra biancoceleste. Basta il penalty dell’ecuadoriano (conteso da Correa) per battere l’Empoli: la Lazio torna quarta".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Caicedo d’oro o, se preferite, Caicedoro. Due gol pesantissimi, sei punti in quattro giorni per risalire al quarto posto, con il bomber di scorta. Il rilancio Champions della Lazio griffato dal Panterone, ancora protagonista: lunedì aveva affondato il Frosinone con un missile, ieri sera ha schienato l’Empoli all’Olimpico. Forza e furbizia per conquistare il rigore, precisione per imbucarlo nell’angolo. Guizzo decisivo nella notte in cui Inzaghi non poteva contare su Immobile, seduto in tribuna accanto a Luis Alberto, ed è stato costretto a sostituire dopo 53 minuti anche Milinkovic per un trauma alla coscia. Brutti, sporchi e cattivi, ma con un cuore grande così. Un altro successo pieno di sofferenza, soprattutto nella ripresa, con il pallone consegnato all’Empoli e tutti a difendere. Iachini ha sognato a lungo la rimonta e il pareggio non sarebbe stato uno scandalo, ma Caputo non ha avuto una palla buona e Oberlin, davanti alla porta, non è riuscito a toccarla in rete sul colpo di testa di Silvestre. La Lazio, con poche energie e diversi svarioni, ha concesso poco perché l’Empoli avrebbe potuto e dovuto sfuttare meglio negli ultimi 30 metri un’enormità di palloni persi per stanchezza e incapacità di gestire il gioco.
Era dura recuperare dopo i supplementari con l’Inter e lo sforzo di Frosinone. Si è capito subito. La Lazio ha faticato venti minuti buoni per entrare in partita nonostante Inzaghi ne avesse cambiati sei nel blocco dei titolari. Passaggi sbagliati, fraseggio incerto. Una partenza falsa, poco lucida. L’Empoli aveva la capacità di proiettarsi in avanti a velocità altissima quando riconquistava palla e poi si ritirava indietro, coprendo bene il campo nella fase di non possesso, con rapidità superiore. Si vedeva la diversità di passo rispetto ai biancocelesti. Mancava solo l’ultimo passaggio, così non sono diventate palle-gol tre o quattro azioni davanti a Strakosha su cui Iachini si è giustamente infuriato. Caputo e Farias si alternavano nell’azione di disturbo su Leiva, Krunic saliva a rimorchio sulle ripartenze, di solito innescate da Traoré e da Bennacer. La Lazio non aveva le idee di Luis Alberto, era come se Leiva lo cercasse e non lo trovasse. Deludente Berisha, fuori contesto: un mistero l’ex Salisburgo. Anche Correa dava la sensazione di essere spento. Caicedo era circondato da Veseli, Silvestre e Dell’Orco, appena arrivato dal Sassuolo. Inzaghi ha sganciato per la prima volta Romulo. Il brasiliano non possiede lo stesso volume di corsa di Marusic, ma è assai più tecnico e preciso al cross, così la Lazio ha finalmente cominciato ad attaccare anche a destra, la fascia più trascurata.
All’intervallo si contavano 11 cross, di cui 5 confezionati dall’ex genoano e 6 da Lulic. Uno al bacio per il colpo di testa in tuffo di Milinkovic. Quando il serbo ha avanzato il proprio raggio d’azione, affiancando Caicedo, la squadra di Inzaghi è diventata più pericolosa. A Sergej è stato annullato un gol regolare dopo il rigore negato ad Acerbi. La Lazio ha prodotto due o tre buone occasioni prima del penalty concesso al Panterone. Un bel guizzo per soffiare la palla a Provedel e farsi atterrare. Si sono avvicinati Correa e Romulo. L’ecuadoriano non ha voluto sentire ragioni, è andato sul dischetto e ha segnato. Poco dopo l’intervallo Iachini ha sostituito Farias con Oberlin e Inzaghi ha perso Milinkovic per un trauma alla coscia. E’ entrato Cataldi, ma la Lazio aveva i muscoli pesanti, faticava a ripartire, così si è rintanata davanti alla propria area di rigore. Giocava solo l’Empoli, senza tirare o quasi in porta. Ecco il difetto su cui dovrà lavorare Iachini. Lulic e Leiva erano esausti, Romulo sembrava in calo, Berisha aveva smesso da un pezzo. Giusto sostituirlo e l’ingresso di Badelj è stato assai positivo. Con il croato è migliorato il possesso, nonostante la paura dell’Olimpico si sia spenta soltanto al 93' tra gli applausi scroscianti a Pedro Neto. Il baby portoghese, entrato per Caicedo (botta al costato), è stato bravissimo a congelare il pallone. Lui sì, senza ansia e con l’idea giusta.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Aveva i tre punti in tasca e la battuta in canna. "Ora pensiamo al Siviglia, abbiamo una settimana piena per recuperare le energie. A meno che non ci infilino in mezzo un’altra partita...". Simone Inzaghi si è sbottonato in sala stampa e ha sdrammatizzato sul tour de force della Lazio. Tre gare (trecento minuti) in sei giorni e mezzo. I supplementari di Coppa Italia, il Frosinone in mezzo, l’Empoli anticipato a causa del rugby. Il calendario si è complicato per colpa di fattori esterni: "Sapevamo di questo match di giovedì, però pensavamo di poterla giocare di domenica alle 15 come le altre, avendo la possibilità di recuperare qualche giocatore importante. Ci siamo adeguati e abbiamo ottenuto un risultato importante. Dobbiamo continuare così, la strada è lunga, mancano ancora quindici partite di campionato. Questi sono successi sofferti e fondamentali per la classifica, non è mai semplice vincere in Serie A. Soprattutto con tutte queste partite così ravvicinate".
La Lazio ha stretto i denti, ha resistito agli assalti finali. Inzaghi identifica nello spirito battagliero il punto di forza della sua squadra. Lo fa con orgoglio: "Cosa devono temere le altre avversarie per la Champions? Il gruppo, non c’è dubbio. Soffriamo insieme, vogliamo arrivare in fondo ovunque. Non avevamo Parolo, Lukaku, Luis Alberto e Immobile. Luiz Felipe l’ho portato in panchina per onore di firma, visto che aveva fatto un solo allenamento coi compagni. Siamo maturi, forse abbiamo lasciato troppo possesso all’Empoli nel secondo tempo, però non ricordo una parata di Strakosha". Il solito leitmotiv per avvalorare la prestazione dei suoi. In queste condizioni forse non si poteva chiedere di più: "Ho tenuto Luis Alberto e Immobile con noi in ritiro, ma già dalla vigilia avevo deciso di tenerli a riposo. Ci sono buone possibilità di recupero per il Siviglia. Correa ha giocato 96’ con un’ampia fasciatura, alcuni calciatori come Milinkovic e Caicedo mi hanno chiesto il cambio all’intervallo. Ho tolto Sergej per questo, mentre Felipe aveva un problema al polpaccio. Berisha aveva i crampi e anche Romulo a 10’ dalla fine voleva essere sostituito".
Elogi alla rosa e complimenti a Caicedo, l’uomo decisivo a Frosinone e con l’Empoli. "È un giocatore importante, l’anno scorso ha ricevuto critiche ingiuste. L’ho difeso a spada tratta, l’ho voluto tenere così come la società. Si sacrifica, è sempre positivo. Ad avercene di calciatori così... Abbiamo vinto due volte 1-0 grazie a lui, quando lo chiamo in causa dà sempre queste risposte. Il rigore? Senza Immobile e Luis Alberto abbiamo Lulic, Romulo e Correa. Ma Caicedo in mattinata (ieri, ndr) mi ha detto che se lo sentiva o che quindi avrebbe calciato lui. Si è preso una bella responsabilità...". Esordio positivo di Romulo: "È molto intelligente e umile, si è inserito subito, è con noi da soli quattro giorni. Può fare la mezzala, ma in quel ruolo siamo tanti". Quarto posto di misura, ora la Lazio può guardare con serenità le partite delle altre: "In questi giorni avevamo speso tanto mentalmente e fisicamente, l’Empoli è una squadra ben allenata e forte dal punto di vista tecnico, alla fine però non abbiamo corso tanti pericoli. Dovevamo tenere di più palla e far correre gli avversari, anche rischiando qualche giocata in più. Ma la cosa importante era ottenere il risultato e lottare su ogni contrasto. Rimaniamo in gioco su tutti i fronti". Proprio così: corsa Champions, Coppa Italia, Europa League. La Lazio di Inzaghi non molla niente.
Ha tirato fuori gli artigli, graffia in continuazione: "Se non c’è Immobile tiro io...", autoritario il Panterone. Non autorizza nessuno a soffiargli la ribalta, le copertine, non s’accontenta più degli avanzi. E’ in versione belva: due gol in due partite, l’ultimo firmato su rigore. Due golletti pesantissimi, totale sei punti in poco più di 72 ore. Caicedo ha coronato il ritorno al quarto posto della Lazio, momentaneo per via delle partite che si giocheranno nel week-end, ma non si sa mai. "Se non c’è Ciro sono io il rigorista", ha sentenziato Caicedo nella notte di Lazio-Empoli. Il rigore se l’era guadagnato lui avventandosi su Provedel, costringendolo all’errore, facendosi atterrare. Il Panterone s’è preso il pallone e di gran carriera s’è indirizzato verso il dischetto. Correa ha provato a soffiarglielo, gli ha dato un buffetto consolatorio, in zona c’era anche Romulo. Caicedo ha tentennato, ma in questi giorni è irresistibile. S’è ripreso il pallone e ha scagliato un tiro filante, angolatissimo. Febbrile il conciliabolo. Caicedo ha spiegato il siparietto e ha svelato la gerarchia dei rigoristi in assenza di Immobile, ha seguito le indicazioni: "Correa voleva fare gol, ma anche io. In ogni caso non c’è problema. Inzaghi nello spogliatoio ha detto che se non c’è Ciro sono io il rigorista".
La stanchezza. Graffi e carezze. Caicedo sta aiutando la Lazio a riedificare il sogno Champions dopo aver contribuito, al contrario, a farlo svanire l’anno scorso. Ieri, nella prima notte di campionato senza Ciro, s’è fatto trovare pronto. Ha trasformato il rigore, non poteva sbagliarlo, gli sarebbe caduto il mondo addosso. Caicedo sta rispondendo presente agli appelli, alle invocazioni, alle preghiere. Zompa su ogni traiettoria, su ogni pallone. Continua a sbagliare certe conclusioni, ieri si è rifatto alla grande. Le critiche al massimo lo hanno piegato, non lo hanno spezzato, l’hanno ricaricato. Il bilancio del dare e dell’avere a fine stagione dovrà essere in pareggio, l’anno scorso non lo è stato. Caicedo si sta impegnando nella missione. Ha chiuso stremato anche lui, ha chiesto il cambio ad Inzaghi a fine primo tempo, ha resistito finché ha potuto, aveva un problema a un polpaccio. "Questa partita ricordava il primo tempo di lunedì a Frosinone, abbiamo giocato bene, abbiamo sofferto. Dobbiamo continuare con questa intensità. Dobbiamo continuare così la nostra stagione!". Dall’Inter all’Empoli passando per Frosinone. E’ stata una settimana lunghissima, vissuta in un guazzabuglio di emozioni, tra tante torture (dovute al calendario centrifugato, alle assenze, alle fatiche). Caicedo s’è trasformato in condottiero, non è più solo il vice Ciro. Ha segnato per la prima volta in due match consecutivi di campionato. E’ a quota 3 in campionato, ha già eguagliato lo score dell’anno scorso. Ha segnato quattro dei sei gol totali (firmati in A da quando è in Italia) all’Olimpico. E gli ultimi quattro gol in campionato sono arrivati quando è partito dal primo minuto. Se non c’è Ciro, c’è lui.