25 settembre 2016 - Roma, Stadio Olimpico - Campionato di Serie A, VI giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Wallace, de Vrij, Radu, Felipe Anderson (84' Lombardi), Parolo, Biglia (9' Cataldi), Milinkovic, Lulic, Keita (66' Lukaku), Immobile. A disposizione: Vargic, Hoedt, Prce, Patric, Leitner, Murgia, Kishna, Luis Alberto, Djordjevic. Allenatore: S. Inzaghi.
EMPOLI: Skorupski, Zambelli, Bellusci, Barba (33' Cosic), Pasqual, Tello (59' Marilungo), Mauri, Croce, Saponara, Gilardino (77' Mchedlidze), Pucciarelli. A disposizione: Pelagotti, Dimarco, Diousse, Buchel, Krunic, Veseli, Pereira, Maiello, Maccarone. Allenatore: Martusciello.
Arbitro: Sig. Fabbri (Ravenna) - Assistenti Sigg. Peretti e Valeriani - Quarto uomo Sig. Meli - Assistenti di porta Sigg. Rizzoli e Serra.
Marcatori: 29' Keita, 90' Lulic.
Note: esordio in Serie A per Wallace Dos Santos. Ammoniti Zambelli, Felipe Anderson, Pasqual, Cataldi tutti per gioco scorretto. Angoli: 5-6. Recuperi: 3' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 10.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Keita, grinta e fortuna. La Lazio soffre ma va. L'Empoli è senza malizia. L'attaccante sblocca la sfida, nella ripresa solo la traversa e Strakosha salvano Inzaghi. Gol di Lulic nel finale, Biglia k.o.".
Continua la "rosea": Lampi di Keita e spirito da provinciale. E' una Lazio basica (ma efficace) quella che torna al successo dopo il k.o. di San Siro col Milan. Tre punti d'oro che proiettano la squadra di Inzaghi in una posizione di classifica decisamente interessante. Ma il successo dei biancocelesti è condito da troppa sofferenza, contro un Empoli che resta in partita fino al 90', quando Lulic sferra il colpo del k.o. Il 2-0 finale è in effetti severo per la squadra di Martusciello che avrebbe meritato quanto meno un passivo minore. Ma anche un pareggio non avrebbe certo fatto gridare allo scandalo. Perché dopo un primo tempo in cui la Lazio si prende la scena, andando al riposo meritatamente in vantaggio, nella ripresa è la squadra toscana a salire in cattedra. Bei fraseggi grazie al quadrilatero di centrocampo in cui abbondano i piedi buoni, manovra tambureggiante, solo troppa timidezza e poca precisione quando si arriva alla conclusione. Anche sfortuna, a dire il vero. Perché poco dopo l'intervallo è la traversa a fermare Pucciarelli (sarebbe stato un gran gol), mentre successivamente saranno Wallace e Strakosha a negare l'1-1 allo stesso Pucciarelli.
Martusciello (che ci prova in tutti i modi, inserendo prima Marilungo e poi Mchedlidze) ha insomma di che recriminare. Ma anche molto da riflettere. L'impressione è infatti che la sua sia una squadra bella da vedere, ma inconcludente: poco cattiva quando c'è da segnare (restano solo 2 i gol all'attivo) e poco smaliziata quando c'è da soffrire. L'esatto contrario di una Lazio che, nonostante il censo più alto, non si vergogna di alternare momenti di poesia ad altri di una prosa che più cruda non si può. La prima è affidata ai piedi fatati di Keita e Anderson. Che, specie nel primo tempo, divertono e producono (il gol che sblocca la gara arriva da un cross del brasiliano che, deviato da Bellusci, finisce sui piedi del senegalese). Poesia che arriva anche da Milinkovic e Immobile (Skorupski nega una gol da favola al napoletano imbeccato proprio dal serbo). Ma è un po' tutta la squadra, schierata con l'ormai tradizionale 3-5-2, a convincere. Peccato solo che, come già col Milan, la benzina finisca a metà gara. La bravura del portierino Strakosha e una insospettabile (per l'età media bassa) tenuta mentale consentono agli Inzaghi boys di tenere botta fino al 90', quando il raddoppio di Lulic (cross di Lombardi e spizzata di Immobile) rende inutile il recupero. Tutto è bene quel che finisce bene, per i romani. Anzi no. Perché Biglia (al rientro, evidentemente troppo affrettato) si stira di nuovo dopo nove minuti. Rischia un lungo stop.
Il Corriere dello Sport titola: "All'Olimpico gol&fantasia. La Lazio vola. La qualità fa la differenza: Keita e Felipe partono nel blocco dei titolari ed è vittoria".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: La qualità fa la differenza. La Lazio ha vinto perché Keita e Felipe Anderson, per la prima volta in questa stagione, sono stati inseriti nel blocco dei titolari e hanno aggiunto talento ad un gruppo capace di sacrificarsi ma non ancora di esprimere soluzioni offensive convincenti. Un gol pesantissimo del senegalese, su cui è stata costruita la partita sino al raddoppio di Lulic al novantesimo, e la corsa infinita del brasiliano, suggeritore nel primo tempo votato all'attacco e terzino nella ripresa quando doveva difendere su Croce e Pasqual. L'Empoli ha perso perché la traversa e Wallace nella ripresa hanno salvato Strakosha, il giovanissimo albanese eletto vice Marchetti, a sua volta determinante almeno in altri due interventi su Gilardino e Pucciarelli. Paratone. Martusciello torna a casa tra i rimpianti, alla distanza avrebbe forse meritato il pareggio, ma non raccoglie perché ha il peggior attacco del campionato: appena 2 gol e non ha segnato in cinque delle prime sei giornate. Inzaghi può applaudire lo spirito di sacrificio dei suoi giocatori e dovrà continuare a lavorare sulla formula tattica. La Lazio vive di un equilibrio imperfetto, il 3-5-2 sta producendo buoni risultati, cinque gol in casa e appena uno subito all'Olimpico (con la Juve), ma ieri ci sono state due partite diverse in novanta minuti. Una brillante, sino all'intervallo, quando la squadra biancoceleste riusciva a correre e pressare, ribaltando l'azione con palla lunga o cambi di gioco e sventagliate da una fascia all'altra.
In quel momento Felipe ha dato il meglio nella fase offensiva, perché riusciva (partendo da lontano) a puntare Pasqual e creava occasioni (ben tre, compreso il gol di Keita) con i suoi dribbling. Nella ripresa, invece, la Lazio è finita subito alle corde, ha smesso di giocare, subendo a lungo l'iniziativa e la manovra dell'Empoli. Si è salvata difendendo con ordine e un briciolo di buona sorte. Martusciello aveva allargato Croce sulla fascia sinistra e con i raddoppi di Pasqual era riuscito a creare difficoltà a Felipe, di fatto trasformato in terzino. Il brasiliano ha stretto i denti e ha lottato sino a quando non ha lasciato il posto a Lombardi, debuttante all'Olimpico e decisivo con il cross da cui è nato il gol della sicurezza. Cambio indovinato. Un altro allenatore avrebbe messo Patric. La diversità delle cifre riassume l'andamento della partita. Molto più equilibrato il primo tempo. Inzaghi ha perso dopo neppure dieci minuti Biglia, costretto a uscire per un probabile strappo al polpaccio, e lo ha sostituito con Cataldi, bravo a tamponare Saponara. Josè Mauri godeva di troppa libertà, ma all'Empoli mancava lo spunto del suo trequartista. La Lazio aspettava, vinceva i duelli a centrocampo, cercava di aprire gli spazi per le discese di Felipe e Lulic a cui si aggiungeva lo strapotere fisico di Milinkovic. Proprio i due esterni e il serbo alla mezz'ora hanno prodotto la fiammata spacca-partita. Bellusci ha murato il tiro di Keita, Skorupski è riuscito a deviare il missile di Immobile, il senegalese al terzo assalto ha inquadrato lo specchio di destro dopo il cross sporcato da Bellusci.
All'intervallo Keita (4 tiri) era l'attaccante più pericoloso, Felipe l'unico da cui nascevano idee, Immobile nervoso e poco servito. Dopo l'intervallo Milinkovic ha perso vigore, Cataldi è apparso meno sicuro, Felipe è stato messo alle corde da Croce. Così si è accentuata la pressione dell'Empoli, che teneva il pallino del gioco in mano. Il possesso palla della Lazio è sceso dal 46,6% al 32,8% della ripresa (media del 39,4% nei novanta minuti) e non c'erano ripartenze, perché Immobile e Keita tenevano troppo palla. Inzaghi ha tolto il senegalese, a corto di ossigeno, e non l'azzurro, ma sono stati utili gli ingressi di Lukaku e Lombardi (al posto di un esausto Felipe) per dare ossigeno alle corsie esterne. Martusciello aveva sganciato Marilungo e poi sostituito Gilardino con Mchdelidze, cercando di allargare il gioco. Sono piovuti 17 cross nell'area della Lazio, che resisteva con i colpi di testa di de Vrij e Wallace, più il lavoro sporco di Parolo, mentre l'Olimpico (ancora semivuoto) borbottava. A cinque minuti dalla fine è stato Pucciarelli, che aveva già colpito la traversa in avvio di ripresa, a sfiorare altre due volte il pareggio. E' stato murato da Wallace e poi da Strakosha. Il segnale buono prima che Lulic chiudesse il conto. Ma quanta sofferenza.
Il Messaggero titola: "La Lazio fa festa con Keita e Lulic. I biancocelesti superano l'Empoli con un gol per tempo senza brillare. Biglia ko dopo 7 minuti: lungo stop. Strakosha è un'autentica saracinesca".
Prosegue il quotidiano romano: C'è Keita, ci sono i tre punti, ci sono le giocate individuali ma la Lazio proprio non c'è. Contro l'Empoli da salvare c'è soltanto il risultato. Un 2-0 che non racconta fino in fondo quanto accaduto all'Olimpico. I biancocelesti non hanno né un gioco né una precisa identità. E così ci pensano i singoli a regalare i tre punti. È il ragazzaccio Keita a far esultare i pochissimi presenti all'Olimpico con un sinistro che fulmina Skorupski. Già, proprio il monello biancoceleste. Ancora una volta è lui ad accendere la luce, seppur fioca. Per carità pecca di egoismo, fa imprecare Immobile ed Inzaghi in più di una occasione: ma è l'unico vero giocatore pericoloso. La rete del 2-0 finale di Lulic serve solo a far tirare un sospiro di sollievo, dopo aver vissuto più di un'ora con il fiato sospeso. Le maglie fluorescenti dell'Empoli sottolineano come un evidenziatore i limiti tattici di una squadra che non ha una sua amalgama. Inutile nascondersi dietro un dito e fare dichiarazioni di giubilo dopo una prestazione in bianco e nero condita da una serie di errori macroscopici. Pronti via e la Lazio perde Biglia. L'argentino voleva giocare a tutti i costi, anche per ricevere una chiamata della Nazionale, Inzaghi non riesce a rinunciarci perché il centrocampo biancoceleste non ha quadratura. Alla fine Lucas riceve l'ok dello staff medico anche se non è assolutamente in grado di giocare.
Lo testimoniano quei sette minuti in cui rimane in campo. Poi le lacrime e le stampelle. Un film visto e rivisto. Un danno doppio visto che l’argentino adesso starà fuori dal campo per molto tempo. Applausi generali. Così come non si capisce l'impianto di gioco scelto. Questo 3-4-1-2 ha il pregio di far giocare tutti ma non nel migliore dei modi. L'esempio più lampante è quello di Anderson costretto a fare l'attaccante e il terzino. Il brasiliano è pericoloso in fase offensiva e non certo in quella di ripiego. Prende l'ammonizione proprio perché si fa saltare al limite dell'area e poi quando deve attaccare è a corto d'ossigeno. Lui è generoso e ci mette tutto l'impegno possibile. Non è un caso che molti dei pericoli nascano dai suoi piedi così come il gol di Keita. Felipe poi non sempre rientra e costringe così Parolo a fare anche il terzino per coprire quel buco. Così facendo anche lui si spompa troppo in fretta. Milinkovic stavolta non convince, Immobile non viene servito mai a dovere. Fortuna che dietro la Lazio alza il muro. Strakosha salva almeno in tre occasioni, de Vrij mette pezze ovunque. Non convince tanto Wallace ,troppo spesso indeciso se uscire o arretrare quando l'Empoli attacca. Nasce così il colpo di testa di Gilardino. E poi non si spiega il motivo per cui Keita, il più pericoloso, sia dovuto uscire dopo un'ora di gioco. E per far entrare Lukaku che gioca dalla parte opposta a dove la Lazio aveva un buco enorme.
Soldati e generali nello spogliatoio biancoceleste. Si capisce bene quando è Radu a calciare una punizione dal limite. Una vera e propria lezione di calcio quella data ieri da Martuscello ad Inzaghi. L'[Empoli]], terzultimo in classifica, gioca bene, è organizzato e non butta mai via un pallone. Al contrario della Lazio che invece si affida a lancioni e invenzioni del momento. Alla fine, però, contano i risultati e i biancocelesti hanno 10punti. Ma per centrare l'Europa di strada ne devono fare tantissima.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Avanti così. La Lazio di Inzaghi non sarà ancora bella, ma funziona e produce risultati, segnando in ogni partita con protagonisti diversi: 10 punti in 6 giornate, un'altra vittoria all'Olimpico, 10 gol con 9 marcatori differenti, ieri per piegare l'Empoli sono andati a segno il ritrovato Keita e Lulic. Simone ha il sorriso tirato perché la domenica è stata rovinata dal grave infortunio di Biglia. Sarebbe stato meglio non farlo giocare. L'argentino si è imposto. "Lui si sentiva sicuro, ha fatto bene la rifinitura" ha raccontato il tecnico della Lazio. "Dispiace perché lo perderemo a lungo. Con Biglia avevamo parlato, è il nostro capitano, ci vuole essere sempre, ci aveva lasciato per due partite e voleva tornare, pensava di farcela anche per San Siro. E' un lottatore. Magari si fosse allenato in mattinata si sarebbe infortunato lo stesso. A volte ti tradisce il destino, l'unico neo è che stiamo perdendo giocatori importanti". Biglia ko dopo Bastos (altro serio stiramento), Basta e Marchetti, l'unico con residue chances per Udine. Inzaghi ha raccontato così la partita della Lazio.
"Ottimo primo tempo, vantaggio meritato, potevamo raddoppiare. Ricordo un colpo di testa di Gilardino e niente altro. Nella ripresa ci siamo abbassati e abbiamo sofferto, l'Empoli gioca bene, bisogna concedere il possesso palla. Forse non avremmo dovuto abbassarci così tanto. E' stata vinta una partita importante, abbiamo 10 punti e perso solo con Milan e Juve. Sono soddisfatto del primo tempo e della classifica. A volte bisogna essere umili e consapevoli degli avversari. L'Empoli sarà scomodo per tutte le squadre". Simone ha ritrovato Keita. Decisivo. "Non è una vittoria mia, è una vittoria sua. Abbiamo bisogno di lui. Deve mettersi alla pari con gli altri. Keita sta lavorando, non ha ancora i novanta minuti nelle gambe, non avrei voluto toglierlo, ma il suo minutaggio è questo, ha margini di miglioramento". Bene è andato Felipe Anderson a tutta fascia. E se un pochino il brasiliano si sacrifica, la Lazio difende bene a tre e ha aggiunto Milinkovic a centrocampo. "La squadra sta acquisendo certezze. Felipe è più offensivo, ma ha le capacità per coprire tutta la fascia. Quando gioca alto nel 4-3-3 il terzino lo prende, torna indietro a farsi dare la palla. Se parte da più lontano può essere pericoloso e punta l'uomo. Ottima prestazione, sono contento di lui, può ancora migliorare partita per partita. Nella ripresa si è sacrificato molto. E' un ruolo diverso, ma ha tutte le caratteristiche per farlo bene". In attacco si sono passati poco la palla sprecando diverse ripartenze da sfruttare in altro modo. "Gli attaccanti sono egoisti... Abbiamo quel difetto, capitava anche a me, ma ora sono allenatore, ho il compito di correggere alcune cose. Devono giocarla di più tra di loro, è toccato a Immobile e anche a Keita. Ma gli aspetti positivi ci sono. La squadra mi segue, cresce, siamo contenti".
La ripresa è stata di totale sofferenza. "Vero. Nel secondo tempo potevamo fare di più. L'Empoli ha giocato meglio, la colpa nostra è stata quella di abbassarci troppo, era normale concedere il possesso palla, anche Juve e Inter lo avevano fatto, ma la squadra si è difesa con una buona organizzazione. Questa era la terza partita in una settimana, 10 punti sono un ottimo bottino. Ora non dobbiamo cullarci sui risultati". Ha tolto Keita, e non Immobile, perché aveva finito la benzina. "Djordjevic non aveva problemi, ha svolto la rifinitura, stava bene, ma ho scelto Keita e penso abbia lavorato benissimo. Crescerà il suo minutaggio, è importante per noi, ci aiuterà ad aumentare le prestazioni. Immobile aveva ancora energie da spendere, Keita ne aveva meno, sono soddisfatto di tutti e due".
Il sospiro è di sollievo, non solo di stanchezza: "E' stata una grande sofferenza". Senad Lulic, nella porta piazzata sotto la Nord, ha segnato il 26 maggio 2013, l'ha bucata anche ieri. Non s'è ubriacato di gloria, ha individuato i limiti della Lazio e li ha esternati: "Segnare è sempre bello, segnare sotto la Nord lo è in particolare. Ma è difficile nominare un'altra cosa positiva oltre il risultato. Dobbiamo memorizzare il lavoro che svolgiamo in settimana e riproporlo in gara. Dobbiamo incentrare le attenzioni sul gioco. Quando abbiamo la palla tra i piedi serve sapere dove darla, non bisogna andare da soli. Contro l'Empoli abbiamo semplicemente difeso bene". Niente individualismi, niente portatori di palla incalliti, il concetto del bosniaco è chiaro. Sa di essere compreso nel conto, ieri il pallone tra i piedi l'ha tenuto troppo anche lui. Lulic non ha detto cose banali: "C'è ancora tanto da fare, prepariamo azioni e schemi, ma non li attuiamo in partita. Dobbiamo lavorare da squadra. Se nel primo tempo abbiamo giocato, nel secondo tempo non siamo usciti dalla nostra metà campo. Ripeto, sono importanti i tre punti, su tutto il resto c'è da lavorare". A Udine servirà una Lazio più continua: "Ci godiamo la vittoria, sappiamo che c'è tanto da fare quest'anno. Abbiamo creato pochissimo, ci prepariamo per la prossima partita". Lulic esterno a sinistra nel 3-5-2, è pronto per ogni ruolo: "Il mio ruolo? Sempre questa domanda. Va bene così, siamo tanti. Giocando in questo modo noi esterni pedaliamo moltissimo. Dobbiamo aiutarci in campo, dobbiamo difendere bene come successo contro l'Empoli. Era importante non prendere gol, si sentiva un po' di stanchezza a causa del turno infrasettimanale. Io preferisco vincere soffrendo. Se crei 10 occasioni e poi perdi a cosa serve essere pericolosi? Ogni tanto anche gare del genere fanno bene".
Il 3-5-2 deve essere assimilato, viene utilizzato da poche partite. Lulic vota per questo modulo: "Questo schieramento è stato utilizzato per tre partite, ci troviamo bene, continuiamo così. Ognuno sa cosa deve fare in campo. Lavoriamo per migliorare". Sui fischi dei tifosi: "I tifosi sono liberi di fare quello che vogliono, è giusto così. Noi facciamo il massimo". I complimenti a Strakosha: "Ha fatto bene, ha fatto 3-4 parate di qualità. Non possiamo pensare di andare a Milano e vincere, serve tempo, siamo una squadra giovane. Il campionato è molto lungo, secondo me siamo partiti comunque bene. Siamo lì". Dall'esordio a S.Siro all'esordio all'Olimpico, solo grandi stadi per Thomas Strakosha: "Abbiamo vinto, oggi posso ridere! Abbiamo sofferto nella ripresa, ma ciò che conta è il successo. Il gol di Lulic ci ha tranquillizzati. Nel secondo tempo eravamo un po' stanchi, sappiamo di essere una buona squadra, sia noi che il mister". A Milano ha debuttato a freddo, per affrontare l'Empoli si è potuto preparare: "Sono molto più motivato in allenamento, ho avuto più tempo per concentrarmi. Marchetti mi ha dato tanti consigli, mi è stato sempre vicino e mi ha invitato a stare tranquillo. Rivedrò la partita e le parate quando tornerò a casa". Strakosha, con de Vrij davanti, si sente sicuro: "De Vrij mi dà sicurezza, così anche tutti gli altri della difesa. Posso stare tranquillo in porta, ci sono tanti bravi difensori".