11 febbraio 2016 - Campionato di Serie A - XXV giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Konko, Mauricio, Hoedt, Lulic, Cataldi, Biglia, Milinkovic-Savic, Felipe Anderson (85' Candreva), Matri (80' Klose), Mauri (73' Keita). A disposizione: Berisha, Guerrieri, Patric, Braafheid, Morrison, Onazi, Kishna, Djordjevic. Allenatore: Pioli.
HELLAS VERONA: Gollini, E. Pisano, Moras, Helander, Fares (51' Romulo), Jankovic (51' Gilberto), Ionita, Greco, Wszolek, Toni, Pazzini (70' Gomez). A disposizione: Coppola, Marcone, Bianchetti, Samir, Checchin, Furman, Emanuelson. Allenatore: Delneri.
Arbitro: Sig. Gervasoni (Mantova) - Assistenti Sigg. De Pinto e Tasso - Quarto uomo Sig. Carbone - Assistenti di porta Sigg. Banti e Saia.
Marcatori: 45' Matri, 50' Mauri, 69' Felipe Anderson, 72' Greco, 79' Toni, 82' Keita, 90' Candreva (rig).
Note: chiusi per squalifica i settori della "Curva Nord" e i "Distinti Tevere Lato Nord" e "Distinti Monte Mario Lato Nord". La gara si è disputata in data odierna in quanto domenica 14 febbraio allo Stadio Olimpico è previsto l'incontro di rugby "Italia-Inghilterra". Ammonito Mauricio per gioco scorretto. Angoli: 9-3. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 7.000 circa, di cui 2.300 paganti.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio ritrova i gol... nel deserto. All'Olimpico 6-7 mila tifosi, ma segnano Matri, Mauri, Felipe, Keita e Candreva. Verona, salvezza lontana".
Continua la "rosea": Sette gol, alcuni anche molto belli, partita in bilico fino alla fine e spettacolo che una volta tanto non latita. I pochi coraggiosi accorsi all'Olimpico (non più di 6-7 mila, al netto degli abbonati realmente presenti sugli spalti causa chiusura della curva per i cori razzisti a Koulibaly) hanno avuto ragione. Dopo, però, aver avuto il dubbio per quasi tutto il primo tempo di aver sbagliato scelta. Sì, perché Lazio e Verona, dopo essersi studiati senza dannarsi troppo l'anima quasi fino all'intervallo, si scatenano nella ripresa, dando vita a tre partite in una. La prima e l'ultima sono di marca biancoceleste e così si spiega il 5-2 finale per i padroni di casa. In mezzo però c'è spazio anche per un Verona a cui per poco non riesce la rimonta impossibile. Dallo 0-3 maturato a cavallo dei due tempi (apre Matri allo scadere della prima frazione, poi arrotondano Mauri e Anderson), la squadra di Delneri si porta sul 2-3 grazie a una perla di Greco e al solito Toni. Ma poi la Lazio riparte e chiude i conti con Keita e Candreva. La squadra di Pioli si conferma squadra da psicanalisi. Capace di vivere momenti completamente diversi all'interno della stessa gara. Lenta, compassata e svogliata fino al gol di Matri. Poi improvvisamente travolgente, quindi assente, poi di nuovo letale. Qual è la sua vera anima? Pioli se lo chiede dall'inizio della stagione. La smonta e la rimonta (stavolta inedito tridente Anderson-Matri-Mauri; scelta giusta perché segnano tutti e tre) nel tentativo di trovare un minimo di equilibrio e di continuità.
Contro avversari come il Verona possono bastare anche solo alcune folate, quando l'asticella si alza no. E da qui si spiegano gli alti e bassi di questa stagione così diversa da quella precedente. Chiaro, però, che quando l'orchestra biancoceleste si mette a suonare tutta insieme, la sua qualità emerge in maniera imbarazzante. Ed arrivano cinque gol in poco più di 45 minuti, dopo che ce n'erano stati quattro in meno di mezzora contro il Chievo, ultima gara vinta. In mezzo ci sono state però tre partite senza gol e (quasi) senza tiri. Tipico di una squadra schizofrenica. A farne le spese è un Verona che, dopo cinque gare utili, si ferma di nuovo. Una sconfitta pesante nel punteggio anche oltre i demeriti degli uomini di Delneri. Colpevoli però di non aver capito la Lazio. A ingannarli è la relativa facilità con cui la controllano fino al 45'. Non rischiano nulla e sfiorano addirittura il gol (con Pazzini e Toni). Poi quando la Lazio si accende gli ospiti restano spiazzati. Quando ristabiliscono la connessione è ormai troppo tardi. Anche Delneri ci mette del suo con cambi tardivi (Gomez per Pazzini) oppure inutili (Gilberto per Jankovic e Romulo per Fares). Forse, è tardi anche per tentare la rimonta-salvezza. Ma il Verona sicuramente non mollerà. Vedere il modo in cui per poco non riagguanta la Lazio per credere.
Il Corriere dello Sport titola: "Tanta lazio, manita tesa alla gente. Matri-Mauri, e il digiuno diventa un ricordo, poi dilaga con Felipe, Keita e Candreva".
Continua il quotidiano sportivo romano: Cinque gol per cancellare il digiuno lungo tre partite. Una manita tesa alla gente della Lazio, sperando possa tornare all'Olimpico e respirare un'aria migliore. Una cinquina per provare ancora una disperata rimonta verso l'Europa. Delneri e il Verona cercavano l'impresa per sognare ancora la salvezza, ma da ieri sono con un piede in serie B. Pioli s'è tirato su e ora potrà preparare la trasferta di Istanbul con maggiore tranquillità. Ha scelto bene, con Matri e Mauri, per sbloccare la Lazio e ritrovare la via della rete. Sono arrivate poi le reti di Felipe, più quelle dei subentrati Keita e Candreva (su rigore) nel finale caotico e confuso. Il Verona era riuscito a riaprire la partita sfruttando le distrazioni e la leggerezza difensiva della Lazio, ma dietro gli spazi erano enormi, invitanti anche per Klose, entrato per confezionare il contropiede della sicurezza. Pioli avrebbe voluto soffrire meno. Curva e Distinti Nord chiusi, Olimpico semi-vuoto, la partita era iniziata con ritmi troppo bassi. Sembrava quasi un'amichevole. Mancavano adrenalina e tensione, la Lazio teneva palla, il Verona non concedeva spazi. Avrebbe potuto e dovuta accenderla Felipe, preferito da Pioli a Candreva. Il brasiliano s’è presentato con un slalom concluso da un tiro in diagonale senza centrare il bersaglio, poi si è eclissato. Lunghe pause. Meglio Konko. Faceva quasi tutto il francese, dietro aiutava la Lazio a impostare l'azione e davanti andava al cross. Mauri finto esterno sinistro, un po' per stare più vicino a Matri, un po' perché Lulic era in costante proiezione offensiva. Molto più ala che terzino il bosniaco.
Matri non è arrivato in spaccata su un tocco di Mauri sotto porta, Gollini ha respinto il tiro centrale di Lulic, il Verona invece ha costruito due occasioni limpide per segnare. Delneri non aveva Marrone, specialista dei calci piazzati, ma sa sfruttare benissimo le palle inattive. Sugli sviluppi di un angolo, Pazzini ha colpito di testa e Marchetti si è allungato per mettere in angolo. Sul cross di Wszolek ci ha riprovato Toni, ancora di testa, senza inquadrare il bersaglio. La Lazio si è svegliata sul finire del primo tempo, quando Biglia si è messo a correre e ha dato l'input. Era necessario alzare i ritmi e così la squadra di Pioli è diventata pericolosa, trovando la rete a un sospiro dall'intervallo. Bravissimo Cataldi a recuperare palla, sradicandola dai piedi di Ionita. Ha resistito al ritorno di Greco e ha servito l'assist per Matri. L'attaccante si è allungato e di sinistro ha evitato l'intervento di Pisano, beffando Gollini sul palo più lontano. Gol da centravanti, sfruttando l'unica mezza palla arrivata in 45 minuti riassunti dalle cifre: 66% di possesso palla, 16 cross, 10 tiri di cui solo 3 nello specchio. Sbloccata l'astinenza della Lazio che durava da 315 minuti. Subito dopo l'intervallo è arrivato il raddoppio della Lazio. Verona sorpreso dal lancio in profondità di Lulic e dall'inserimento di Cataldi. L'ex capitano della Primavera ha inventato un altro assist. Palla indietro per il sinistro preciso di Mauri. Il vecchio capitano sa sempre dove trovarsi e quando: non segnava da dieci mesi, l'ultimo gol nel giorno del sorpasso sulla Roma (12 aprile 2015) in un Olimpico con 50 mila tifosi per il successo sull'Empoli (4-0). Partita finita? Neanche per sogno.
Traversa colpita da Hoedt, quasi autogol, poi la Lazio ha trovato il terzo gol con Felipe, servito da Matri (in posizione di fuorigioco). Il Verona, però, ha avuto la forza di riaprirla. Sinistro su punizione all'incrocio di Greco, poi un altro gol con Toni a toccare in rete il cross dell'ex romanista: 2-3 a poco più di dieci minuti dalla fine. Brividi. Pioli aveva inserito Keita per Mauri e Klose al posto di Matri. Il tedesco ha approfittato di un malinteso tra Greco e Romulo e s'è involato, cross al bacio, destro in corsa di Keita. Lo spagnolo fa i gol difficili, questa volta è entrato benissimo. Come Candreva. Rigore conquistato da Lulic e destro violento in rete. Ora la battaglia di Istanbul.
Il Messaggero titola: "Ritrovato il gol la Lazio sorride. Il Verona battuto con la cinquina firmata Matri, Mauri, Anderson, Keita e Candreva. I biancocelesti sono tornati a segnare dopo tre partite, ma è una piccola vittoria".
Prosegue il quotidiano romano: Nella serata più triste la Lazio fa il suo battendo per 5-2 il Verona, ultimo in classifica. L'Olimpico è vuoto e la malinconia prende tutti per mano. L'atmosfera che si vive sugli spalti fotografa esattamente il momento che sta vivendo la squadra biancoceleste. C'è uno scollamento generale tra tifosi, società e giocatori. Un vuoto pneumatico che lascia frastornati. L'amore ha fatto posto alla monotonia di una stagione che a febbraio ha già perso ogni senso. Si vede dall'assenza del tifo, dal modo di giocare in campo e da quel senso di abbandono che ormai ha preso il sopravvento su tutto. Lotito e Tare assistono immobili allo spettacolo dalla tribuna. La Lazio vince, ma il bicchiere non può essere affatto mezzo pieno perché battere una squadra praticamente retrocessa era il minimo sindacale. Andare in vantaggio 3-0 e poi farsi rimontare due gol, vivendo con la paura fino all'ultimo minuto, è indicative della fragilità degli uomini di Pioli. Il futuro davanti è nebuloso ed è difficile ritrovare la rotta tra le nebbie sempre più dense. Tre punti che restituiscono un piccolo sorriso ma che di certo non ridanno la convinzione ed il morale. Serviva non perdere la faccia e almeno questo obiettivo, per ora, è stato centrato. Il primo tempo scorre via tra sbadigli e noia.
La Lazio in campo fa una fatica tremenda a costruire uno straccio di azione. Troppi passaggi per portare la palla nell'area del Verona dove il muro innalzato da Delneri non fa passare nulla. Lo scenario è desolante, poco più di cinquemila tifosi, sparpagliati per i vari settori e intirizziti dal freddo, non hanno nemmeno la forza di contestare o fischiare. In campo i giocatori trotterellano senza riuscire a dare forma alle idee trasmesse da Pioli. I brividi oltre alla temperature bassa li fanno venire gli avanti gialloblù. Pazzini prima e Toni poi sfiorano il gol, fortuna per i biancocelesti che Marchetti è in serata di grazia. A centrocampo il gioco è poco fluido Biglia e Cataldi non riescono a far girare velocemente il pallone e sugli esterni la spinta è pari a zero. Anderson è chiuso nella sua malinconia e non riesce ad uscirne, il gol gli regala una minima gioia, ma nulla più. I minuti scorrono e la sensazione è che la differenza con l'ultima in classifica non ci sia affatto. Anzi. Ma lo stellone non abbandona mai la Lazio nei momenti peggiori e così Matri indovina un diagonale che finisce in rete con la complicità del portiere Gollini. I biancocelesti ritrovano il gol dopo tre giornate di digiuno e lo fanno con un centravanti. Alleluja, è il primo del 2016. Non accadeva dalla sfida con la Sampdoria del 14 dicembre.
Sale così a 6 il bottino degli attaccanti laziali in stagione. La ripresa si riapre con il colpo del ko di Mauri che di piatto conclude al meglio il passaggio di Cataldi, ieri in versione assistman. Anderson firma il tris. Partita chiusa? Nemmeno per idea perché la difesa laziale è un colabrodo e regala al Verona due reti che riaprono la partita. Minuti di panico fino al poker di Keita che fa tirare un sospiro di sollievo. Candreva su rigore firma la cinquina. Una gara triste sotto ogni punto di vista, un piattume che lascia senza parole. Una vittoria piccola verrebbe da dire perché all'orizzonte il futuro resta grigio e triste come non mai. Tre punti che muovono la classifica ma che risultano inutili. La corsa all'Europa League è ormai compromessa e solo un miracolo può far si che Pioli e i suoi uomini arrivino al quinto posto che ora, in attesa della gara della Roma di questa sera, è lontano ben 8 punti. Al triplice fischio qualche timido applausi degli stoici spettatori presenti. Niente sorrisi e niente esaltazione perché resta il fatto che la Lazio ha mostrato limiti enormi di gioco e di carattere. L'unica consapevolezza è che del doman non v'è alcuna certezza.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Il bello del gol è che fa vincere. I belli del gol sono Mauri e Matri, la coppia più cool della Lazio. Modelli e calciatori, hanno appeal dentro e fuori dal campo. Sono i belli perché riconosciuti così dal pubblico femminile. Il bello del calcio sta nel suo segreto, per vincere servono un centravanti purosangue come Matri e un esperto dell'ultimo passaggio (con il vizietto del gol) come Mauri. Il vecchio capitano ha fatto centro a 36 anni, dieci mesi dopo l’ultima volta (Lazio-Empoli del 12 aprile 2015). E' tornato e la Lazio è diventata più pericolosa: "Crediamo nell'Europa - ha detto ieri Mauri - siamo tornati a giocare a certi livelli anche se abbiamo concesso troppo. Il mio è un gol importante perché son tornato a giocare titolare, mi sento bene, dopo un piccolo problema alla schiena mi sono ripreso e spero di continuare così". Passano i tempi e cambiano le mode, arrivano baby talentuosi. Mauri si rende sempre utile e prezioso, il suo calcio non invecchia, funziona: "E' sempre un'emozione particolare segnare. Siamo sulla strada giusta per ricominciare. Abbiamo fatto bene, speriamo di continuare così per poterci togliere soddisfazioni". Son tornati i gol, non sono tornati i tifosi. L'Olimpico è spettrale, sempre di più: "I tifosi ci mancano molto. Gli spettatori fanno parte dello spettacolo e del calcio. Noi possiamo solo fare risultato per generare entusiasmo e portare la Lazio dove merita. C'è anche il problema delle barriere, speriamo si possa trovare una soluzione per toglierle. Per la Curva la divisione è un grosso ostacolo, speriamo si trovi una soluzione alternativa". Il vecchio capitano crede nella rimonta europea: "Sappiamo di essere una buona squadra, quest'anno abbiamo giocato al di sotto delle nostre potenzialità, speriamo di aver invertito la rotta". Sul 3-0 son stati corsi rischi grossissimi: "Abbiamo commesso troppi errori, ci sono state disattenzioni. Siamo troppo altalenanti, dobbiamo trovare continuità anche nei risultati, speriamo che la partita con il Verona possa darci fiducia".
S'erano invocati i gol dei centravanti. Matri ha trovato la quarta rete in A, s'è fiondato in area con ferocia. Quando ha i palloni giusti difficilmente li sbaglia, merita di giocare, il valzer che ha coinvolto le prime punte l'ha penalizzato e l'ha fatto arrabbiare: "La squadra crede nella grande rimonta in classifica, il nostro potenziale si conosce. Abbiamo avuto alti e bassi ingiustificabili. Il gol? Per fortuna ho colpito male, ho sbucciato il pallone e ho fatto centro (risata). Cataldi è stato bravo nel servire l'assist. Segnare all'ultimo minuto del primo tempo è stato importante, credo che abbia sbloccato la squadra a livello psicologico. Dobbiamo evitare le disattenzioni, la Lazio non può permettersele". I cinque gol hanno riempito la pancia della Lazio, il digiuno durava da tre partite: "Dobbiamo giocare più in velocità. L'attacco non è molto prolifico, inutile negarlo, è stato compiuto un piccolo passo. Se un attaccante non segna non è solo colpa sua, ognuno ha le sue colpe. A volte ci mettiamo troppo nel fare l'ultimo passaggio". E' stato un gol alla Matri, tipico dei centravanti di razza: "Sono i miei gol, gioco sul tempo rispetto al portiere. In carriera ho giocato di più in coppia sfruttando molto l'attacco della profondità. Con due esterni devi andare di più incontro per creare loro spazio. Devo migliorare molto nei movimenti a tre". Il futuro è un rebus. E' a Roma in prestito secco, il cartellino appartiene al Milan: "Ho ancora un anno di contratto con i rossoneri, a giugno parlerò con la società e vedremo che succederà. Il mercato, per me, negli ultimi due anni è sempre stato aperto".
Cinque gol per ritrovare il sorriso di Pioli. "Sono molto soddisfatto, ho visto solo cose positive. Ci mancava il gol, nelle ultime tre partite non eravamo stati determinati sotto porta. La Lazio mi era piaciuta anche nel primo tempo per la voglia di manovrare e trovare soluzioni". Brividi quando il Verona l'ha riaperta. "Non mi è piaciuto solo quel calo di concentrazione. Non ce lo possiamo permettere. Abbiamo rischiato di riaprire una partita dominata. Sul 3-0 forse abbiamo pensato che fosse finita. Non credo ai calendari facili o difficili. Il Verona ci ha creato difficoltà, veniva da cinque risultati utili, aveva pareggiato con la Roma e con l'Inter". Sono andati in gol Matri, Mauri e Felipe (il tridente iniziale), poi Keita con l'assist di Klose e Candreva. Pioli ha indovinato tutto. "Ho tante soluzioni a disposizione, Candreva veniva da un infortunio, ho messo in campo le caratteristiche più adatte per affrontare il Verona. Klose è entrato con decisione e con qualità. Le scelte dall'esterno possono non avere senso, ma io vedo atteggiamenti, comportamenti e valuto le caratteristiche. Tutti devono farsi trovare pronti. E' stato bravo sia chi ha cominciato, sia chi è entrato". E' tornato Biglia. "Si muoveva basso, l'ha fatto molto bene, volevamo aprirci con i terzini. Quest'anno ha avuto diversi problemi. Le sue assenze e quella di de Vrij si sono fatte sentire molto". E' tornato anche Mauri. "Sta bene, ha avuto problemi fisici. Sulle sue qualità non ci sono dubbi. E' intelligente". In crescita Felipe. "L'ho visto in progresso e brillante dal punto di vista fisico".
L'obiettivo resta complicato e immutato. Tentare la rimonta europea. "Non è sufficiente la vittoria con il Verona, non abbiamo fatto niente. Serve continuità. Questa Lazio deve pensare a vincere più partite possibili, le prime cinque sono molto forti. Possiamo fare un filotto. Non dipende solo da noi. L'aspetto mentale è decisivo. Ho una squadra molto giovane e di prospettiva, i ragazzi possono commettere errori, ma sono accompagnati da giocatori esperti. La miscela è giusta, bisogna accenderla. Paghiamo il mese di novembre, un punto in sei partite, siamo rimasti indietro. Da allora la Lazio è stata battuta solo da Juve e Napoli, ma se la sta giocando sempre con lo spirito giusto. Ho dato una sfida ai miei giocatori. Proviamo a fare qualcosa di grande da qui alla fine del campionato con una striscia di vittorie". E' stato l'unico momento in cui ha ripensato all'inverno scorso. "Giocavamo un grandissimo calcio, forse non ci è stato riconosciuto, ma proprio in questo periodo siamo esplosi". Nel finale s'è rivisto Keita. "Ha grande qualità. Deve trovare continuità nel lavoro e negli atteggiamenti. Quando gli altri sono stanchi, può fare la differenza. Può anche dall'inizio, ma questa volta ho scelto altre caratteristiche". Ai microfoni dell'emittente turca TRT Spor ha parlato della sfida di Europa League. "La partita con il Galatasaray è molto importante, la prima può determinare la qualificazione. Siamo consapevoli di andare a giocare in un'atmosfera caldissima. Il Galatasaray è abituato a giocare in Champions e ha esperienza nelle competizioni europee. Abbiamo le qualità per batterli e sono convinto che ce la giocheremo alla pari".