18 novembre 2017 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XIII giornata - inizio ore 18.00
ROMA: Alisson, Florenzi (79' Bruno Peres), Manolas, Fazio, Kolarov, Nainggolan (85' Juan Jesus), De Rossi, Strootman, Perotti, Dzeko, El Shaarawy (72' Gerson). A disposizione: Skorupski, Lobont, Moreno, Emerson, Castan, Gonalons, Pellegrini, Under, Defrel. Allenatore: Di Francesco.
LAZIO: Strakosha, Bastos, de Vrij, Radu (77' Patric), Marusic, Parolo, Leiva (58' Nani), Milinkovic, Lulic (58' Lukaku), Luis Alberto, Immobile. A disposizione: Vargic, Guerrieri, Mauricio, Luiz Felipe, Basta, Murgia, Jordao, Neto, Palombi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Di Liberatore e Tonolini - Quarto uomo Sig. Damato - V.A.R. Sig. Irrati - A.V.A.R. Sig. Vuoto.
Marcatori: 49' Perotti (rig), 53' Nainggolan, 72' Immobile (rig).
Note: ammonito al 18' Lulic, al 25' Leiva, al 55' Luis Alberto, al 63' Nani, al 67' Nainggolan, all'87' Fazio. Angoli 6-7. Recuperi: 1' p.t., 6' s.t.
Spettatori: paganti 34.688 per un incasso ai botteghini di Euro 1.798.245, abbonati 21.087 per una quota di Euro 500.575.
La Gazzetta dello Sport titola: "Il sorpasso della Roma. Scavalcata la Lazio col derby-spareggio. Per lo scudetto c’è anche Di Francesco. Perotti-Nainggolan: giallorossi, 5° trionfo di fila e notte al 3° posto. Inzaghi battuto ma non bocciato".
Continua la "rosea": Fate largo, arriva la Roma. La Magica vince il derby, sorpassa la Lazio e quatta quatta s'assesta in zona Champions. Quinta vittoria di fila, in campionato. La squadra di Di Francesco si trascina dietro il meno uno alla voce partite giocate - deve recuperare la gara contro la Samp a Genova, gara difficile, non impossibile -, per cui bando a formalismi e cautele: in attesa che qualcuno assuma una leadership decisa e vada in fuga, ammesso e non concesso che succeda in un torneo incerto e avvincente, la Roma ha pieno diritto di sedere al tavolo delle aspiranti allo scudetto. Lo dice la classifica e lo conferma il gioco, definito e riconoscibile dei difranceschiani. La Lazio esce dal derby battuta, ma non ridimensionata negli obiettivi. Anche Simone Inzaghi può far valere il bonus del match in meno, in casa contro l’Udinese, impegno più facile rispetto a quello dei giallorossi. La Lazio si è infranta su un avversario che l’ha studiata, capita e destrutturata come nessun altro fin qui in stagione. Neppure il Napoli, che a casa laziale aveva vinto perché la difesa biancoceleste si era sfaldata pezzo dopo pezzo.
La Lazio è partita abbastanza forte, ha fatto valere per i primi dieci minuti la risorsa Luis Alberto, col suo calcio rapido e diretto. Lo spagnolo ha servito un paio di palloni verticali per Immobile, al quale è stato subito annullato un gol per chiaro fuorigioco. Di Francesco è corso ai ripari. Per chiudere la cerniera, gli è bastato avvicinare i due centrali di difesa, Manolas e Fazio, e serrare le linee. Per rovesciare l’andazzo, è poi passato alla fase due, la pressione organizzata il più in avanti possibile. La Lazio è stata inibita nella sua debordante fisicità , mai visto in stagione un Milinkovic così soccombente come nel primo tempo di ieri. Luis Alberto ha perso via via rifornimenti e riferimenti. La Roma ha preso a macinare il suo calcio essenziale, per filosofia non distante da quello luccicante del Napoli, ma in concreto più essenziale e meno barocco. Aggressività a fuoco lento, però costante e tesa all’ipnosi dell’avversario. La Roma ha prevalso per possesso palla senza eccedere o straripare. Ha imposto un giro-palla funzionale, non abbagliante come quello dei sarriani. Di Francesco ha accantonato gli estremismi giovanili, oggi coltiva la virtù dell’equilibrio. Nella sua Roma tutto si tiene, anche cose contrarie tra loro. Si notano residui spallettiani, per esempio Nainggolan magnifico guastatore. Il precetto-base dell’aggressione alta discende da Zeman. Il finale col cambio Juan Jesus-Nainggolan – il difensore per l’incursore - e con passaggio alla difesa a cinque ha matrici trapattoniane. Di Francesco coniuga il sacro e il profano, e forse più di altri ha capito l’anima della città .
La tattica non spiega tutto. Ha ragione Simone Inzaghi quando dice che lo 0-0 si è spezzato per errori umani. Ha fatto tutto Bastos, in principio di ripresa. Prima ha ignorato una delle principali leggi del calcio - difensore scivoloso difensore pericoloso, specie in area – e si è lanciato in un tackle suicida su Kolarov: rigore trasformato da Perotti. Poi si è appisolato su un pallone banale sulla destra e se l’è fatto soffiare da Perotti, che ha servito Nainggolan per la botta del 2-0. Lo sciagurato Bastos, con i suoi sbagli da matita blu, ha reso macroscopico quel che si percepiva: la superiorità della Roma a ogni livello, tattico, fisico e tecnico. Inzaghi si è aiutato bene con le sostituzioni e più di Nani ha potuto Lukaku, trattore di fascia sinistra che ha un po’ ha scombussolato la Magica. Alla Roma è venuto il braccino, in senso letterale. Il gol accorcia-distanze è arrivato su rigore di Immobile perché Manolas si è lanciato nella bracciata della paura. Il 2-1 però ha retto agli assalti laziali. La Roma va e chissà dove arriverà , con questo Di Francesco bravo e furbo, un po’ Gentiloni e un po’ Minniti.
Il Corriere dello Sport titola: "Derby Roma è sorpasso! Gara in equilibrio, i giallorossi top nella ripresa: Perotti e Nainggolan. Immobile accorcia ma non basta. Sfida vibrante, ricca di emozioni e colpi di scena. Di Francesco vince e supera la Lazio in classifica".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Quattro minuti da derby vero, di quelli che infiammano una partita come questa. Quattro minuti di sintesi romanista e di mollezza laziale. Dal 4' all’8' del secondo tempo: un attacco di Kolarov, un intervento sbagliato di Bastos, il rigore, il gol di Perotti, il tonfo della Lazio, un altro errore di Bastos in avvio d’azione, un altro guizzo di Perotti e la sventola finale di Nainggolan. Quattro minuti di sola Roma, tutta Roma, imponente, forte, sicura, ricca di sé. Ha meritato la vittoria per qualità , carattere, condizione fisica e atletica. L’ha rimessa in gioco solo per un intervento sbagliato di Manolas (tocco di braccio, rigore, 2-1 di Immobile), ma solo sul piano teorico, perché la Lazio non è mai stata sul punto di riprenderla, così come non era mai stata vicina a segnare nel primo tempo. A conferma dei suoi consueti movimenti d’attacco, la Roma ha vinto sfruttando il lato sinistro, dove Kolarov e Perotti hanno messo in crisi Marusic e schiantato Bastos. Non a caso le azioni decisive sono nate su quella fascia, prima con l’incursione in area di Kolarov, poi col recupero della palla e l’assist di Perotti. Quella è stata la differenza come tecnica e personalità , ma il resto del derby è stato di marca romanista per una ragione fisica e soprattutto atletica, oltre che per la curata strategia di Di Francesco. La classifica aveva tolto il primo tempo dalla categoria dei derby e l’aveva catalogato sotto la casella delle gare troppo importanti per giocarle col fuoco dentro.
Roma e Lazio si erano tenute d’occhio per 45 minuti, puntando ad eliminare le rispettive virtù. La Roma, dopo aver preso un paio di contropiedi nei primi minuti, ha coperto sempre le sue spalle, togliendo alla Lazio la possibilità di verticalizzare, idea che sta alla base del calcio di Inzaghi; la Lazio, a sua volta, ha aumentato la sua presenza sugli esterni per evitare che Perotti (più di El Shaarawy) creasse l’occasione buona per Dzeko. Il quale si è battuto tanto e bene, ma ha avuto la palla giusta solo da calcio d’angolo di Florenzi e la sua mezza girata è stata respinta da Strakosha. Come detto, con Dzeko, Nainggolan, Kolarov e Perotti, la squadra di Di Francesco è stata più presente, più aggressiva e questo suo vigore, questa sua energia hanno prevalso nella ripresa, quando il ritmo è cambiato e il derby è diventato finalmente derby. Dall’altra parte solo Lulic, l’uomo che da quel famoso gol nella finale di Coppa Italia gioca ogni partita come un derby (figuriamoci questa), si è mantenuto sullo stesso livello combattivo. Gli altri laziali erano tutti più passivi, forse più provati dalle ultime due settimane trascorse nelle nazionali: lento Milinkovic, mai incisivo Luis Alberto, con poco sprint Parolo, in gestione di se stesso Immobile (che ha sentito il peso dell’eliminazione dal Mondiale, eccome se l’ha sentito), e anche chi, come Marusic, era rimasto tutto il tempo a Formello, si è adeguato alla pochezza espressa ieri dalla sua squadra.
I due gol incassati in apertura di ripresa hanno costretto Inzaghi a cambiare giocatori e assetto dopo meno di un quarto d’ora. Ha tolto Leiva e Lulic (entrambi ammoniti) per far entrare Nani e Lukaku, sul conto del quale dovremmo chiederci come mai sia rimasto un’ora in panchina: fra lui e il resto della Lazio ieri c’erano due marce di differenza, tantoché Di Francesco ha fatto entrare Bruno Peres e tolto Florenzi, dirimpettaio dell’esterno belga, che lo stava perdendo di continuo. Inzaghi è passato al 3-4-1-2 e ha cercato di far avanzare la squadra. Aveva più di mezz’ora a disposizione per rimettersi in corsa, ma questo è successo solo per un tocco di braccio di Manolas su un cross innocuo di Nani. Il 2-1 al 27', vale a dire a più di 20' dalla fine recupero compreso, avrebbe dovuto scatenare la Lazio e invece la Roma non ha più sofferto in difesa, non è mai andata in affanno. Di Francesco l’ha rinforzata con Juan Jesus (schierandola a 5) al 40', ma il previsto attacco finale della Lazio non si è trasformato in assedio. Così la Roma ha vinto il suo primo derby senza Totti.
Il Messaggero titola: "Roma Radjante. Lazio abbagliata. I giallorossi vincono il derby, sorpassano in classifica i biancocelesti di Inzaghi e agganciano il terzo posto. Gol di Perotti (rigore) e Nainggolan in 4 minuti in avvio di ripresa, Immobile accorcia dal dischetto".
Prosegue il quotidiano romano: Il derby è della Roma. Che, anche nella prestazione, è superiore alla Lazio: il 2 a 1 dell’Olimpico non fa una piega. Adesso, dopo 13 giornate, è davanti. Solo 2 punti di differenza in classifica (entrambe hanno 1 partita in meno), ma quanto basta a Di Francesco per passare la notte al 3° posto e inviare il messaggio alle rivali fin qui più accreditate: pure i giallorossi sono in corsa per lo scudetto. E fa bene a crederci ancora Inzaghi che, nella circostanza, paga gli impegni con le nazionali in giro per il pianeta: fisicamente i biancocelesti sono giù e non riescono a completare la rimonta. Gli applausi della Sud e dello stadio intero alla coreografia della Nord dedicata a Gabriele Sandri nel decennale della sua scomparsa. Le tifoserie danno al derby la spinta e l’immagine migliori. La partita vive inizialmente sul pubblico e a seguire sul gioco. L’impronta di Di Francesco è chiara come quella di Inzaghi. La sfida, con l’equilibrio scontato che c’è tra squadre di vertice, sarà poi decisa dagli episodi. Che arrivano dopo l’intervallo: l’errore di Bastos, con il fallo inutile su Kolarov, lancia la Roma, in vantaggio con il rigore di Perotti. Nainggolan, recuperato in extremis, spara il missile per il bis. Totti esulta in tribuna. Con un uno-due in 4 minuti, la Lazio sembra al tappeto. Manolas la rialza. Più che con una mano, con una sbracciata.
Rigore che Rocchi assegna grazie al Var: Immobile non perdona. Ma non basta ai biancocelesti, anche se non è ancora la mezz’ora e la gara, con il recupero di 6 minuti, sembra non finire mai. La solidità è presente nel dna dei giallorossi dall’alba di questa stagione. Nessun brivido per Alisson. Di Francesco festeggia il 6° successo consecutivo, contando pure quello chic contro il Chelsea in Champions e, al debutto nel derby, interrompe la striscia record di Inzaghi che si ferma a 9 vittorie di fila. La Roma comincia con il 4-3-3 e con Nainggolan dall’inizio: per la prima volta in campionato, ecco riproposta una formazione già vista, anche se bisogna ritornare indietro fino al 23 settembre e alla gara casalinga vinta contro l’Udinese. La Lazio parte con il 3-5-1-1 e con Immobile titolare: avanti con la stessa squadra per il 5° match di fila. La Roma è sicuramente più aggressiva. Il pressing di Perotti, Dzeko ed El Shaarawy soffoca i palleggiatori della Lazio. Che fatica nell’impostazione con Leiva e si affida al lancio in profondità delle sue tre sentinelle. Davanti, però, c’è solo Immobile. Mai in partita Luis Alberto. Fiacco Milinkovic e nervoso Lulic. Solo Parolo tiene, inserendosi con continuità , e anche Marusic, per un tempo, si propone a destra. Dzeko è il più pericoloso. Nainggolan straripa in mezzo e Strootman va sempre di corsa. I giallorossi, già nel primo tempo, conquistano la metà campo avversaria. E non rinunciano alla difesa alta. Sembrano approfittare della situazione: i bianconcelesti sono prudenti ed eccessivamente timidi.
Perotti e Nainggolan caricano la Roma e soprattutto svegliano la Lazio. Inzaghi, sotto di 2 reti, interviene: dentro Lukaku e Nani rispettivamente per Lulic e Leiva, passando al 3-4-1-2. Lukaku attacca Florenzi. E lo stesso Nani, cambiando fascia e posizione, diventa pericoloso. Da destra va al cross e, su dormita di gruppo della difesa giallorossa, Manolas appoggia di braccio sul fondo. Il rigore viene da lontano, cioè dal Var: Irrati, l’arbitro che lo negò a Perotti contro l’Inter, lo assegna ai biancocelesti grazie al monitor. Immobile, già 20 gol stagionali e capocannoniere con 15, riporta in partita i compagni. Ci pensa, però, Di Francesco a chiudere il successo in cassaforte. Fuori chi ha la lingua di fuori: Gerson per ElShaarawy, Peres per Florenzi e Jesus per Nainggolan. Ecco la difesa a 3, e il 3-5-1-1, come contro l’Atletico Madrid. Il 12 settembre per non perdere, nella notte del debutto in Champions. Stavolta per vincere il suo primo derby.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Troppo fiacca e attendista, la Lazio si è svegliata e ha reagito solo quando era sotto di due gol, beccati nel giro di quattro minuti in avvio di ripresa. Decisive le ingenuità di Bastos, sottolineate sino alla noia da Inzaghi, che aveva scelto di giocarsela alla distanza, forse perché la sua squadra non aveva troppa benzina. "La Roma non ci aveva impensierito sino a quel momento, con le ripartenze due volte con Immobile e Marusic eravamo stati pericolosi, nella ripresa ero convinto gli spazi si sarebbero aperti, avrei fatto qualche cambio, ma con due errori individuali i derby non si vincono, si perdono". Spietato Simone. "Non dovevamo commettere quei due errori, i derby sono così, ne ho giocati e ne ho affrontati quattro nella stagione passata, gli episodi sono troppo importanti, sono stati favorevoli alla Roma per demerito nostro". Il rigore lo ha fatto imbestialire. "Eravamo quattro contro uno, Kolarov sarebbe andato a sbattere su Parolo e l’azione ripartiva. Non poteva mai fare gol, invece abbiamo preso rigore". La sconfitta è giusta. "Non accampo scuse e non cerco alibi. Il derby perso è solo nostro e la Roma ha meritato". La Lazio ha sofferto nel primo tempo, arrivava seconda sulla palla, non riusciva a distendersi. "La Roma porta ottime pressioni, non ci hanno permesso di esprimere il nostro solito gioco, ma pensavo poi si sarebbero aperti gli spazi, due ingenuità simili hanno compromesso il derby".
Sul perché la Lazio abbia sofferto tanto il pressing ecco la spiegazione. "La Roma è una squadra forte, costruita per vincere, ben organizzata, ma non ricordo parate di Strakosha. Nell’intervallo avevo buone sensazioni, ero fducioso, ho chiesto ai giocatori di restare tranquilli e giocare. Purtroppo è andata male, ma io sono a capo della squadra e ripartiremo". Per Simone il primo tempo era stato equilibrato. "Nella mia analisi eravamo pari, la Roma aveva il baricentro più alto, non abbiamo rischiato nulla, davamo l’impressione di essere pericolosi, è stato un derby tattico, guardingo, la posta in palio era alta". Seconda sconftta stagionale, interrotta la serie delle 9 vittorie. "Dispiace per la nostra gente, ma anche l’anno scorso avevamo perso il primo, sappiamo ora cosa ci aspetta, è difficile, ma ripartiremo meglio di prima". Da salvare solo l’ultima mezz’ora. "Sotto di due gol, rischiavamo di prenderne altri. Siamo stati bravi a riaprirla, la Roma si è difesa a cinque, come doveva e non siamo riusciti a pareggiare". Il gioco conservatore e l’attesa questa volta non hanno pagato. "Le pressioni orientate e organizzate alla lunga si attenuano, subentra la stanchezza, il secondo tempo poteva andare in modo diverso, ma non accampo scuse o alibi. E’ stato giusto perdere il derby".
E’ un campione specchiato. Ha la forza di dire la verità : "Penso che la Lazio potesse fare meglio, avremmo potuto giocare un po’ di più come squadra". Lucas Leiva, dieci anni di Liverpool sulle spalle e tanti derby giocati in Premier, parla come pensa. E’ nato leader e da leader ha sintetizzato cosa non è andato ieri: "I gol sono arrivati da due errori, possiamo fare meglio per evitare di ripeterli. Quando incassi due volte è sempre difficile recuperare". Leiva non ha usato parole fatte, banali, non s’è affidato ai modi di dire per spiegare la sconfitta del derby. Ha chiesto all’ambiente di assorbire subito la botta: "Spero che questa sconfitta non abbia troppa risonanza. Non si può cancellare tutto quello che abbiamo fatto finora, dobbiamo continuare a lavorare, tra qualche giorno avremo un’altra gara in Europa, avremo la possibilità di rialzarci al meglio!". La sua analisi è stata sincera: "Loro hanno fatto bene, hanno giocato con un pressing organizzato e non è stato facile controbattere. Prima del derby avevamo inanellato 9 vittorie. Un risultato non può cambiare tutto". La delusione è forte, è visibile anche sul suo volto: "Non vincere un derby è brutto. Analizzeremo gli errori". A centrocampo la battaglia è stata dura: "Nainggolan? E’ un giocatore molto forte. Tutta la Roma è una squadra forte, ma l’abbiamo anche noi. Continueremo a lavorare".
Leiva ha beccato un giallo, adesso è in diffida: "Era il primo fallo della partita, Inzaghi mi aveva detto di stare attento. Non penso che fosse da ammonizione, ma non importa. Guardo avanti". Lo aveva detto alla vigilia. I derby vengono decisi dagli errori, dai dettagli. Sono stati tutti a sfavore della Lazio, si è autocondannata e la Roma ha avuto la via libera: "I dettagli sono sempre molto importanti in queste partite. Non è stata una buona giornata per noi - ha continuato Leiva - andremo a casa poco felici. Domani è un altro giorno, lo ripeto. Dobbiamo continuare a lavorare". Gli obiettivi, più che i sogni, non svaniranno dopo un derby perso: "Possiamo comunque arrivare in Champions League! Dobbiamo mantenere la fiducia che abbiamo acquisito. Lo dico di nuovo, non vinci 9 partite di fila se non hai qualità ". Lucas Leiva ha ripetuto più volte il concetto delle 9 vittorie di fila conquistate dalla Lazio. E non ha smesso di puntualizzare sugli errori commessi: "Quando sono arrivati i loro gol si è complicato tutto. Mi infastidisce il risultato, questo 2-1. Era un derby ed era importante vincerlo". Non ha accampato scuse di ogni tipo, del resto non lo ho fatto neppure Simone Inzaghi. E’ vero, Milinkovic è tornato dopo un viaggio lunghissimo fatto in Corea del Sud, Luis Alberto è rientrato dalla Russia, Immobile e Parolo erano reduci dalla batosta azzurra. Ma questo non conta: "Non credo che i calciatori tornati dagli impegni con le nazionali abbiano risentito della stanchezza. Analizzeremo tutto a mente fredda e dovremo fare meglio". Si riparte da qui, dalla consapevolezza.