Sabato 13 dicembre 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Atalanta 3-0 Campionato di Serie A - XV giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Cana, Radu (82' Cavanda), A. Gonzalez, Ledesma, Lulic, Mauri (73' Keita), Felipe Anderson, Djordjevic (76' Klose). A disposizione: Berisha, Strakosha, Konko, Novaretti, Onazi, Cataldi. Allenatore: Pioli.
ATALANTA: Sportiello, Benalouane, Stendardo, Cherubin, Del Grosso (64' Dramè), Migliaccio (60' D'Alessandro), Cigarini, Carmona, Moralez, Denis, Bianchi (73' Boakye). A disposizione: Avramov, Biava, Bellini, Scaloni, Baselli, Grassi, Molina, Gomez, Spinazzola. Allenatore: Colantuono.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Cariolato e Gava - Quarto uomo Sig. Longo - Assistenti di porta Sigg. Irrati e Pairetto.
Marcatori: 51' Mauri, 71' Mauri, 81' Lulic.
Note: ammoniti Denis e Migliaccio per gioco scorretto. Angoli: 10-4. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 24.500 circa con 7.157 paganti e 17.320 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Mauri+Lulic: Lazio, tris da Champions. La doppietta del capitano e il bosniaco affondano l'Atalanta: Pioli al terzo posto per una notte".
Continua la "rosea": Mauri e Anderson, ancora loro. Con l'aggiunta di Lulic a dare alla vittoria contorni ancora più confortanti. Dopo il blitz di Parma la Lazio conferma di essere ufficialmente guarita. La gelata di novembre (un punto in tre partite) è alle spalle, la squadra di Pioli sembra tornata quella brillante ed efficace che, a cavallo del mese di ottobre, infilò un filotto di cinque vittorie e un pareggio in sei partite. Quella serie aveva proiettato i biancocelesti al terzo posto, liberando i sogni di Champions. Pareva un'illusione già svanita. Ma ora quello stesso terzo posto è di nuovo realtà grazie al 3-0 sull'Atalanta, in attesa – è ovvio – di vedere cosa combineranno le genovesi e il Napoli. I sogni laziali di Champions possono dunque ricominciare. E legittimamente. Perché dopo l'incoraggiante prova del Tardini, contro l'Atalanta Mauri e compagni danno spettacolo con un'impressionante prova di forza. Lavorano ai fianchi i nerazzurri nel primo tempo per poi annichilirli nel corso di una ripresa quasi perfetta. Il 4-3-2-1 varato da Pioli a Parma si conferma un abito su misura per questa Lazio. Perché consente ai due trequartisti Mauri e Anderson di fare il bello e il cattivo tempo. Si scambiano di posizione, non danno punti di riferimento. E sono tremendamente efficaci quando si tratta di chiudere. Al Tardini il capitano aveva segnato il gol del pari, il brasiliano quello del sorpasso.
Con l'Atalanta, invece, si dividono i compiti. Il brasiliano pensa agli assist (fantastico il primo, pregevole anche il secondo), il capitano realizza. Appoggiando di piatto per il gol che sblocca la gara ad inizio ripresa; con un sinistro a giro per quello che la chiude poco prima della mezzora. Poi, a completare la festa, provvede Lulic con uno dei suoi rari gol di testa su assist di Basta. Lazio quasi perfetta, in controtendenza rispetto a quella di qualche settimana fa. Quando partiva sparata e poi spesso dilapidava nella ripresa quanto costruito nel primo tempo. Ora invece parte piano, ma esce bene alla distanza. Certo, nell'occasione, il suo compito è anche agevolato da un'Atalanta quasi irriconoscibile. Nelle prime 7 trasferte la Colantuono band aveva incassato appena 6 gol (meglio, fuori casa, aveva fatto solo la Juve). In un colpo solo ne incassa tre e gli va pure bene. Nel senso che le reti al passivo potevano essere di più. Calo di tensione? Pancia piena dopo il rocambolesco 3-2 sul Cesena? Forse. Ma anche Colantuono (che non rischia, per ora) ci mette del suo. Abbandona il tradizione 4-4-1-1 per uno spregiudicato 4-3-1-2, con Bianchi e Denis in campo insieme. Poi, però, la squadra bergamasca gioca solo per lo 0-0, riuscendo tuttavia a tenerlo appena per un tempo. E allora tanto valeva coprirsi di più.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, numeri da show. Doppietta da record di Mauri, poi Lulic. La squadra di Pioli conquista il terzo posto".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: In attesa di Keita e Cataldi, che si stanno riaffacciando, il progetto giovani si chiama Felipe Anderson, ex gioiello del Santos, classe '93, atteso con pazienza e con ragione per un anno dalla Lazio. Ha colpi, scatti e talento da potenziale campione. Come un raggio laser, ha illuminato la notte dell'Olimpico e ha spaccato l'Atalanta con le sue accelerazioni. Due assist e tanti applausi. L'usato sicuro, invece, si chiama Stefano Mauri: rappresenta la continuità con il passato e l'intelligenza calcistica che gli permette di essere spesso al posto giusto nel momento giusto. Pioli gli trova sempre un posto, non ne può fare a meno. E il capitano della Lazio lo ha ripagato anche ieri sera, realizzando una doppietta d'autore e regalando una mezz'ora di grande calcio dopo aver stentato e faticato nel primo tempo. E' stato ancora una volta decisivo: a 35 anni ha già raggiunto il record personale di gol con la Lazio (6), in carriera non ne ha mai fatti più di 7 in un campionato e non siamo ancora al giro di boa. La squadra biancoceleste ha dominato per novanta minuti, dimostrando una freschezza atletica ritrovata e straripando nella ripresa con una tripletta. Il conto lo ha chiuso Lulic. Dopo Parma, seconda vittoria di fila e un bel balzo in classifica.
L'Atalanta dovrà rivedere qualcosa: così fuori casa non si può giocare. Colantuono ha rinunciato all'assetto tradizionale e ha ridisegnato il modulo per creare duelli individuali in ogni zona del campo: 4-3-1-2. Fuori D'Alessandro e Gomez, un mediano (Migliaccio) per sostenere Cigarini e Carmona. Un trequartista e due punte centrali. In realtà è rimasta lo stesso una squadra difensiva, Maxi Moralez si è incollato a Ledesma, Denis e Rolando Bianchi spesso erano costretti a tamponare Radu e Basta. E' stato soprattutto il romeno, nel primo tempo, a fuggire in avanti per sostenere la manovra della Lazio. Bene Ledesma, poco incisivo Lulic, sotto ritmo Mauri, Djordjevic isolato in area e circondato da Stendardo e Cherubin. Mancavano ampiezza nella profondità e ultimo passaggio, i soliti difetti. Possesso palla sterile e la tendenza ad accentrarsi ai venti metri. Andavano sempre a sbattere sul muro alzato dall'Atalanta cercando la combinazione o la triangolazione palla a terra, puntualmente interrotta. Nelle poche occasioni in cui il gioco della Lazio si è allargato nell'ultima porzione di campo sono state create le uniche due opportunità per segnare. Fiacco e centrale il tiro di Felipe Anderson in avvio, doppio liscio di de Vrij e Mauri sul cross radente dal fondo di Radu, murato in extremis Basta in percussione. La Lazio però ha avuto pazienza, non si è mai scomposta, non ha concesso occasioni e ripartenze all'Atalanta. Un solo tiro insidioso di Rolando Bianchi, l'ex laziale, dal limite dell'area. Qualche fischio all'intervallo con i consueti interrogativi suggeriti dal campo. L'Atalanta tutta indietro. Una pressione costante della Lazio senza produrre veri pericoli. Bravo Felipe Anderson, l'unico in grado di creare e di dare imprevedibilità. Ha fatto gridare al rigore tentando l'assolo al limite dell'area, ma Stendardo ha toccato prima il pallone e poi le sue gambe. La rinuncia a Keita, confinato in panchina, in quel momento stava pesando e così è stato almeno sino a quando la Lazio non è riuscita ad alzare i ritmi, a correre, a lanciarsi negli spazi a velocità elevata.
La ripresa si è aperta con una gomitata di Migliaccio in pieno viso a Radu. Intervento al limite dell'espulsione, ma Rocchi ha tirato fuori solo il giallo. La Lazio era rientrata in campo con un altro furore agonistico. Ledesma a fare il radar davanti a de Vrij e Cana, tutti gli altri a correre e aggredire gli spazi come vuole Pioli, sfruttando il lavoro sporco di Djordjevic, primo difensore e apriscatole molto più che finalizzatore. Mauri, finalmente reattivo e dentro al gioco, sembrava trasformato rispetto al primo tempo e proprio il capitano l'ha sbloccata arrivando puntuale e nella posizione di centravanti all'appuntamento con il cross di Felipe Anderson, bravissimo a scattare sulla fascia destra. La partita si è aperta, illuminata dai colpi di Mauri e Felipe. Poco prima della mezz'ora è arrivato il raddoppio. Il brasiliano se n'è andato in dribbling e ha appoggiato il pallone a Mauri, abilissimo di sinistro a pescare l'angolo. Gol strepitoso. Colantuono aveva messo dentro D'Alessandro e Boakye, Pioli ha risposto con Klose e Keita. Ormai era impossibile riaprirla. Lo spagnolo ha ispirato la penetrazione di Basta, morbido il cross, inesorabile il colpo di testa di Lulic: 3-0 e tutti a casa. La serata sarebbe stata perfetta se Keita, qualche minuto dopo, avesse centrato il poker con un assolo da applausi sventato da Sportiello.
Il Tempo titola: "Lazio in Champions per una notte".
Prosegue il quotidiano romano: Al terzo posto per una notte aspettando i risultati della domenica. La Lazio soffre solo un tempo in cui l'Atalanta con un catenaccio degno di Trapattoni blocca tutti gli spazi e porta a casa lo 0-0 (sarebbe stato il quarto di seguito in trasferta). Peccato per Colantuono che nella ripresa la sua squadra si sciolga sotto i colpi di uno scatenato Felipe Anderson. Due assist al bacio per la doppietta di Mauri, la terza rete è firmata da Lulic a completare 45 minuti di ottimo calcio nonostante le tante assenze. Alla fine sono otto gli indisponibili che Pioli potrebbe pure schierare in campo: la difesa a quattro con Pereirinha, Ciani, Gentiletti e Braafheid, centrocampo formato da Candreva, Biglia, Ederson e Parolo (unico squalificato, il resto sono tutti fermi ai box per infortunio). Manca il portiere e i due attaccanti ma è quasi una squadra. E così, dopo quasi ottanta giorni, torna Ledesma in regia con Gonzalez, altro riciclato, preferito a Onazi, Djordjevic guida l'attacco con Klose in panchina. Tutti dietro, in sette a difendere davanti alla porta di Sportiello, i due attaccanti Bianchi e Denis isolati davanti a cercare di tenere il pallone per far salire la squadra. Centrocampo dinamico e muscolare per fronteggiare la batteria di fantasisti laziali. In mezzo il solo Moralez a cercare di rendere meno duro il lavoro delle punte ma Colantuono esibisce il pezzo forte della casa: catenaccio e contropiede. Un imbuto per attirare i biancocelesti e provare a colpirli ripartendo veloci (ma non lo faranno mai). Tattica perfetta per 45 minuti, in cui i biancocelesti faticano a sfondare sulle fasce dove Radu e Basta restano troppo bassi mentre Gonzalez e Lulic non riescono mai ad accendersi.
Ma la tattica diventa suicida non appena la Lazio avesse trovato il pertugio giusto. L'unico che poteva far saltare il fortino di Colantuono era il talento brasiliano. A sinistra e a destra Benalouane e Del Grosso lo hanno sofferto per tutta la partita. E così due invenzioni di Felipe hanno regalato la doppietta all'intramontabile Mauri in una ripresa dominata dalla Lazio. Prima al 6' ha sfruttato la progressione sulla destra del giovane collega e ha depositato in rete da pochi passi. Poi, poco prima della mezz'ora, dopo un'azione insistita degli stessi protagonisti, con tiro a giro di sinistro di rara decisione ha beffato Sportiello. Altre due reti e sono sei in totale (capocannoniere insieme a Djordjevic) per il capitano di una Lazio che gioca una ripresa fantastica e si porta a casa il panettone con tanti saluti al tatticismo di Colantuono. Nel finale anche il sigillo di Lulic e la festa è completata. Adesso la Lazio è attesa da un calendario molto complicato. Inter in trasferta poi quattro partite all'Olimpico contro Sampdoria, Roma (il derby sarà fuori casa), Napoli e Milan nella prima giornata di ritorno. Una passaggio delicato della stagione, c'è bisogno di recuperare alcuni titolari e provare a rinforzare la squadra a gennaio perché in un campionato così equilibrato si può anche pensare più in grande rispetto all'obiettivo iniziale. Si comincia a San Siro contro l'ex Mancini: servono altri punti pesanti per sognare la Champions.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Terzo per un giorno, terzo col Genoa. Pioli vuole tenersi stretto il posto, non dipende solo da lui: "Siamo diventati una squadra, l'ho detto ai ragazzi prima della partita, per questo mi vedevano sereno. Loro sanno cosa intendo quando dico così". Allenerà la Lazio stamane, darà una sbirciatina alle partite nel pomeriggio: "Ci alleneremo e poi nel pomeriggio guarderemo le partite con grande serenità. Vogliamo stare dentro al gruppo delle prime cinque. Ci siamo entrati e vogliamo restarci sino alla fine. Ora dobbiamo aspettare le nostre concorrenti, ci aspettano sfide importanti". E' terzo, ma la posizione ora non conta. Pioli ha colto nuovi segnali di crescita, vede una squadra in campo, una squadra vera: "Serve continuità e credo stia arrivando. E' vero, abbiamo rallentato ad un certo punto e non dovevamo perdere a Empoli, ma nell'arco di un campionato ci sta. La continuità sarà la base per farcela, per tutti, anche per le nostre concorrenti, sono tante e comprendono anche Genoa e Sampdoria". Il primo tempo non è piaciuto, il secondo sì: "La squadra ha fatto bene anche nel primo tempo, ha sbagliato qualcosa sotto il punto di vista della precisione e della giocata tecnica. Dovevamo coprire meglio il campo in ampiezza, ma abbiamo dimostrato grande lucidità, grande maturità, sono soddisfatto, il bicchiere è tutto pieno". L'ampiezza del campo è stata ristretta per gran parte della gara, questa Lazio può sfondare di più sulle fasce, l'ha ammesso anche il tecnico laziale: "Ho avuto le risposte che aspettavo, abbiamo giocato con molta determinazione e intelligenza tattica. Abbiamo sempre comandato il gioco. Nel primo tempo, è vero, avremmo dovuto aprire di più sulle fasce, questo lavoro è stato ben fatto nel secondo tempo. La vittoria è stata meritata".
La sua filosofia di gioco è chiara: "Abbiamo regole di gioco, ai terzini ho chiesto un lavoro importante, dovevano stringersi in fase difensiva e aprirsi in fase offensiva. E la collaborazione tra l'attaccante esterno e interno può essere migliore, a volte tutti e due stanno in mezzo al campo". Pioli ha ringraziato tutti, in particolare chi ha giocato di meno: "I giocatori che non sono stati impiegati quanto gli altri hanno dato risposte, significa che lavoriamo bene, c'è entusiasmo. Questi sono grandi segnali per loro e per me. Prima prendevamo gol all'inizio del secondo tempo, adesso li realizziamo, è importante". Felipe Anderson è in crescita, Mauri è una certezza: "Giocando con continuità ogni giocatore acquista fiducia e i compagni ti riconoscono questa consapevolezza. A Felipe sono serviti i gol segnati di recente, è un grande talento tecnico e fisico. E' molto giovane, può e deve crescere tanto. Con lui svolgiamo un lavoro quotidiano sul campo, è libero mentalmente, deve migliorare quando è senza palla, deve attaccare di più lo spazio per essere servito. Troppe volte eccede nel volere la palla sui piedi, lo fa anche Keita, il brasiliano può stare dentro la partita con più continuità. Io chiedo determinate posizioni ma non ne do una fissa, è importante avere soluzioni". Il capitano è un trascinatore: "Mauri è un giocatore dotato di grande acume tattico, di intelligenza, è tra i più bravi ad occupare lo spazio libero, la zona di luce. Siamo una buona squadra, meritiamo la giusta fiducia". Ultima battuta su Biglia, ieri in tribuna: "E' affaticato, era a rischio, per questo non è stato convocato. Vedremo se sarà pronto per Milano".
Nei 270 minuti che hanno seguito la batosta con la Juve soltanto Palladino a Parma è riuscito a infilare i biancocelesti. La Lazio ha subìto un solo gol subito in tre partite. E' stato determinante anche il rientro di Basta sulla destra: "Dopo l'infortunio mi sento molto meglio e miglioro giocando, voglio continuare su questa strada. Contro l'Atalanta ci ha dato una bella mano il primo gol di Mauri, da quel momento è stato tutto più facile – ha commentato il serbo a fine partita – poi nel secondo tempo la palla girava meglio, i tre punti sono meritati. Il tecnico ha chiesto ai terzini di andare in sovrapposizione, stavolta ci siamo riusciti bene, è una tattica che abbiamo provato fin dal ritiro estivo. Ora pochi calcoli, dobbiamo pensare solo di partita in partita, non mi piace fissare obiettivi. Una cosa è certa, però, e cioè che la Lazio vuole tornare in Europa, abbiamo un'ottima rosa e possiamo arrivare in alto. Puntiamo a vincere sempre, in tutte le partite, ma sappiamo che già da Milano contro l'Inter non sarà affatto semplice".
Ci pensa e segna sempre lui. E' un'altra giovinezza, è un altro Mauri. A 34 anni, 35 a gennaio, lo spettacolo può continuare. Metterlo via nell'usato non è mai stato conveniente. Sei gol in 10 partite, una media da cannoniere. Sei gol come Djordjevic, comandano loro la classifica dei bomber laziali. Un goleador in più: Mauri. Da falso nueve a vero nueve. Da uomo assist a bomber, da uomo dell'ultimo passaggio a uomo dell'ultimo colpo. Sei gol, ha eguagliato i record firmati con la Lazio nel 2006-07 e nel 2010-11. Il primato personale, sette gol in A, lo firmò nel 2003-04 con il Brescia, è a un passo dal traguardo e la stagione è ancora lunga. Stefano Mauri, alla terza doppietta biancoceleste in carriera, è sempre più l'uomo che ha segnato a tutte le squadre della A attuale (51 reti totali in campionato). E' passato sopra a tutto, a vicende calcistiche ed extracalcistiche. Non s'è mai fermato, ha continuato a lottare, ha continuato a faticare per tornare in alto, per riprendersi il posto, per battagliare con tutti, anche contro i più piccoli, contro i nuovi talenti made in Formello. E' questo il suo segreto...: "Mi sento bene fisicamente, sto giocando in un ruolo che mi piace e non do punti di riferimento. Mi trovo spesso sotto porta, sono contento, dobbiamo continuare così. Ora vinciamo a Milano e poi riposiamoci", è stata la sua prima confessione. Prima un gol facile facile, poi un gioiello a giro, di bellissima fattura. Quella doppietta e il gol di Lulic hanno regalato il terzo posto momentaneo a Pioli, aspettando le partite di oggi: "Terzo posto? E' importante esserci, non sarà facile, ma siamo contenti di quello che stiamo facendo. Dobbiamo migliorare l'approccio mentale in alcune partite, ci sta perdere, ma c'è modo e modo. Andiamo andiamo a Milano per fare la partita e proseguire la striscia positiva. Guardiamo solo il nostro cammino, prima di Parma venivamo da tre partite non giocate bene, avevamo voglia di tornare a giocare e a fare risultato. Anche nelle scorse stagioni facevamo bene in alcune gare, ma poi sbagliavamo con le medio-piccole".
S'è precipitato sotto la Nord, ha esultato con la sua gente. Mauri, a quasi 35 anni, firmando contratti annuali, è sempre decisivo, è sempre indispensabile. Non segnava così tanto da anni, sta registrando medie vantate in passato, quando gli anni erano di meno. Mauri crede in se stesso, Mauri crede in questa Lazio, vuole chiudere l'anno 2014 in bellezza: "Chiudiamo al meglio, è il nostro obiettivo. Se è questa la vera Lazio? Noi sappiamo che c'è ancora tanto da migliorare soprattutto dal punto di vista del gioco. Era importante fare risultato, ci mancava. Ora cercheremo la terza vittoria di fila, ci prepareremo al meglio per giocare a Milano contro l'Inter". La continuità, ecco cosa ha ritrovato la Lazio: "Era importante dare continuità al risultato di domenica scorsa. Adesso aspettiamo le gare di domani (oggi). Nel secondo tempo abbiamo trovato il gol e abbiamo legittimato la vittoria. Conosciamo il nostro obiettivo e cercheremo di conseguirlo, non è facile, stiamo bene. Ci sono diversi infortunati, ma abbiamo dimostrato di essere comunque un buon gruppo". Felipe diventerà grande, Klose deve restare, parole del capitano: "Felipe Anderson ha grandissime qualità, ma deve capire che in Italia il calcio è diverso, sta già capendo che è più importante essere concreti anziché belli. Klose? Sarebbe un peccato se dovesse andare via".