4 ottobre 2023 – Glasgow, Celtic Park - Champions League – Fase a gironi gruppo E, gara 2 - inizio ore 21.00
CELTIC: Hart; Johnston, Phillips (62` Carter-Vickers), Scales, Taylor; O`Riley, McGregor, Hatate (71` Bernardo); Maeda, Furuhashi (86` Oh), Yang (62` Palma). A disposizione: Bain, Morrison, Turnbull, Iwata, Forrest, Ralston, Johnstone. Allenatore: Rodgers.
LAZIO: Provedel; Lazzari (84` Marusic), Patric, Romagnoli, Hysaj; Kamada, Vecino, Luis Alberto (67` Guendouzi); Felipe Anderson (67` Isaksen), Immobile (71` Castellanos), Zaccagni (84` Pedro). A disposizione: Sepe, Magro, Casale, Gila, Pellegrini, Cataldi, Rovella. Allenatore: Sarri.
Arbitro: Sig. Rumšas (Lituania) - Assistenti Sigg. Radius e Sužiedelis - Quarto uomo Sig. Valikonis - V.A.R. Sig. Martínez Munuera (Spagna) - A.V.A.R. Sig. Reinshreiber (Israele) - Delegato UEFA Sig. - Osservatore arbitro Sig. .
Marcatori: 13` Furuhashi, 29` Vecino, 90'+6' Pedro.
Note: ammonito 45`+2` Phillips, 62` Luis Alberto, 74` Castellanos, 90`+3` Vecino. Angoli . Recuperi: 1' p.t., 7' s.t.
• Il Corriere dello Sport titola: "E Pedro si alzò in volo. Furuhashi porta avanti il Celtic, Vecino trova il pareggio in mischia. Poi lo spagnolo fa come Provedel: al 95’, il minuto dei biancocelesti. Dopo vent’anni la Lazio vince una trasferta di Champions e va in testa al girone. Nella rete decisiva ci sono i piedi dei nuovi acquisti: Castellanos, Isaksen e Guendouzi".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Al 95', Pedro come Provedel. Di testa, in acrobazia. Cantano il nome di questo Braveheart di 36 anni, i laziali in Scozia. Si è presa il Celtic Park e la partita la Lazio fendendo la calca dei 60.000 scozzesi e di una squadra combattiva, il massimo dei massimi, in un finale segnato dai cambi di Sarri. Dentro Guendouzi, Isaksen, Castellanos e Pedro. L’hanno confezionata loro l’azione del colpaccio. Pedro a rubare palla a Carter-Vickers (tra i subentrati di Rodgers), Castellanos ad aprire lo spazio, Isaksen per Guendouzi, cross parabolico per Pedrito. Il cuore oltre l’ostacolo, raccontavano i nonni. Era destino che fosse la notte della Lazio, non più chiccosa, ma muscolare e infinita, brava nel possesso dei nervi e non nel possesso palla. Dal 2-1 di Palma (altro subentrato), annullato per fuorigioco, s’è passati all’1-2. La vittoria fuori casa in Champions mancava dal 2003. E ora il girone è comandato da Sarri e Simeone.
Il via. Pressioni enormi. Vibra, Celtic Park. Greatest Hits, "You'll Never Walk Alone" apre la notte. Uno striscione antifascista appare nella Curva della Brigata verde scozzese. Sarri sulla barricata, precipitato ai minimi storici, ha alzato il tiro non dosando i titolari. Le scelte, un inno alla Champions. Niente riposo per Romagnoli, Luis Alberto e il tridente. Dentro Lazzari, Patric, Kamada e Vecino regista. Rock duro per Rodgers, con il 4-2-3-1 preferito al 4-3-3. O’Riley e McGregor mediani. Maeda, Hatate e Yang Hyunjun dietro Furuhashi. La partita si snoda subito su ritmi indiavolati, appassionante soprattutto per i 60.000 scozzesi, meno per i 1.000 laziali. Subito meglio il Celtic, meno tecnico, più quadrato ed essenziale. Costruzione dal basso, pressing alto organizzato, il tridente a ridosso della linea difensiva laziale. Segnali più prepotenti. La Lazio è uscita alla distanza. Il merito: aver reagito ai graffi. Ma ha inziato con un atteggiamento timido, incapace di issarsi al centro del ring. Vecino girava in tondo, Kamada si confondeva. Solo le giocate di Luis sfociavano in situazioni lampanti con i cambi gioco.
Spavalderia. Il Celtic s’è preso le prime mosse, la Lazio la seconda e la terza. La squadra di Rodgers, per trovate, è emersa con O’Riley e McGregor. Il primo s’abbassava spesso. O’Riley ha pompato gioco in verticale o favorendo i raid delle ali. Così è nato il vantaggio: Maeda s’è bevuto Hysaj, palla a O’Riley, assist di prima per Furuhashi, perso da Romagnoli. Sempre Maeda ha sfiorato il raddoppio dopo pochi minuti. La Lazio stava già pendendo a destra, s’è affidata alle uscite di Patric per favorire gli inserimenti di Lazzari o ai lob prodotti dallo spagnolo per innescare Felipe Anderson e Immobile. Senza profondità, ritmo e precisione, sterilità allo stato puro. Il Celtic però non è più riuscito a calibrare la spavalderia. Ha perso due-tre palloni sanguinosi. Sul primo Ciro è stato pescato in fuorigioco. Da un’altra palla persa, e da un angolo seguente, è nato il gol di Vecino. Corner del Mago, azione tamburello, incornata dell’uruguaiano. La manona di Hart era dentro la porta. È qui che la Lazio ha vissuto il momento migliore. Kamada s’è divorato un contropiede 4 contro 3. Anziché tirare ha servito un pallone al centro dell’area. Destinatario: nessuno. Nulla rispetto alla colossale palla-gol divorata da Felipe Anderson. A porta spalancata, dribblando anche se stesso, ha svirgolato. Per fortuna vede e Provedel il portiere. Fallo di un impacciato Kamada su Yang (13' st). Dalla punizione è nato il tiro di Hatate, salvato da Provedel in tuffo sull’erba. Luis Alberto ha chiesto un rigore (contatto con Johnston) prima di essere sostituito con Guendouzi. Ci è rimasto male. Fuori anche Felipe (per Isaksen) e Ciro (per Castellanos). Tiro di Kamada parato da Hart. Romagnoli s’è immolato su Palma, tackle disperato. Anteprima del raddoppio, annullato a Palma per fuorigioco. Mau ha lanciato anche Pedro e Marusic. È nato il prodigio di Pedro, versione Provedel. Il miracolo continua.
• Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano: .
• Il Tempo titola: .
Prosegue il quotidiano romano: .
• La Gazzetta dello Sport titola: .
Continua la "rosea":
• Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Ha tolto Luis Alberto e messo Guendouzi, s’è stranito anche il Mago. Si era ancora sull’1-1. Audace Sarri, audace la Lazio. L’operazione "o la va o la spacca" è riuscita perfettamente. Davanti alle telecamere Mau s’è presentato con le pupille allucinate: "La squadra stava flettendo, volevo preservare Luis visti i minuti giocati. Volevo dare vigore e farlo riposare. Speriamo sia il preludio del rovesciamento della situazione anche in campionato". Mau aveva detto questo alla squadra nel prepartita: "Ho detto di non ascoltare nessuno perché ci manca poco per essere competitivi. Quel poco è la differenza tra vincere e perdere. Si può colmare. Spero che questa partita dia una botta di fiducia e di coraggio, per innescare una reazione positiva". Facciamone un romanzo di questa Lazio da Champions e di questi finali da sogno, che fanno toccare l’estasi: "E’ stata una partita di grande intensità, loro non sono una squadra anglosassone, hanno dinamismo, tecnica e velocità. Ad inizio secondo tempo c’era la possibilità di andare in vantaggio, poi abbiamo avuto un periodo di sofferenza, siamo stati più caratteriali e quando succede questo di solito veniamo premiati". La vittoria mancava da venti anni fuori casa in Champions: "Dopo 20 anni un secondo posto e dopo 20 si è rivinto in Champions. I giudizi sono ingenerosi quest’anno, a parte le prime due partite ce la siamo giocata alla grande con tutti. Non vedo questo dramma, certo la classifica è preoccupante. Non ce ne importa tanto. Non vedo il problema. Siete liberissimi di scrivere quello che ritenete giusto scrivere, non è una polemica". Poi un nuovo attacco alla Lega: "Li ringrazio anche a nome dell’Atalanta perché ci faranno giocare domenica alle 15 dopo due trasferte europee".
Lo spirito. In Champions è una Lazio infinita: "L’euforia in Coppa? Questo è un rischio che ci può stare, anche di questo abbiamo parlato a lungo. Fra i giocatori dell’anno scorso alcuni stanno rendendo meno, ci può essere una sorta di appagamento. Poi la Champions è una competizione talmente bella da giocare che può innescare dei meccanismi mentali". Sarri ha modificato il centrocampo e ritoccato l’attacco a metà secondo tempo: "Un centrocampo unico che per caratteristiche ci può stare, ma bisogna entrare nell’ordine di idee che giocando ogni tre giorni abbiamo anche altre soluzioni. Al 95’, nell’azione in cui abbiamo segnato, ci sono entrati Pedro, Castellanos, Guendouzi. Infatti quest’anno stiamo facendo più cambi rispetto alla stagione precedente". Il turnover è obbligatorio: "Giocando a questi ritmi è chiaro che tanti giocatori arrivano al 60'-70’ un po’ in difficoltà. Poi c’erano 2-3 giocatori che avevano giocato tantissimo e volevo anche preservarli per la prossima partita". Sogni e incubi continuano a marciare affiancati. C’era l’Everest, era il Celtic Park. Scalato e conquistato da Sarri e dalla Lazio: "Se si era al bar ti dicevo cosa provoca il gol al 95', non posso dirla. Emozioni forti. E’ la competizione più importante del mondo la Champions. Pedro ha segnato il primo gol di testa di una carriera lunghissima. Con l’Atletico aveva segnato Provedel. Abbiamo fatto meglio di loro per 60 minuti, poi siamo andati in difficoltà. Ma siamo rimasti dentro la partita. Rialzarci dopo il gol subito non era semplice. Abbiamo avuto una grande occasione per andare in vantaggio, quando siamo calati siamo comunque rimasti belli e tosti. Siamo stati premiati. Il gruppo è solido, deve ritrovare cose che forse inconsciamente abbiamo perso e in Europa ritroviamo. Molti della vecchia guardia stanno rendendo meno, può essere una sorta di appagamento. Nelle grandi notti si ritrovano. Va fatto questo lavoro".
Bello vincerla così, con il cuore in gola e le lancette dell'orologio che non lasciano più spazio alla rimonta avversaria. L'uomo del destino per Sarri: testata d'autore di Pedro, l'ha data al Celtic e forse all'intero gruppo E, spingendo la Lazio al comando alla classifica: 4 punti come l'Atletico, capace di ribaltare il Feyenoord a Madrid. Gli scozzesi rimasti a 0, allontanato nello scontro diretto giocato in trasferta. Ci ha pensato lo spagnolo sull'assist di Guendouzi, anche il francese era stato sganciato in corsa. Nell'azione sono entrati Castellanos e Isaksen, altri due entrati dalla panchina. I cambi hanno fatto la differenza e sfruttato al meglio i minuti concessi. Fanno riflettere quelli di Pedrito: erano soltanto 88 tra Champions League e campionato prima del match giocato ieri, 14 in Europa e 74 in Serie A. "Stupendo vincere così nel finale. Qualche gol di testa l'ho già fatto in carriera. Guendo mi ha dato una bella palla, meritavamo la vittoria. Farlo nel finale dà allegria e fiducia. È una rete pesante, ora dobbiamo trovare continuità. Ringraziamo i tifosi che ci hanno sostenuto in trasferta", ha detto a Sky.
Prodezza. Al Celtic Park è stato buttato nella mischia all'84'. La Lazio, in Champions, ha segnato di nuovo nei minuti di recupero: 2 dei 3 gol più tardivi in questa edizione sono stati realizzati dai biancocelesti. Dopo Provedel, autore della prodezza all'Olimpico contro i Colchoneros, è stato Pedro a prendersi la copertina. Aveva toccato pochissimi palloni, la Lazio non sembrava più avere la forza per colpire, aveva tremato sul destro di Palma, cancellato dal Var per fuorigioco. "In Champions i dettagli fanno la differenza, è stato così anche con l'Atletico. Non abbiamo iniziato bene in campionato, ora cercheremo di rialzarci. Come sto? Sto bene, spero di giocare presto titolare, vediamo il mister cosa deciderà. L'importante è essere tutti a disposizione per dare una mano".
Rimonta. Una vittoria sporca grazie alla giocata linda e pinta di Pedro: stacco perfetto come la direzione data all'ultimo pallone possibile per tornare a Roma l'intera posta. Chi poteva deciderla in questo modo, se non il giocatore con più esperienza internazionale dell'intera rosa? Campione senza tempo e finora senza troppo spazio. Nella prima fase di stagione ha pagato la preparazione atletica condizionata dai fastidi alla caviglia sinistra. Dolore alle spalle, inflitto tutto insieme al Celtic. Vendicato anche il ko del 2019: in quel caso era stata la Lazio a essere ribaltata dopo il vantaggio di Lazzari. Chissà, l'abbraccio finale può essere lo scossone per la ripartenza.
Campione. Pedro, già a Milano, aveva dato dei segnali positivi infilando all’incrocio un tiro a giro che non aveva lasciato scampo a Maignan. La bandierina si era alzata per la posizione irregolare di Immobile, negli occhi era comunque rimasto il suo splendido gesto tecnico. Per lui si è trattato del 17esimo gol in Champions League, il primo da quello siglato il 12 settembre 2017 con addosso la maglia del Chelsea. Più di 6 anni di astinenza, ha scelto un momento doc per far ripartire il conto delle prodezze europee. Era addirittura da settembre 2009 (Barcellona-Dinamo Kiev) che non segnava una rete da subentrato nella competizione. Quello al Celtic è soltanto il suo secondo timbro partendo dalla panchina. Tutti gli colpi li ha serviti in gare disputate dal primo minuto. Ieri l’ha firmato all’ultimo.